Hsin Hsin Ming: il Libro del Nulla (Sosan)
Il terzo patriarca dello Zen descrive la Via. Un formidabile percorso di meditazione che andrebbe ponderato gradualmente, capace di offrire innumerevoli intuizioni.
Un non-metodo per realizzare l'inconcepibile. Rileggere “Il libro del nulla” a più riprese e a distanza di tempo per riflettere, ma senza memorizzare. Non si tratta di regole o indicazioni comportamentali, bensì di un insegnamento atipico, un non- insegnamento.
La Grande Via non è difficile per coloro che non hanno alcuna preferenza. Quando Amore e Odio sono entrambi assenti ogni cosa diviene chiara e viene svelata. Ma fai la più piccola distinzione, e paradiso e terra saranno infinitamente lontani. Se desideri vedere la verità non parteggiare a favore o contro. La lotta tra ciò che uno vuole e ciò che non vuole è la malattia della mente.
I
Quando il profondo significato delle cose non viene compreso la pace essenziale della mente è disturbata senza alcun vantaggio. La via è perfetta come un vasto spazio in cui nulla difetti e nulla sia in eccesso. In realtà, spetta a noi decidere se accettare o rifiutare il fatto che non vediamo la vera natura delle cose. Vivi né nelle trappole delle cose esterne, né nei sentimenti interiori di vuotezza. Sii sereno senza forzare l'attività nell'interezza delle cose e tali erronee convinzioni scompariranno da sole. Quando provi a interrompere l'attività per conseguire la passività il tuo stesso sforzo ti pervade di attività. Fino a che rimani in un estremo o in un altro non conoscerai mai l'Interezza. Coloro che non vivono nella singola Via trascurano sia attività che passività, affermazione e negazione.
II
Negare la realtà delle cose è non cogliere la loro realtà; asserire la vanità delle cose è non cogliere la loro realtà. Più parli e pensi a ciò, più ti allontani dalla verità. Smetti di parlare e pensare e non ci sarà nulla che non sarai in grado di sapere.
III
Il ritorno alle origini serve a trovare il significato, ma basarsi sulle apparenze significa lasciarsi sfuggire la causa. Al momento dell'illuminazione interiore c'è un andare al di là dell'apparenza e della vacuità. I cambiamenti che apparentemente avvengono nel vuoto mondo noi li chiamiamo reali solo a causa della nostra ignoranza. Non cercare la verità; smetti solo di avere opinioni. Non rimanere in una condizione dualistica; evita con cura tale perseguimento.
Se vi è una traccia di questo o quello, il giusto e l'errato, la Mente-essenza verrà persa nella confusione. Sebbene tutte le dualità provengano dall'Unico, non avere attaccamento nemmeno ad esso. Quando la mente esiste indisturbata nella Via, niente al mondo può nuocerle, e quando una cosa non può più nuocere essa cessa di esistere nella vecchio modo. Quando non sorgono pensieri discriminatori, la vecchia mente cessa di esistere.
IV
Quando gli oggetti del pensiero svaniscono, il soggetto pensante svanisce, poiché quando la mente sparisce, gli oggetti svaniscono. Le cose sono oggetti a causa del soggetto; la mente è tale a causa delle cose. Comprendi la relatività di questi due e la realtà basilare: l'unità della vacuità. In questo Vuoto i due sono indistinguibili e ognuno di essi contiene in sé il mondo intero. Se non fai differenza tra il grezzo e il fine non sarai tentato al pregiudizio e all'opinione.
V
Vivere nella Grande Via non è né facile né difficile, ma coloro che hanno punti di vista limitati sono timorosi e irrisoluti: più essi si affrettano, più lentamente essi vanno, e l'attaccamento non può essere evitato: anche il mostrare attaccamento all'idea dell'illuminazione significa andare fuori strada. Semplicemente lascia che le cose siano così come sono e non vi sarà né andare né venire. Obbedisci alla natura delle cose (la tua stessa natura), e camminerai libero e indisturbato. Quando il pensiero è in catene la verità è nascosta, poiché tutto è confuso ed oscuro e la gravosa pratica del giudizio porta molestia e stanchezza.
