Trattato sulla medicina ayurvedica

medicina Ayurvedica– PREFAZIONE

Le piante medicinali ed i sali minerali hanno costituito il primo ed originario sistema di medicina per porre rimedio alle malattie ed ai disturbi psicofisici degli esseri viventi.

Il mutare delle condizioni di vita sul nostro pianeta ed il progressivo distacco dell’uomo dalla natura, hanno fatto sì che, soprattutto nei paesi altamente civilizzati, sulla “fitoterapia” (cioè sui rimedi a base di vegetali) prendesse il sopravvento la medicina basata sui prodotti creati chimicamente.

Tale forma di medicina, pur rivelandosi utile nella cura di patologie acute o comunque risolvibili in breve tempo, alla lunga ha però mostrato i propri limiti: le sostanze chimiche, componenti i farmaci, anche se hanno recato temporaneo sollievo ad alcuni disturbi hanno però progressivamente indebolito l’organismo umano e la sua capacità di reazione alla malattia.

Quali divulgatori della medicina ayurvedica riteniamo che quest’antica scienza (sorta e sviluppatasi più di 5000 anni fa), oltre ad esaltare le qualità insite nella forza vitale dell’individuo, tenda a ristabilire un rapporto più equilibrato tra uomo e natura, non essendo possibile negare che da tale equilibrio dipende in larga misura il benessere dell’individuo stesso.

E’ necessario inoltre ricordare come concorrano in misura determinante al benessere psicofisico dell’individuo anche il tipo di vita che si conduce ed il tipo di alimentazione con cui ci si nutre; pur esistendo linee generali, ogni individuo ha bisogno di un’alimentazione diversa secondo l’età, il lavoro che svolge, l’energia che consuma, la stagione dell’anno, la personale predisposizione ai sapori e l’energia fisiologica che s’intende alleviare o accrescere.

Ci auguriamo, così, che questo breve trattato diventi uno strumento di progresso e diffusione della fitoterapia e dei metodi di guarigione naturale e che incoraggi coloro che prestano la propria opera in tali settori ad avere fiducia in ciò che stanno facendo ed a perseverare nel proprio lavoro.

PER UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE

“La vita degli esseri viventi è cibo e tutto il mondo cerca cibo …”.

Così Charaka, un grande saggio autore di uno dei più antichi testi sull’Ayurveda, ci conduce nell’universo dell’alimentazione, il samskara (cerimonia sacra) più importante di tutti, il sacrificio del fuoco che l’uomo celebra quotidianamente.

Un’alimentazione corretta è alla base di una vita sana e felice; la scelta del cibo riveste un ruolo di fondamentale importanza per raggiungere il nostro equilibrio psicofisico. Proprio per questo, ognuno di noi dovrebbe mangiare soltanto i frutti del proprio orto, da lui curato e coltivato, ma poiché oggi per la maggior parte di noi questo non è possibile, la nostra attenzione dovrebbe ricadere sulla scelta della persona che prepara il cibo, che assume un ruolo di fondamentale importanza. Il cuoco lavora la materia, ne estrae l’essenza stessa e con essa alimenta il fuoco digestivo della persona. Il cuoco ha il potere di migliorare le qualità di quasi tutti i cibi, ma il loro effetto dipende in ultima domanda dalle capacità digestive del singolo individuo.

Il processo digestivo dell’individuo è costituito da tre stadi principali: uno stadio “crudo”, nello stomaco, uno di “cottura” nell’intestino tenue, ed uno di “cottura completata” nel colon. Nella fase “cruda” il cibo è impuro e potenzialmente velenoso; ma una volta completamente cotto dal fuoco digestivo diventa puro e pronto per essere assimilato dall’organismo.

Le qualità intrinseche del cibo agiscono direttamente sul fuoco digestivo dell’individuo: gli alimenti caldi accrescono il fuoco a disposizione dell’organismo, mentre gli alimenti freddi lo smorzano (in genere le sostanze acide, salate e piccanti sono calde, mentre quelle dolci, amare ed astringenti sono fredde).

La scelta del cibo, in grado di fornire un equilibrato apporto di sostanze all’organismo, dovrebbe basarsi sulla valutazione di fattori fondamentali, quali le qualità intrinseche dell’alimento, la sua preparazione, la sua associazione con altri cibi, la quantità, il clima, la stagione, le regole dell’alimentazione e la persona.

Qualità intrinseche

In genere, gli alimenti crudi sono più pesanti di quelli cotti e quelli conservati sono più pesanti di quelli freschi.

Preparazione

Le qualità degli alimenti possono subire modifiche durante la preparazione. Il riso, che per sua natura è leggero, lo diventa ancora di più quando è arrostito in padella e diventa riso soffiato; al contrario, la farina di riso soffiato può essere resa più pesante, riducendola a palline e friggendola. Il latte diventa più leggero se riscaldato con l’aggiunta di spezie come lo zafferano, ed il riso diventa più pesante se cotto con il latte. Il miele, che è una sostanza con potenza calda, non dovrebbe mai essere cotto o semplicemente riscaldato, perché questi processi contribuiscono ad aumentarne il calore.

Il criterio base della cucina indiana è quello di prevenire i possibili effetti collaterali degli alimenti attraverso opportuni accorgimenti nella preparazione e nella cottura. Spesso il pesce è cucinato con i semi di finocchio o con il latte di noce di cocco, oppure condito con il succo di limone, per raffreddarlo e ridurre così le probabilità che aggravi pitta (calore corporeo). Normalmente, nella preparazione dei fagioli sono usati anche altri ingredienti, come l’olio, sostanze acide come il tamarindo, e spezie come lo zenzero e l’aglio, che prevengono possibili alterazioni della forza vata (aria).

