INTRODUZIONE
Il più conosciuto e praticato stile di Taijiquan nel mondo è oggi la ‘Scuola Yang’, il cui allenamento è basato su metodi insegnati da Yang Cheng Fu, a partire dal 1930.
Un programma tipico, nella maggior parte delle scuole di oggi, consiste nello studio della forma eseguita in maniera lenta, e talvolta in esercizi di ‘push-hands’ e nella forma eseguita con la spada diritta o curva. Le ‘applicazioni marziali’ sono di solito mantenute ad un livello minimo o del tutto assenti. I ricercatori sono comunque consapevoli che Cheng Fu, originariamente, imparò una forma che non era tutta lenta, contenendo in sé molti movimenti esplosivi: egli modificò questa forma per almeno tre volte, e rimuovendo il Fa Jing (energia esplosiva) ed i movimenti più atletici, semplificò molte delle sezioni complesse, lasciandoci con la forma del ‘moderno’ stile Yang, propagata oggi. Nelle scuole ‘moderne’ l’accento è posto sul rilassamento, sul controllo dello stress e sul mantenimento di una buona salute generale, ma questi effetti di pratica costante non sono la ragione che diede origine allo stile Yang. Prima del 1930 il Taijiquan fu insegnato esclusivamente come un’arte marziale, e senza questo allenamento l’arte è incompleta, ed è anche difficile, se non impossibile, ottenere i grandi benefici salutari ad essa associati.
La forma originale, conosciuta come il ‘Vecchio stile Yang’, fu inventata dal nonno di Cheng Fu, Yang Lu Chan, il fondatore della scuola Yang. Egli divenne celebre per questa sua abilità nel combattimento, ed insegnò nel palazzo reale di Pechino per la maggior parte della sua vita adulta. A lui e ai suoi due figli, Ban Hou e Chien Hou, competeva l’allenamento delle guardie del corpo dell’Imperatore e dei principi a corte, in altre parole essi insegnarono l’arte a professionisti le cui vite dipendevano dalla reale capacità nella difesa personale. Dovrebbe essere sottolineato che non vi è menzione, in questo tipo di allenamento, di ‘rilassamento’, di ‘controllo dello stress’ o della promozione di ‘buona salute generale’. Questo sistema originale fu trasmesso da Yang Shao Hou, il fratello maggiore di Cheng Fu. Egli insegnò non soltanto la forma originale, ma diverse forme ‘a due’ di allenamento nel combattimento con il partner, e assai efficaci metodi di difesa personale. La cronologia della trasmissione originale è la seguente:
Yang Shao Hou ebbe tre studenti, cui trasmise l’insegnamento originale: sebbene sia ben documentato che egli abbia insegnato a molti, risulta assai difficile riuscire a desumerne i nomi e le informazioni relative. Questi tre studenti furono: Hsiung Yang Ho (1886-1984), autore di un libro sul ‘vecchio’ stile Yang, da tempo fuori stampa e purtroppo non più reperibile.
Chen Pan Ling (1900-1967), laureato in ingegneria civile, ricopriva diverse importanti posizioni all’interno del governo cinese. Era a capo di un comitato sotto il dipartimento dell’Educazione e dell’Allenamento militare, che documentava più di 50 stili di arti marziali: sfortunatamente questa significativa testimonianza andò persa durante l’avvento comunista in Cina. Egli andò a Taiwan e la sua scuola a Taipei promulgò lo stile Yang originale: benchè essa non sia stata operativa per diversi anni, un libro ed un gruppo di posters sulla forma del suo Taijiquan ‘sintetico’ sono stati comunque pubblicati di recente negli Stati Uniti.
Chang Yiu Chun (1889-1987), fu cugino di Yang Shao Hou e studiò con lui dal 1911 fino a che Yang morì, nel 1930. Chang lasciò la Cina ed entrò illegalmente in Australia, dove Erle Montaigue lo incontrò a Sydney, nei primi anni ’80. Da Chang Yiu Chun, Erle Montaigue imparò la forma del vecchio stile Yang, il ‘Pao Chui’ (esplosiva forma a due), i ‘12 palmi della morte’, 4 delle 9 forme della ‘distruzione del Qi’ dal sistema Wudang e le applicazioni marziali e curative di Dim Mak. Contrariamente alle opinioni correnti, Yang Shao Hou insegnò solo a pochi, poiché l’allenamento era troppo duro per la gran parte degli studenti, e non perché fosse ‘segreto’ o ‘esoterico’ o solo per una ‘élite’ di discepoli privilegiati.
L’informazione sul Taijiquan
Dalle introduzioni di una miriade di testi sul Taijiquan traspare una nota comune: esse sono quasi sempre in contrasto con i metodi di allenamento che spesso vengono ivi riportati; vengono citati vari aneddoti ed episodi che risultano talvolta eccessivi e sconcertanti sulle capacità marziali dei maestri del passato.
Quando egli dava esibizioni di Tai Ji Quan alla Zhirou Wushu Association, durante i primi giorni in Shanghai, egli eseguiva i movimenti dei calci con velocità e forza… e sebbene i suoi pugni fossero portati in maniera morbida, erano duri come barra d’acciaio rivestita da tela morbida.
Questo è quanto viene riportato circa Yang Chen Fu da Fu tratte dall’introduzione di Giu Liu Xin a ‘Lo stile Yang di Tai Ji Quan’ di Yang Zhen Duo (Hai Feng Pub. Co. Hong Kong and Morning Glory Press, Beijing).
Tuttavia gli aneddoti relativi al suo fratello più anziano, Yang Shao Hou, sono ancora più intriganti:
Con vivace lavoro di gambe e piccoli movimenti ben saldi, alternava azioni rapide e lente…
…Egli (Shao Hou) era rapido e potente nel portare i suoi colpi, con occhi sfavillanti come torce e un sorriso sardonico sul viso e urlando si lanciava indietro e in avanti, ed era temuto dagli altri….
Le caratteristiche tecniche di questo tipo di Taiji erano: contrastare forti attacchi con movimenti morbidi, adattandosi ai movimenti degli altri e proseguendo con rapidi attacchi, utilizzando il movimento di ‘improvvisa connessione’ per sconfiggere l’avversario di sorpresa. I movimenti di braccia includevano ‘afferrare’, ‘spingere’ e ‘catturare’, creando danno ai muscoli dell’ attaccante facendo male alle sue ossa, colpendo i punti vitali, controllando vene e arterie per proiettarlo al terreno con velocità fulminea.
Il contesto storico (calandosi nella situazione del tempo)
Significando letteralmente ‘supremo pugno definitivo’, il termine ‘Taijiquan’ viene ad essere utilizzato soltanto verso l’ultimo scorcio del XIX secolo, e si ritiene che sia stato coniato da uno dei fondatori del Taijiquan, appartenente alla famiglia Wu. Andando indietro nel tempo, il Taijiquan meritò davvero tale nobile nome, in special modo al tempo di Yang Lu Chan, che creò lo stile Yang di Taijiquan: si dice, infatti, che tale arte fosse al livello più elevato quando Yang formulò il suo proprio sistema. In passato, nella Cina feudale, i maestri, i membri della famiglia e gli studenti, non praticavano il Taijiquan per aprire le porte delle macchine (anche se non erano ancora state inventate); non lo utilizzavano come aiuto per sollevare le cose, per avere una buona giornata, nelle interviste di lavoro, per perdere peso o per essere popolari durante i party.
Si imparava il Taijiquan perché avrebbe salvato la vita e per potersi difendere contro seri attacchi: mentre oggi, è possibile contare sulle forze dell’ordine o su un’arma da fuoco, a quel tempo si poteva contare solo su se stessi; inoltre gli attacchi erano frequenti, motivati da questioni legate al denaro, al possesso, a donne o a questioni di gelosia. La violenza diffusa nel mondo odierno è irrilevante se comparata a ciò che succedeva nella Cina feudale, e il Taijiquan di allora non poteva certo essere come quello spesso pubblicizzato oggi. Vi è un numero di differenti teorie per ciò che riguarda l’origine del Taijiquan, e occorre considerarlo al suo livello più avanzato, così da poter scegliere a quale storia dare miglior credito. Non è possibile giudicare la sua storia se lo si è praticato solo per dieci, quindici anni, ma senza aver raggiunto un alto livello di esperienza.
Dice Erle Montaigue in ‘Internal Gung Fu’: “vi sono due storie diverse che vengono proposte per le origini del Taijiquan; una moderna teoria racconta che una famiglia di nome Chen abbia inventato, in Cina, la sua forma di Taijiquan, da cui sarebbero derivate tutte le altre forme. Se diamo uno sguardo sia allo stile Chen che allo stile Yang, si può notare che lo stile Yang non può discendere dallo stile Chen: sono molto differenti sia nel movimento fisico che in quello interno, e anche l’idea e l’utilizzo del Chi, è un elemento che contribuisce al mio non credere a questa teoria. I Classici del Taijiquan sono molto chiari su come si dovrebbe praticare, e tutto ciò che si deve fare è seguire queste lezioni, lasciateci dai maestri dell’antichità.