Quali benefici possono derivare dalle distinzioni e separazioni? Se vuoi andare nell'Unica Via non disdegnare neppure il mondo delle sensazioni e delle idee. In verità, accettare pienamente essi è identico alla vera Illuminazione. L'uomo saggio non si sforza per il raggiungimento di alcun fine, ma lo stolto si ostacola da solo. Esiste un solo Dharma, verità, legge, non molti; le distinzioni nascono dal bisogno di attaccamento degli ignoranti. Identificare la Mente con la mente discriminante è il più grande errore di tutti.
VI
Calma e inquietudine derivano dall'illusione; con l'illuminazione non vi è ciò che si preferisce e cio che è sgradito. Tutte le dualità provengono da deduzioni inconsapevoli. Esse sono come sogni di fiori nell'aria; è sciocco cercare di afferrarli. Guadagno e perdita, giusto e sbagliato: questi pensieri devono finalmente essere eliminati immediatamente. Se l'occhio non dorme mai, tutti i sogni cesseranno naturalmente. Se la mente non discrimina, le diecimila cose sono così come sono, di sola essenza. Comprendere il mistero di questa Unica-essenza significa essere liberati da ogni impedimento. Quando tutte le cose sono considerate imparzialmente, l'Auto-essenza è raggiunta. Nessuna comparazione o analogia è possibile stato privo di causa e relazioni.
VII
Considera fermo il movimento e l'immobilità nel movimento, ed entrambi gli stati di movimento e di quiete scompariranno. Quando tali dualità cessano di esistere l'Interezza stessa non può esistere. A tale definitiva finalità non può applicarsi nessuna legge o descrizione. Per la mente unificata in accordo con la Via tutte le aspirazioni provenienti dal sé finiscono. Dubbi e indecisioni svaniscono e la vita in pura fede è possibile. Con un solo colpo siamo liberati dalla schiavitù; niente si attacca a noi e noi non tratteniamo niente. Tutto è vuoto, chiaro, auto-illuminante, senza l'uso dell'energia della mente. Qui pensiero, sensazione, conoscenza e immaginazione sono di nessun valore.
VIII
In questo mondo di Similitudine non esiste nemmeno il sé o l'altro-dal-sé. Per entrare direttamente in sintonia con questa realtà quando i dubbi sorgono dì semplicemente “Non due.” In questo “non due” niente è separato, niente è escluso. Non importa quando o dove, illuminazione significa penetrare questa verità. E questa verità è al di là dell'estensione o diminuzione del tempo o dello spazio; in essa un singolo pensiero dura diecimila anni.
IX
Vacuità qui, Vacuità lì, ma l'universo infinito rimane sempre davanti ai nostri occhi. Infinitamente grande e infinitamente piccolo; nessuna differenza, poiché le definizioni sono scomparse e non si vedono limiti. Così pure circa l'Essere e il non-Essere. Non perdere tempo in dubbi e discussioni che non hanno nulla a che vedere con ciò. Una cosa, tutte le cose: si muovono e si mescolano, senza distinzione. Vivere in questa realizzazione significa essere privi di ansietà circa la non-perfezione. Vivere in tale fede è la strada al non-dualismo, poiché il non-duale è uno con la mente fiduciosa. Parole! La Via è oltre il linguaggio, poiché in essa non c'è Nessun ieri Nessun domani Nessun oggi.[/SIZE][tradotto dall'originale cinese da Richard B. Clarke, maestro Zen ai Living Dharma Centers, Amherst, Massachussets e Coventry, Connecticut – tradotto dall'inglese all'italiano da Andrea Mosca webmaster di ebooks4free.net]
Fonte: meditare.net
Molla tutto stà lì il segreto – una poesia di Patrul Rinpoche
Tu che godi nell'unione di beatitudine e vacuita'
Assiso immobile su un disco di luna
Magnifico su un fiore dai cento petali
Splendente di luce bianca,
Omaggio a te, Vajrasattva, supremo maestro.
Ascolta Abushri,
Stupido disgraziato che sogni ad occhi aperti,
Ma ti ricordi di come i difetti mentali
Ti hanno confuso nel passato?
Allora sta attento ai difetti mentali nel presente,
E non vivere da ipocrita.
Da' un taglio alle congetture superflue.
