Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo sentito parlare del Triangolo delle Bermuda associandolo a miti, leggende e folklore marinaresco.
Ma perché questo luogo suscita tanto fascino e soprattutto, vi è qualcosa di vero? Andiamo a scoprirlo insieme.
Con Triangolo delle Bermuda si definisce un tratto di mare racchiuso tra La Florida, l’isola di Bermuda e Puerto Rico. Questo enorme tratto marino è stato per secoli al centro di rotte commerciali dal Vecchio al Nuovo mondo e viceversa, essendo difatti un nodo cruciale per il traffico marittimo.
Col tempo, tuttavia, la zona è stata interessata a tutta una serie di storie, dicerie e leggende che l’hanno fatta entrare quasi subito nell’immaginario collettivo in tema di paranormale. Il Triangolo è famoso per tutta una serie di sparizioni, sia navi che aerei, per le quali i miti e le teorie si sprecano, tanto che molti lo considerano un tratto di mare maledetto e da evitare.
– Ma quando nasce questo mito?
Come già anticipato i traffici in zona risalgono a secoli fa ed è plausibile che navi siano in zona anche durante l’età d’oro delle esplorazioni. Vi è addirittura una storia che menziona Cristoforo Colombo e una sua ipotetica descrizione di uno strano fenomeno che avvenne in zona. Nel racconto si parla di “sfere di fuoco” in acqua e nel cielo.
Volendo però restare aggrappati ai fatti, inizierei questa nostro viaggio dal 1918 e dalla sparizione della USS Cyclops.
La USS Cyclops era una nave militare lunga 165 m. e dalla stazza di 400 tonnellate partita da Rio de Janeiro con oltre 300 persone a bordo e diretta in Maryland. Poco dopo la sua partenza, l’enorme nave si fermò alle Barbados per poi ripartire verso Baltimora. Era il 4 marzo 1918 e due giorni dopo, il 6, la nave sarebbe svanita nel nulla.
Le indagini della marina sul caso portarono a nessuna conclusione definitiva. Venne ipotizzato che la nave fosse guasta e che sia affondata a causa del peso eccessivo del carico, ma non vi è alcuna prova a sostegno di tali teorie. Recenti studi hanno ipotizzato che una forte tempesta, unita al carico enorme della nave l’abbiamo portata ad inabissarsi.
Sette anni dopo toccò ad una nave mercantile in viaggio da Charleston all’Avana, la SS Cotopaxi. Secondo i registri nautici, la nave inviò un messaggio di aiuto prima di svanire nel nulla con 32 uomini di equipaggio.
Nel 1941 fu la volta nuovamente di una sparizione che riguardava, non una, ma due navi militari.
La USS Prometheus e la USS Nereus svanirono in circostanze simili a quelle della USS Cyclops. Anche stavolta le navi svanirono nel nulla senza lasciare traccia o senza aver prima denunciato problemi o avarie. Essendo in tempo di guerra, alcuni ipotizzarono che forse le navi erano state colpite da sottomarini tedeschi, sebbene tale teoria pare sin troppo tirata visto che le navi svanirono praticamente al largo delle coste statunitensi. Altri ricercatori tendono invece a credere che nella zona si formino improvvise e devastanti onde anomale di oltre 30 metri, capaci quindi di spazzare via una nave di centinaia di tonnellate in un solo istante.
Arrivando al 1945 abbiamo il caso più famoso e controverso di tutti, il famoso Volo 19.
Con volo 19 si intende una squadriglia dell’esercito americano svanita senza spiegazioni nel Triangolo delle Bermuda. La squadra, composta da 5 aerosiluranti Grummar TBF Avenger, partì da Fort Lauderdale per un’esercitazione di routine il 5 dicembre 1945. Poco dopo il decollo, il capo squadriglia, tale Charles Carroll Taylor, aveva iniziato a segnalare strani problemi durante la missione.
Nello specifico, il capo squadriglia, dichiarò che entrambe le sue bussole avevano smesso di funzionare e che non aveva idea di dove si trovasse non riuscendo a riconoscere il luogo che vedeva. Dopo un breve scambio di messaggi con la base, i contatti si interruppero e i cinque aerei svanirono nel nulla. Immediatamente venne inviata una squadra di ricerca composta da navi, aerei e persino mercantili, tutti vennero allertati dalla sparizione della squadra.
Giunti sul luogo, però, nessuno riuscì a trovare nulla e anzi si consumò un’ulteriore tragedia. Uno degli aerei inviati per la ricerca, un PBM Mariner, esplose misteriosamente in volo causando la morte dell’intero equipaggio composto da 13 persone.
Quando le navi in zona si recarono là dove i resti dell’aereo erano caduti non trovarono però nulla, né resti né corpi da recuperare.
Questi uomini, uniti ai 14 che formavano gli equipaggi della squadriglia, fanno arrivare il conto a 27 persone svanite nel nulla in un solo giorno.
L’indagine della marina non produsse alcun risultato soddisfacente, tanto che alla fine ammisero di non avere una spiegazione convincente per ciò che era accaduto.
Si parla oggigiorno di guasti ai motori, inesperienza dei piloti, avarie varie e mal tempo, ma la verità è che non vi è nulla di certo in merito a tali eventi. La lista, ovviamente, non finisce qui e comprende decine e decine di altre navi e aerei. Basti pensare, ad esempio, alla sparizione del volo Arial Star o del C-54 Skymaster nel 1971.