Può facilmente essere notato che lo stile Yang non proviene da alcun sistema ‘duro’: è invece un sistema a sé stante, mentre è chiaramente visibile che lo stile Chen ha le sue radici nelle arti marziali di Shaolin, principalmente Chang Ch’uan o Boxe lunga. Nessuno stile duro di arte marziale e come lo stile Yang, mentre si può riscontrare all’interno di molti stili ‘duri’, la stessa struttura dello stile Chen. Questa è soltanto la mia idea, molti credono invece che tutto il Taijiquan provenga dallo stile Chen. E’ comunque interessante notare che nessun maestro di ‘stile Chen’, sia mai stato invitato ad alcun meeting di maestri e stili di Taijiquan, alla volta del XX secolo. Diversi maestri mi hanno detto che non consideravano lo stile ‘Chen’ come ‘essere’ Taijiquan: oggi lo stile Chen è ritenuto uno dei grandi sistemi di Taiji, e se qualcuno pensa che tutto il Taiji provenga o no da esso, ciò non esclude che sia comunque un grande sistema di arte marziale.’”
Del resto, come afferma Peter Lim Tian Tek (dal suo Web Site), il pugno ‘a cannone’ dello Shaolin (Pao Chuan), consiste di tre forme: due del ‘piccolo pugno a cannone’ e una del ‘pugno che polverizza (Pao Chui). Tutte e tre enfatizzano l’attacco utilizzando colpi simili all’esplosione di un cannone. Solide posizioni, e colpi potenti sono gli elementi che lo caratterizzano. Questa forma è praticata nel tempio di Shaolin ancora oggi. Tali posture sono simili al Taijiquan Chen, includendo il ‘calcio a tornado’ (Xuen Fung Jiao) e i ‘pugni a cannone in serie’ (Lien Huan Pao). Il San Huang Pao chui, che è derivato dall’arte di Shaolin, contiene movimenti come ‘urtare a sinistra’ (Zhuo Chong) e ‘urtare a destra’ (Yu Chong) e indicherebbeche vi è relazione con il Pao Chui della famiglia Chen: essa infatti fu famosa per molte generazioni per l’arte del suo Pao Chui, ed è conosciuta come ‘la famiglia Chen del Pao Chui’ (Pao Chui Chen Jia).
In un manoscritto liberamente distribuito da Fu Sheng-Yuan, figlio di Fu Zhong Wen (nipote di Yang Cheng Fu), si trovano informazioni circa lo stile Chen e Zhiang Fa, nel villaggio Chen: egli scrive:
…Si legge spesso circa i quattro maggiori stili di Taijiquan…: Cheng, Yang, Wu e Sung. Comunque esiste soltanto un ‘ultimo pugno definitivo’ che risulta conforme alle forze e ai principi della natura.
…E’ degno di nota osservare che lo stile Chen non è Taijiquan. Storicamente il Chen Shi ha le sue origini nello Shaolin Ch’uan e realmente era conosciuto come Pao Choi (Pauchui) o ‘pugno di cannone’. Una dura forma esterna che non è conforme con i principi del Taijiquan… Al tempo in cui Yang Lu Chan era impiegato nella residenza del Maestro Chen, un grande esperto chiamato Zhiang Fa, era giunto al villaggio Chen. Zhiang Fa era uno dei più grandi esponenti del Taijiquan del suo tempo. Il Maestro Chen fu così impressionato con l’abilità di Zhiang Fa, che lo invitò a rimanere e ad insegnare il Taijiquan nella sua residenza. Fu così che Zhian Fa insegnò il Taiji a Yang Lu Chan…
D’altra parte, durante la visita di Wu Tu Nan, famoso maestro e storico, al villaggio Chen nel 1917, Chen Xin – che in quel periodo lo dirigeva – nella sua intervista con lui, fu molto franco, affermando che sia il Taijiquan che lo stile Pao Chui della famiglia Chen erano praticati nel villeggio, ma che il Taijiquan si era conosciuto grazie a Jiang Fa: affermazione condivisa anche da un altro maestro, Du Yu Wan, che accreditava così la linea di trasmissione dal Wudang.
In seguito, oltre a queste informazioni, Wu Tu Nan, durante un meeting tenuto nel 1950, chiese al maestro Chen Fa Ke se la sua arte fosse Taijiquan, dato che la sua definizione consisteva nello stile basato sulle tredici posizioni: Chen Fa Ke negò che la sua arte fosse basata sulle tredici posizioni e che si trattasse, quindi, di Taijiquan.
Chang San-Feng
Già esperto nello Shaolin Chuan, essendo approdato al tempio ed avendovi studiato per circa dieci anni, Chang, grazie ad un eremita taoista, Ho-Lung (drago di fuoco), si recò nei monti del Wutang, ove rimase per circa nove anni e dove pare avesse notato praticare i monaci utilizzando troppa forza esterna: fu in quell’ambito, verosimilmente che si cominciarono a formulare i principi naturali e sciolti della sua arte (da Jou Tsung Hwa, Il Tao del Tai Chi Chuan).
E’ mio pensiero che Chang San-Feng sia il fondatore del Taijiquan, sebbene il nome non sia stato creato da lui. Una delle ragioni principali per cui la famiglia Chen rifiutò l’idea di Chang San-Feng, sta nel fatto che sulla tomba di Chang non si ritrova la parola Taijiquan. Il motivo è che il nome, a quel tempo, non veniva utilizzato; prima veniva chiamato ‘H’ao ch’uan’ o Boxe sciolta, un termine che considerava di più il modo in cui il Taijiquan veniva eseguito ad alto livello. Ancor prima di ciò, era semplicemente chiamato Dim-Mak o ‘colpire i punti mortali’.
Chang nacque intorno al 1270, ma questa è solo una congettura, poiché non esistono dati precisi. Così vi è soltanto una supposizione, riferita a quando Chang iniziò a sviluppare il suo sistema di Dim-Mak, verso il 1300. Era un famoso agopunturista in Cina, ed era molto ben istruito nel sistema di arte marziale di Shaolin; con altri due amici, anch’essi ossessionati dalle arti marziali, voleva inventare la forma più letale di difesa personale. Erano venuti a conoscenza del fatto che certi punti del corpo umano, se stimolati, causavano effetti fisici e sul Chi.
Così tentarono di capire se questi stessi punti potessero anche essere utilizzati per provocare effetti nocivi sul flusso del Chi. La storia si rifà al fatto che Chang pagò i carcerieri locali per potere sperimentare sugli ‘inquilini’ del carcere! Perciò, dopo un periodo di esperimenti ed errori, Chang ed i suoi amici elaborarono un sistema che erano in grado di uccidere, con la stimolazione di alcuni punti, di paralizzare con la stimolazione di altri o anche solamente di intaccare il flusso del Chi nel corpo. Scoprirono anche che manipolando certi punti avrebbero causato un gran danno o addirittura la morte, pochi istanti dopo il colpo: da qui ha origine il ‘tocco della morte ritardato’, che oggi è realmente sostenuto e suffragato da ricerche svolte dalla medicina occidentale. A quel tempo, tutti in Cina stavano cercando il sistema di combattimento più letale, così Chang temeva che altri potessero rubargli l’invenzione e utilizzarla contro di lui e la sua famiglia.
In tal modo dovette escogitare un sistema per insegnarlo ai membri della sua famiglia, senza però renderlo palese a chi tentasse di elaborarlo a suo vantaggio: ciò che Chang inventò fu il vero inizio della moderna forma di Taijiquan. Oltre a ciò era comunque suo intento creare una completa arte marziale, in connessione all’approccio olistico della medicina tradizionale cinese. Per cui non sviluppò soltanto movimenti fisici per indicare le applicazioni marziali ed il Dim-Mak, ma anche movimenti che avrebbero curato il corpo, la mente e lo spirito, e si spinse ancora oltre, formulando un gruppo di movimenti che avrebbero potuto essere utilizzati per trattare gli altri e non solo se stessi. Da allora ai giorni nostri abbiamo un’arte marziale del tutto integrata, che può essere utilizzata sia come metodo di difesa personale letale, come metodo di autocura e di cura per gli altri, sul piano fisico, mentale e spirituale.
Wang Tsung Yeuh
Wang fu un diretto studente nella linea di Chang San Feng e si dice che fosse stato il primo a scrivere qualcosa. Prima di ciò, l’arte fu tramandata oralmente, per paura che altri clan rivali avessero accesso a questa conoscenza. Ma il trattato da lui formulato andò perduto, fino a che un esponente della famiglia Chen o Yang Lu Chan (non è chiaro chi lo scoprì nuovamente) lo ritrovò sul pavimento di un panettiere o di un macellaio!
Zhiang Fa
Un uomo chiamato Zhiang Fa giunse al villaggio Chen, nello stesso periodo in cui Yang Lu Chan lì viveva e studiava. Si dice che fosse un diretto studente di Chang San Feng attraverso Wang Tsung Yeuh. Il suo stile di combattimento era così valido che la famiglia Chen lo invitò ad insegnare loro il sistema, e così fece. Inoltre divenne amico di Yang Lu Chan, e iniziò ad insegnargli.
Potrebbe in verità essere stata la persona che ‘ammorbidì’ l’arte esistente, fino ad arrivare al Taiji di oggi, e che introdusse le tredici posture nell’arte: esse consistevano di otto differenti ‘jings’ e delle ‘cinque direzioni’ di movimento.
