Misteri, veleni, accuse, smentite e dicerie hanno accompagnato la vicenda della presunta pandemia goblale da influenza suina, iniziata con le morti in Messico e approdata qualche giorno fa alla prima vaccinazione italiana. Di chi fidarsi?
Il vaccino antisuino è stato infatti somministrato giovedì 15 ottobre scorso, con insolito anticipo di un mese sui programmi, ad un medico responsabile dell’Igiene Pubblica di Milano e sarebbe proseguito in questi giorni sul personale medico sanitario delle strutture pubbliche, sugli addetti ai servizi amministrativi della Sanità, sul personale delle Poste italiane e su quello della Telecom.
Poi, ha fatto sapere il Ministero del Welfare, verranno vaccinate le “persone a rischio” di età compresa tra i 2 e i 65 anni. Senonchè si viene a sapere che, paradossalmente, il 60% dei medici italiani non intende sottoporsi alla vaccinazione anti A-H1N1, cosa che il viceministro Fazio non vede come un fallimento poiché, spiega, i medici che vi si sottoporranno raggiungeranno comunque una percentuale “molto più alta rispetto al 20% che registriamo normalmente contro l’influenza stagionale”.
Questo non spegne il dubbio sul perché la stragrande maggioranza dei medici italiani non si vaccinerà contro quest’influenza che pure è stata descritta alla maniera di una peste del secolo. E sul perché molti di questi medici la sconsiglino decisamente anche ai loro pazienti. Come Roberto Santi medico dell’Asl di Genova che dichiara: «L´influenza comune ogni anno uccide mezzo milione di persone nel mondo e nessuno ne parla, mentre l´aviaria, sulla quale è stata montata la stessa campagna della suina, ha provocato 250 decessi in 10 anni».
Nel suo ospedale, il “San Martino”, alla campagna di vaccinazione aderisce soltanto il 10% del personale medico. E Renato Giusto, segretario provinciale a Savona dello Smi (Sindacato medici italiani) aggiunge:
«Il vaccino antisuino non è stato sperimentato a sufficienza. Potrebbe avere gravi effetti collaterali. Ho sempre creduto nei vaccini sperimentati bene, non in quelli creati in fretta. Io per primo non mi vaccinerò».
Se le cose stanno così, la vicenda necessita decisamente di essere approfondita.
Mentre da un lato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), agenzia delle Nazioni Unite per la salute dei “terrestri”, ha dichiarato l’11 giugno scorso, con esagerato interventismo, un’emergenza pandemica globale del più alto livello, cioè il livello 6, molti sono stati i ricercatori e i medici che, invece, in diversi paesi, hanno smentito l’allarme, gonfiatosi come una bolla già dalla primavera scorsa, secondo il quale il virus sarebbe particolarmente pericoloso e avvezzo alla mutazione.
Gli scienziati “pompieri” presentano l’influenza A- H1N1 come un malanno alla stregua delle solite influenze stagionali, che pure lasciano ogni anno la loro “regolare” scia di decessi. E qualcuno di questi, stupito dell’ingiustificata emergenza, si è spinto anche oltre la semplice smentita della più alta istituzione sanitaria del pianeta, prospettando addirittura uno scenario in cui i cittadini potrebbero essere costretti a prendere un vaccino tossico contro “l’influenza suina”, essere messi in quarantena e venire limitati nei loro spostamenti, poiché l’OMS, il cui parere è vincolante su tutti i 194 paesi aderenti, dichiarando un’emergenza pandemica globale del più alto livello, permetterebbe di attivare una sorta di legge marziale globale.
I governi di paesi come Inghilterra, Francia e Australia hanno già dichiarato l’intenzione di voler vaccinare (obbligatoriamente?) l’intera popolazione, gli Stati Uniti d’America almeno il 50% e in Italia dal ministero del Welfare fanno sapere che una doppia dose -non ne basterebbe infatti una soltanto per acquisire l’immunità- sarà disponibile per un numero pari ad almeno il 40% della popolazione. In ogni caso le immagini di magazzini rigonfi di confezioni del vaccino sono state diffuse in questi giorni dai telegiornali italiani più seguiti, a testimoniare che –bufala o non bufala- quella del virus H1M1, prima ancora di essere una pandemia si sta rivelando di certo un colossale affare per la lobby farmaceutica.
