Sono fra noi – Intervista con Clifford Stone

Gli “incontri alieni” del sergente Clifford Stone nelle parole del suo portavoce, l’ingegnere aerospaziale Joseph Zoromsky. Un’intervista a tre voci, perché Stone deve mantenere un profilo basso…

Di Paola Harris

Paola Harris: Chiariamo subito: non esistono sono solo ET di tipo grigio…

Clifford Stone: Alcuni sembrano come noi, ma tutti sono multidimensionali. E hanno famiglia, come gli umani.
E credono nell’esistenza di Dio. Ci stiamo lentamente avvicinando al momento in cui potremo provare scientificamente che sopravvive qualcosa dopo la morte fisica. Allora avremo una migliore comprensione di Dio.

P.H. È vero che altri esseri vivono in mezzo a noi?

C.S. Sì. Se tuo figlio ti dice di avere degli amici invisibili, ma non immaginari, dagli retta, non portarlo da uno psicologo infantile,
perché tutto quello che diranno è che lì non c’è niente. Ma questo non farà andar via i suoi amici.

P.H. Ti puoi presentare?

JH: Mi chiamo Joseph Zoromsky, conosco Clifford da circa dieci anni. Lo incontrai a Roswell e dopo che mi ebbe mostrato documenti,
informazioni e fotografie in suo possesso, volli verificare. Garantisco che è quello che dice di essere. Come ingegnere
aerospaziale, ho analizzato le prove da un punto di vista scientifico:
Clifford parla di un velivolo capace di volare da una galassia all’altra usando tecnologia wormhole, ad esempio. Ho controllato con
diverse aziende nazionali e altri luoghi, e questa tecnologia esiste.

PH: Clifford è anche molto coinvolto emotivamente.

JZ: Sì. Mi ha detto di aver aiutato un extraterrestre a scappare, della sua amicizia con uno di loro, di nome Corona, gli si leggeva
negli occhi che aveva davvero parlato con Corona…

PH: Comunicava con loro telepaticamente?

JZ: Sì. Con alcuni di loro si poteva parlare perché erano come noi, in forma umana, e alcuni credo si trovino qui sulla Terra e siano
preoccupati della nostra auto distruzione. Non capiscono il perché di attentati e di suicidi. Sono spiritualmente più evoluti.

PH: Si parla di oltre 50 diverse tipologie presenti qui sulla Terra.

JZ: Alcune sono pura energia.

PH: Non credo agli alieni malvagi, ma alcuni potrebbero avere i loro piani, con i quali potremmo non essere d’accordo.

JZ: Alcuni con noi si divertono, volando attorno ai nostri caccia per farsi inseguire. Giocano al gatto e al topo. Sono dispettosi, ma non cattivi. In ogni razza o cultura ve ne sono come loro.

PH: Sai spiegare i dodici recuperi UFO a cui Clifford dice di aver partecipato, in diversi Paesi?

JZ: Se parliamo di operazioni di “crash and retrieval”, non tutti sono avvenuti in conseguenza di schianti. Alcuni erano atterraggi. Altri erano contatti. Ci sono stati molti atterraggi controllati dai governi e da loro, in termini di comunicazione. A me e Clifford viene sempre da ridere al pensiero che non sappiano volare. Avrebbero questi stupefacenti velivoli ma non fanno altro che cadere?
Clifford dice di essere stato coinvolto in dodici diverse situazioni, che comprendono sia il recupero sia comunicazioni faccia a faccia, sia atterraggi. Nel parlare di queste cose, devo fare attenzione al mio security clearance e anche Clifford vi dirà che non divulgherà alcuna prova se questo viola la sicurezza.

La prima volta che è stato avvicinato aveva quattro anni. Si mostrarono come ragazzini. Dopo un po’, quando si conobbero meglio, si
presentarono nel loro vero aspetto, di grigi o altre forme di vita. Volevano capire le ragioni delle sue reazioni emotive nel vedere un
uccello che viene ferito e che muore, da dove scaturissero nell’uomo sentimenti così forti. A quattro anni vide un velivolo sorvolare il
retro della casa. Stava giocando con altri bambini che dissero che era stato via per 40 minuti. Così ho ipotizzato che il loro pianeta si
trovi a circa 100 anni luce di distanza: per compiere una distanza simile infatti ci vogliono 40 minuti.