Chen Chang Xin
Dall’intervista di Wu Tu Nan, famoso storico e maestro di Tai chi, con Chen Xin, anch’egli storico e noto artista marziale della famiglia Chen, apprendiamo che Chen Chang Xin insegnava ai suoi allievi, mentre Jiang Fa era ospite al villaggio, di ritorno da una visita alla madre nell’ Henan.
Chen Chang Xin si rese conto personalmente della superiorità di Jiang Fa sotto il profilo marziale, e gli chiese di essere accettato come allievo; a causa di questo, gli anziani del villaggio proibirono a Chen Chang Xin di insegnare l’arte di famiglia del Pao Chui, in cui erano rimasti famosi per generazioni. Questa può essere la ragione per cui Chen Chang Xin teneva le sue lezioni di notte, nel retro del suo cortile. Da ciò sembrerebbe che la sua arte marziale consista in parte del Pao Chui, e in parte della boxe interna del Wudang, e, dando credito anche al famoso storico Hsu Chen, che il Taijiquan conosciuto oggi fosse lo stile della famiglia Chen ammorbidito dal contributo di Jiang Fa.
La famiglia Yang
Yang Lu Chan cercò di essere accettato al villaggio Chen per imparare il loro sistema, ma fallì in molte occasioni. Un giorno si comportò come un pazzo, sdraiandosi sulla neve all’esterno del villaggio, fino a che qualcuno ebbe pietà di lui, e lo invitò a viverci: divenne così il custode della residenza di famiglia. Si dice che Yang abbia utilizzato ogni mezzo per imparare segretamente dai Chen, fino al punto di guardare attraverso le serrature, così quando Zhiang Fa (Jiang Fa) arrivò al villaggio, Yang fu lieto di imparare direttamente da lui. Egli divenne così bravo nel ‘nuovo’ sistema da andar via e formulare il suo proprio stile, grazie anche alla scoperta del trattato di Wang Tsung Yeuh, che lo aiutò a realizzare ciò che noi conosciamo come il ‘vecchio stile Yang’.
Dice Erle Montaigue in ‘Internal Gung Fu’: ‘Questa storia è una delle tante, ma è la sola alla quale preferisco credere: comunque non importa a quale si voglia dare credito; tutto quello che bisogna fare è guardare cosa ci è stato lasciato nella forma delle vecchie scritture dai maestri e dare uno sguardo a tutti gli stili di Taijiquan, in modo particolare al ‘vecchio stile Yang’, e si può facilmente constatare che questo sistema è davvero il ‘supremo definitivo’. Inoltre anche se Yang imparò tutto ciò che egli sapeva dai Chen, certamente migliorò quel sistema nella formulazione del vecchio stile Yang; lo chiamò in questo modo poiché ai giorni nostri vi sono molti sistemi differenti che si proclamano ‘stile Yang’, ma ce n’è uno soltanto vero e originale, quello che fu creato da Yang Lu Chan. Il moderno Taijiquan deve la sua invenzione al nipote di Yang, Yang Chen Fu, ma è molto differente dalla forma originale.
La famiglia
Yang Lu Chan, che era chiamato ‘Yang Wu Di ’ che significa ‘l’imbattibile Yang’ ebbe tre figli, Yang Chyi, Yang Yuh (Ban-Huo) e Yang Jiann (Chien-Huo). Il primo morì giovane, perciò solo gli ultimi due succedettero al padre nell’arte. Yang Lu Chan e i suoi due figli rimasti insegnarono tutti nella corte imperiale, e la loro forma fu identica; Ban-Huo studiò con il padre fin da quando era piccolo e sebbene praticasse in maniera rigida ed assidua, era sgridato e frustato dal padre e si racconta che avesse tentato di andar via da casa. Era molto bravo nel combattimento libero, ma sfortunatamente non gli piaceva insegnare ed ebbe pertanto pochi allievi, e la sua arte non ebbe modo di svilupparsi dopo la sua morte.
Tuttavia lasciò alcune tracce del suo insegnamento della scuola antica Yang che paradossalmente sono visibili nella scuola Wu, ad un livello molto avanzato: infatti la trasmissione della scuola Wu si rifà a lui, grazie al suo allievo Wu Chien Chuan (1870/1942), e al padre di questi (anch’egli allievo di Ban-Huo, ma anche di Yang Lu Chan), Wu Quan You (1834/1902): Ban-Huo, infatti, negli ultimi anni della sua vita, rese la sua forma sempre più concentrata e con una struttura sempre più piccola, ponendo enfasi sull’attenzione mentale e sull’aspetto energetico, entrambi elementi vitali della forma, ed è possibile notare che la scuola Wu originale mantiene il Fa-Jing nei suoi movimenti ed alcune sequenze ricordano in maniera dettagliata sequenze della forma antica Yang. Wu Chien Chuan insegnò alla figlia Wu Ying Hua e al genero Mah Yueh Liang, scomparso recentemente, che durante il suo insegnamento ostacolato dalla rivoluzione culturale in Cina ebbe come allievo privato Wang Hao Da, che è oggi in grado di dimostrare pubblicamente l’insegnamento.
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Anche Yang Jiann (Chien-Huo) imparò il Taiji dal padre, da quando era giovane, ed anch’egli risentì del duro insegnamento arrivando anche a tentare il suicidio, ma al contrario del fratello la sua natura fu più gentile ed ebbe così numerosi seguaci tra cui, principalmente i suoi due figli, Yang-Shou Hou (1862/1929) e Yang Cheng-Fu. Il primo risultò molto esperto nel combattimento libero e molto bravo nell’usare il Jing come lo zio Yang Ban-Huo. Shou Hou studiò con suo padre e probabilmente ebbe istruzione anche da suo nonno, Yang Lu Chan. La sua capacità molto avanzata, includeva azioni sui punti vitali, leve e rotture articolari, colpi al sistema osteo-scheletrico, tecniche per dividere i tendini, controllo e blocco della circolazione sanguigna ed energetica, e strategie di attacco psicologico.
Per fortuna egli non modificò il sistema del padre: specializzato nelle posture più ridotte, i suoi movimenti erano rapidi e la sua azione continua e serrata. Coloro che lo videro avevano timore della sua abilità, che aspiravano a raggiungere, ma egli insegnava aggressivamente, ed ebbe pochi allievi, poiché poche erano le persone che sopportavano le sue bastonate.
Egli raggiunse alti livelli nella tecnica Taiji, ma pochissimi conoscono oggi questi metodi, poiché di rado ne parlò; le posture più piccole, la struttura più compatta, i movimenti leggeri, agili e rapidi, il Fa Jing esplosivo e la miriade di sistemi di allenamento di coppia per lo sviluppo della reazione subconscia, le tecniche sui punti vitali con tutto il contesto curativo ed autocurativo, furono tramandate solo da Yang Shao-Hou, che grazie ai suoi tre più riconosciuti allievi ha fatto giungere l’informazione fino a noi. Oggi tale insegnamento risulta prezioso per salvaguardare un’arte ormai anche troppo mistificata.
Yang Cheng-Fu, il fratello minore, da bambino non amava il Taijiquan e mentre suo padre era ancora in vita, non aveva realmente compreso i suoi segreti. Fu solo dopo la sua morte, nel 1917, che iniziò a praticare duramente, ed avendo comunque delle buone basi, imparò tutto da solo, ma il suo Taijiquan, che venne modificato per ben tre volte, non è lo stesso del fratello, del padre, dello zio e del nonno: lo modificò, infatti, enfatizzando le posture più grandi ed eliminando i movimenti esplosivi e più complessi, mirando esclusivamente al mantenimento e al miglioramento della salute del popolo cinese e ponendo la pratica del Taijiquan alla portata di tutti, giovani, anziani o malati. Si dice che questa fosse la forma che, se pur modificata, non avesse del tutto perso l’essenza originale, ma altri, dopo Yang Cheng-Fu, la alterarono nuovamente, fino ad ottenere una completa distruzione di quello che una volta era il più grande sistema di combattimento mai inventato.
Uno dei pochissimi che salvaguardò l’esperienza del padre fu il suo figlio maggiore, Yang Sau-Chung, che divenne il leader della famiglia fino al 1985. Yang Chen Fu ha comunque insegnato la sua arte come un’arte da combattimento, che può essere utilizzata per rafforzare il corpo, e i suoi tre libri lo attestano. Non vi è motivo di dar credito all’opinione comune secondo cui il Taijiquan Yang sia unicamente orientato alla salute, e non abbia efficacia nel combattimento: solo praticando il Taijiquan come arte marziale è possibile ottenere i benefici per la salute, come viene testimoniato dallo stesso Yang Chen Fu, nel suo libro ‘L’applicazione pratica del Taijiquan’: ‘nel Taijiquan l’abilità nel coltivare se stessi fisicamente spiritualmente e non per difendersi, è una civile realizzazione. La capacità di difendersi e l’incapacità di coltivare se stessi è marziale realizzazione. Il metodo del Taiji morbido è il vero metodo Taiji. L’abilità di insegnare l’arte della coltivazione di sé e la difesa personale, è il completo, civile e ‘marziale’ Taiji’.