Solo per il sistema sanitario italiano si calcola, in effetti, un impegno tra i 500 e i 600 milioni di euro, che finiranno nelle casse della svizzera Novartis. Mentre la banca d’investimento J.P.Morgan stima in circa 10 miliardi di dollari il giro d’affari che, tra vaccini e medicine, riguarderà la mobilitazione globale contro questa influenza; a beneficio di GlaxoSmithKline, Sanofi Aventis, Astra Zeneca, Roche, Novartis, insomma il “cartello” delle Big Pharma. Non c’è dubbio che per loro H1M1 più che una maledizione dagli inferi è una benedizione dal cielo.
Dal momento che quella del “complotto” è ultimamente una categoria decisamente inflazionata, è indispensabile muoversi su un argomento delicato e controverso come questo con molta cautela, anche perché i fatti vengono presentati, laddove è possibile rintracciarli, con una cronologia incerta e confusa, talvolta contraddittoria. Così procedendo si scopre che, tra tante colorate e catastrofistiche chiacchere da web, ci sono anche informazioni che hanno fonti di un certo peso. Ma in Italia non una parola dal Corriere, non una da Repubblica, non una dall’Espresso, né dalla Rai e da Mediaset. Sorprendentemente ne ha parlato, al contrario, una come Romina Power che, approfittando della fama di cui gode, ha addirittura scritto una lettera aperta al ministro e al viceministro addetti alla salute.
Ma neanche gli spacciatori di gossip si sono lasciati tentare dall’occasione di fare informazione. Così che è impossibile non chiedersi: come mai nessuno dei media principali finora ha fatto parola di tutta questa vicenda, che se pure dovesse non portare a nulla, è di per se già un fatto e riguarda inoltre un tema su cui i cittadini anelano di sapere? Stiamo parlando infatti di una grave denuncia esposta contro l’ONU e l’OMS, accusati di architettettare un genocidio. E se questa non è una notizia.
Inoltre Jane Burgermeister, che di quella denuncia è l’autrice, non è esattamente la prima venuta; è una giornalista scientifica che ha scritto per testate prestigiose in campo medico e scientifico, come Nature, The British Medical Journal, The Scientist, Reuters Health, nonchè per The Guardian. Pare che lavorasse anche per il magazine web del Renewable Energy World, leader nel campo delle energie rinnovabili, ma che la collaborazione sia stata immediatamente sospesa dopo la denuncia penale depositata da Jane presso l’FBI dell’ambasciata degli Stati Uniti a Vienna, nel mese di giugno.
La giornalista accusa l’OMS, l’ONU e diversi funzionari di istituzioni globali e governi nazionali -dalla Federal Riserve, passando per i banchieri Rockfeller e Soros fino alla Presidenza degli Stati Uniti e alla Cancelleria Austriaca- addirittura di bioterrorismo; e del tentativo di progettare il più grande crimine della storia dell’umanità. La stessa ha inoltre presentato preventivamente un’ingiunzione legale inibitoria contro l’eventuale vaccinazione coatta.
Accuse pesantissime queste ma corredate, secondo la Burgermeister, da valide prove già depositate agli atti. A guadagnarle credibilità e ad avallare la possibilità che le ipotesi da lei avanzate non siano proprio il gesto di una mitomane, depone il fatto che queste denunce seguono quelle presentate nel mese di aprile contro le multinazionali farmaceutiche austriache Baxter AG, legata alla Baxter internazionale, e Avir Green Hills Biotecnologie.
Secondo la Burgermeister esse avrebbero prodotto e lasciato uscire dai loro laboratori un prodotto vaccinale contro le influenze stagionali contaminato però dal virus attivo della cosiddetta influenza aviaria H5N1, allo scopo di trarre profitto da una eventuale pandemia. Sarebbe stata la stessa OMS a fornire alla Baxter il materiale virale che ha contaminato il prodotto, ben 72 kg di virus aviario, della cui presenza nel vaccino si sono accorti alcuni dei 16 laboratori della Repubblica Ceca, della Slovenia e della Germania che godono del subappaltato, tramite l’austriaca Avir Green Hills Biotecnology, per la verifica dei prodotti sulle cavie.
La pericolosa contaminazione è emersa quando il subappaltatore nella Repubblica Ceca ha inoculato il prodotto su alcuni furetti ed essi sono morti. I mammiferi, infatti, non dovrebbero morire se esposti ai virus H3N2 dell’influenza umana. A ucciderli è stato quindi qualcos’altro di non dichiarato nel prodotto. L’H5N1 appunto.
