Il prof. Allegro, tra i più discussi ed intriganti studiosi che ebbe il rarissimo privilegio di poter analizzare per primo i famosi rotoli qumramiani, sosteneva che tra quei testi vi fossero anche le radici del Padre Nostro: l’unica singolarissima preghiera lasciataci da Gesù. Abbiamo già avuto occasione di dimostrare che le tesi che Allegro sosteneva relazionando l’essenismo al cristianeismo erano più che fondate. Quelle stesse tesi gli procurarono la messa al bando e la ridicolizzazione nel mondo accademico sicuramente influendo profondamente nel suo stato psicofisico e portandolo alla precoce scoparsa negli anni 80.
Siamo lieti, oggi, di tributare un ulteriore omaggio a questo coraggioso eroe delle moderne persecuzioni accademiche, ancora oggi infangato in maniera indegna anche in rete da siti, quarda caso tenuti da accademici. Quanto Allegro sosteneva in relazione al Padre Nostro ed alle sue radici nella liturgia qumramiana rispondeva a vero e lo dimostreremo con il presente articolo. Nella analisi adopereremo il testo che, in Italia e nel mondo, ha consentito al grande pubblico, di conoscere dopo un decennio dalla scoparsa e dopo quasi 50 anni dalla scoperta dei manoscritti, il corpus completo della liturgia essena: F.Martinez “I Testi di Qumran” 1996 rist. 2002 ed. PIDEIA (per l’Italia) La dimostrazione passa attraverso una comparazione, passo passo, del Padre nostro con le preghiere estratte dalla liturgia qumramiana.
Il numero esiguo di questi specifici testi liturgici ritrovati a Qumran amplifica la loro valenza, facendoci intuire, che la letteratura liturgica essena conteneva in se l’essenza del pensiero e della teologia che ispirò Gesù nel redigere la famosa preghiera.
Gesù: “Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome”
“Abbiamo invocato il tuo nome e ci hai creato per la tua gloria e come figli tuoi ci hai posti agli occhi di tutte le nazioni: hai chiamato Israele <<mio primogenito>> e ci hai corretti come un padre suo figlio. 4Q504 Col IIIver. 4-7 datazione paleografica II sec. a.c.
Basterebbe questo brano a far accattonare la pelle.
Il rapporto di figliolanza esplicito e ribadito più volte nel testo, associato alla invocazione del nome ed alla primogenitura del popolo di Israele paragonata alla primogenitura di Gesù é emblematico. Nessun brano biblico riporta in forma così inequivocabile e diretta questi contenuti, ma soprattutto nessun brano veterotestamentario relaziona la invocazione del nome al rapporto di figliolanza tra il Popolo di Israele e Dio come quello che abbiamo di fronte. Il brano, per essere compreso in tutta la sua dirompente novità teologica, va rapportato a in 4Q174
<<Jahweh ti ha annunziato che ti edificherà una casa: io susciterò la tua discendenza dopo di te e renderò stabile il trono del suo regno in eterno. Per lui sarò come un padre ed egli sarà mio figlio>>.Questo é il rampollo di David che si eleverà come interprete della legge, che sorgerà in Sion alla fine dei giorni, come stà scritto:<<E susciterò la tenda di David che é caduta>>; egli (l’interpetre) é la tenda di David che é caduta e che si eleverà per salvare Israele 4Q164 10 e seg.
C’è tutto il senso del messianesimo evangelico. Il Messia é il discendente di Davide che diviene Figlio di Dio ed interpetre della Legge ricostruendo il Regno eterno sulla base del nuovo tempio (spirituale) fondato sulla reale sostanza della norma. Egli salva (Gesù=Yeshua = Yhvh é salvezza) Israele dal peccato, primo tra tutti quello di aver inerpretato male la legge e di aver seguito quella errata norma obbligando tutti gli ebrei a fare altrettanto. C’è da chiedersi quale onestà intellettuale ci si possa aspettare da coloro, peraltro i medesimi che hanno infangato il nome del prof. Allegro prima e del prof. Eisenmann oggi, che di fronte ad un brano come 4Q246
“Egli sarà chiamato il figlio di Dio: essi lo chiameranno figlio dell’Altissimo….Il suo Regno sarà eterno ed egli sarà Giusto in tutte le sue Vie” 4Q246 Col II
negano l’intimo legame con 4Q164 e con il precedente testo liturgico affermando che, qui come altrove, non si parla di un legame di figliolanza tra il Messia e Dio.
A costoro rispondiamo: non solo c’è il legame di figliolanza messianica, ma nella liturgia essena esiste già l’estensione di questo legame a tutto Israele: estensione che sarebbe stata sancita proprio dalla salvezza portata dal Messia, dal suo essere assunto a figlio di Dio, dalla reinterpretazione corretta della legge e dalla conseguente costituzione del Regno eterno attaraverso i figli del Nuovo Patto (così gli esseni chiamano se stessi, vedi Docuemento di Damasco) che, dopo aver preparato la Via vengono adotatti a figli di Dio.