Il Taijiquan prende il suo nome
Quando Yang Lu Chan, inizialmente, insegnava nello Yung Nien, la sua arte veniva chiamata ‘Mien Quan’ (‘pugno di cotone’) o ‘Hua Quan’ (‘pugno che neutralizza’) e non veniva ancora chiamata Taijiquan. In quel periodo, insegnando alla corte imperiale, dovette affrontare molte sfide, alcune più amichevoli altre no, ma invariabilmente vinse in maniera così convincente, utilizzando le sue tecniche morbide, da ottenere una grande reputazione. Molti di coloro che frequentavano la casa imperiale, assistettero ai suoi scontri; ad uno di questi, l’allievo Ong Tong He era presente, e fu così impressionato dal modo in cui Yang si muoveva ed eseguiva le sue tecniche, da sentire i suoi movimenti esprimere la manifestazione fisica dei principi del Taiji, e questo lo indusse a comporre per lui dei versi:
“Mani che mantengono il Taiji scuotono il mondo intero,
un torace contenente la più elevata abilità, sconfigge un assembramento di eroi.”
Da allora in poi la sua arte fu chiamata ‘Taijiquan’, come gli stili che derivarono dal suo insegnamento.
Il contributo di Chen Pan Ling
All’interno del Taiji di Chen Pan Ling, calato nel tempo prima degli anni ’60, si pone l’attenzione su un approccio scientifico, in contrapposizione con le espressione filosofiche della generazione ‘figlia dei fiori’ dell’epoca; infatti lo stile di Chen precede cronologicamente forme che danno priorità alla bellezza e alla competizione piuttosto che alla salute, e alla coreografia invece che alla difesa personale. Egli dice:’ …Sono le cose minuscole, il modo in cui si muove leggermente la mano od oscilla il piede che rendono il Taijiquan un’arte o una scienza….
…Il tuo preminente intento è ‘essere’ Taijiquan, non semplicemente ‘fare’ Taijiquan…
…Lascia che l’azione accada, non ‘farla’, che succeda naturalmente, non forzare, non fare uso di nulla…
Nella diatriba sempre ricorrente tra stili duri e morbidi, Chen Pan Ling parla, nel suo testo, dell’origine del Tai Chi risalente alla scuola del Wutang (stili interni) in contrapposizione con le scuole risalenti a Shaolin (stili esterni).
In ogni caso, siccome entrambe sono arti da combattimento, esse devono contenere sia tecniche dure che morbide, e la sola differenza tra Shaolin e Wutang consta nel metodo di allenamento degli allievi: l’addestramento inizia con tecniche dure, mentre l’allenamento nel Wutang inizia con quelle morbide, sciolte. Ancor più precisamente, possiamo dire che lo Shaolin va dal duro al morbido, mentre il Wutang è l’opposto, dal morbido al duro. Per entrambi, l’obbiettivo finale è lo stesso: allenare le persone ad utilizzare una combinazione di colpi duri e morbidi per combattere.
L’intento nell’apprendere le arti marziali cinesi sono in primo luogo la salute, perché è premessa essenziale costruire un corpo forte, mentre il secondo è la difesa personale. Perciò le arti sono strettamente correlate con la fisiologia, prendendo in esame, approfonditamente, tipi di muscoli ed ossa, il sistema nervoso, la circolazione del sangue e la posizione relativa degli organi interni assieme alle loro funzioni all’interno del corpo. Nei tempi antichi gli esperti di arti marziali cinesi conoscevano molto bene la fisiologia; utilizzavano colpi diretti ai punti vitali (tien hsueh) per distruggere il sistema nervoso, per interrompere il flusso del ch’i e la circolazione sanguigna e per danneggiare gli organi interni del corpo.
Utilizzavano tecniche di afferramento/rottura istantanee (chinna) per danneggiare specificatamente muscoli e irritare i punti articolari e tendinei e controllare le funzioni delle articolazioni. Se non si è giunti ad un buon livello di conoscenza della fisiologia, non è possibile utilizzare tali straordinarie tecniche: per imparare ad utilizzare tecniche sui punti vitali, è utile intagliare un corpo umano nel legno e quindi estrarre le esatte locazioni di vene ed arterie, con linee colorate, utilizzando segni per mostrare i punti vitali; per imparare le tecniche di afferramento/rottura bisogna comprendere e ricordare nomi di ossa e tendini del corpo umano, relative funzioni e così via.
Una rara intervista a Chang Yiu Chun
Questi che seguono sono passi di un’intervista tratta da da ‘China Wushu’ che mr. Hu ha avuto con il Maestro Chang Yiu-Chun, verso la metà degli anni ’70. Chang fu uno studente del ‘non così famoso’ Yang Shou Hou:
D. Da quanto tempo pratica il T’ai Chi ch’uan?
R. Dal 1911
D. Chi fu il suo primo insegnante, e per quanto tempo ha studiato con lui?
R. Il mio primo insegnante fu Yeung Shou-hu, nipote del fondatore dello stile Yang, Yeung Lu-Sum (Yang Lu-Ch’an). Rimasi con lui dal 1911 fino alla sua morte, nel 1930
D. Molti hanno criticato la natura talvolta brutale dei metodi d’insegnamento di Yeung Shou-Hu…
R. Sì, spesso si terminava una fase di allenamento con sangue sui vestiti e molte contusioni: a volte ci si rompeva qualcosa… Yeung non aveva molti studenti.
D. Qual è il suo punto di vista su questo tipo di allenamento?
R. Era buono per me, perché ero molto indisciplinato, nei miei primi anni: volevo sempre combattere, e con Yeung si combatteva parecchio. Questo ci insegnava che se non avessimo praticato correttamente T’ai chi ch’uan ci saremmo potuti fare male, e alla fine la maggior parte di noi così faceva, altrimenti abbandonava.
D. In Occidente la maggior parte delle persone ritiene questo tipo di allenamento nel T’ai chi ch’uan abbastanza brutale: ma lo stile Yang di T’ai chi chuan, oggi, non lo è per niente
R. Non so molto di ciò che fanno in Occidente, ma quello che si fa in Cina è una forma modificata di T’ai chi chuan inventata dal fratello di Yeung Shou-hu, Yeung Cheng-po (Yang Chen Fu). Questo stile è un’invenzione propria di Yang Cheng-po, tale che sia anziani che malati lo possono praticare
D. Ciò che sta cercando di dire è che vi sono realmente due tipi differenti di stile Yeung?
R. Sì, lo stile che fu creato da Yeung Lu-Sum non è come quello di Yeung Cheng-po
D. Quali sono le differenze?
R. Quando il mio insegnante era solito praticare il ‘suo’ T’ai chi ch’uan noi spesso lo paragonavamo all’esplosione di un colpo di cannone in un secondo, e al grande fiume (n.d.a .il Grande fiume Giallo) un attimo dopo. Aveva molta energia. Lo stile di Yeung Chen-po è invece morbido e fluido, senza colpi esplosivi.
D. Non ho mai sentito parlare di questo e lo trovo molto interessante. Perché nessuno sa che vi sono due stili Yeung di T’ai chi ch’uan? Yeung Chen-po praticava l’originale T’ai chi ch’uan?
R. Prima di Yang Chen-po, nei primi giorni ci era consentito insegnare T’ai chi ch’uan esclusivamente ai membri della famiglia e ad amici molto stretti, che erano quasi degli appartenenti alla famiglia. Io sono uno di questi, un secondo cugino della famiglia di Yeung Shou-hu. Yeung Cheng-po fu il primo ad insegnare a tutti, e divenne molto famoso in tutta la Cina e per tale motivo noi sentiamo parlare di questo stile soltanto. Sì, Yeung Cheng-po praticava lo stile Yeung originale del nonno verso il 1915, poi lo cambiò. Molti lo guardavano praticare lo stile originale, deve anche averlo insegnato a pochi, ma quando creò il proprio stile, modificandolo dopo alcuni anni, tutti i suoi studenti si dimenticarono lo stile originale.
D. Da quello che sa riguardo a lui, Yeung Chen-po era bravo nella difesa personale, come si dice oggi?
R. Sì, era molto bravo nella difesa personale: era abbastanza grosso e forte, e poteva anche essere abbastanza feroce nel suo ‘pushing hands’, ma aveva imparato lo stile originale all’inizio
D. Secondo altri stili di T’ai chi ch’uan, lo stile Yeung (Yang) non è adatto alla difesa personale. Perché?
R. Sì, non è adatto alla difesa personale se ti stai riferendo allo stile di Yang Chen-po, ma se ti riferisci allo stile di Yeung Lu-sum è invece estremamente valido a questo scopo. Al di fuori della famiglia nessuno conosce questo stile, così tutti pensano che sia senza utilità.
D. Quindi quant’è valido lo stile originale Yeung di Tai chi chuan?
R. E’ il migliore
D. Perché, e come viene utilizzato per la difesa personale?
R. Si utilizza il T’ai chi ch’uan in due modi, posso parlarti del primo perché molti oggi lo conoscono.
Ci si muove al di fuori di una forza che sta arrivando e, appena essa parte, viene scaricato l’attacco, con cui sono rotte ossa, gambe, braccia. Questo è il primo livello di difesa personale T’ai chi ch’uan. Il secondo è troppo sinistro e dannoso per parlarne.