Così ha detto, “Beh, hanno usato tecnologia wormhole”. Guardando alcuni disegni del velivolo di cui parla Clifford – composto da metalli esotici che possono sostenere la velocità della luce – ne abbiamo insieme dedotto che usassero tecnologia wormhole. Un mezzo volante scompare improvvisamente perché passa attraverso un portale. La NASA sta lavorando a questo tipo di tecnologia. Clifford ha visto altri mezzi non fatti dello stesso materiale e me ne ha mostrato dei disegni, in un certo senso sapevo quale fosse il loro aspetto. Siamo come connessi spiritualmente.

PH: Alcuni di queste astronavi potevano trasformarsi in energia luminosa? Sono state viste sfere di luce che si materializzavano
dentro il velivolo. Se si aumenta la frequenza di qualcosa, può trasformarsi in luce?

JZ: Sì, è possibile. Quando si spostano da una dimensione all’altra, si ha un oggetto che vibra ad una diversa risonanza e così può
attraversare un diverso spazio molecolare. Lo stesso vale per la tecnologia: i velivoli, se ci fai caso, non hanno né finestre né
porte.

PH: Mi riferisco alle navi di luce.

JZ: Le navi di luce possono rendere i metalli trasparenti con facilità, quindi puoi prendere un oggetto solido e trasformarlo in
vibrazione e viceversa.

PH: Quindi le luci viste, ad esempio, vicino al punto di rottura del Tethered, che sembravano centinaia di piccole amebe, potevano essere un velivolo.

JZ: Sì, è possibile perché possono unirsi e diventare uno. La loro tecnologia è straordinariamente avanzata. Bisogna tenere presente che quando un testimone vede un UFO o un’astronave, cerca sempre di ricondurlo in un contesto umano. Anche la loro fisica è più avanti della nostra. Ma non importa da quale dimensione provenga il metallo, non infrangerà le leggi della fisica qui. Quando il velivolo attraversa un wormhole o cambia dimensione, deve comunque seguire le leggi della fisica. Una fisica più avanzata, ma sempre fisica.

PH: Caso numero uno, è quello di cui Clifford ha parlato nel Disclosure Project?

JZ: No, quella era la NBC school (Department of Defense Nuclear/Biological/Chemical, N.d.R.). Clifford era nell’esercito. Gli
dissero di entrare in un edificio, di andare al piano di sopra e aspettare. Lo fece e, annoiato, diede un’occhiata. Nella sala c’erano
delle persone che guardavano dei filmati. Pensò si trattasse di fantascienza, con astronavi e roba del genere. Uno degli ufficiali lo
scorse e in un attimo apparvero gli uomini della Sicurezza che gli chiesero cosa stesse facendo lì. Lui spiegò che gli era stato ordinato di aspettare lì. Per alcune ore, o forse alcuni giorni gli dissero che non aveva visto nulla e che se lo avesse divulgato lo avrebbero messo a tacere, per motivi di sicurezza nazionale.

PH: Il governo potrebbe avere dei velivoli.

JZ: Sì, e lui lo sapeva da molto tempo, ma i militari lo avevano indottrinato.

PH: Passiamo al caso numero due. Fu nel 1969 ad Indian Town Gap.

JZ: Esatto, ma la cosa interessante del filmato NBC è che ebbe modo di incontrare un funzionario della NSA (National Security Agency, N.d.R) che gli disse: «Voglio mostrarti qualcosa». Quindi andarono entrambi al Pentagono. Ora, io sono stato al Pentagono e c’è un sistema sotterraneo. Non mi addentrerò in dettagli, ma da lì partì un elicottero. Clifford e questa persona scesero nel sottosuolo, per un lungo corridoio. Se sai qualcosa di basi militari, sai che non ci sono finestre perché nessuno deve vedere ciò che è classificato. Entrò in una stanza dove c’era un’entità seduta su una sedia.

