di Iniziato
Parigi, gennaio 2009.
La prima volta che mi recai a Parigi avevo otto anni e da allora ne sono passati di anni ma, la memoria di quello che avevo visto era ancora chiara nella mia mente. Sebbene l'Italia, il mio paese, non sia il primo della classe in quanto tutela dell'ambiente e delle sue risorse, rispetto per la natura e per l'ambiente tutto, io ho proprio in questo paese ho fatto mie queste caratteristiche. E' alla luce di ciò, che voglio raccontarmi questo mio breve soggiorno nella “grande” Parigi.
La prima cosa che mi ha colpito e lasciato inorridito sono stati i centinaia di bar, cafè e pub che in questo rigido inverno, dove mezza Italia è sotto la neve e dove la sera la media era di meno quattro gradi, tutti questi locali si facevano bellamente beffe del freddo e scaldavano i propri dehor esterni.
Si, a Parigi dal mattino alla notte si scalda l'aria fredda dell'inverno in centinaia di locali pubblici. La scaldano con grossi forni a gas così che passeggiando per le strade, nell'arco di un metro trovi la persona che si trova all'esterno del dehor con giubbotto, guanti, sciarpa e berrettino e quella che si trova sotto, comodamente seduta solo con il maglioncino. Capisco che la città possa, “anche”, avere un aria di romanticismo, ma che per questo romanticismo si debba addirittura scaldare l'aria invernale per permettere al turista di stare comodamente seduto a prendere il tè all'aperto…, a me, è sembrato eccessivo.
Alla faccia della decrescita, della riduzione dei consumi, del consumo critico, della gestione delle risorse del pianeta,del rispetto della Natura, a Parigi si scalda l'aria fredda!
Eppure mi domando passeggiando e guardandomi attorno, ma quel famoso Latouche non era francese?? Sicuramente Parigi non è la Francia ma ne è la sua maggiore rappresentante nel mondo e se dovessi misurare la “grandezza” di un popolo o della sua cultura, non guarderei certo al suo potere
economico o al numero di centrali nucleari che ha disposto sul “proprio” territorio, quanto alla capacità di integrarsi con armonia nell'ambiente in cui vive.
Mi è comunque sembrato che la cosa rientrasse nella normalità e che faceva strano anche a me, certo io ho ancora fresche le mie innumerevoli gite tra Germania, Austria e il nostrano Bolzaneto a cercare di capire come costruire case passive in classe A con consumi piccoli piccoli per risparmiare e guardare al futuro…
Così cammina cammina, la mia attenzione è ora rapita dai negozi di orto-frutta dove fanno bella vista ciliege, fragole, meloni, angurie e ogni genere di primizie. Anche qui tutto normale, solo che di normale nelle ciliege a gennaio, io non ci vedo nulla.
Ma le sorprese, per me, non erano finite. Certo facendo il turista ti capita di entrare nelle chiese, sebbene io mi consideri un mangia-preti non sono così ottuso da non volere nemmeno guardare le meraviglie dell'architettura umana. Ovviamente di chiese e cattedrali ne ho viste tante anche qui in Italia e ricordo che, un po' in tutte, è vero, la Chiesa non si vergogna di vendere poi i suoi gadget fatti di crocine e santini, ma perlomeno lo fa sempre in un luogo riparato adiacente alla chiesa… qui a Parigi no, trovi alla tua destra la vecchietta che dice la preghiera e alla sinistra la giapponese che compra, tutto insieme “sacro” e profano, ma forse molto più profano e poco poco poco “sacro”.
Ah, dimenticavo, sapete quanto costa accendere una candela? 2 EURO! e non una candela lunga, no no, un cerino piccino, invece se si vuole accedere qualcosa di più , un cero bello grosso, come quelli che da noi si usano per lo più ai funerali, quello costa 5 EURO!!
Camina cammina, è chiaro che prima o poi si deve anche mangiare e per me che sono pure macrobiotico non vi dico quanto è stato complesso trovare qualcosa con la quale nutrirmi. Ristoranti asiatici pieni di glutammato, crepes e dolci ovunque, la gente ne aveva uno per mano, che se avesse avuto quattro mani avrebbe perso quattro croissant, il tripudio dei dolci. Almeno pensavo, il pane lo fanno, la famosa baguette. Ho girato si e no una ventina di panetterie e in tutte ho chiesto una baghette integrale. Risultato : zero. Sarà per via del mio scarso francese chissà, ma vi assicuro che sono stato ovunque dall'Asia ai paesi arabi e il pane integrale l'ho trovato pure in un paesino al confine con la libia dove le fogne erano ancora affioranti sulla strada e la luce andava e veniva.
Chiedevo pane nero, non bianco, cercavo di spiegare cosa sia un chicco integro… l'ho fatto in tutte le panetterie che ho trovato. In una la commessa dopo avermi guardato di brutto per un po' ad un certo punto mi dice tutta felice “cereals” e mi prende una baguette ai cerali. La guardo era bianca quanto le altre con la differenza che non solo il frumento era raffinato ma anche gli altri cereali che ne facevano parte erano tutti bianchi. In un'altra panetteria dopo nuovi cinque minuti di spiegazione mi danno il pane della campagna, un po' meno bianco del normale, ma lontano dall'essere integrale e arricchito con con dei semi lino… In una panetteria mi sono proprio sfogato e ne ho dette di tutti i colori, c'erano tre persone dietro il bancone, due francesi, nessuno ha capito nulla di quello che chiedevo, il terzo rideva, aveva capito e cercava di spiegare in un francese migliore del mio quello che cercavo di chiedere…, il terzo commesso non era francese ma asiatico, conosceva il significato della parola “tofu” e rideva dicendomi che qui non sapevano minimamente di cosa stessi parlando.
Sulla vetrina di un ristorante giapponese leggo “UDON”, ho detto, proviamo chissà se con un po' di miso.. niente da fare tutti i piatti erano conditi con carne di maiale, ho chiesto ai giapponesi del ristorante, “ma George Oshawa” che pure ha abitato a Parigi che fine ha fatto?? Non sapevano chi fosse, allora ho parlato di Michio Kushi e sembravano aver capito ma tantè che poi hanno solo più parlato giapponese e di togliere i pezzetti carne dagli udon non se ne poteva nemmeno parlare.
Per il resto dei turisti di sicuro, Parigi sarà stata fantastica, i Mac Donalds erano pieni e se uno è vegetariano a chi importa.
Ho trovato un ristorante vegano e devo dire che ho apprezzato, certo però in una città di 12 milioni di abitanti …
au revoir, anzi no… arrivederci.