Ebbene, quelle accuse, all’apparenza fantapolitiche e complottistiche, si erano poi rivelate azzeccate. Infatti, come ha riportato Helen Branswell di The Canadian Press, la Baxter International Inc. ha riconosciuto infine, ma solo dopo la denuncia, che davvero il prodotto spedito ai laboratori era pericoloso e che effettivamente conteneva un virus attivo. Ma si è giustificata parlando di un errore. Un errore? può essere derubricato a semplice incidente il non rispetto dei protocolli di sicurezza a proposito di esperimenti bio-chimici?
Il mix, scientificamente detto riassorbimento, tra un virus di influenza umana, come quello (H3N2) usato ufficialmente per il prodotto sotto esame, e un virus animale, come l’H5N1 che era “nascosto” nello stesso prodotto, può notoriamente provocare conseguenze nefaste, dal momento che se il virus H5N1 non infetta facilmente gli esseri umani, il virus H3N2 li può infettare, eccome; così se qualcuno viene a contatto con questa mistura potrebbe sviluppare un virus ibrido capace di essere trasmesso facilmente da persona a persona.
Bisognerebbe essere oltremodo sprovveduti per interpretare come una semplice casualità la convivenza promiscua dei due virus nello stesso laboratorio Baxter di Orth-Donau, dal momento che quella della mescola tra virus umani e animali è la via maestra per le pandemie. Invece di rispondere dettagliatamente alle domande della stampa austriaca su come questo sia potuto accadere, il responsabile delle comunicazioni della Baxter, Christopher Bona, ha detto, con probabile faccia tosta, di non poter rivelare molto per non rischiare di diffondere informazioni brevettate sul processo di produzione nei laboratori della company.
Questo quanto emergeva dalla denuncia di aprile. La seconda denuncia della Burgermeister, datata 10 giugno 2009 e composta da un dossier di 69 pagine, invece mira molto più in alto e sfiora l’incredibile. Tanto incredibile che nessuno, ai livelli istituzionali, ha sentito l’urgenza di informare nessuno. Per la combattiva giornalista, questa volta, gli enti e i personaggi di cui sopra, coinvolti nell’accusa, utilizzando la “febbre suina” come pretesto, avrebbero premeditato l’omicidio di massa della popolazione degli Stati Uniti attraverso la vaccinazione forzata.
In risposta alle interrogazioni nel parlamento austriaco del 20 maggio sul perché non fosse seguita alcuna indagine da parte dell’OMS, dell’UE o delle autorità sanitarie austriache all’ “incidente” nei laboratori Baxter, infatti, il ministro della Sanità austriaco, Alois Stöger, aveva candidamente risposto che l’incidente non era stato trattato come una violazione alle norme sulla biosicurezza, come era logico che fosse, ma come un reato contro il codice di veterinaria. Così un medico veterinario era stata inviato al laboratorio per una breve ispezione e la storia si era chiusa lì. Ma poiché la diffusione del mix di virus è un passo essenziale per dar luogo a una pandemia che consenta all’OMS di dichiarare il livello 6, la Burgermeister
Burgermeister rivela, a mo’ di esempio, la vicenda un vaccino contro l’influenza aviaria che, durante l’estate del 2008, era stato approvato dalla Novartis nonostante avesse ucciso, in Polonia, 21 barboni che si erano prestati al test e quindi potesse a pieno titolo rientrare giuridicamente tra quelle che la legge americana definisce armi biologiche. I media controllati dalla lobby, secondo la giornalista scientifica, chiuderebbero il cerchio diffondendo notizie allarmistiche per convincere la popolazione degli Stati Uniti a vaccinarsi.
La Burgermeister punta il dito sul rafforzamento, avvenuto nel 2008, di leggi e regolamentazioni ideate per togliere ai cittadini statunitensi il diritto costituzionale di rifiutare in talune circostanze, ad esempio, un’iniezione. Secondo la sua ricostruzione il tutto concorre a un programma che prevede l’uso di “armi biologiche” travestite da cure, progettato per attuare stragi di massa e ridurre la popolazione mondiale nei prossimi dieci anni. ipotizza che la superficialità con cui la vicenda era stata silenziata nascondesse altro. Nel suo dossier elenca le leggi e i decreti che avrebbero permesso all’ONU e all’OMS di assumere il diretto controllo sulla Sanità degli USA nel caso di pandemia e di applicare la vaccinazione obbligatoria sulla popolazione.