PH: Ha descritto l’entità?

JZ: Sì. Guardò l’essere negli occhi e vide la sua intera esistenza passargli davanti. Credo che l’entità cercasse di far capire che
comunicavano in quel modo. Raccolse le energie ma fu così doloroso che gli sembrò che gli segassero la testa. Svenne e si risvegliò più tardi. Quelli della NSA gli chiesero se stava bene e che era sembrato che si fosse assopito. Lui descrisse ciò che aveva visto e loro gli dissero, no, non l’hai visto. Cercarono di lavargli il cervello.

PH: Cosa sappiamo dell’entità seduta nel tunnel sotto il Pentagono?
Era un ospite?

JZ: Credo di sì. Clifford la vide. In altri casi – di alcuni ho la documentazione – lui comunicava con l’entità. C’erano scienziati che
prendevano appunti e dovevano verificare se Clifford stesse davvero comunicando con l’entità. Gli fecero chiedere dei viaggi
interstellari. Una volta scrisse delle formule, di cui ho una copia, che provarono la veridicità di quelle comunicazioni.

PH: Clifford doveva essere abituato a vedere queste entità. Ne stiamo parlando come fosse normale, ma non è normale andare al Pentagono dove, nel sotterraneo, c’è un’entità aliena. Cosa ci faceva lì? Sanno dell’esistenza di queste entità e comunicano con esse.

JZ: Lavorando per un grosso ente militare si cerca sempre di trovare nuovi armamenti. E vieni a sapere che il nostro governo cerca di retro-ingegnerizzare tecnologia per creare armi migliori.

PH: È per questo che sono interessati a questi esseri?

JZ: Sì. Una volta Clifford stava comunicando con un’entità, il governo non lo sapeva perché non potevano leggere la mente. Clifford stava chiedendo cose tipo, come ti chiami, dove abiti, come vivi. Era interessato soprattutto alla vita personale di questi esseri.

PH: Mi hai detto che le entità avevano detto alcune cose a Clifford…cose che non vuole rivelare.

JZ: Sì, lo so di certo, perché voleva proteggere l’entità o se stesso.
Continuò a dire alla gente che il Governo non faceva mai le domande giuste. Erano interessati solo alla tecnologia.

PH: Non si informavano mai sulla spiritualità, la psicologia, la sociologia, come avremmo fatto noi.

JZ: Non lo facevano mai.

PH: OK, passiamo al numero tre, Indian Town Gap, Pennnsylvania. Mi disse che era una città che faceva parte di un complesso militare.

JZ: Era un’esercitazione ad Indian Town Gap, Pennsylvania, una base usata per le simulazioni di volo. A Clifford venne riferito che era caduto un velivolo sovietico e dovevano andare a controllare. Era la storia di copertura. Così andò con un contatore geiger e scoprì che il velivolo non emetteva radiazioni, perché non usano il nostro stesso sistema di propulsione. Non era un velivolo convenzionale. Una delle entità pendeva fuori dall’apertura laterale. Secondo le modalità d’intervento del Progetto Moondust, in caso di incidente, mandano il primo responder (agenti governativi che garantiscono interventi nella massima sicurezza nazionale, N.d.R.) e Clifford per controllare.

Lui continuava a chiedere di un ufficiale, e loro a domandargli cosa stesse accadendo. Quando si tratta di intervenire in un caso di aereo schiantato, o qualsiasi altri tipo di velivolo, c’è una certo protocollo da rispettare, che include la sicurezza e una storia di
copertura. Lessi ciò di cui parlava ed era corretto perché la lettura era normale, non c’erano radiazioni. Così cominciai a collegare le
cose. Nessuno scudo termico, nessun materiale esotico…

PH: Dunque c’erano quattro entità di tipo grigio. E lui era shockato, perché non sapeva nulla.

