Sostanze psicotrope per lavorare, le usa uno scienziato su cinque

Il Giornale OnlineIl 68% dei ricercatori in Usa assume il Ritalin per ampliare le prestazioni cognitive
Simile alle anfetamine, è utilizzato per il trattamento da deficit dell'attenzione

Uno su cinque degli oltre 1400 intervistati da Nature Network, il forum per scienziati diretto dalla rivista Nature, ammette di usare farmaci per migliorare la concentrazione e la memoria. Di questi, la metà svela di assumerne giornalmente. Sono 1427 gli scienziati che hanno compilato un questionario on line: lavorano in 60 paesi e la maggiorparte proviene da Stati Uniti, Regno Unito e Australia. L'indagine si è concentrata su tre farmaci: Ritalin, Modavigil e beta bloccanti. Per capire l'entità del fenomeno, Barbara Sahakian e Sharon Morein-Zamir hanno attivato un forum che consente ai colleghi di rispondere alle domande, rimanendo protetti dall'anonimato.

Il Ritalin (metilfenidato MPH) è assunto in ambito accademico per amplificare le prestazioni cognitive. Questo farmaco, di cui si avvale il 68% degli intervistati, è analogo alle anfetamine ed è utilizzato per il trattamento del disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività in bambini (noto come ADHD) e adulti. I ricercatori ricorrono inoltre al Provigil, uno stimolante mentale e ai beta-bloccanti, che fungono anche da ansiolitici e sono i favoriti per chi soffre di ipertensione.

L'80% degli interpellati ha dichiarato di essere favorevole all'assunzione di questi medicinali e quasi il 70% ha assicurato di farne uso. “Come professionista – ha scritto uno di loro – è mio diritto utilizzare tutte le risorse disponibili per fare il bene dell'umanità. Se questi farmaci possono contribuire a servire il genere umano, sono autorizzato ad assumerli”. All'interno del campione, nonostante sia ancora acceso il dibattito sull'opportunità di prescrivere il Ritalin ai bambini, un terzo si è dichiarato favorevole alla somministrazione in età pediatrica.

Queste sostanze sono state usate da sole o in associazione ad altre, fuori del contesto medico, da ben 288 intervistati, che ammettono di assumerli in vista di un particolare impegno scientifico e per annullare il jet lag. Tutti si sono detti disposti a sopportare lievi effetti collaterali pur di accrescere le proprie capacità intellettuali.

Si tratta solo di un sondaggio, ma la ricerca mostra come, tra la cura delle malattie e la ricerca del benessere, il confine sia sottile, portando così all'accettazione culturale di sostanze che aumentano le prestazioni. “E' allarmante il fatto che gli scienziati siano alla ricerca di scorciatoie”, afferma Wilson Compton, direttore di Epidemiology and Prevention Research all'Us National Institute on Drug Abuse. [/size=12]

Fonte: repubblica.it