L'esperimento rappresenta un passo molto importante per la creazione di un sistema di comunicazione quantisticamente criptata a scala globale
Hanno “sparato” singoli fotoni nello spazio e per poi ricaptarli dopo che erano stati riflessi dal satellite giapponese Ajisai in orbita attorno alla Terra a 1500 chilometri di quota. L'impresa, la prima di questo genere, è stata compiuta dal gruppo di ricerca dell'Università di Padova diretto da Paolo Villoresi and Cesare Barbieri, che la illustrano in un articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista New Journal of Physics.
I ricercatori sono stati in grado di provare che i fotoni ricevuti di ritorno dal Matera Laser Ranging Observatory presso il centro di geodesia spaziale di Matera dell'Agenzia spaziale italiana (ASI) – che ha partecipato al finanziamento della ricerca – erano proprio quelli che erano stati inviati poco prima. Il successo dell'esperimento rappresenta un passo molto importante per la creazione di un sistema di comunicazione quantisticamente criptata, l'unica che potrà in futuro assicurare che i messaggi inviati non siano stati intercettati e crackati, in grado di operare a vasto raggio e di sfruttare i sistemi satellitari.
Finora la comunicazione quantistica criptata era stata dimostrata realizzabile per una distanza massima di 150 chilometri, sfruttando cavi in fibra ottica o telescopi, due tecniche che presentano alcuni inconvenienti: la prima per la presenza di fenomeni di assorbimento e di scattering, la seconda per la sensibilità alle condizioni atmosferiche. Alla ricerca ha partecipato anche gruppo di ricerca dell'Università di Vienna diretto da Anton Zeilinger.
Ora i ricercatori passeranno alla fase successiva, testando la possibilità di inviare e ricevere da satellite chiavi quantistiche.[/size=12]
28 marzo 2008
FONTE: http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Singoli_fotoni_su_e_giù_dallo_spazio/1326625