D. Perché?
R. Mi dispiace. Ho fatto giuramento di non parlare di questo metodo di difesa personale.
D. Il ‘Pushing Hands’ gioca una parte importante nel suo T’ai chi ch’uan?
R. Oggi sì, non nei primi giorni. Era data più importanza al combattimento, ma non appena avevamo imparato di più, il ‘pushing hands’ era utilizzato per insegnare equilibrio e la teoria yin e yang.
D. Cosa intende per combattimento?
R. Intendo il shan-shou, ma oggi ne esistono due versioni: quella della famiglia di Yeung Chen-po è più morbida e meno brutale, quella più vecchia è più feroce.
D. Feroce, perché?
R. Noi eseguivamo il shan-shou in tre maniere. La prima per imparare i movimenti di attacco e difesa. La seconda per eseguire questi movimenti in maniera più veloce e con molta più potenza, ed è quella in cui ci si può procurare contusioni. La terza, in cui si cerca di colpire l’altro per davvero, tentando di porsi in squilibrio l’uno contro l’altro così che i movimenti siano eseguiti non necessariamente nella maniera corretta.
D. Se Yeung Lu Sum oggi fosse vivo, cosa direbbe riguardo al suo T’ai chi ch’uan?
R. Intanto non riconoscerebbe il nome, perché la disciplina non veniva chiamata T’ai chi ch’uan, e quello che in questo nome viene insegnato oggi, a meno che non vedesse lo stile di Yeung Shou-hu: anche se sono certo che nel corso degli anni anch’esso abbia cambiato nome, come tutto, del resto. Ma non così tanto come lo stile di Yeung Cheng-po.
D. In Occidente molti hanno modificato anche lo stile di Yeung Cheng-po, e anche in Cina abbiamo chi modifica gli stili cercando di integrarli tutti e tre (l’inizio degli stili di Pechino…). Qual è il futuro del T’ai chi ch’uan?
R. Non voglio dire nulla circa il modo in cui il nostro governo sta modificando gli stili e non mi importa di quello che succede in Occidente. Ma se il T’ai chi ch’uan cambia ancora e nessuno inizia ad insegnare lo stile Yeung originale, vorrà dire che avevamo una capra ed abbiamo oggi un’anatra…
D. Così pensa che il T’ai chi ch’uan sia stato modificato in maniera tanto rilevante, da quando fu creato da Yang Lu-Sum (Yang Lu Chan)?
R. Sì, ho girato parecchio in Cina e vedo ovunque gente che pratica T’ai chi ch’uan, ma non molti stanno praticando T’ai chi ch’uan
D. Cosa intende dire, che non importa quale stile stiano praticando perché tutto, comunque, ‘deve’essere T’ai chi ch’uan?
R. Non sto parlando della differenza degli stili, ma del modo in cui le persone imparano T’ai chi ch’uan, oggi: pensano che basti imparare alcuni movimenti lenti per praticare T’ai chi ch’uan. In realtà occorre lungo tempo e molta dedizione per apprenderlo in maniera appropriata.
D. Ma di certo coloro che non desiderano praticare T’ai chi ch’uan per il wushu (combattimento), vorranno apprenderne soltanto i movimenti lenti per la buona salute
R. Alcuni di loro otterranno qualche minimo beneficio per la loro salute, certo, ma una reale utilità
può essere ottenuta solo attraverso la pratica del T’ai chi ch’uan eseguita nel modo corretto
D.Si è avvicinato al T’ai chi ch’uan per un problema di salute o per il combattimento?
R. Molti di noi, iniziando a praticare molti anni fa, conoscevamo il T’ai chi ch’uan come una cosa sola, e la sua finalità era il combattimento: nessuno ha mai saputo che questa grande arte potesse avere dei benefici anche per la salute fino a quando Yang Chen Fu rese popolare questa sua versione. Anche praticando wushu miglioriamo automaticamente la nostra salute, tuttavia non prendiamo parte alle lezioni con questo scopo
D. Ma di certo molti hanno necessità di costruire il proprio corpo all’inizio, prima di fare combattimento.
Può essere questo uno dei motivi per cui le forme più lente possono entrare in gioco?
R. La gente non si rende conto che quando io stavo imparando il T’ai chi ch’uan, e ancora prima, quest’arte era poco conosciuta perfino in Cina, se non fra le famiglie principali, come la Chan (Chen), la Wu e la Yang, che mantenevano la pratica all’interno del loro ambito. Soltanto dopo che il T’ai chi ch’uan divenne utile alla salute, allora in molti cominciarono ad imparare: molti di noi erano già buoni praticanti di altre forme di wushu. Io conoscevo la ‘Boxe della tigre’, e per aver dovuto lavorare molto duramente, io e molti altri eravamo già abbastanza robusti da non dovere praticare il T’ai chi ch’uan ‘lento’. E comunque, se anche non lo fossimo stati, non c’era modo, in ogni caso, di praticare lentamente il T’ai chi ch’uan!
D. Quale fu la prima area in cui si è allenato, quando, all’inizio, andò a studiare con Yang Shou-hu?
R. Come ho detto, ero già ad un ottimo livello nella ‘Boxe della Tigre’, ed ero molto orgoglioso della mia abilità: Yang Shou-hu portò fuori di me questa vanagloria
D. Come accadde?
R. Ero molto più giovane di Yang Shou-hu e mi sentivo molto forte, ma non appena arrivai alla scuola di mio cugino fui obbligato a combattere con lui…
D. Lei dovette combattere con Yang Shou-hu?!
R. Sì, fino ad allora lui era solo mio cugino Yang, da quel momento non più: era qualcuno con cui dovevo combattere
D. Cosa successe?
R. Pensavo di poterlo sorprendere con una tecnica chiamata ‘La tigre è spinta in un angolo’, utilizzata portando molti attacchi per uscire da un angolo. Quando ho attaccato Yang, ho pensato che fosse immediatamente scomparso, ma più tardi ho capito che al momento giusto si era mosso in modo così veloce e nel medesimo istante in cui anch’io mi ero mosso, da essere di fronte a me prima ancora che io potessi in qualche modo reagire. I miei colpi erano mirati ad una distanza maggiore di quella in cui Yang realmente era e mi sono trovato a colpire il terreno privo di conoscenza
D. Come la mise knock out?
R. Utilizzò una tecnica molto avanzata di cui in questo momento, però, non posso parlare.
D. Si fece molto male?
R. No, nel momento in cui colpii il terreno soltanto la mia parte posteriore era dolorante. All’inizio non ho sentito nulla, più tardi spuntarono alcune leggere tumefazioni nei punti in cui mi aveva colpito.
D. Alla fine imparò queste tecniche?
R. Pur essendo un membro della famiglia, soltanto dopo essere stato con Yang per molti anni dovevo provare di essere una persona degna di stima
D. Cosa intende per ‘una persona degna di stima’?
R. Che non sarei mai andato ‘fuori’ ad utilizzare queste tecniche con il fine di vantarmi o di mettermi in mostra. Yang insegnava che, in caso di provocazione, noi avremmo dovuto comportarci da codardi: se ciò non avesse funzionato, allora avremmo dovuto agire così rapidamente da non consentire agli attaccanti di rendersi conto di quali tecniche stavamo utilizzando.
D. Ha dovuto difendersi molte volte?
R. Come migliorai nella pratica, divenni uno degli studenti avanzati e il mio lavoro fu di insegnare agli allievi più giovani, che erano soltanto tre alla volta, tanto era feroce l’allenamento. Capitava che ci trovassimo con praticanti provenienti da scuole diverse che si vantavano della loro abilità: ci era detto di ignorarli. Soltanto quando essi entravano nella casa di Yang ci veniva concesso di combattere con loro.
D. E il risultato qual’era?
R. Non mi vanto più. Dico solo che in tutti gli anni passati con Yang non ho mai visto nessuno dei suoi studenti colpito e sconfitto
D. Cosa successe dopo che Yang Shou-hu morì? Lo stile sembrava scomparire?
R. Sì, i pochi allievi avanzati di Yang Shou-Hu decisero che sarebbe stato meglio non insegnare a tutti quello che conoscevano. Così ognuno andò per la propria strada ad insegnare solamente a pochi selezionati studenti.
D. Quanti studenti ebbe?
R. Ho insegnato soltanto a sette persone ciò che conoscevo, ed essi a loro volta non insegnarono che a pochi. La scuola più grande di Yang Shou Hu fu a Taiwan, dove Mr. Chen Pan-Lin fondò la sua scuola, anche se non penso che abbia insegnato a molti le tecniche interne di T’ai chi ch’uan
D. Esiste ancora quella scuola?
R. Penso di sì. Dopo che Chen morì, verso il ’64, i suoi studenti gli succedettero, ma come nel caso di molti grandi maestri, la scuola non sopravvive come era una volta
D. Quali sono i suoi punti di vista riguardo agli altri stili di T’ai chi ch’uan?
R. So solo dello stile Wu e Chan (Chen) e che c’è anche lo stile Sun. Penso che tra questi lo stile Wu è il più simile al primo Yang proprio perché da esso deriva
D. Come appare lo stile Yang a quello Chan (Chen)?
R. Molti sanno che lo stile Yang nacque in parte dal Chan (Chen). Questo è vero in un senso perché Yang Lu-Sum iniziò il suo allenamento a Chen Chia-Goh (il villaggio Chen), ma occorre ricordare che Yang non era soddisfatto del suo allenamento con i Chen e iniziò così a cambiare lo stile in quello che conosco come lo stile Yang
D. Perché Yang cambiò lo stile Chan?
R. Credo che Yang avesse trovato un’antica scrittura relativa all’Originale T’ai chi ch’uan, e dopo averla letta pensò che non era quello che aveva imparato. Questo testo originale risaliva agli inizi del T’ai chi ch’uan e parlava di soggetti proibiti…
Da Chan Yiu Chun a Erle Montaigue
Durante il suo apprendistato con Chan Yiu Chun, Erle Montaigue fece notare che il loro modo di eseguire la forma era molto differente: la sua risposta fu come un colpo di martello sulla sua testa, qualcosa che ancora ricorda con dettagli vividi (da ‘Appunti di allenamento’ di Erle Montaigue):
Chan: ‘Tu stai facendo Taiji, io no’. Ero un po’ preoccupato circa la sua affermazione, e prima che potessi chiedergli altro, mi rispose ‘vai ad assistere tutti i corsi di Taiji, e poi torna da me. Se ancora vuoi fare Taiji, allora vai, e impara da loro’.