Gesù:”Venga il tuo regno…”
“Hai amato Israele fra tutti i popoli e hai scelto Giuda e hai stabilito un patto con Davide perchè fosse come un pastore, un principe per il tuo popolo e sedesse sul trono di Israele di fronte a te per sempre” 4Q504 Col IV ver. 3-7
E’ singolare che questi contenuti siano esposti nel medesimo testo liturgico poco dopo il precedente brano.Il Regno é chiaramente quello di Israele che ricollega Davide alla figura del pastore messianico centrale i tutti i testi qumramiani. Il Regno che i qumramiani attendevano nel deserto “preparando la via”, non era solo un fenomeno politico, ma un evento religioso dal significato profondo. Il nuovo Regno fatto da un popolo perfettamente e profondamente legato alla volontà divina, era il sigillo di un nuovo patto fondato su un reale rapporto di figliolanza di Israele con il suo Dio.
Gesù: “…sia fatta la tua volontà…”
“La stirpe dell’uomo non ha compreso tutto quello che gli hai dato in eredità e non ti ha conosciuto per mettere in pratica la tua parola agiscono più empiamente di tutti e non comprendono la tua grande forza” 4Q508 3-4 datazione paleografica inizio I sec. d.c.
da vedere anche in confronto con:
“alcuni scribi e farisei dissero:<<Perchè i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi?…>> Ed egli rispose loro <<Perchè voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?…Bene ha detto il profeta Isaia : Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore é lontano da me …” Matteo cap 15 fr.3
Il Padre Nostro chiarisce e sintetizza mirabilmente, l’obiettivo che i qumramiani davano all’attesa messianica ed alla ricostruzione del Regno. Israele corrotto non era il regno di Dio perché il popolo aveva mal inteso gli ordinamenti della Legge modificandoli a misura d’uomo e privandoli della loro reale essenza: si era fatta divenire la Legge di Dio “legge di uomini”. Serviva un Interprete, e tale é la funzione ed il termine che ritroviamo nei testi qumramiani in riferimento al Messia: egli é l’interprete della Legge che viene a completare l’opera iniziata dal Maestro di Giustizia e dagli Esseni: quella di ritornare all’essenza della norma e metterla in pratica come stile di vita.
Gesù:”… come in cielo così in terra…”
“…per prosperare grazie alle nubi del cielo e ai prodotti della terra per essere in grado di distinguere il giusto dal’ingiusto …” 4Q508 Fr. I 1-2.
Gli ultimi due stralci appartengono da uno stesso documento.
Gesù:”…dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal peccato.Amen…”
“tu ci guarirai dall’accecamento del cuore a causa delle nostre iniquità siamo stati venduti ma malgrado i nostri peccati ci hai chiamati…e ci libererai dal peccare nei tuoi confronti…” 4Q504 14-16
“… nei secoli dei secoli.Amen…” 4Q509 fr 1-4, 7 databile paleograficamente al primo secolo.
“Ci libererai dal peccare”, é una formula identica e si trova in un testo liturgico. Peccato manchi il brano precedente che ci avrebbe di certo consentito anche di decifrare l’ambiguità del “non ci indurre in tentazione”. E’, però, evidente che il testo qumramiano assegna la colpa del peccato alle iniquità dell’uomo ed esclude totalmente l’ambiguità segnalando la pietà ed il perdono di Dio che comunque chiama l’ebreo peccatore a se nonostante tutto. C’è da chiedersi, e lo ribadisco, che cosa legga la maggioranza degli esegeti e degli studiosi della storia cristiana e di quella esseno-qumramiana: di certo non i testi qumramiani per non notare l’abnorme fallacità del loro approccio. Non sono in grado di avere la benchè minima visione comparativa e d’insieme del corpus, dalla quale, anche agli occhi di un bambino emergerebbe la impossibilità di negare un rapporto di totale dipendenza del pensiero di Gesù da quello esseno.
Trattandosi, spesso, di persone dall’acume eccezionale e dalla intelligenza sottilissima, purtroppo, l’unica spiegazione possibile resta quella più sconcertante e preoccupante. Ma andiamo oltre nella nostra analisi. Una cosa singolare é la datazione non solo di questi testi ma anche della maggioranza dei testi liturgici riportati nel volume di Marinez, che ne colloca la maggior parte al I. sec.d.c. Tra questi testi va ricordato in particolare 4Q503 che é la preghiera che gli Esseni facevano al mattino al sorgere del sole e che comincia come segue:
“E al levarsi del sole…il firmamento del cielo.Benediranno e prenderanno la parola dicendo << Sia benedetto il Dio d’Israele…” 4Q503 Fr 1-6 1 e seg.
Un altro elemento singolare é la numerazione pressoché progressiva dei testi liturgici.
Ricordando che la numerazione é indicativa della vicinanza fisica dei frammenti all’atto del ritrovamento, in fatto che questi testi fossero posti affiancati e che il contenuto di tutti é correlato in qualche modo al Padre Nostro, oltre al fatto che fossero nella stessa grotta dei testi messianici, accresce la sensazione di uniformità del contenuto di tutta la liturgia Essena. Un elemento fondante della preghiera che traspare dai testi liturgici pervenutici, é, appunto, il rapporto intimo dei qumramiani con Dio, un rapporto Padre-figli che si manifestava in invocazione mattutine che il singolo faceva propria pur nell’ambito di una preghiera di gruppo.