Hai fatto centinaia di progetti
Che non si sono mai realizzati
E ti hanno portato solo insoddisfazione.
Le iniziative non condotte a termine sono come
Il movimento delle onde che si sovrappongono.
Sta un po' per conto tuo
E smettila di farti girare la testa.
Hai studiato centinaia di filosofie
Senza comprenderne nessuna.
Allora a cosa servono altri studi?
Hai studiato senza ricordarti poi niente
Nei momemti di bisogno,
E a cosa serve allora la contemplazione?
Dimentica quello che chiami “meditazione”!
Tanto non pare ti stia curando
Dai difetti mentali.
Puoi aver recitato il numero prescritto di mantra
Ma non hai ancora il controllo sulle visualizzazioni.
Forse puoi avere controllo sulle visualizzazioni
Ma non hai ancora allentato la morsa della dualita'.
Puoi aver superato le malvagita' piu' ovvie
Ma non hai ancora domato il tuo ego.
Dimentica le sessioni di meditazione prefissate
Seguendo orari maniacali.
Acuta e limpida ma senza riuscire a lasciarsi andare,
Fonda e regolare ma mancante di chiarezza,
Visione profonda che punzecchia soltanto,
Questa e' la tua meditazione!
Dimentica l'abbaglio della concentrazione
E la mente legata a un palo.
I discorsi sembrano interessanti
Ma non aiutano la tua mente.
La mente logica sembra sveglia
Ma in realta' semina confusione.
Le istruzioni orali appaiono molto profonde
Ma non aiutano se non sono messe in pratica.
Dimentica quello sfogliare di libri
Che causa distrazione e indebolisce la vista.
Percuoti il tuo antico tamburo da preghiera,
Ma solo per la novita' di giocarci.
Fai offerta del tuo corpo,
Ma di fatto ci sei ancora attaccato.
Il suono dei tuoi cimbali e' limpido e cristallino
Ma la tua mente e' pesante e torbida.
Dimentica tutti questi artifici,
Per quanto siano attraenti.
I tuoi discepoli sembra che studino
Ma non portano a termine niente;
Quando c'e' un luccichio di comprensione
Il giorno dopo e' sparito.
Imparano una cosa su cento
Ma non tengono a mente neanche quella.
Dimentica il fervore apparente di questi discepoli!
L'amico piu' caro e' pieno di amore oggi
E indifferente domani.
Un minuto e' umile e quello dopo arrogante.
Piu' uno gli vuol bene e piu' diventa un alieno.
Dimentica il caro amico che sorride
Perche' l'amicizia e' ancora una novita'.
La tua ragazza ha un bel sorriso stampato
Ma chissa' cosa sta pensando veramente?
Per una notte di piacere sono mesi di crepacuore.
Puoi passare un mese cercando di portartela a letto
Senza poi neanche riuscirci.
Non val proprio tutto lo scandalo e i pettegolezzi,
Quindi dimenticati di lei.
Chiacchere senza fine provocano simpatie e antipatie.
Possono essere divertenti e piacevoli,
Ma sono solo un imitare i difetti degli altri.
Chi le ascolta sembra d'accordo
Ma forse sotto sotto ti biasima.
Ti fanno solo venire la gola secca
Quindi dimentica le parole oziose!
Predicare senza esperienza diretta dei vari argomenti
E' come ballare sui testi sacri.
Il pubblico appare desideroso di asoltare
Ma in realta' non ha un vero interesse.
Se non pratichi quello che stai predicando
Te ne dovrai vergognare prima o poi,
Quindi dimentica le vane retoriche!
Quando non hai dei testi
Ne senti il bisogno;
Ma se li hai, allora no.
Sono solo pagine su pagine
E farne delle copie non finisce mai.
Tutti i libri del mondo
Non ti potranno soddisfare,
Quindi dimentica di copiarli,
A meno che tu non venga pagato per farlo!
Un giorno sei bello rilassato,
Il giorno dopo tutto teso.
Non sarai mai felice
Se ti lasci influenzare dagli umori delle varie persone.
A volte sono si' cordiali
Ma forse non quando hai bisogno di loro
E finisce che ci puoi restare male.
Quindi dimentica le lusinghe e le buone maniere!
Le imprese politiche e religiose
Sono solo per i gentiluomini.