Da quel momento mi sentivo più che confuso, ma Chang non si sarebbe discostato da questo concetto: non avrebbe accettato altre domande.
Facevo ciò che voleva che io facessi, e se anche sapevo cosa insegnavano gli altri, qualcosa mi colpì: sebbene essi stessero praticando stili differenti (Chen, Yang, Wu, ecc), stavano tutti ancora ‘facendo’ Taiji. Sembrava quasi uno sforzo, come qualcosa che dovessero fare ogni giorno. Quando invece Chang praticava, era come se non stesse facendo nulla: mentre stava facendo la sua forma mi poteva parlare, guardarsi attorno, cogliere lo scenario del luogo, ma era sempre tranquillo, e in pace con tutto. Non terminava mai realmente la forma, piuttosto si muoveva in un’altra area della forma: come camminare nella sua residenza o prendere una tazza di tè…
La mia successiva visita a Chang fu diversa: gli dissi che non stava facendo Taiji, ma piuttosto vivendo Taiji. Mi rispose nuovamente ‘No, sei ancora in errore: io non sto vivendo nulla, io sono Taiji’.
Continuò: ‘Tu stai cercando di fare Taiji, ma non realizzerai mai né il combattimento del Taiji né il suo aspetto curativo. Tu sei molto più forte di me, e anche più veloce, tuttavia sono io ad apparire più veloce e più forte di te: io sono Taiji’.
Da allora in poi ho provato ad essere Taiji in ogni momento, sia di veglia che di sonno, come se stessi ancora facendo la forma. E quello fu il suo più grande regalo, mostrarmi il fatto di ‘non fare’ Taiji. In seguito, prima di andarsene via, Chang mi spiegò l’aspetto più fisico del perchè non stesse facendo Taiji. Disse che non voleva chiamarlo Taiji, ma piuttosto riportarlo al suo nome originale di ‘Hao Ch’uan’, che significa ‘Boxe sciolta’. Questo fu per me uno shock, poiché io pensavo che il nome Tai chi Chuan fosse stato con noi dall’inizio, ma non era così.
Infatti, se Yang Lu Ch’an fosse tornato a noi ora, probabilmente avrebbe voluto imparare questa nuova grande arte che aveva la pretesa di assurgere al nome di ‘Suprema Ultima Boxe’. ‘Quel nome fa parte soltanto del nostro tempo’, mi disse Chang, e come ho anche letto in altri scritti, dall’ultimo periodo del 1800: prima veniva chiamata ‘Boxe sciolta’. Chang diceva ‘guardali’, in molte delle occasioni in cui stava nascosto ed osservava un corso di Taiji, ‘sembrano essere sciolti! Si muovono lentamente e in maniera rilassata, ma quella non è scioltezza: si muovono come una scatola!’
Ed era vero, essi si stavano muovendo come scatole, e quella fu la cosa più sarcastica che nessuno avesse mai detto circa il Taiji di qualcun altro, ‘si muovono come scatole’.
Passiamo molte ore cercando di far sì che le nostre ossa si muovano tutte unite insieme, ma quando Chang lo faceva era come se le sue ossa non fossero connesse, ma piuttosto un piccolo movimento verso il basso ne avrebbe provocato uno verso l’alto, e un piccolo movimento verso l’alto avrebbe messo in movimento l’intero corpo, e non contemporaneamente ma piuttosto un millesimo di secondo dopo il movimento iniziale.
E non era quello il modo di usare Fa Jing?. Questa era la differenza fisica tra il mio ‘Hao Ch’uan’ e il suo.
Vi erano così tanti piccoli movimenti di shake che era difficile cogliere qualcosa di differente. Solo una volta chiesi a Chang di eseguire la forma, così da poter vedere tutto ciò che riguardava gli ‘skakes’, e fu abbastanza. Fu quella l’ultima lezione con lui. Dopo di che disse, e voglio usare le sue esatte parole, ‘non hai bisogno di me’.
Non si fece più trovare al nostro luogo di allenamento: i suoi muscoli erano andati, non poteva più fare uso del terreno, perché per far ciò è necessaria forza fisica, ma era forte lo stesso e spesso mi chiedo se questo era perché io fossi ad un livello basso di allenamento, a quel tempo, ma non penso fosse così: allora ero forte, molto più forte e giovane di adesso e sebbene non potessi competere con lui, tuttavia ci provavo. Non ho mai fatto la parte di chi ha riverenza per il maestro: essa mi aveva portato molti problemi nei primi anni, con altri maestri.
So che Chang ritornò in Cina e mi piacerebbe pensare che sia ancora vivo sulla cima di qualche montagna: ma se fosse qui, potrei ancora sentirgli dire in cinese qualcosa come l’equivalente di ‘stupidaggini’! (n.d.t. per non dire peggio…) Perché era quel che era, un vero F.C. nel vero senso della parola. F.C. – per coloro che non ne conoscono il significato – è una società segreta di artisti marziali che hanno superato il vero test della vita…
Non avendo la conoscenza del giorno d’oggi che noi apprendiamo dalla scienza moderna, i vecchi maestri cinesi potevano solo dire ciò che essi sentivano o che veniva loro detto. Questo è come i ‘Classici’ di Taiji furono scritti, una grande quantità di sensazioni e percezioni, ma non molta evidenza scientifica in ciò di cui parlano. Al giorno d’oggi noi abbiamo accesso ad un’ampia informazione scientifica e ripensando a ciò che i vecchi maestri ci dissero solo 20 o 30 anni fa, noi siamo in grado di correlare ciò che essi avevano detto con ciò che si sta scoprendo ora. E’ lo stesso che Chang Yiu-Chun mi disse, pensavo che qualche volta parlasse per indovinelli, ma era ciò che oggi traduce come pura e semplice evidenza scientifica.
Così noi possiamo prendere ciò di cui essi stavano parlando, ed affiancare quelle conoscenze alla scienza moderna: oggi sono in grado di mettere in relazione tutto ciò che Chang mi disse allora, sia con i classici che con la moderna scienza. Io ponevo a Chang continue domande sulle aree di difesa personale del Taiji, e ciò che segue sono alcune delle sue risposte.
‘Tu vuoi sapere riguardo alla difesa personale: non guardare alla quantità del movimento e a tecniche rapide, ma a questo’ (stava solo lì, e sembrava non modificare nulla della posizione in cui si trovava prima). E io dicevo ‘Sì?’, ed egli rideva. ‘Non lo hai visto?’, continuava. ‘No, fammi vedere di nuovo’. ‘No, non sei ancora pronto per vedere’.
Oggi so esattamente ciò che Chang stava cercando di mostrarmi, perché a mia volta, oggi, lo mostro io ai miei studenti, e anche loro non vedono nulla. Chang stava facendo con precisione ciò che era detto di fare nei classici, ma ad un vero livello interno, che è il solo a cui i classici si riferiscono. Se per esempio i classici dicono che bisogna ‘elevare la parte posteriore’ e in verità il movimento viene eseguito fisicamente, non si sta facendo ciò che viene prescritto. Se bisogna ‘arrotondare le spalle’, e lo si fa in maniera evidente e fisica, non ci si rende conto di cosa ciò significhi.
Se dicono ‘incavare la cassa toracica’ e lo si fa in maniera esagerata, fisica, ancora non ci si rende conto di cosa si intenda. Una delle espressioni di Chang era che dovremmo essere come una scimmia: ‘non come uno scimmione’, diceva, intendendo un gorilla. Ma a quel tempo non avevo idea di ciò che intendesse dire, se non di camminare come una scimmia! ‘No, internamente’, diceva. La scienza moderna ora ci spiega che questo è ciò che voleva dire parlando di schiena a forma di ‘C’, e usando espressioni come ‘mettere in contatto il cervello rettiliano. Chang parlava così di questa area:
‘Bisogna diventare come un animale, non come i movimenti dell’animale, ma internamente devi essere come un animale’ (questa è la risposta alla domanda che io avevo fatto riguardo la difesa personale), ‘non sei in grado di difenderti, solo come un animale puoi difendere te stesso in modo appropriato. Noi non abbiamo artigli, non abbiamo grossi denti affilati, forti becchi: tutto ciò deve venire dall’interno. Gli umani sono deboli, gli animali sono forti’.