JZ: Ad Indian Town Gap vide dei visitatori.
Erano morti, ma divenne consapevole che il governo stava facendo qualcosa.

PH: Il governo li aveva fatti abbattere?

JZ: No, fu un incidente. Alla gente piace il sensazionalismo, le piace dire che li abbiamo tirati giù.

PH: Perché scesero in un’installazione militare?

JZ: Alcuni testimoni hanno detto che il NORAD sapeva sempre se stava arrivando un “Fastwalker”, e gli venne detto che un velivolo stava per precipitare. I militari tentarono di guidare il velivolo per farlo atterrare in una struttura militare, perché era il modo migliore per tenere nascosta la cosa al pubblico e contenere l’incidente. È come se stessi guidando un piccolo aereo e hai dei problemi e cerchi di farlo atterrare in uno spazio aperto.

PH: Il fatto che venissero guidati presuppone che ci fosse una comunicazione fra i piloti di questi velivoli e i nostri militari.

JZ: Possono comunicare telepaticamente. Usano la remote viewing.
L’altro caso si verificò in Vietnam. Era in con il Colonnello. Gli disse che aveva sentito della cosa in una base a Oakland, California.
Il Colonnello rispose che avrebbero “silenziato” chiunque, perché si trattava di un progetto segreto. Tu non dovrai parlare di ciò che
vedrai. Le cose funzionano così, nessuno ha mai tutte le informazioni.
Dove lavoro, io conosco una parte del progetto, qualcun altro conosce l’altra parte. Così, se succede qualcosa, sei compromesso…

PH: Cosa faceva in Vietnam?

JZ: Doveva recarsi sul luogo di uno schianto di un B-52. Di solito, quando cade un aereo, fende gli alberi e all’impatto va in pezzi.
Sorvolando il posto si vedono i frammenti sparsi, le ali, la fusoliera… ma in quel caso il B-52 era integro e Clifford si chiese
coma mai. Vide poi i grigi dall’altra parte del velivolo, che gli chiesero perché si trovava lì. Lo percepì nella testa. Sembravano
stupiti nel vederlo. Era in corso una sparatoria, ma loro potevano bloccare i proiettili. Secondo Clifford avevano una tecnologia che
poteva fermare il tempo e disse loro di fuggire, o sarebbero stati uccisi.

Credo che si trovassero lì perché volevano sapere perché il nemico aveva abbattuto un B-52, perché ci ammazzavamo a vicenda.
Mentre l’aereo era in caduta, lo avevano sollevato e portato a terraintatto. Volevano sapere perché eravamo in guerra. Erano turbati e interessati alla vita. Clifford mi ha riferito che ci impedirono di spararci a vicenda. Quindi tornò alla base ed era pronto a fare
rapporto. C’era il Colonnello ed erano preoccupati di quanto aveva visto Clifford. Clifford disse che i Visitatori gli avevano spiegato
di essere lì per capire perché fosse stato abbattuto l’aereo e che erano rimasti sorpresi di trovarlo e lo avevano interrogato. Avendo un clearance, tutto ciò che scrivi diventa classificato. Se si fotocopia un documento classificato, i fogli bianchi, prima e dopo quello usato,sono anch’essi classificati.

PH: Dopo cosa accadde? Mi ha parlato di un tunnel…

JZ: Anche questo era un intervento per un aereo precipitato in Vietnam. C’era stato un avvistamento. In elicottero raggiunse il posto
e si addentrò nella giungla. Giunto in una radura, vide una caverna. Se roccia sembrava come tagliata da un laser. Entrò nella caverna e sistemò la radio trasmittente. Dalla caverna veniva una luminescenza. L’interno però era buio e in fondo c’era un velivolo nero di forma triangolare. Esaminandolo aveva notato uno di quei pannelli sui quali passi una mano e si accendono le luci. C’era anche una sorta di laboratorio e stavano cercando di capire perché ci uccidevamo a vicenda.

PH: Era una squadra di ricognizione che ci studiava. Perché Clifford si trovava nella caverna? Era lui il collegamento con quegli esseri?

