C’è una mummia in quella statua. Il corpo, attribuito a Liuquan, fondatore della Scuola Cinese di Meditazione, è stato individuato all’interno di un’opera risalente all’XI/XII secolo d.C. e raffigurante un Buddha. A svelare il contenuto umano della scultura bronzea è stata una TAC compiuta in un centro medico olandese, ad Amersfoort.
La tradizione da sempre sosteneva che i resti del maestro-asceta erano conservati in quel reliquiario molto speciale. Ora lo ha dimostrato anche la scienza. Gli esami sono stati effettuati mentre il prezioso manufatto si trovava in mostra al Drents Museum di Assen, per la prima volta al di fuori della Cina. Sono stati anche prelevati dei piccoli frammenti ossei per datare con esattezza la salma- antica di mille anni. Le analisi mediche hanno inoltre scoperto la presenza di altro materiale -rotoli scritti in cinese- al posto degli organi interni rimossi.
In questo caso, dunque, si potrebbe escludere quel processo di “auto mummificazione” spesso attribuita ai monaci buddhisti arrivati al più elevato livello spirituale.
L’esempio più recente è il cadavere rinvenuto in Mongolia, nella provincia di Songinokhairkhan, lo scorso gennaio. Il Lama si trovava ancora nella posizione del “loto”- a gambe incrociate, con la testa reclinata e le mani in grembo. Per i fedeli, però,non è morto, ma ad un passo dal diventare un Buddha egli stesso.
Il corpo dovrebbe avere addirittura 200 anni. Potrebbe essere quello del maestro di Dashi-Dorzho Itigilov. Il famoso Lama Buryata di tradizione tibetana morì nel 1927 e venne sepolto in una cassa di pino, ma molti anni dopo, quando venne riesumato, fu ritrovato praticamente intatto con i tessuti molli non deteriorati, la pelle soffice, “come se fosse morto da appena 36 ore”.
È stato più volte esaminato da medici ed esperti, che sono rimasti sorpresi dal suo stato conservazione. Dal 2005 il corpo viene esposto all’aperto, senza alcuna protezione, ma non manifesta segni di decadimento. I monaci gli stringono la mano e gli parlano, come se fosse ancora in vita. Meglio, pensano che sia entrato nello stato dinirvana.
Proprio come ora molti dicono di quest’ultima mummia mongola. Lo dimostrerebbe proprio la posizione in cui è stato trovata, tipica di una particolare forma di preghiera che porta chi la pratica in una condizione di perfezione spirituale. “Questo è il segno che non è morto, ma in uno stato di profondissima concentrazione secondo l’ antica usanza dei Lama”, ha spiegato Ganhugiyn Purevbata, professore dell’Istituto di Arte Buddhista all’Università di Ulaanbaatar, capitale della Mongolia.
Una convinzione condivisa anche dal dottore Barry Kerzin, lui stesso monaco tibetano nonché medico del Dalai Lama. “Ho avuto il privilegio di curare alcuni esperti dimeditazione entrati nello stato tukdam. Se una persona riesce a mantenersi in questo stadio per più di tre settimane- cosa assai rara- il corpo gradualmente si restringe e alla fine quel che rimane sono solo capelli, unghie e abiti. Di solito, chi vive vicino al monaco vede brillare nel cielo per alcuni giorni un arcobaleno. Significa che il Lama ha trovato un “corpo arcobaleno”, il livello più alto e più vicino a quello di Buddha.”
La polizia intanto indaga: il corpo trafugato era pronto per essere venduto ad una cifra considerevole al mercato nero dei reperti archeologici da un trafficante del luogo che è stato arrestato. Ma anche gli esperti sono al lavoro per capire di più su quei resti umani sorprendentemente ben conservati. Escludendo che il monaco stia davvero ancora meditando, non è chiaro come abbia evitato la normale decomposizione ed abbia assunto questo aspetto impressionante.
Come dicevamo, l’auto mummificazione è una pratica apparentemente diffusa nel buddhismo: negli ultimi 50 anni, è stata attribuita ad una quarantina di monaci nella sola India.
Ma sono stati segnalati casi del genere anche in Giappone, Tibet,Thailandia. A Koi Samui, ad esempio, una di queste mummie è diventata una vera e propria attrazione per turisti e fedeli: è esposta, dietro ad una teca di vetro, nel tempio di Wat Khunaram.
Quando era in vita, si chiamava Loung Pordaeng. Ordinato monaco da ragazzo, lasciò il monastero per farsi una famiglia. Ma arrivato a 50 anni, con i figli ormai adulti, tornò nel tempio e prese il nome di Phra Kru Samathakittikhun. Passò il resto della sua esistenza a studiare le tecniche di meditazione e molti anni li trascorse, da asceta, in una grotta. All’età di 79 anni- era il 1973- annunciò ai suoi seguaci che sarebbe presto morto.
Chiese loro di cremare il suo corpo, se avesse mostrato i segni della decomposizione, ma se al contrario fosse rimasto incorrotto avrebbero dovuto custodirlo in una teca di vetro, a perenne memoria degli insegnamenti del Buddha. Nell’ultima settimana di vita si ritirò a meditare in totale silenzio, senza toccare né cibo né acqua, respirando sempre più lentamente, fino a quando il suo cuore si fermò.
Inaspettatamente, considerando il clima umido e caldo della Thailandia, il corpo del monaco rimase intatto. E lo è tuttora, oltre 40 anni dopo: appare seduto, avvolto nella sua veste arancione e con un unico vezzo- un paio di occhiali scuri per coprire gli occhi. Un miracolo, dicono in molti, oppure l’effetto di un rallentamento programmato del metabolismo con la progressiva eliminazione di alimenti ed ossigeno. In ogni caso, un fenomeno che suscita curiosità ed interrogativi anche tra gli scienziati.
La pratica della cosiddetta auto mummificazione è stata presa in esame dalla scienza moderna a partire dagli anni ’60, quando un team di ricercatori ha pubblicato uno studio sui monaci di una setta buddhista giapponese detti sokushinbutsu. Per scelta volontaria, si sottoponevano ad una dieta rigorosissima per lunghi anni. Poi, si facevano rinchiudere in sepolcri in pietra fino a quando non smettevano di respirare.Sono una ventina i corpi- risalenti ad un periodo compreso tra il XII e il XX secolo- scoperti perfettamente mummificati. In epoche ancora più antiche, casi del genere si sarebbero verificati anche nella Cina taoista.
La ricerca dell’incorruttibilità del corpo dopo la morte compare in culture e religioni molto lontane e diverse (nell’Antico Egitto come nella Cristianità) con un denominatore comune: l’aspirazione alla vita eterna. Non solo, il cadavere che non si decompone sembra mostrare un particolare dono soprannaturale o una specialegrazia divina. Anche di molti santi e beati della Chiesa Cattolica sono esposte reliquie o interi corpi perfettamente conservati dopo decenni, se non dopo secoli.
Ma un conto è lasciare un cadavere che non si corrompe e si mummifica spontaneamente (spesso per cause naturali accertate), un altro è indurre l’auto mummificazione da vivi. Secondo la tradizione, i monaci potrebbero rimanere in quello stato sospeso di morte/non morte, in quella specie di trance estrema, addirittura per 5.67 miliardi di anni in attesa di Maitreya. Quando la reincarnazione del nuovo Buddha si paleserà al mondo, si risveglieranno dal loro stato attuale per aiutarlo.
Sabrina Pieragostini