Allega documenti atti a comprovare che sia l’influenza aviaria che quella suina, non esistendo in natura, siano state costruite in laboratorio da grandi compagnie farmaceutiche, usando i finanziamenti dell’OMS, di alte agenzie governative e di “filantropi” come Rockfeller e Soros. I virus sarebbero stati così creati e messi in circolazione con la complicità dell’OMS e a profitto di chi avrebbe provveduto poi alla fornitura dei vaccini.
Nel dossier consegnato all’FBI si sottolinea come i dati relativi ai decessi registrati per l’“influenza suina” non siano coerenti e si avanzano sospetti sul modo in cui è stato documentato il numero dei “decessi”, dal momento che i sintomi della suina sarebbero indistinguibili da quelli di altre influenze o di un comune raffreddore. E in ogni caso, stando ai numeri attuali, non si sarebbero verificate le cifre limite per dichiarare la pandemia; che potrebbe invece esplodere grazie a eventuali vaccinazioni di massa con prodotti contaminati, come quello dei laboratori Baxter di Orth-Donau.
Le accuse sin qui passate in rassegna sono abnormi; motivo in più per cui le autorità competenti e l’informazione ufficiale avrebbero dovuto avviarne una verifica, piuttosto che insabbiarle del tutto, com’è invece avvenuto. Qualcosa in realtà è trapelata. Sul Daily Mail del 15 agosto, un articolo di Jo Macfarlane riferiva di aver intercettato una lettera riservata, inviata dal Governo Inglese in data 29 luglio 2009 a 600 neurologi, che venivano allertati circa la possibilità ’di riscontrare, nelle persone vaccinate, casi di Sindrome di Guillain-Barre’, malattia letale causata da un’infezione di origine batterica o virale che può condurre a una paralisi progressiva e ascendente, dagli arti inferiori a quelli superiori.
Già nel 1976, infatti, quando a causa di un’influenza, anch’essa suina, i media seminarono il panico nella popolazione statunitense e indussero numerose persone a vaccinarsi, morirono più persone a causa del vaccino che a causa della pandemia. In quel caso, la Sindrome di Guillain-Barré riscontrata sulle vittime fu subito collegata alle sostanze di cui era composto il materiale vaccinico e l’amministrazione americana si vide costretta a ritirare il vaccino dopo 10 settimane di somministrazione e a rimborsare le famiglie delle vittime.
Anche questa volta il vaccino non è stato sufficientemente testato e nessuno ha ancora realizzato l’isolamento del virus tramite microscopio elettronico, come impone la procedura standard scientificamente accettata. Questa è la ragione per cui non sarà distribuito attraverso le farmacie, essendo privo del foglietto di avvertenze, indispensabile per il commercio, e che viene autorizzato solo al termine della procedura classica. Perché allora l’OMS e gli stati nazionali hanno concesso il via libera per la vaccinazione? E perché Kathleen Gilligan Sebelius, segretario alla Salute e ai Servizi Umani di Obama, ha firmato a luglio un decreto che garantisce l’immunità giuridica alle case produttrici del vaccino?
Il farmacologo Silvio Garattini, luminare riconosciuto e direttore dell’Istituto Mario Negri, in un’intervista rilasciata nel mese di Luglio all’ANSA dichiarava, senza peli sulla lingua, che la presunta pandemia si fonderebbe su alcune “ipotesi, di cui non si sa se siano vere o meno”. Aggiungeva che “solo fra alcuni mesi si potrà vedere se è veramente necessario questo quantitativo di vaccino in produzione oppure no. Ma se il virus rimane quello che è al momento, allora non ci sarà bisogno di vaccinazioni di massa”. Se invece il virus dovesse subire mutazioni, conclude il professore, “non è detto che il vaccino in produzione sia in grado di proteggere”. L’unica cosa che in tutta la vicenda salta all’occhio è che “al momento c’é, certamente, una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche”.
L’unico dubbio ancora completamente irrisolto è, a questo punto: la salute dei cittadini è più minacciata dall’OMS, dalle case farmaceutiche, dalle autorità sanitarie nazionali, dai media che ci tengono all’oscuro di quasi tutto o, infine, dall’influenza suina?
giampatic
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