“..Il filosofo della scienza Ervin Laszlo nella prefazione al suo libro Il cancro e la ricerca del senso perduto (edito da Springer, 2008) afferma come esso sia uno dei testi più straordinari che egli abbia mai letto. Questa affermazione parte dal fatto che, per Laszlo, la scoperta eccezionale che lei ha operato sta nell’aver individuato in un difetto di comunicazione intercellulare la potenza di crescita del cancro. Ristabilire un sano flusso di informazioni tra le cellule e la conseguente riprogrammazione delle cellule cancerose all’interno di una normale fisiologia è la strada da percorrere per il ripristino della salute dell’organismo. Oggi sappiamo qualcosa di più preciso su questo percorso di guarigione?
Oggi, fortunatamente, tutta la ricerca più avanzata a livello mondiale condivide l’idea che la malignità dei tumori sia legata alla presenza di cellule staminali alterate. Questo è il primo passo importante che ci può portare verso nuovi e diversi approcci terapeutici rispetto a quelli finora adottati. Inoltre tutti i ricercatori oggi sanno che le cellule staminali normali possono essere riprogrammate e si fa strada il concetto che anche le cellule staminali tumorali possano essere in qualche modo riprogrammate e differenziate. L’idea che alla base della malignità dei tumori vi potessero essere cellule staminali tumorali e che queste potessero essere riprogrammate è la via che seguo da circa 20 anni: per questo la rivista scientifica Current Pharmaceutical Biotechnology mi ha chiesto di essere Guest Editor di un numero speciale avente proprio come titolo “Reprogramming of Normal and Cancer Stem Cells”. È questo un tema che, in altre parole, può essere declinato seguendo i concetti usati da Laszlo: da grande filosofo della scienza Laszlo esprime il concetto di riprogrammazione come corretta informazione: se si fornisce alle cellule staminali tumorali una corretta informazione, esse possono essere indirizzate verso la normalità, ripristinando così la salute dell’organismo…”
Riprogrammazione Cellulare, le novità. Pier Mario Biava: Il ruolo dei fattori di differenziazione