Talvolta, le sostanze necessarie a neutralizzare l’effetto di un certo alimento si trovano in altre parti della stessa pianta; per esempio, il nocciolo, freddo ed amaro, del mango compensa il frutto, dolce e caldo.

In generale, devono essere evitati gli alimenti troppo cotti, troppo crudi, bruciati, di sapore cattivo, acerbi o troppo maturi, putrefatti, stantii o per altre ragioni disgustosi. Le spezie si dovrebbero sempre usare fresche. Come abbiamo detto, la refrigerazione, ed in generale, tutti i processi di conservazione, rendono gli alimenti più pesanti. I cibi avanzati vanno riscaldati, anche se è sempre preferibile evitare di mangiarli, e sono sconsigliate le pietanze fredde e l’acqua ghiacciata.

Deve essere scelto con cura anche il contenitore in cui sono conservati i cibi, per esempio, conservando l’acqua in un vaso di rame, come è usanza in molte parti dell’India, nel giro di quattro o sei ore sono eliminati tutti i batteri; analogo risultato s’ottiene utilizzando contenitori d’argento. Al contrario, si sconsiglia di cucinare e conservare i cibi in vaschette d’alluminio.

I cibi crudi sono più “vivi” di quelli cotti, il loro prana (energia vitale) resta più integro, ma spesso sono più difficili da digerire e possono provocare squilibri dell’organismo. Per esempio, molte brassicacee, fra cui la rapa, il cavolo, i semi di soia, contengono sostanze dette progoitrine che, in caso d’eccessivo consumo delle verdure crude, possono provocare una malattia detta “gozzo da cavolo”, che si può invece evitare cuocendo le verdure. Soltanto le persone dotate di un fuoco digestivo straordinariamente forte possono permettersi di adottare un regime alimentare a base di soli cibi crudi.

Associazioni alimentari

Il consumo associato di alcuni alimenti può ripercuotersi negativamente sull’equilibrio dei dosha e va evitato. E’ buona norma non mescolare i cibi crudi con quelli cotti nel corso dello stesso pasto, ne mangiare contemporaneamente pietanze fresche e pietanze avanzate.

Il latte ed il pesce non vanno mai mangiati insieme, né da crudi, né da cotti.

Non bisogna, inoltre, eccedere nell’associazione di cibi della stessa qualità, ad esempio proteine di diversa natura nello stesso pasto: uova con carne, carne e pesce, formaggi e carne, per non creare delle interferenze enzimatiche e dei valori diversi d’acidità dello stomaco che i vari gruppi di proteine richiedono. L’alcool, lo yogurt ed il miele hanno proprietà riscaldanti, pertanto non devono essere consumati in combinazione con altre sostanze calde.

In ogni caso molte associazioni alimentari che di norma andrebbero evitate, sono ammesse se la persona è dotata di un potente fuoco digestivo, se è giovane, se è particolarmente forte, se è abituata ad esse.

Quantità

L’Ayurveda rileva la capacità dello stomaco e la potenza del fuoco digestivo dell’individuo, pertanto un potente fuoco digestivo può sopportare qualunque “imprudenza” alimentare, al contrario di un fuoco digestivo debole. Comunque il principio della moderazione è alla base di una corretta alimentazione: per vivere sani, è necessario mangiare la quantità di cibo che il nostro stomaco è in grado di digerire subito e senza danni per la salute.

Ad ogni pasto, con la medicina ayurvedica, dovremmo riempire un terzo dello stomaco di cibi solidi ed un terzo di sostanze liquide, e lasciare il restante spazio vuoto per permettere il libero movimento dei dosha.

E’ opportuno non mangiare mai fino a sentirsi completamente sazi e appesantiti dal cibo. Bisognerebbe sempre alzarsi da tavola con la sensazione d’essere leggeri come se avessimo lasciato un po’ di posto per dell’altro cibo.

Clima e stagioni

In generale, è più opportuno mangiare alimenti con qualità antitetiche rispetto a quelle del clima e della stagione in corso. Alcune sostanze producono effetti diversi sull’organismo secondo il clima e la stagione in cui sono assunte; lo yogurt, per esempio, se consumato d’estate, tende ad incrementare pitta, riscaldando l’organismo, mentre in inverno le sue caratteristiche di pesantezza e viscosità favoriscono l’aumento di kapha (acqua), con l’effetto di raffreddare l’organismo, anche se lo yogurt in sé, secondo l’ayurveda, è “caldo”.

Regole d’alimentazione

– Mangiare cibi caldi per stimolare la digestione.

– Mangiare cibi oleosi, che attivano il fuoco digestivo e nutrono l’organismo.

– Mangiare in un posto tranquillo e congeniale, con tutti gli accessori necessari (tovaglia pulita, fiori, ecc.), da soli o in compagnia di persone affettuose per non deprimersi.

– Non mangiare in fretta né troppo lentamente, masticando a lungo in modo che l’enzima salivare (ptialina), preposto alla prima digestione delle sostanze amidacee, svolga al massimo la sua funzione, altrimenti l’amilasi pancreatica, dovrà essere secreto dal pancreas in misura maggiore, e di conseguenza aumenterà anche il lavoro dell’intestino.

– Non bere troppo durante i pasti poiché allunga il tempo di digestione e causa disordini nell’assimilazione.

– Leggere, guardar la televisione e parlare animosamente di affari durante i pasti toglie energia agli organi digestivi.

– Evitare di mangiare quando non si ha fame e di digiunare quando si è affamati.

