Abbiamo già parlato precedentemente della questione Cina-Taiwan-Usa, cercando di spiegare a grandi linee cosa sta accadendo e quali sono le origini dei problemi.
Come già detto, Taiwan è un nodo strategico fondamentale per gli Usa, che non hanno alcuna intenzione di lasciarla in mano cinese. Oggi, andremo ad analizzare la motivazione principale di questo atteggiamento statunitense e del perché Taiwan è così importante.
Ebbene, iniziamo subito col dire che Taiwan è senza dubbio la patria mondiale dei microchip.
La piccola isola ha deciso, ben trent’anni fa, di avviare una politica di sviluppo e produzione concentrata quasi esclusivamente sulla produzione e la progettazione di chip e microchip.
Questa decisione a dir poco profetica ha portato delle conseguenze inimmaginabili per la piccola isoletta al largo della Cina. Pensate che oggi il 70% delle fonderie e circa la metà degli impianti di assemblaggio e test di tutti i microchip del mondo si trovano a Taiwan, mentre la progettazione arriva a sfiorare il 20% su scala mondiale…
La Tsmc (Taiwan Semiconductor Manyfacturing Company) ad oggi gestisce oltre la metà del mercato globale di produzione di microchip.
Un prima assoluto che pone quindi la piccola isola come una vera e propria miniera d’oro per chi la controlla.
Oggigiorno, ogni cosa è praticamente controllata da un microchip: computer, telefoni, console, impianti vari, auto, armi… Tutte queste cose non potrebbero funzionare senza quei minuscoli oggettini.
E allora, forse, possiamo iniziare a capire meglio perché gli Usa siano così interessati a Taiwan. Se l’isola finisse in mani cinesi sarebbero quest’ultimi a prendere il controllo del mercato in questione, potendo di fatto fare il bello e il cattivo tempo in termini di produzione e commercio.
Una prospettiva che certamente spaventa molto la Casa Bianca che già vede la Cina come il suo principale nemico economico su scala globale.
Le ingerenze in questo senso esistono già e hanno provocato parecchi problemi. Per citarne una, nel 2020 Taiwan, dietro ordine americano, ha interrotto la produzione di alcuni componenti per l’azienda Huawey (che è cinese).
Nei prossimi anni, inoltre, la Tsmc ha dichiarato di voler fare enormi investimenti proprio negli Usa, portandovi fabbriche e capitali.
Ma può questo portare ad una guerra? A questo punto la domanda è lecita.
Certamente le ingerenze americane non piacciono per nulla alla Cina che sa benissimo di essere divenuta un colosso economico mondiale. Ricordiamoci anche che la Cina ha dato un ultimatum alla stessa Taiwa, per cui entro il 2049 dovrà rientrare in seno alla madre patria con le buone o con le cattive.
Per il momento non ci resta che monitorare la situazione, cercando sempre di stare attenti ai fatti e non alle propagande di parte. (Immagine di copertina articolo: Gerd Altmann)