JZ: Voleva controllare e riusciva a vedere gli uomini del suo plotone dall’altra parte, attraverso le pareti trasparenti della caverna.

PH: Era qualcosa di dimensionale di cui poteva vedere entrambi i lati?

JZ: Sì, e so che è vero perché alcuni velivoli hanno la tecnologia che permette di rendere trasparente il metallo. Questa tecnologia esiste e credo che una parte sia già in commercio.

PH: Comunicò con loro?

JZ: Sì. Vide un pannello di controllo e vi fece scorrere sopra la mano, e tutte le luci si accesero. Non c’erano fili o cose del genere.

PH: Quindi questi esseri collaborano con i militari? Ma nella caverna era solo?

JZ: C’erano altri soldati.

PH: Erano come lui, o lui era l’unico telepatico?

JZ: Era l’unico. Tutti avevano un security clearance ed erano lì per assisterlo e prendere ordini.
Dal pannello era uscito un raggio luminoso simile al laser che lo aveva colpito a un occhio ed era svenuto. I Visitatori lo avevano
riportato indietro e quando era rinvenuto gli aveva posto interrogativi molto… umani. Dissero di avere delle famiglie e delle strutture sociali, come noi. Che non credono nell’ego, non mentono, non sono avidi. Sono più spirituali. Secondo loro dovremmo diventare
più spirituali per arrivare al loro livello.

PH: La spiritualità deve evolversi al pari della tecnologia.

JZ: Al momento la nostra tecnologia non ha nulla di spirituale.

PH: Abbiamo qualche nome dei gruppi da cui provenivano?

JZ: No. Ha spiegato che quando hai 19 anni, come li aveva lui quando era in Vietnam, e ti danno un clearance, esci in missione e la tua vita viene sconvolta, non pensi a chiedere da dove vengono. Un altro caso, nel 1969, si verificò alla Bolling Air Force Base, in
Virginia. Incontrò un ET. Clifford era seduto diagonalmente rispetto all’ET che gli disse, guardandolo negli occhi: «Ho paura». Era
l’essere che Clifford aiutò a scappare. È lì che ebbe delle comunicazioni con i Visitatori all’insaputa del governo. Dissero al
Colonnello che il Visitatore voleva parlargli da solo per mostrargli qualcosa. Così tutti lasciarono la stanza. Clifford mandò qualcuno a tagliare i fili del recinto attorno al perimetro in cui stava il Visitatore e poi a Clifford dissero che stavano venendo a prenderlo.

PH: La sua stessa gente?

JZ: Sì, gli ET stavano andando a recuperarlo. L’esterno dell’edificio era perimetrato, l’interno tutto a compartimenti, invalicabili. Con il Visitatore riuscirono ad attraversare il recinto. Quando il veicolo era atterrato Clifford ha raccontato che i militari erano scioccati.
Il colonnello disse: “Non avresti dovuto farlo, non sono sempre amichevoli”. Lui aveva risposto no, lo sono sempre, siete voi a non
essere sempre amichevoli e ad affermare il contrario. Fa vendere libri. Aveva visto atterrare il veicolo e aveva cercato di capirne il
peso dalla profondità dell’impronta sul terreno erboso. L’oggetto misurava circa 7 metri di diametro.

PH: Torniamo a parlare degli esseri. Quello incontrato da Clifford era amichevole. Perché lo tenevano in quella stanza? Volevano
interrogarlo? Era sopravvissuto a un UFO crash?

JZ: Sì, volevano informazioni da lui. Non so come fosse finito lì.

PH: Quando venivi coinvolto in queste operazioni, che tipo di lavoro svolgevi?

CS: Cose normali. Ma lavoravo bene, facevo il mio dovere, anche troppo e tutti notarono che stavo diventando un po’ strano. Mia moglie andò dal mio ufficiale in comando e gli chiese perché non passavo più tempo a casa.

PH: Perché ti consentono di parlare? Forse perché non puoi provare ciò
che affermi?

CS: Esatto. Non posso provarlo.

Paola Harris
paolaharris.com