– Astenersi dal cibo quando si è adirati, depressi o comunque turbati o immediatamente dopo aver svolto attività fisica.

– Distanziare il più possibile i pasti. Dalla digestione dipende la nostra vitalità, un sistema digestivo affaticato attenuerà le capacità intellettive, mentali e sensoriali.

– Non mangiare mai fino a sentirsi completamente sazi.

– Mangiare in posizione seduta e possibilmente rivolta verso est.

– Quando possibile assicurarsi che, durante il pasto, sia attiva la narice di destra che favorirà il processo digestivo.

– Non fare mai da mangiare soltanto per se stessi; il dono del cibo è il più grande di tutti. Un tempo, in India, era diffusa l’usanza di offrire cibo al fuoco della casa, ad una mucca, ad un corvo, ad un cane e ad uno sconosciuto prima di iniziare il pasto.

– Dopo il tramonto e, di sera, astenersi dal cibo nelle due ore che precedono il sonno.

La persona

Il semplice fatto di imparare a gestire la nostra alimentazione ci permette di acquisire la disciplina necessaria a governare molti altri aspetti della nostra vita, perché noi siamo quello che mangiamo: in altre parole, il cibo contribuisce a formare la nostra coscienza. I digiuni saltuari permettono al nostro organismo di purificarsi e all’apparato digerente di riposarsi, riconducono alla normalità il senso del gusto all’interno della bocca e l’affinano, e ci stimolano ad assumere un atteggiamento più rispettoso verso l’atto del mangiare. In India è costume digiunare due volte il mese; in genere, l’Ayurveda disapprova digiuni più prolungati, in quanto provocano la degenerazione dei tessuti dell’organismo e la perdita di coesione fra il corpo e la mente. Se assumiamo regolarmente una certa sostanza, il nostro organismo impara a far fronte ai suoi effetti negativi; in realtà, questi continuano a manifestarsi, ma in maniera meno acuta: s’accumulano nell’organismo e aspettano l’occasione per esprimersi.

Chiunque fumi o beva sostanze alcoliche ricorderà probabilmente la violenta reazione del suo organismo alla prima esperienza, reazione che si è attenuata nei giorni successivi, quando l’organismo si riorganizza, creando un nuovo equilibrio metabolico basato sull’ingestione sistematica delle sostanze in questione, e accumulandone i veleni in una specie di magazzino, dove essi esplicano il loro effetto provocando l’insorgenza di malattie croniche; la capacità di adattamento dell’organismo è tale che, quando l’assunzione dei veleni è bruscamente sospesa, reagisce manifestando un grave disagio. L’alcool e il tabacco sono un esempio significativo di quello che avviene nel nostro corpo e nella nostra mente quando ci abituiamo o diventiamo dediti a qualche sostanza. Il cibo stesso rappresenta una forma d’assuefazione: molte persone vedono in esso una droga, un aiuto, un surrogato dell’amore, insomma lo scambiano per qualcosa che non è. I digiuni saltuari ci aiutano anche a tenere sotto controllo la nostra dipendenza dagli alimenti. In ogni caso, colui che dimostri dipendenza dal cibo, ha il dovere verso se stesso di mangiare solo prodotti sani.

Qualità degli alimenti

Passiamo ora a considerare le qualità specifiche d’alcuni degli alimenti che più comunemente sono presenti sulla nostra tavola.

La voce principale nell’alimentazione di una persona media dovrebbe essere rappresentata da un prodotto cerealicolo. Il tipico pasto indiano, come quello di molte altre culture tradizionali, consiste in un’abbondante porzione di un prodotto cerealicolo servita insieme ad una porzione più piccola di legumi, alla carne ,alle verdure e ad altre sostanze facoltative usate come condimenti per esaltare i gusti e le qualità dei cereali. Pane, pasta, riso, avena, orzo, mais, miglio, e gli altri cereali integrali o semi integrali, mantengono pulito l’organismo per la loro alta percentuale di fibre vegetali che non sono assorbite, nutrono l’organismo con la loro ricchezza d’amidi, oli, proteine vegetali e minerali. Tonificano il sistema nervoso, in quanto ricchi di vitamine del complesso B.

– I CEREALI

Il riso

Il riso è il cereale più usato nella cucina indiana, ha un gusto dolce, è leggero e allo stesso tempo molto nutriente; è un ottimo rimedio negli eccessi di pitta e può svolgere una leggera azione stimolante su vata.

Adatto soprattutto durante le convalescenze e nei casi d’infiammazioni intestinali.

Il riso integrale è quattro volte più ricco di calcio, ferro e zinco e il doppio di fosforo e rame.

Il grano

Il grano è dolce, rinfrescante, pesante e untuoso. Adatto per kapha, crea invece squilibrio in vata e pitta. Tonificante del sistema nervoso, rivitalizzante. E’ molto nutriente ed è il più digeribile di tutti i cereali. Ottimo per chi ha bisogno di aumentare la massa muscolare o il peso. E’ molto equilibrante, se è servito con un legume secco come i ceci, oppure, con qualcosa di freddo e umido come il formaggio. Le persone allergiche al grano e ad altri cereali dovrebbero assolutamente evitare di mangiarli. Talvolta queste forme d’ipersensibilità possono essere curate e, i cibi che prima creavano difficoltà, introdotti nuovamente.

Il granturco (Mais)

Il granoturco è un cereale leggero, secco con un gusto dolce e astringente. Queste caratteristiche lo rendono adatto a kapha mentre se viene lessato o cotto al forno può alterare pitta e vata. E’ un cereale molto nutritivo, ricostituente ed energetico, contiene sali minerali, vitamine e carboidrati.