Chang conosceva il cervello rettiliano, ma non poteva fornire questa informazione in termini discorsivi, neppure in cinese, perché è una cosa ‘interna’, molto difficile da trasmettere ad altri: quando sento ‘la schiena che si drizza’ o che ‘il qi sale su, attraverso la schiena’ e dico alle persone ‘vedi questo?’, essi rispondono ‘No’. Per forza non possono vederlo, sta avvenendo qualcosa interiormente; Chang poteva sentire qualcosa di ‘fantastico’, ma senza manifestarlo fisicamente, tranne che in un’impercettibile modificazione nella postura del corpo: la sua schiena diventava leggermente curvata a ‘C’, i suoi occhi si facevano leggermente folli, come quelli di un pazzo, e in quei momenti non gli volevo andare vicino perché sapevo quali conseguenze ci sarebbero state. Ho chiesto a Chang in molte occasioni chi riteneva che ‘avesse ciò’, chi conoscesse la vera arte di combattimento del Taiji, non soltanto ad un livello fisico, ma ad un altro, chi fosse in grado di mettere fuori combattimento senza toccare ecc.
Volevo dire chi altro avesse la sua abilità, che io sapevo, a quel tempo, essere grande. La sua risposta era sempre la stessa: diceva che lui non aveva abilità, ma l’animale dentro di lui sì. ‘Guardami’, diceva, ‘questo vecchio corpo può combattere’. ‘Sì, io l’ho visto combattere’, rispondevo. ‘Hai visto i miei occhi?’, replicava, ‘non sono io’, continuava. Questo per tornare al fatto che era sempre il suo corpo e la mente interna a recare danno, e non la sua mente conscia. Chang non faceva realmente male a nessuno, era la sua mente subconscia a fare il lavoro sporco. Egli mi diceva che dopo Yang Shou-hou nessuno conosceva il vero Taiji; molte scuole erano tutte ‘fisiche’ e pretendevano che forza muscolare e allineamento del corpo costituissero la potenza interna. Altri insegnerebbero non molto di più che una danza e non volendo sporcarsi le mani, per così dire, tramite un effettivo contatto con un attaccante.
‘Cosa succederà al Taiji negli anni a venire?’, gli chiesi. E la sua risposta non fu buona. ‘Negli anni a venire non vi sarà Taiji, ma solo una parvenza, un’apparenza di movimento e molti che diranno di essere i veri maestri solo per lucro. Ho visto la mia arte crescere poco a poco, e ora vi sono solo tre persone che conosco e che conoscono il vero Taiji da Yang Shou-hou. Io sto insegnando a te, ma non saprò mai se tu insegnerai a te stesso ciò che ti ho dato’. ‘Come posso insegnare a me stesso?’ ‘Solo facendolo e guardando come io lo faccio, questo è il solo modo.
Quando ero più giovane guardavo le cose e pensavo che non sarei mai arrivato a questo. Il mio insegnante mi diceva che non vi era alcun modo possibile con cui potesse insegnarmi i passi finali o farmi passare attraverso l’ultima porta, e così pensavo che mai avrei ‘saputo’. Ora sono nella stessa posizione del mio maestro e mi sento incapace di ‘mostrarti’. Posso solo sperare che ciò che ti ho mostrato già possa crescere dentro di te, così che anche tu, un giorno, conoscerai’.
Ora sto cercando di fornire la conoscenza finale ad altri, tentando di trovare un metodo, laddove Chang e Yang non potevano farlo. E sto avendo un qualche minimo successo con una conoscenza superiore della lingua inglese ed una basilare capacità di comunicare. Penso che ciò che ho imparato in più da Chang con il suo solo essere lì e permettendomi di sentire in maniera subconscia era quella forza interiore e il modo in cui sapeva tirarla fuori. Chang sapeva che l’arte di difesa personale del Taiji non era un’arte fisica, ma piuttosto mentale.
Noi impariamo tutto dalle cose fisiche che richiedono loro stesse molti anni, così da essere in grado di avere i requisiti fisici di un vero animale a quattro zampe: allora il nostro cervello rettiliano viene attivato e fa tutto il resto per noi. Poiché noi non siamo animali e non siamo forniti delle armi che hanno gli animali, dobbiamo utilizzare certe tecniche e punti del corpo umano come nostre armi. Una volta imparato questo, permettiamo alla mente interna di ‘prendere il comando’ e fare il resto. Noi abbiamo alcune posture del corpo che ci aiutano ad entrare in questo tono, ed abbiamo le istruzioni ‘sul modo in cui fare le cose’ dalle nostre forme, katas, kumite e altri metodi di allenamento a due che ci forniscono i mezzi per tenere il passo con ciò che il nostro cervello rettiliano cerca di fare al nostro corpo.
‘Se cerchi di utilizzare tecniche, allora sei un essere umano e gli umani non possono combattere: le tecniche sono cose umane, i cani, uno squalo, un’aquila non hanno tecniche, solo gli umani ce l’hanno e così noi veniamo colpiti, quando abbiamo una tecnica. Gli animali ‘sono’ solamente. Stanno solo facendo ciò che gli è stato detto di fare, noi facciamo ciò che pensiamo di dover fare, cioè cerchiamo di utilizzare tecniche, perdendo così l’abilità di adattare il nostro corpo a ciò che gli sta succedendo: se siamo attaccati al viso, cerchiamo immediatamente di nasconderci, usando le mani. Un cane non ha le mani, e così ci morde sul naso. Noi dovremmo rendere le nostre mani come la bocca di un cane, portare via il naso dell’aggressore, ma noi ci nascondiamo, non vogliamo combattere, non siamo animali. Solo quando diventiamo come un animale facciamo ciò che deve essere fatto senza nemmeno pensarci. Le cose succedono troppo rapidamente per la tecnica.
‘Ci sono alcune tecniche che preferisci?’, gli chiedevo. ‘No, non bisogna utilizzare la tecnica, non mi hai ascoltato? Quando la si utilizza, il piede fa questo, la mano fa questo, le gambe fanno quello e il corpo non si muove mai davvero come un tutto. Quando un cane viene attaccato da un altro cane non usa la sua zampa per parare l’attacco che sta arrivando, e muove il suo corpo non per fuggire dall’attacco ma per trovarsi in una migliore posizione di attacco al collo! Questo fa sì che sia l’attacco a suggerire cosa fare.
Se stiamo pensando continuamente di fare tecniche, stiamo soltanto utilizzando porzioni del nostro corpo e non il corpo intero, come fa un animale. Guarda il serpente, da cui ho imparato molto: tu lo tocchi e lui non muove solo quella porzione del suo corpo, ma l’intero corpo, dalla testa alla coda, si muove insieme, e prima che tu lo sappia, si è avvolto attorno al tuo braccio, poi attorno all’altro tuo braccio, quindi ti morsica. Anche noi dovremmo fare così. Quando si è attaccati l’aggressore dovrebbe vedere che siamo lì, ma quando il suo pugno ci raggiunge noi non lo siamo più, e anzi, l’abbiamo attaccato’.
Erle: ‘Ma come posso riuscire a farlo?’
Chang ‘Fai tutto ciò che ti ho mostrato e se sei abbastanza privo di ego, avverrà da solo’
Erle: ‘Qual è allora la parte più importante del mio allenamento?’
Chang ‘Tutto è importante, ma al momento giusto capirai che alcune parti diventano più importanti per te. Quando tu ‘conosci’ le forme, allora i sistemi di ‘Fa Jing’ diventano più importanti, perché non li conosci ancora ugualmente bene. Quindi nel momento in cui la parte interna di te diventa più importante, non vorrai più praticare l’aspetto fisico, ma devi, in quel momento, tu devi’.
Erle ‘Ma vedo che tu pratichi duramente tutti i movimenti, è perché conosci tutto?’
Chang ‘Io non conosco la parte interna e tu non la puoi vedere, ed è molto più difficile da allenare che il mero aspetto fisico. Sento persone dire che il loro insegnante pratica il puro Taiji perché lo ha imparato dal figlio di Yang Cheng-Fu, e quindi deve conoscere i movimenti corretti. Ne sento altre dire che la posizione ‘Spazzolare il ginocchio…’ deve essere eseguita con la mano in tale e tale posizione. Queste persone non conoscono il Taiji, non possono. Se così fosse, allora non parlerebbero così. L’aspetto finale è puramente interno, non vi è un minimo movimento esterno. A questo livello non è possibile dire se il tale sta facendo meglio di lui, perché non è possibile vedere cosa si sta facendo.’
Erle ‘Ma di sicuro c’è un modo corretto di eseguire le forme, all’inizio’
Chang ‘Sì, farlo nel modo in cui lo facevano Yang Lu Ch’an e Yang Shou-hou: in questo modo tu hai una maggiore chance di ottenere ‘l’aspetto interno’. Vi sono alcune persone che non necessitano affatto di qualsiasi allenamento, essi sono già ‘interni’.
Erle ‘Chi?’