Non son cose per te, mio caro ragazzo.
Ricordati dell'esempio di una vecchia mucca
Che e' contenta di addormentarsi in una stalla.
Devi mangiare, dormire e andare di corpo –
Non se ne puo' fare a meno –
Qualunque cosa ci sia in piu', non sono affari tuoi.
Fai quello che hai da fare
E resta con te stesso.
Sei l'ultimo degli ultimi
Quindi dovresti essere umile.
C'e' un'intera gerarchia sopra di te
Quindi smettila di fare l'arrogante.
Non dovresti avere troppi soci
Perche' sicuramente sorgerebbero divergenze.
E dato che non sei coinvolto
In imprese politiche o religiose
Non pretendere troppo da te stesso.
Molla tutto, sta' li' il segreto!
Questo insegnamento, nato dalla propria esperienza, viene dato dallo yogi Trime Lodro al suo caro amico Abushri. Praticatelo, anche se non c'è niente da praticare. Mollate tutto, questo è il punto. E anche se non riuscite a praticare il Dharma, non prendetevela troppo e non arrabbiatevi.
Patrul Rinpoche, un maestro tibetano molto amato, visse intorno alla fine del secolo scorso. Era un Lama Nyimapa di chiara fama, particolarmente interessato nell'integrare la filosofia e la pratica di meditazione. Compose molte opere del sentiero graduale dei sutra e dei tantra. si rifiutava di vivere nei monasteri e nelle istituzioni e divenne un grande viaggiatore.
La traduzione in italiano, da una versione inglese, è di Andrea Antonietti.
Fonte: mahayana.it
SUNYATA, VACUITA' BUDDISTA
Il modo d'essere reale, lo stato naturale delle cose, l'assenza di essere in sé e per sé o assenza di sostanzialità di un fenomeno. La vacuità non svuota le cose del loro contenuto: ne è la vera natura. Non è il nulla, giacché le cose appaiono in modo interdipendente. Diverse scuole filosofiche hanno dato alla vacuità interpretazioni differenti. La dottrina del vuoto buddhista è una delle diverse modalità con cui si articola la vacuità orientale che è sviluppata, in forme diverse, da varie tradizioni religiose dell’Oriente. E’ anche una dottrina che attraversa il Buddhismo fin dalle origini.
I principali elementi dottrinali del buddhismo hinayana sono la Duhkha (il dolore) e le quattro nobili verità, il Paticca samuppada (l’origine interdipendente della realtà), Anatta (l’inconsistenza dell’io che è formato dall’aggregazione di cinque skandha) e Anicca (l’impermanenza ontologica della realtà). Il tema della vacuità emerge proprio nel tentativo di puntualizzare il concetto di Anicca, come attesta il Canone Pali -soprattutto il Majjhimanikaya -che afferma che ciò che è privo di sé e non ha esistenza assolutamente autonoma è vuoto (sunya): ad esempio il mondo e la rappresentazione del mondo che uno si crea.
A partire dalla nozione di Anicca – l’inconsistenza dei fenomeni – si giunge a definire l’idea di vuoto (sunya). Nel buddhismo hinayana il tema della vacuità emerge non dalla speculazione astratta, ma dalla necessità di puntualizzare la dottrina. Con il passaggio al buddhismo mahayana tale tema si amplia fino a divenire concetto fondante e espressione ontologica di ben due scuole: la Vijnanavada e la Madhyamika. Ma soprattutto gioca un ruolo centrale nei sutra mahayanici, in particolare nella letteratura della Prajnaparamita. La Prajnaparamita è un corpo di testi sapienziali di diversa lunghezza che vertono sul tema della vacuità.
Il testo più celebre di questo corpo è, senza dubbio, la Prajnaparamita hridaya sutra, tratto dalla versione di Xuan-Zhuang. Tale versione, recitatissima nei monasteri zen, contiene l’affermazione “ la forma è vuoto, il vuoto è forma ”, che non va intesa come identità, bensì come l’includersi reciproco, il coesistere di fenomeni e vacuità. La vacuità va pertanto pensata non come un principio astratto o in qualche modo fondante, ma come co-appartenente al fenomeno.