Viene usato per calmare le irritazioni alla vescica e come coadiuvante nel trattamento dei calcoli ai reni.

L’orzo

Le sue qualità principali sono la freschezza, la leggerezza e la secchezza. Ha proprietà ricostituenti, digestive ed emollienti. E’ diuretico e lassativo quindi è molto benefico per kapha e per le affezioni di natura pitta. E’ un buon rimedio per i problemi di costipazione e per i disturbi d’assimilazione. Può anche guarire casi di diarrea con muco.

Inoltre, se è condito con erbe medicinali quali il calamo ed il finocchio, allevia notevolmente Vata. L’infuso d’orzo si rivela prezioso per far scendere la febbre e per calmare le infiammazioni dell’apparato urinario. Dalla semenza si ricava la semola e i fiocchi d’orzo; con le criossidi tostate e macinate si prepara un caffè nutriente e non eccitante.

Il grano saraceno, la segale e il miglio

Sono tutti cereali caldi, secchi e leggeri. La segale e il miglio, per le loro proprietà equilibranti, sono ideali per kapha. La segale è un tonico della circolazione, mentre il miglio ha proprietà rivitalizzanti, è particolarmente indicato per problemi di stomaco, milza, pancreas ed è di facile digeribilità, ideale per gli organismi indeboliti, negli stati di affaticamento intellettuale e nella perdita dei capelli. E’ interessante notare che la segale ed il grano saraceno vengono di solito cucinati assieme al grano. In tal modo le qualità di freddezza e umidità tipiche del grano, si bilanciano con quelle opposte dei cereali.

Questa combinazione è molto utile a pitta e a vata. Le tagliatelle di grano saraceno (soba) sono particolarmente preziose per kapha, così, anche questa tipologia di persone, può godere del piacere di mangiarsi un regolare piatto di pasta. Anche i crackers di segale sono molto adatti per kapha e si possono trovare, assieme alle tagliatelle di soba, nei negozi di prodotti naturali e macrobiotici. Il grano saraceno contiene un altissima percentuale di fibra, ed è quindi molto idoneo per tutte le persone che hanno problemi di intestino pigro.

L’avena e la crusca

L’avena è dolce, pesante, umida e leggermente astringente, molto indicata per l’apparato osteo-muscolare. Cotta in acqua equilibra vata e pitta mentre tostata è adatta anche a kapha.

La crusca d’avena, per la sua ricchezza di fibre è molto indicata per abbassare il livello di colesterolo.

Equilibrante per le persone kapha, neutra per pitta, mentre per quelle vata è preferibile cuocerla nell’acqua. I cibi grezzi e secchi come la crusca d’avena vengono grandemente considerati dall’Ayurveda come mezzo per bilanciare gli effetti negativi che arreca un consumo eccessivo di cibi pesanti e dolci come la carne , il formaggio e i dolci. La crusca è aggiunta alle focacce o al pane per renderli più leggeri e per incrementare l’apporto di fibre.

– I LEGUMI

Nell’Ayurveda i legumi vengono utilizzati per purificare l’organismo e per dargli struttura; essi contengono pochi grassi e sono ricchi di fibra e forniscono una grande quantità di proteine, di ferro, di vitamine del gruppo B e sali minerali. Alcuni legumi, come i fagioli, possono essere poco digeribili: una persona normale di solito può tollerare i legumi non più di 3 o 4 volte alla settimana.

In linea di massima una buona tollerabilità dei legumi dipende da un’adeguata preparazione, dall’essere abituati fin da piccoli a mangiarli, dall’abilità ad individuare le specie che producono in noi minor gas intestinale e dall’efficienza del nostro Agni (fuoco digestivo).

I ceci, le lenticchie e i piselli

Possiedono tutti le medesime caratteristiche di freschezza e leggerezza, sono astringenti e hanno un sapore dolce. Sono di grande beneficio per pitta e per kapha poiché asciugano l’organismo. Per tanto sono controindicati per chi possiede molta energia vata. Le lenticchie , sono particolarmente disidratanti e hanno il più alto contenuto proteico rispetto agli altri legumi. Le lenticchie nere sono ricostituenti e particolarmente adatte per vata. Per digerirle meglio sarebbe opportuno condirle col cumino e l’assafetida.

I piselli sono da preferirsi freschi. Alleviano sia pitta che kapha. Per i tipi vata è meglio cucinarli ben speziati. I ceci sono molto popolari in Medio Oriente, così come in India, dove sono noti come ceci del Bengala. Sono conosciuti anche con il nome di “garbanzo”. Ricchi di proteine , sono molto nutrienti e abbassano l’energia Pitta. La farina di ceci viene detta basin e, oltre che come cibo, viene utilizzata per pulire la pelle. Mischiata con la farina di frumento, viene usata per fare un ottimo pane.

I fagioli

I fagioli sono dolci e astringenti hanno un effetto lassativo, alleviano l’umore Pitta e accrescono Vata e Kapha.

I fagioli mung sono molto diffusi in India e altamente considerati nell’Ayurveda perché sono più leggeri e digeribili di quelli nostrani; sono ricostituenti e purificanti, per questo vengono largamente utilizzati per scopi curativi. I fagioli mung sono inoltre leggeri e rinfrescanti e quindi molto adatti per pitta. Conditi con spezie riscaldanti come il pepe nero, il cumino, i semi di senape e lo zenzero sono indicati anche a Vata e Kapha.

I fagioli di soya sono dolci e rinfrescanti e hanno le stesse proprietà dei normali fagioli. Sono originari della Cina, dove il loro valore è riconosciuto da anni. Contengono un elevata quantità di aminoacidi e quindi possono fornire, da soli, proteine di prima classe. Si possono cuocere freschi, secchi per gli stufati, germogliati per le insalate, oppure trasformati in formaggio (tofu), in pasta e in salsa, in latte e possono diventare un valido sostituto della carne.