Al di là delle spiegazioni più razionali e immediate, vi sono molte altre teorie che orbitano attorno al famigerato tratto di mare. Dall’influenza ufo sino a particolari campi elettromagnetici terrestri, sino a giungere ad interferenze interdimensionali che porterebbe i velivoli e le navi a svanire nel nulla.
Su questa ipotesi, riporteremo ora alcune reali interviste e dichiarazioni che parrebbero condurre proprio verso la spiegazione delle altre dimensioni. Premettiamo che, stando a varie teorie fisiche, mondi interdimensionali o realtà interdimensionali potrebbero benissimo esistere e interagire con noi in modi che non siamo in grado, per il momento, di comprendere.
Il primo caso che riportiamo è quello del pilota Chuck Weakley.
Chuck stava compiendo un volo per la Sunline Aviation di Miami diretto da Nassau a Miami. Era mattina e il tempo era magnifico. Mentre era in volo, Chuck dichiarò di aver avvistato una strana nebbiolina verde che iniziò a circondare tutto il suo aereo. Quasi subito, i controlli e gli strumenti del velivolo smisero di funzionare e Chuck perse addirittura il controllo del proprio aereo.
Non potendo far nulla, si limitò ad attendere di cadere nel vuoto ma questo non avvenne. Senza una ragione, la strana nebbia verde di colpo scomparve e l’aereo tornò governabile.
Chuck parlò di questo evento con vari giornalisti ed esperti ma nessuno seppe dire cosa accadde. Questa prima testimonianza diretta ci torna utile giacché di questa strana nebbiolina furono vittime anche altri, a volta con esisti ben più sinistri.
Tempo dopo il caso di Chuch, abbiamo quello del volo 727 della National Airline.
Il volo, in rientro verso Miami, a circa 20 minuti dall’aeroporto contattò la torre di controllo per segnalare un fatto strano. Il copilota segnalò una strana nebbiolina verde che stava accerchiando l’intero aereo. Nello stesso istante, l’aereo comparve dal radar della torre di controllo di Miami. Immediatamente vennero allertati i soccorsi e la pista di atterraggio si preparò al peggio. Per loro, l’aereo era precipitato. Tuttavia, 30 minuti dopo, ecco ricomparire il volo 727 che atterò senza problemi. I piloti si dissero sorpresi di vedere l’intero aeroporto in allarme e non seppero dire cosa fosse accaduto, per loro non era successo nulla. Invece qualcosa era accaduto. L’aereo, infatti, era atterrato con 10 minuti di ritardo, sebbene i piloti dichiararono di essere in perfetto orario. Quando controllarono la cabina di pilotaggio, i controllori si accorsero che tutti gli orologi, sia quelli del volo, sia quelli dei passeggeri, andavano indietro di 10 minuti.
In pratica, mancavano a tutti coloro che erano su quel volo, 10 minuti di tempo, 10 minuti in cui l’aereo era scomparso dai radar. 10 minuti in cui nessuno seppe dire cosa fosse accaduto. Ancora una volta troviamo menzionata, in dichiarazioni ufficiali, questa strana nebbiolina verde.
Ma i velivoli non sono i soli ad averla incontrata. Il caso più spaventoso è quello che riguarda una barca e che andremo ora a raccontare.
Il capitano Dan Harry stava tornando da Puerto Rico negli States a bordo della sua nave, la Goodnews, traghettando una chiatta da 2500 tonnellate con una fune di oltre 30 metri.
Ecco le sue parole:
“Il mare era calmo e il cielo azzurro, una giornata perfetta per navigare. Io stavo navigando sottocoperta quando improvvisamente ci fu quel colpo di vento. Uscii per controllare gli strumenti e vidi una strada nebbia ricoprire la chiatta, poi tutto impazzì. Gli strumenti di navigazione non funzionavano, il motore rimestava acqua verde e il mare era improvvisamente in tempesta. Navigo da oltre 25 anni e non ho mai visto nulla de genere. All’inizio volevamo salvare il carico ma poi pensammo solo a salvare noi stessi. Era come se vi fosse qualcosa che ci tratteneva lì, non ci muovevamo di un centimetro. Poi, senza preavviso, come comparve tutto svanì e tornammo sopracoperta. Ciò che vidi allora mi fece gelare il sangue. La fune lunga 30 metri era tesa verso il mare ma non vi era nulla dall’altro capo… L’aria era gelida da far venire i brividi mentre alcune parti della barca scottavano da far male. Quando controllammo la fune scoprimmo che non si era spezzata ma era tagliata e la chiatta era svanita nel nulla”
Ovviamente, la chiatta non venne mai ritrovata nemmeno sul fondo del mare, era semplicemente svanita.
Nessuno, ad oggi, è riuscito a venire a capo del mistero dietro molte di queste sparizioni e certamente questo ha aiutato ad alimentare il mistero del Triangolo.
Ciò che però è certo è che, se davvero quel luogo ha qualcosa di particolare, non lo scopriremo certo tenendo la mente chiusa e accontentandoci sempre e comunque della spiegazione più facile e immediata.