Secondo la letteratura della Prajnaparamita, sunyata non solo non può essere intesa come fondamento del reale, ma soprattutto non deve essere ipostatizzata (rappresentata concretamente), non deve trasformarsi in principio metafisico tale da aprire una prospettiva dualistica. In tali testi l’azione di sunyata non si limita ad annichilire il sé dei fenomeni ma annichilisce lo stesso Dharma e lo stesso vuoto. Se leggiamo uno dei tanti sutra che trattano di sunyata, ad esempio il Sutra della perfetta saggezza (cfr. E. Conze, The short Prajnaparamita Texts. London, Luzac, 1973; p. 165), troviamo una elencazione di ben diciotto forme di vacuità che operano annichilendo ogni forma di essere e di non essere, impedendo alla mente del lettore di attaccarsi a una qualsiasi realtà definita.
•-La prima modalità è l’Adhyatma-sunyata (il vuoto interiore) e corrisponde alla vacuità psicologica, annichilimento dei processi mentali e dell’attività psichica dell’ego. In termini generali corrisponde alla dottrina dell’anatman (anatta).
•-La seconda è la Bahirda-sunyata (il vuoto esteriore) e corrisponde alla vacuità del mondo esterno, agli oggetti dei sei vijnana. Se, secondo l’Adhyatma-sunyata, il mio ego è vuoto, analogamente tutto ciò che non è il mio ego sarà vuoto.
•-Segue l’Adhyatma-bahirdha-sunyata che annichilisce come illusoria la distinzione tra interno ed esterno, tra ego e non ego. Ogni punto di vista relativo è, appunto, relativo e di per sé vuoto. La vacuità, invece, si propone come una dottrina dell’assoluto anche se rigorosamente immanente.
•-Sunyata-sunyata (il vuoto del vuoto) è allora l’annichilimento della vacuità stessa che rischiava di trasformarsi in una aporia -come invece accade nel pensiero occidentale: se il nulla è il contrario dell’essere, come è possibile che il nulla sia qualcosa? Evidentemente il nulla non può divenire qualcosa e soprattutto non può trasformarsi in entità metafisica. La vacuità deve a sua volta essere annichilita e dare con ciò vita agli enti. Né il vuoto può essere pensato come uno spazio, un luogo in cui si danno e si annullano le presenze fenomeniche.
•-Si ha allora la Maha-sunyata (il grande vuoto) con cui il Buddhismo Mahayana demolisce l’idea tradizionale dello spazio considerato come qualcosa di oggettivamente reale. Per la Prajnaparamita l’idea di spazio è una semplice finzione. Come è una finzione l’idea che esista una verità suprema.
•-Abbiamo allora la Paramartha-sunyata (il vuoto della verità suprema). Non è possibile passare ad una idea di spazio concettualizzato in termini di verità assoluta, cioè come un contenitore del reale. Se fosse possibile Paramartha stessa diverrebbe una possibilità e quindi una realtà relativa e non sarebbe più Paramartha, cioè qualcosa di assoluto.
•-Per ribadire che qualsiasi coppia di relativi è vuota proprio in nome della sua relatività si danno Samskrita-sunyata (il vuoto delle cose create ovvero dipendenti da una causa) e
•-Asamskrita-sunyata (il vuoto delle cose increate, come ad esempio lo spazio). Le cose increate sono vuote perché sono rese relative dalle cose create che sono vuote. Dopo aver ripetuto che ogni presenza fenomenica è vuota, si torna ad affermare che anche ogni astrazione trascendente è vuota.
•-L’Atyanta-sunyata (il vuoto supremo) riprende la logica della sunyata-sunyata. Se le cose create sono vuote, lo sono anche quelle increate perché divengono relative. Allora se il mondo fenomenico è vuoto, lo sarà anche quello ipotizzabile al di là dei fenomeni, perché reso relativo. In realtà la Prajnaparamita incalza la mente del lettore per evitare che si attacchi ad altre mitologie illusorie. Quello che è stato affermato per lo spazio vale anche per il tempo. Se lo spazio è vuoto, anche l’eternità è vuota. Non è possibile sostituire all’ipostasi spaziale l’idea di un contenitore temporale realmente esistente.