Il tofu (formaggio di soya) è molto indicato per le persone di costituzione pitta e vata. E’ fresco, pesante ed oleoso perciò molto digeribile. Oltre alle proteine, è ricchissimo anche di ferro, calcio e vitamine B, è privo di colesterolo. E’ un ingrediente molto versatile, sia marinato, sia soffritto o sminuzzato in salse e condimenti, lo si può aggiungere alle minestre e addirittura nei budini

La soya ristrutturata ( granulare , spezzatino o bistecche) risulta essere una valida integrazione proteica priva di grassi.

– LE VERDURE

Le verdure sono ricche di vitamine e contengono pochissime calorie, nutrono senza appesantire il corpo. Preparate adeguatamente si combinano con la maggior parte dei cibi, comprese le proteine, i cereali e i grassi. Esse possono essere impiegate in molti modi per curare.

L’asparago è una delle poche verdure che può essere consumato da tutti i dosha, senza creare squilibri. E’ leggero, umido, dolce ed astringente; ideale per le tipologie pitta, dona stabilità alle vata e alleggerisce e stimola quelle kapha. Ha un effetto leggermente lassativo, tonico, afrodisiaco, sedativo; calma il sistema nervoso e cardiaco.

IL cetriolo è dolce, pesante e rinfrescante, diuretico e contribuisce ad attenuare l’ebbrezza alcolica, applicato sulla pelle svolge un’azione astringente.

La zucca e le zucchine appartengono alla famiglia delle cucurbitacee estive, sono dolci, calde e pesanti e hanno proprietà corroboranti. Consigliate a vata.

La melanzana

Ne esistono due qualità: la prima, caratterizzata dai frutti grandi e molto diffusa in Occidente, è rinfrescante, difficile da digerire, è diuretica e lassativa, aumenta kapha e mitiga vata e pitta.

La seconda, di dimensioni minori, è amara, aspra, leggera da digerire, rafforza il fuoco digestivo ed aumenta pitta.

I peperoni sono dolci, leggeri, oleosi e riscaldanti. Alleviano kapha e cotti sono tollerati anche da vata mentre, a causa del loro gusto amaro e pungente, aggravano il dosha pitta.

Le carote hanno un gusto dolce, amaro, sono astringenti e rinfrescanti. Purificano il sangue e tonificano i reni. Vengono consigliate a vata e kapha mentre a pitta se ne consiglia un consumo moderato o di condirle con alimenti rinfrescanti come il prezzemolo, il cetriolo o la lattuga. Le carote ridonano vitalità al cuore e al fegato e vengono raccomandate a chi soffre di emorroidi o di disturbi allo stomaco.

Le barbabietole addolciscono e riscaldano, idratano e alleviano l’anemia. Il loro succo è particolarmente terapeutico per il fegato e per alleviare pitta, al contrario, un eccesso di questo ortaggio ne accresce il fuoco. Sono ottime per vata e kapha. In Ayurveda ,vengono impiegate per curare i disordini uterini, la stitichezza e le emorroidi.

L’aglio è un toccasana per il corpo, ma crea rigidità mentale e fa aumentare tamas (l’inerzia e la pigrizia mentali). Molte persone spirituali, sostengono che l’aglio è rajasico (qualità dell’attività) e quindi, inibisce la crescita spirituale.

Secondo l’ayurveda, l’aglio mitiga il principio vata, kapha e fa aumentare pitta. E’ pesante e afrodisiaco, facilita la digestione, è un antireumatico, e viene impiegato nella cura della tosse e della bronchite, facilita la circolazione e diminuisce il tasso di colesterolo nel sangue.

La cipolla. Charaka, sostiene che la cipolla favorisce l’energia kapha e cura vata, ma non pitta; le persone che rientrano in questa categoria dovrebbero cuocerle e mangiarne sempre quantità modeste. Bisogna precisare, però, che la cipolla produce effetti diversi a seconda della varietà: quella bianca e dorata, a differenza di quella rossa, è meno calda e aggrava meno pitta. La cipolla è un ortaggio pesante, dal sapore pungente con proprietà corroboranti; stimola il cuore e la secrezione della bile, abbassa il livello di zuccheri nel sangue e riduce i gas intestinali ed è anche un noto afrodisiaco.

Il cavolo è una verdura energetica ma pesante da digerire. A causa della sua freddezza è sconsigliata alle persone di costituzione vata mentre è benefico per gli individui pitta e kapha.Il cavolo svolge un azione preventiva per il cancro.

Il cavolfiore è pesante da digerire e aumenta l’energia pitta.Viene classificato tra i cibi caldi, regola l’eccesso di forza kapha e vata. Si consiglia di cuocerlo molto e speziarlo con aglio e zenzero. Alla famiglia del cavolo appartengono anche i cavolini di Bruxelles, che possiedono le medesime proprietà, e i broccoli che sono molto ricchi di vitamine A e C.

Il carciofo è tridoshico (benefico per tutti e 3 i principi), quasi come l’asparago. Come quest’ultimo, è fresco, leggero, umido, stringente e dolce.

L’abelmosco è conosciuto anche con il nome di gombo, viene usato soprattutto in India poiché cresce meglio a temperature tropicali. Allevia l’energia pitta in eccesso, ha un effetto neutro su kapha e accresce in modo irrilevante Vata. Agisce come antinfiammatorio in caso di cistite, mal di gola, bronchite, febbre e in caso di infiammazioni intestinali. Aggiunto a minestre e sformati conferisce loro densità e consistenza.

