A 3846 metri d’altezza, inseriti nel paesaggio di un altipiano desertico delle Ande, sono situati i resti di un antico impero preincaico, avvolto da leggende e misteri, probabilmente uno dei siti archeologici più controversi del mondo.
Guardando i monumenti di Tiahuanaco, si rimane impressionati dalla perfezione e dalla maestosità di queste costruzioni monolitiche che da migliaia di anni resistono soicamente al vento e al gelo. Ci si chiede perchè nessuna delle statue, nessuno dei disegni sulle ceramiche ritrovate, mostri un viso sorridente. Le espressioni sono cupe, gli sguardi desolati, chiusi. Gli archeologi concordano sul fatto che i monoliti di Tiahuanaco sono stati creati da una stessa cultura nel periodo intorno al 1200 a.C., ma le loro opinioni si dividono quando si tratta delle origini di questa cultura. La nascita di questo impero probabilmente ha inizio in un villaggio, intorno al 1200 a.C.. L’economia era basata sull’agricoltura con irrigazione naturale. Vista la vicinanza del lago Titicaca, la gente oltre che di tuberi si nutriva anche di pesce. I resti di case ritrovati erano costituiti di mattoni di argilla, simili a quelli usati ancora oggi dalle popolazioni locali, con sentieri di pietra che collegano le varie abitazioni.
Già in questa prima fase si sviluppò un particolare tipo di ceramica,di fondo senape con incisioni e motivi tracciati in rosso, grigio e bianco. In quell’epoca incominciò anche la lavorazione del metallo, in particolare il rame. I defunti venivano tumulati in buche circolari, accompagnati da effetti personali e oggetti funerari. Già in quel periodo mostravano una deformazione artificiale del cranio. Il salto di qualità da villaggio a città avvenne nel I secolo d.C.,con l’uso dei canali di irrigazione artificiale, che aumentarono la produzione agricola, creando la ricchezza necessaria per poter realizzare opere architettoniche sempre più importanti. Gli artigiani,prima costretti a lavorare anche i campi, si dedicarono così solo allo sviluppo tecnologico. Iniziò così l’era classica. I monumenti di andesite vulcanica, materiale preferito degli scultori tiahuanaco, vennero abbelliti. L’andesite proveniva da Copacabana, sulle rive del Titicaca, prima con barche, poi via terra.
Nacquero altre città intorno a Tiahuanaco, e con esse i primi scontri con i vicini. I guerrieri tiahuanaco si coprono la testa con la pelle di puma o giaguaro, col desiderio di acquisire l’agilità e la ferocia di questi felini. Sculture di varie misure ci mostrano questi uomini puma, con le teste di nemici uccisi appese alla cintura. Della spiritualità di questo popolo si sa pochissimo: troppo è andato distrutto nei secoli. Si presume adorassero le stesse divinità sopravvissute sulle Ande fino ad oggi. La più importante è Pacha Mama, la Madre Terra, poi le montagne, i riflessi dell’acqua, i raggi del sole e gli elementi metereologici. Tra le stele e le statue ritrovate alcune rappresentano divinità e sacerdoti sconosciuti. La figura centrale sulla Porta delSole è l’immagine di un viso piangente: certo non è il dio Inti, dio Sole degli Inca, che appare in epoca più tarda. Forse è Viracocha, il dio creatore, la cui immagine adorna molte immagini e piccole sculture. O forse è la maschera di un sacerdote che inventò il culto.
La stessa maschera appare in altri luoghi dell’impero, a San Pedro de Atacama in Chile, e Wari, in Perù. Questo culto della maschera potrebbe essere stato usato dai tiahuanaco per imporre poi agli altri popoli , anche il potere economico e politico. All’epoca classica seguì quella imperiale, di espansione. Siamo nel VII secolo d.C. e la città è abitata da 90.000 persone, con un’area di 600.000 kmq di estensione. L’impero si estende fino alla costa sul Pacifico a ovest, attraverso l’altipiano delle Ande, fino alle vallate subtropicali che toccano la foresta Amazzonica a est. Nascono nuovi centri amministrativi. Uno è Wari, che diviene rivale di Tiahuanaco, come Bisanzio lo divenne a suo tempo di Roma, e Cajamrca di Cuzco.
Il collasso di Tiahuanaco avviene in modo rapido, e per cause ignote.
Non abbiamo tracce di catastrofi naturali, nè di invasioni.Ma sovrappopolazione, raccolti disastrosi, lotte interne, decadenza, contrasti urbano rurali e guerre di sucessione possono essere le cause del declino. Al centro delle rovine troviamo una piramide, mai portata alla luce per mancanza di fondi. Nasconde l’enorme tempio Akapana, composto da sette terrazze e altrettante mura. Forse rappresenta il tentativo di ricreare una montagna, per gli andini dimora di dei. Fa parte più suggestica di Tiahuanaco è il tempio di Kalassasaya. E’ un tempio aperto, elevato su una enorme piattaforma. Fondamenta, mura, scalinate e arcate sono costituite da giganteschi blocchi monolitici. Kalassasaya fu probabilmente un osservatorio, poichè la sua costruzione segue delle linee astronomiche. Vi si trovano tre importanti opere: il monolito di Ponce, quello del sacerdote e la famosa Porta del Sole, arco massiccio tagliato da un unico pezzo di andesite. Gli intagli sulla facciata costituiscono l’espressione più elaborata dell’arte tiahuanaco.
Nel XVI secolo il missionario Diego de Alcobaso scrisse: “Su una piattaforma vidi una colonna di splendide statue, così reali da sembrare vive. Uomini e donne, alcuni in piedi, altri seduti in pose quotidiane. Alcune donne avevano bambini sulle ginocchia o sulle spalle.” Oggi la maggior parte di quelle statue purtroppo è scomparsa. Distrutte dallo zelo religioso dei preti spagnoli o rubato dai predatori archeologici.Un’altra affascinante costruzione è il tempio semi-sotterraneo, quadrangolare, escavato solo nel 1960. Nelle sue mura sono fissate dozzine di teste di pietra, che rappresentano probabilmente trofei di guerra. Nel suo centro si trovano alcuni monoliti, di cui uno “barbuto”. Un enigma per gli archeologi, perchè rappresenta una persona con barba folta, mentre è risaputo che agli indios non cresce la barba.
Fino ad oggi nessuno sa spiegare l’origine diquesto popolo, in grado di realizzare una metropoli, su un arido altipiano sterile. Forse la risposta verrà dalla esplorazione di un’altra città monolitica, oggi sommersa dalla acque del Titicaca, di fronte a Puerto Acosta. L’archeologo Arthur Posnansky, che studiò a Tiahuanaco per trent’anni, datò l’età della città con 12.000 anni. Una teoria coinvolge navigatori celtici (spiegando così la barba del monolito), giunti imponendosi agli indigeni. Altre teorie ancora più spinte, parlano di continenti scomparsi e di culture prediluviane. Ma finora nessuno è riuscito a strappare il segreto che si nasconde dietro queste pietre e dietro la maschera piangente, scolpita sulla Porta del Sole.