Il quadro già incerto del settore energetico mondiale è stato ulteriormente messo a dura prova dagli eventi dell’ultimo anno e dunque le sfide con cui dovrà confrontarsi il settore in uno scenario di lungo termine sono molto impegnative, con il rischio che non si riesca a raggiungere l’obiettivo di non far innalzare la temperatura globale oltre i 2°C, obiettivo ritenuto essenziale dalla comunità scientifica internazionale per frenare i cambiamenti climatici.E’ l’allarme lanciato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), contenuto nell’ultimo rapporto, il World Energy Outlook 2014 (WEO 2014).
Nel rapporto l’IEA indica come la domanda di energia primaria mondiale sia destinata a crescere del 37% entro il 2040, con un incremento delle emissioni del 20% dato che gli idrocarburi soddisferanno la maggior parte di questo aumento. Uno scenario che pone ancora più problemi ad un sistema già oggi in difficoltà con il rischio che potrebbero non essere raggiunti gli obiettivi di riduzione dei gas serra. Una delle circostanze che mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi è la notevole disponibilità di carbone, anche se il tentativo di ridurre i quantitativi di CO2 emessa e di limitare l’aumento annuale di temperatura hanno in parte contribuito a limitarne l’utilizzo.
La richiesta delle due principali fonti fossili -carbone e petrolio- è destinata a stabilizzarsi (in questo scenario), entro il 2040 anche se per motivazioni ed andamenti destinati a variare da paese a paese. Diverso il caso del gas naturale, che entro il 2030, sempre secondo lo studio IEA, è destinato a divenire la prima fonte di approvvigionamento energetico, con una crescita di oltre il 50%. Il dato positivo riguarda il forte incremento -che avverrà al contempo– delle tecnologie per le energie rinnovabili, grazie ad un calo dei costi ed ai sussidi (stimati in 120 miliardi dollari nel 2013); la crescita delle fonti rinnovabili riguarderà in particolare i Paesi membri dell’OCSE, arrivando a soddisfare il 37% della domanda di energia elettrica entro il 2040; in particolare il 20% dell’elettricità prodotta in Europa proverrà dall’eolico, seguito da idroelettrico e fotovoltaico.
La vera sfida del futuro, sottolinea il rapporto, sarà quella di riuscire ad integrare la tecnologia eolica con quella fotovoltaica e si prevede che, entro proprio il 2040, il mix energetico mondiale sarà diviso in quattro parti quasi uguali: fonti a basso tenore di carbonio (nucleare e rinnovabili), petrolio, gas naturale e carbone. Le rinnovabili, si prevede, supereranno il gas divenendo la seconda fonte del mix elettrico già nel giro di un paio di anni ed entro il 2035 daranno il contributo più importante, sorpassando anche il carbone.
Al 2040 lo scenario centrale del World Energy Outlook prevede che le fossili contribuiscano alla produzione elettrica per il 55% del totale (nel 2012 questa percentuale era del 68%) e che le rinnovabili passino dal 21 al 33%. Il principale declino spetterà al carbone, soprattutto nei Paesi OCSE, frenato dalle politiche per il clima ed è previsto un dimezzamento della produzione elettrica da olio combustibile e quasi un raddoppio di quella da gas. Purtuttavia, nonostante lo scenario dei prossimi anni sia estremamente positivo, l’altro lato della medaglia è che il World Energy Outlook afferma che mantenere l’aumento della temperatura entro il limite fissato di 2°C, come auspicato e ritenuto necessario dalla comunità scientifica per evitare una catastrofe climatica, è un traguardo difficilmente raggiungibile. Al riguardo Fatih Birol -capo economista della IEA – sostiene che gli investimenti nelle energie a basse emissioni di carbonio dovrebbero aumentare di quattro volte rispetto ai livelli attuali.
«Incentivare il carbone, il petrolio e il consumo di gas –sostiene Birol- significa esser costretti a pagare per inquinare il mondo, pagare per utilizzare l’energia in modo inefficiente».
Lucia Venturi