Il pomodoro è dolce e aspro, riscaldante e acido; nonostante sia ricchissimo di vitamine aumenta tutti e tre i dosha. Le persone vata di solito trovano aggravanti la buccia ed i semi e possono, quindi, mangiare li pomodoro come salsa o succo in quantità modeste.

Gli spinaci sono ricchissimi di ferro e di sali minerali. In senso ayurvedico sono freddi, quindi possono diminuire l’energie pitta e kapha. Ottimi combinati con le patate, se causano gonfiore si possono cucinare con i fagioli di soya o i ceci.

La patata è originaria del Sud America, è energetica e ricca di sali minerali e di vitamine. Le patate, devono, però, essere mangiate con discriminazione perché, essendo difficili da digerire, possono aumentare tutte e tre l’energie kapha, vata e pitta. Quindi bisogna evitare di combinarle ad altri cibi pesanti. Un sistema per renderle più leggere è quello di bollirle con la buccia, poi arrostirle leggermente e mangiarle con un po’ di burro o ghi.

I fagiolini verdi, detti anche fagiolini francesi, aumentano il principio vata e diminuiscono il pitta e il kapha. Andrebbero preparati con lo zenzero o l’aglio e serviti con le patate.

– LA FRUTTA

La frutta, per far sì che non crei fermentazione intestinale, è preferibile non associarla ad altri alimenti ed assumerla, quindi, lontano dai pasti. Se è possibile è meglio scegliere sempre frutta di stagione, matura e proveniente da coltivazioni biologiche. Un frutto può costituire una merenda sana e genuina. Per chi ha problemi intestinali si consiglia di bere succhi di frutta centrifugati. Essa è tra i cibi più purificanti e preziosi. La frutta matura e non inquinata è utilissima per eliminare aam (tossine) dallo stomaco.

La banana in India ha la fama di favorire la fecondità, per questo motivo viene usata per decorare le sale in cui si celebrano i matrimoni. Essa viene anche usata per combattere la stitichezza e la dissenteria. Matura, può essere servita al naturale ad una persona vata, per pitta la si può preparare con un po’ di curcuma e per kapha con un pizzico di zenzero.

La mela ha un sapore dolce e astringente, ben tollerata dalle persone pitta e kapha; cruda tende ad aumentare l’energia vata. Il succo conferisce luminosità al corpo e viene usato per calmare la diarrea. Ricca di ferro, la mela è anche un ottimo tonico.

Il mango in India è considerato il Re della frutta. La leggenda ne dipinge il fiore come freccia di Cupido e il frutto, a forma di mammella femminile, sembra fornisca un succo afrodisiaco e gustosissimo. Il frutto maturo è equilibrante per tutti e tre i dosha, svolge un’azione diuretica e lassativa. E’ molto nutriente e rigenerante per la gola e l’intestino; ricco di vitamina A e C.

La pera è secca, pesante e fresca. Ideale per le persone pitta e kapha, risulta difficile da digerire per le Vata. Possiede proprietà diuretiche, toniche, corroboranti e molto indicata nelle malattie cardiovascolari. Elimina le sensazioni di bruciore allo stomaco.

La pesca è pesante dolce e gustosa, equilibrante per le persone vata e ben tollerata, con moderazione, da quelle pitta. E’ molto digeribile e rinvigorisce l’organismo.

L’ananas è molto energetico e dissetante; diminuisce l’energia vata ed aumenta kapha. E’ digestivo e lassativo. Il frutto fresco ha qualità antibiotiche e antiparassitarie.

L’arancia è un frutto dolce, leggermente acido e pesante, e’ ricca di vitamine e sali minerali. Svolge un’azione stimolante e favorisce l’apprezzamento dei cibi, è pesante da digerire, cura Vata e aumenta leggermente Pitta.

L’anguria è pesante e fredda. Allevia l’energia Pitta e Kapha ed aumenta quella Vata.

– I LATTICINI

Il latte e la panna possiedono grandi virtù nutritive, eppure si rivelano gli alimenti più incompatibili rispetto a tutti gi altri cibi e pertanto è preferibile assumerli da soli, evitando di associarli ad altre sostanze. Essi diventano particolarmente tossici in combinazione con: banana, zucca, zucchini, sale, olio, carni, rafano, radicchio e ravanelli. Per far sì che il latte possa svolgere un’azione benefica bisogna assumerlo neutro. Solo nella prima infanzia è consentito aggiungervi dolcificante.

Le sostanze zuccherine combinate al latte, infatti, accelerano la formazione delle carie.

In più, il latte intero non dovrebbe mai essere riscaldato fino a portarlo all’ebollizione.

Se il latte, vaccino o non, provoca regolarmente gonfiore o colite, va eliminato senza indugio, soprattutto se la persona è adulta.

In genere, i latticini e i carboidrati possono indurre intolleranze ed allergie. Queste predisposizioni si rivelano spesso dalla bramosia evidente di certi soggetti per una certa categoria di cibi. Si è osservato che, quasi sempre, sospendendo l’assunzione di tutta la categoria del cibo sospetto, almeno per un mese, il muco diminuisce o addirittura scompare lasciando una sensazione di maggior energia.

Il burro

Il burro è ricco di grassi saturi e per questo non dovrebbe essere consumato in eccesso.

In India, il burro viene prodotto agitando nelle zangole il latte intero fermentato. Viene poi, privato di tutte le impurità attraverso la bollitura e diviene quindi ghi. La margarina è fredda e difficile da digerire e poco consigliata dal punto di vista nutrizionale e della qualità. Spesso è presentata come l’alternativa più salutare al burro, in realtà molte margarine sono altamente raffinate e contengono additivi. In commercio si trovano anche “ vere” margarine ma il loro costo supera del triplo quelle comuni.