•-L’Anavaragra-sunyata (il vuoto dell’illimitato) annichilisce l’idea di eternità, anche perché è resa relativa dalla presenza del tempo. In ogni caso nulla è perfettamente semplice: ogni fenomeno si dà come aggregato di fattori e quindi è soggetto alla disgregazione.
•-L’Anavakara-sunyata (il vuoto della dispersione) annichilisce, da un altro punto di vista, ogni realtà sia presente sia di altro genere.
•-Ad esempio anche Prakriti (la natura primordiale di ogni realtà individuale) è vuoto. In altri termini con la Prakrita-sunyata (il vuoto della natura primaria) si ha non solo la vacuità del fenomeno, ma anche la vacuità di ciò che, usando un linguaggio proprio della nostra filosofia medioevale, possiamo definire gli universali.
•-Oppure con la Svalaksana-sunyata abbiamo il vuoto del principio individuale, di ciò che caratterizza ogni individuo al di là della natura universale.
•-In fase di riepilogo la Prajnaparamita asserisce la vacuità di ogni dharma. Sarvadharma-sunyata (il vuoto di tutte le cose) riafferma appunto che tutto è vuoto, incluso il Dharma, il Buddha, il Sangha.
•-Tutto ha una esistenza relativa, tutto è Anupalambha-sunyata (vuoto inaccessibile), cioè tutto è una vacuità inesprimibile da qualsiasi forma di linguaggio e da qualsiasi categoria logica. Ciò viene sottolineato per non confondere vacuità e nulla relativo. Ciò che hanno demolito le diverse forme di vacuità sono solo gli accessi concettuali e illusori alla vacuità, che esiste inaccessibile. E, visto che il discorso comincia a prendere una piega ontologica, le ultime tre forme di vacuità affrontano questo ambito.
•-L’ Abhava-sunyata (vuoto del non essere),
•-la Svabhava-sunyata (vuoto della propria natura) e
•-l’Abhava-svabhava-sunyata (vuoto del non essere della propria natura) esauriscono ogni possibilità al riguardo: viene negato l’essere, la possibilità di una esistenza autonoma e la stessa opposizione tra essere e non essere.
Fonte: ilgiardinodeipensieri.eu
L'ESSENZIALE ED IL SUPERFLUO; UN'INTERVISTA CON DIO
Ho sognato di fare un'intervista a Dio!
“Ti piacerebbe intervistarmi?”,
Dio mi domandò.
“Se ne hai il tempo”, dissi io.
Dio sorrise!
“Il mio tempo è l'eternità…
Che cosa vuoi sapere?”
“Che cosa ti sorprende dell'umanità?”
E Dio rispose…
“Pensate con ansia al futuro,
dimenticando il presente.
Così che non vivete
né nel presente, né nel futuro!
Vivete la vita come se non doveste morire mai,
e morite come se non aveste mai vissuto….
Vi stancate presto di essere bambini.
Avete fretta di crescere, e poi…
…vorreste tornare bambini!
Perdete la salute per guadagnare i soldi,
e poi usate i soldi per recuperare la salute!”
Le mani di Dio presero le mie
e restammo in silenzio per un pò.
Poi gli chiesi:
“Padre, che lezioni di vita desideri
che i tuoi figli imparino?”
Dio sorrise, poi rispose:
“Imparino che non possono costringere
nessuno ad amarli.
Quello che possono fare è lasciarsi amare!
Imparino che ciò che vale di più
non è quello che hanno nella vita,
ma che hanno la vita stessa!
Imparino che
non è bene paragonarsi agli altri!
Imparino che una persona ricca
non è quella che ha di più,
ma è quella che si accontenta dell'essenziale!
Imparino che bastano pochi secondi
per aprire profonde ferite
nelle persone che si amano,
e ci vogliono molti anni per sanarle!
Imparino a perdonare
praticando il perdono.
Imparino che ci sono persone
che li amano profondamente,
ma che non sanno come esprimere
o mostrare i loro sentimenti.
Imparino che due persone possono vedere
la stessa cosa in due modi differenti.
Imparino che non sempre è sufficiente
essere perdonati dagli altri…
…però sempre bisogna imparare
a perdonare se stessi.
E imparino che io sono sempre qui.
SEMPRE“.
Fonte: laparola.it