Chang ‘Lao Tse, Budda, Gesù e quell’uomo che ho visto ieri con il martello’.>
Wudang, l’origine del Taichi
Da quando l’arte è stata popolarizzata, si diffuse ampiamente la tradizione, accettata tra le linee genealogiche non appartenenti alla famiglia Chen, secondo cui vi fu una connessione fra le arti del Wudang e il Taijiquan così rielvante che il Taijiquan è considerato, da molti praticanti, un’arte Wudang. Vi si trovano, infatti, posture non simili a quelle della Scuola Chen, bensì a quelle della Scuola Yang: come ‘colpire le orecchie con entrambi i pugni’ (Shuang feng kuan er) completata con ‘colpire il viso inizialmente sul ginocchio’, ‘suonare il liuto’ (Shou hui pi pa) con la sua caratteristica rottura sul gomito nell’arretrare, ‘incrociare le mani’ (Shi zi shou) con la sua azione a braccia incrociate, ‘abbracciare la tigre e riportarla sulla montagna’ (Bao hu kui shan), presenti nella forma di Huang Bai Jia (il primo a registrare tracce della boxe del Wudang) e di Kan Feng Chi. Altre rassomiglianze si riscontrano nell’arte dell’altro grande maestro della boxe interna del Wudang, Chang Sung Chi, la cui boxe consisteva principalmente nelle ’quattro costanti e negli otto metodi’,
in cui le ‘quattro tecniche costanti’ denotano le quattro direzioni, e gli ‘otto metodi’ sono le otto differenti tecniche di combattimento con gli innumerevoli cambiamenti. Questi metodi hanno un altro nome interessante, ‘le mani Taiji dello yin/yang, dei cinque elementi, e degli otto trigrammi’. Le teorie di Chang Sung Chi includono teoremi simili e pratiche come affondare il chi verso il huang ting (Dan Tien), incavare la cassa toracica e drizzare la colonna, ascoltare i jing, utilizzando morbidezza per neutralizzare un attacco. Le posture sono simili a quelle trovate nello Yang Taijiquan, e si possono osservare le similitudini nelle forme di coppia in termini di tecnica. In verità, anche nella prima interazione del Ta Lu Taiji, si può notare tale somiglianza. Ciò sembrerebbe supportare l’asserzione degli Yang, che almeno una parte dell’arte insegnata a Yang Lu Chan da Chen Chang Xin avesse connessione con la linea del Wudang, collegata a Kan Feng Chi, Chang Sung Chi e Huang Pai Jia. Sarebbe comunque strano che Yang Lu Chan avesse ammesso di aver imparato da Chen Chang Xin e che almeno una parte dell’arte fosse provenuta dall’esterno del villaggio Chen, rifacendosi quindi alla trasmissione di Jiang Fa e quindi di Wuang Tsung Yueh, se non ci fosse qualche elemento di verità.
Ciò che segue è un estratto di intervista rivolta a Dong Kit Yung, caposcuola del sistema del Wudang al tempo dell’intervista. In seguito il sistema fu condotto da Liang Shih-Kan, con cui Erle Montaigue riuscì a studiare. Questo documento riporta i punti salienti di un’intervista desunta da uno dei giornalisti di Pechino, che per primo visitò il ‘Villaggio del Wudang’ nel 1973. Dong Kit-Yung è il caposcuola del T’ai Chi Ch’uan del Wudang che ancora esiste oggi sulla Montagna del Wudang, in Cina, che si dice sia il luogo di nascita del T’ai Chi. Questo stile non deve essere confuso per lo stile ‘Wu’ di Chen Ting-Hung in Hong Kong, che ha assunto questo nome.
Com’è nato il Taijiquan?>
Il T’ai chi Chuan è esistito per molte centinaia di anni, alcuni dicono migliaia, ma non penso così tanto! Il nome è una recente innovazione di uno dei moderni fondatori di un famoso stile di famiglia, in Cina: prima, era chiamato ‘Boxe sciolta’ o talvolta ‘Boxe fluttuante/oscillante’. I miei antenati non sarebbero stati così presuntuosi da chiamare il loro stile ‘Il culmine della boxe definitiva’… Tutte le forme moderne di T’ai chi sono originate dalla ‘via del pugno’ dei miei antenati, come si può chiaramente constatare osservando con attenzione due degli stili moderni, il Chen e lo Yang. Vi è qualche controversia circa chi insegnò a chi, e in che momento arriva a queste due forme ma è mia convinzione che la famiglia Chen, all’inizio di tutto, abbia imparato qualcosa delle forme dei miei antenati, e che quindi uno della famiglia Yang abbia appreso tale forma. Poi, uno dei nostri studenti, non uno dei membri della nostra famiglia, visitò il villaggio Chen ed iniziò ad insegnare sia ai capiscuola Chen che all’ospite Yang, che si dice fosse diventato molto bravo nella forma della nostra famiglia e che quindi avesse lasciato il villaggio Chen, ritornando in un periodo successivo ad insegnare alla famiglia Chen la sua forma di T’ai chi.
Ci può parlare della sua forma di Taiji?
Oggi lo stile Yang di T’ai chi non è molto conosciuto fra la massa, mentre lo è una forma più recente e semplice. La mia forma di famiglia è nota solo ai membri della mia stessa famiglia, e noi abbiamo fatto giuramento di non rivelare mai i segreti della nostra eredità. Alcuni sono venuti al nostro villaggio e ci hanno pregato di mostrarla loro, molti sono giunti anche dall’Occidente, ma noi abbiamo mostrato soltanto le prime due o tre forme: le altre nove sono mantenute per la nostra famiglia.
Molti chiedono a me e ad altri più vecchi del nostro villaggio perché non vogliamo dividere il nostro T’ai chi con il resto del mondo e la mia risposta è sempre la stessa: guardate cosa il resto del mondo ha già fatto agli stili originali Chen e Yang; è praticamente impossibile vedere qualche rassomiglianza con la forma originale, se non qualche minimo accenno dei movimenti esplosivi ereditati dalle nostre forme originali. Questa è la mia risposta, le nostre forme di famiglia ci sono preziose, tramandate da generazione a generazione attraverso centinaia di anni, e non desideriamo che essa venga raccolta da gente dei paesi occidentali, che potrebbe raccontare qualsiasi tipo di bugia circa il nostro stile e la loro propria conoscenza.
Soltanto nella nostra situazione siamo in grado di allenare i nostri bambini nella vera boxe del T’ai chi chuan: bambini che crescono conoscendo questa forma, che è diventata parte della loro vita.
In Occidente la gente vuole imparare questa forma in uno o due anni e questo è sbagliato, non ci può essere alcuna ‘mente interna’ in questo modo.
Ci può parlare della mente interna?
Chi ci visita mi chiede cos’è la ‘mente interna’ e io rispondo che è come chiedere ad un grande artista come dipinge. Ci vogliono molti anni di duro lavoro e studio mentale per arrivare ad ottenere la ‘mente interna’, e solo dopo almeno vent’anni di pratica si inizia ad entrare nel T’ai chi, ma esso non può essere imparato.
I membri della sua famiglia sanno utilizzare il Taiji come difesa personale?>
Sì, ogni membro della nostra famiglia è in grado di difendersi in un breve periodo, ma per ottenere maestria di se stessi occorrono ancora diversi anni, il combattimento è solo il primo passo per giungere alla ‘mente interna’. Gli uomini devono passare la barriera iniziale del ‘sé’ e non aver paura dell’attacco umano, solo allora saranno in grado di entrare nella ‘mente interna’ ed imparare. E questo perché noi insegniamo ai membri della nostra famiglia come difendere loro stessi, prima di tutto. In realtà noi non abbiamo bisogno di sapere come difenderci oggi, ma nel profondo della mente di ciascun uomo non importa quanto Nei Kung abbia, vuole sempre sapere se è in grado di difendersi contro un attacco. Solo quando è in grado di lasciarsi alle spalle quella parte della sua paura, potrà continuare a vigilare verso l’interno, verso la padronanza di sé. La conoscenza profonda di sé non dovrebbe essere calcolata in anni di pratica o in denaro speso in attributi fisici, ma nel modo in cui il maestro è stato in grado di padroneggiare il suo proprio destino e spirito interno.
[u]Conclusione[/u]Gli studenti del Taijiquan dovrebbero seriamente considerare ciò che stanno imparando: se il loro programma è lo stesso o simile a quello sopra ricordato – una forma che si svolge tutta in maniera lenta, con un poco di ‘push-hands’ e talvolta di Qi Gong statico, ma poco o niente dell’allenamento al combattimento – , c’è da chiedersi se essi stiano davvero imparando Taijiquan!
Al giorno d’oggi il Taijiquan del sistema Yang non è altro che una concatenazione di movimenti con nulla dell’essenza interna originale. Se malauguratamente fronteggiati da un buon karateka o combattente da strada, molti moderni ‘maestri’ odierni di taijiquan scapperebbero via o sarebbero del tutto sconfitti in qualsiasi confronto. La loro scusa riguardo a ciò è nel fatto che insegnano solo ‘l’altro lato’ del Taijiquan, il alto mistico o salutare. Quanto poco conoscono… Non è possibile in alcun modo estrapolare il lato marziale da quello mistico o curativo, o lo yin via dallo yang. Dove vi è yang in assenza di yin, o viceversa, non vi è nulla (Erle Montaigue, ‘Internal Gung Fu’)
Fonte: http://www.arti-marziali.it/storia_yang.php
Dal benessere allo sport agonistico
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L'arte marziale fluida e armoniosa per un profondo equilibrio tra forza esteriore ed energia interiore
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