Il ghi

E’ dolce, fresco, leggero e oleoso, altamente considerato nella terapia Ayurvedica come ringiovanente, rafforzante della memoria e dell’intelligenza, del fuoco digestivo e dell’energia vitale. E’ notevolmente ricostituente per Vata e Pitta, invece per Kapha si consiglia un consumo moderato. E’ molto più leggero del burro e aiuta l’assorbimento degli elementi nutritivi presenti negli altri cibi.

Lo yogurt

E’ un alimento ricco di fermenti lattici utili per ristabilire un sano equilibrio batterico nell’intestino.

Stimola l’appetito e la digestione. E’ nutriente , afrodisiaco e aumenta l’untuosità. Per le sue caratteristiche di dolcezza, acidità e calore risulta altamente curativo per l’energia Vata al contrario Pitta e Kapha si aggravano. E’ molto valido per l’inappetenza, le affezioni urinarie e come calmante del tratto digerente e per la dissenteria. Sconsigliato vivamente quello in commercio e non fatto in casa.

I formaggi

I formaggi a pasta dura sono molto difficili da digerire, troppo salati e grassi per Pitta e Kapha, quindi se ne consiglia un uso saltuario e integrato da spezie fresche, riscaldanti, come il basilico e il pepe nero. I formaggi freschi sono meno calorici poiché possiedono un elevato contenuto di acqua.

– LE UOVA

Le uova aumentano il dosha Pitta e diminuiscono il Vata. Sono energetiche e afrodisiache. Secondo la prospettiva ayurvedica, esse possiedono qualità calde, pesanti ed oleose, che le rendono in qualche modo difficili da digerire. Questo effetto è causato soprattutto dal tuorlo, l’albume invece è assai fresco leggero e molto energetico; fonte di proteine per le persone Pitta e Kapha. Le uova si possono cucinare in moltissimi modi: alla coque, bollendole tre minuti; in “camicia”, in tegamino di teflon senza condimento, due chiare d’uovo possono sostituire un uovo intero nella maggior parte delle ricette. Le uova fritte sono particolarmente indigeste e si consiglia di evitarle.

– LA CARNE E IL PESCE

L’Ayurveda è una forma di cura prevalentemente vegetariana, eppure, originariamente concepiva anche l’uso della carne che veniva trovata nel suo ambiente naturale; le bestie venivano uccise con mezzi non velenosi come le frecce.

I saggi, comunque, sconsigliavano qualunque azione violenta per favorire la longevità e un ojas (energia vitale) abbondante, fattori più importanti di qualsiasi tipo di cibo o di pianta. Secondo gli antichi maestri il cibo procacciato con violenza tende a generare violenza anche nella coscienza di chi lo mangia.

L’abuso di carne è controindicata per la mente poiché ne stimola la iperattività e ne favorisce la rigidità. Oltre a ciò, la produzione di 500 grammi di proteine animali comporta un consumo di risorse naturali pari a dieci volte quelle necessarie per produrre 500 grammi di proteine vegetali.

L’individuo adulto ha bisogno di circa 1 grammo di proteine per ogni kg di peso corporeo al giorno per reintegrare le perdite tessutarie. La quantità in eccesso provoca la sintesi di scorie azotate che causano una progressiva intossicazione, danneggiando soprattutto il fegato e i reni.

Tutto questo non significa che della buona carne sia inadatta al nostro apparato digerente, ma l’uomo della società tecnologizzata non possiede in media una quantità ottimale di enzimi sia nel tubo digerente che all’interno del corpo (dato ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità).

L’Ayurveda è stata influenzata da questa concezione buddista e vedantica, limitando l’impiego di prodotti di derivazione animale , fatta eccezione, per quelli che si ottengono senza abbattere o mutilare gli stessi, come il miele, il latte, il ghi o le corna di cervo.

Fra tutti i tipi di carne, quella di gallo possiede le maggiori proprietà corroboranti per l’organismo.

Ciò nonostante, sarebbe meglio abituarsi ad un modesto consumo di carne fatta eccezione per chi svolge un’eccessiva attività fisica tenendo conto che, in questo caso, è preferibile scegliere tra quelle più digeribili come quella di cervo, di capra e di pollo e assumerla possibilmente sotto forma di brodo o minestra, invece che come bistecca. Inoltre è sconsigliato mangiare la carne di animali deperiti, troppo grassi, troppo vecchi o troppo giovani come il vitello.

La carne di pesce è dolce, pesante, untuosa, calda, afrodisiaca e corroborante; molto adatta per Vata ma non per Pitta e Kapha.

– LE SPEZIE

Le spezie sono erbe medicinali utilizzate per modificare le qualità degli alimenti, per renderli maggiormente digeribili e ridurne gli eventuali effetti negativi. Una cucina senza spezie è solitamente una cucina povera di nutrimento, perché i diversi alimenti non hanno la possibilità di rendere armoniche le proprie energie primarie preponderanti.

L’alloro è pungente, dolce e caldo. Diminuisce i principi Vata e Kapha e accresce Pitta. Mescolato con cannella e cardamomo è un ottimo rimedio per i problemi respiratori. Ottimo per aiutare la digestione ed espellere i gas intestinali, è anche un valido aiuto in tutte le malattie da raffreddamento. Preso in infuso combatte l’idropisia.

L’aneto ha un gusto amaro, pungente e caldo. Utile per alleviare i gas intestinali, le coliche e il singhiozzo. Somministrato assieme al fieno greco, è un rimedio efficace contro la diarrea. L’aneto, come l’anice e il finocchio, stimola la secrezione del latte nelle donne e lo rende più digeribile per il neonato.

Il basilico è antisettico, antispasmodico, tonico per il sistema nervoso e febbrifugo. Decongestiona le mucose ed è efficace nel combattere quasi tutte le malattie da raffreddamento. Ottimo nella cura degli stati depressivi.

La cannella regola il Vata e il Kapha in eccesso, ma aumenta Pitta. Ha effetti espettoranti, carminativi e stimolanti. Decongestionante delle mucose, costituisce un valido aiuto nelle malattie da raffreddamento e nei problemi di digestione.

Il cardamomo, nonostante abbia sapore dolce e pungente, non provoca un incremento di Pitta, aumenta invece il tejas e l’ojas, le forme pure dell’elemento fuoco. Questa spezia abbassa il livello di tutti e tre i dosha e previene il decadimento dell’organismo, ritarda l’invecchiamento e rivitalizza gli organi. Preso dopo i pasti ha un effetto digestivo, allevia i gonfiori addominali, le emorroidi, i disturbi urinari, la debolezza cardiaca, la tosse, l’asma e il deperimento.

Il carvi è pungente, caldo e acido. Ha la funzione di regolare Vata e Kapha, ma tende ad accrescere Pitta. Ha un effetto curativo per i disturbi digestivi, come le coliche o l’eccessiva produzione di gas. I semi masticati incrementano il fuoco digestivo.

Il cinnamomo ha sapore pungente, dolce e amaro, per queste sue proprietà regola sia Vata che Kapha. Esercita su Pitta un’azione meno forte dello zenzero. L’olio estratto dai suoi semi viene indicato per alleviare il mal di denti, la cefalea e l’impotenza.

Il coriandolo è astringente, rinfrescante e dolce . Il frutto viene usato per stimolare l’appetito e mitigare le eccedenze di Vata e Kapha e per la cura delle infezioni urinarie. Il coriandolo è un ottimo rimedio per eliminare l’eccesso di calore dall’organismo. Purifica le vie urinarie eliminando la sensazione di bruciore e combattendo la cistite. Conferisce luminosità ed elasticità alla pelle.

Il cumino è pungente, leggermente caldo e amaro. Regola sia Vata che Kapha, senza aggravare la forza Pitta. Ha un effetto digestivo e, poiché ricchissimo di vitamine e sali minerali, è ottimo per curare debolezza e stanchezza.

La curcuma è amara, astringente e pungente. Purifica il corpo e la mente, ha un azione antisettica, applicata sulle ferite ne rallenta l’emorragia, applicata come pasta guarisce i traumi per puntare d’insetti, contusioni e morsi d’animali. Sotto forma di collirio viene usata nella cura della congiuntivite. Possiede , inoltre, virtù antibiotiche ideali per proteggere la flora batterica e stimolare la secrezione della bile.

Il finocchio è dolce, pungente, amaro e leggermente rinfrescante. Previene la formazione dei gas durante la digestione e dei calcoli biliari. Stimola la secrezione del latte nelle puerpere, la sua azione estrogenica attenua la tensione premestruale e regolarizza il ciclo, è un ottimo decongestionate e attenuante della tosse.

La noce moscata è pungente, amara, astringente e calda; abbassa il principio Vata e quello Kapha, mentre aumenta Pitta. Viene usata nel trattamento dell’incontinenza urinaria e per alleviare la dissenteria.

Il pepe nero è il frutto della pianta Piper nigrum, raccolto prima della maturazione e lasciato seccare al sole, mentre quello bianco è il medesimo frutto raccolto maturo; entrambe le varietà sono pungenti e calde. Le bacche del pepe verde, invece, vengono raccolte acerbe ma non vengono fatte essiccare. La polvere di pepe nero è molto utile per regolare gli eccessi di Vata e di Kapha e aumentare il Pitta. Essa stimola la digestione, combatte la flatulenza, la perdita di appetito e rafforza il sistema immunitario.

Il peperoncino è caldo e pungente, abbassa il livello di Kapha e aumenta quello di Pitta. Se viene mangiato nella stagione calda, esso svolge un’azione diaforetica e contribuisce a tenere fresco il corpo, ma un consumo abituale di peperoncino finisce per surriscaldare l’organismo. La polvere viene anche usata, in quantità moderate, nei casi di diarrea acuta, di colera, di emorragia intestinale e uterina.

Il prezzemolo è diuretico e carminativo, lassativo e antispasmodico. Riduce l’acqua nel corpo e stimola la circolazione. Ottimo nelle mestruazioni dolorose, per la sciatica, la lombaggine e la litiasi biliare e renale.

La senape viene usata in semi per condire l’insalata e le verdure. Svolge un’azione regolante su Vata e su Kapha, ma incrementa Pitta.

Lo zafferano è pungente, amaro e dolce e regola e compensa tutti e tre i dosha. Viene usato soprattutto nei disturbi dell’apparato riproduttivo, per regolare il ciclo mestruale, alleviare la dismenorrea, la tensione premestruale e favorire la fecondità. Combatte l’indigestione, la dissenteria e l’asma. E’ anche un buon tonico del sistema nervoso e uno stimolante della circolazione.

Lo zenzero stimola l’appetito e la digestione. Regola il Vata e il Kapha in eccesso. Ottimo per combattere tutte le malattie da raffreddamento, i dolori, i crampi e le coliche addominali, l’indigestione e il vomito. E’ un valido aiuto nei casi di asma, di artrite e nei dolori muscolari.