Ho dato un’occhiata al lavoro di Renato Palmieri (non sono riuscito comunque a trovare tutta la parte in notazione algebrica a dimostrazione delle sue teorie); ritengo valida l’ipotesi di una possibile sorta di complementarietà (più che di uguaglianza) tra fotone e gravitone. Il gravifotone e il graviscalare sono campi che compaiono, tra gli altri, nelle teorie di supergravità accoppiata a certi campi vettoriali (simili al fotone) in 4 dimensioni con 4 generatori di supersimmetria; d’altronde lo stesso Ronald Mallett, negli esposti sulla manipolazione dello spazio-tempo, accenna palesemente alle implicazioni fisico-matematiche della luce, quale “fonte” o “sorgente” primaria di gravità.
Volendo accettare per buona tale ipotesi, rimane comunque un problema di fondo, che francamente non capisco come Palmieri sia riuscito a risolvere: un fisico teorico è in grado di calcolare matematicamente le interazioni del gravitone con il resto della materia, ma in questi calcoli si imbatte in quantità infinite. Numeri infiniti come questi erano già comparsi in precedenza,nel calcolo delle interazioni dei fotoni con la materia. Fortunatamente comunque, questi ultimi infiniti poterono essere dominati, ossia venire eliminati, tramite la rinormalizzazione, che si presenta come un procedimento coerente dal punto di vista matematico. Ma gli infiniti che compaiono nel caso delle interazioni del gravitone non possono essere eliminati con la rinormalizzazione (essendo assai “peggiori”).
La teoria dell’interazione tra gravità quantistica e materia non è rinormalizzabile, il che significa semplicemente che i fisici non sono in grado di darle un senso. Sono assai scettico invece su molte sue altre considerazioni, quali ad esempio: “(…) tale meccanismo esclude in modo assoluto la possibilità fisica di fenomeni come il “collasso gravitazionale”, le “stelle di neutroni”, i “buchi neri”, il “big bang”, l'”espansione dell’universo”, la “fuga delle galassie (…). Credo che tutte le idee-ipotesi di Palmieri, poggino fondamentalmente sul concetto di supersimmetria. Mediante una trasformazione supersimmetrica, ad esempio, i campi di bosoni con spin 0 possono essere convertiti in campi di fermioni con spin ½ e viceversa. Come differenti gluoni potevano essere considerati quali diverse componenti di un unico campo di Yang e Mills, così, in base alla supersimmetria, bosoni e fermioni con spin differente possono essere considerati come diverse componenti di un unico “supercampo” (in seguito a un’operazione di supersimmetria, le diverse componenti del “supercampo”, campi di spin differente, si trasformano l’una nell’altra).
Agli inizi degli anni 70, la supersimmetria completa implicava che le particelle con spin 0 e quelle con spin ½ avessero la stessa massa (il che avviene anche in modelli supersimmetrici più complessi). Ma queste particelle di massa uguale e di spin differente non sono mai state osservate in natura, e questa è la ragione per cui il modello semplice non ha interesse dal punto di vista sperimentale. Per condurre a una descrizione delle particelle osservate in natura, la supersimmetria deve quindi essere spezzata. In tal caso le masse delle particelle di differente spin correlate dalla supersimmetria, non devono necessariamente essere uguali. Restando in tema di supergravità, occorre innanzi tutto tener presente che la maggioranza di coloro che vi hanno “lavorato sopra”, ha la sensazione che manchi ancora qualche idea decisiva, in assenza della quale le teorie semplicemente non descrivono il “mondo reale”. Qualsiasi teoria che “origini” dalla relatività generale, comporta la gravità, cosicchè la supergravità è potenzialmente una teoria dei campi completamente unificata. In tale contesto quindi, tutti i campi, compresi quelli con spin 0, 1/2 e 3/2, sono conseguenza di una supersimmetria locale, mentre precedentemente solo i campi di Yang e Mills con spin 1 potevano essere dedotti dalla simmetria.
Il problema degli infiniti (a cui ho accennato all’apertura di questo topic), non ho voluto trattarlo a fondo per non complicare troppo le cose (già, presumo, per molti poco digeribili), ma visto che si parla di supergravità, purtroppo …debbo farlo. Eseguendo dei calcoli di carattere quantistico (utilizzando la teoria della supergravità), gli infiniti che “affliggono” la teoria della gravità basata solo sul gravitone, scompaiono elidendosi con infiniti uguali e opposti generati dal gravitino. Il punto è che queste elisioni non sono casuali, ma rappresentano un effetto profondo della presenza della supersimmetria. Benchè ancora non si sappia se la teoria della supergravità sia completamente rinormalizzabile, questa “attenuazione degli infiniti”, sembra costituire un progresso in direzione di una valida teoria quantistica della gravità. Una delle più grandi “fregature” che comunque sta alla base della teoria della supergravità, è che nella sua forma semplice comprende solo il gravitone e il gravitino (…e ciò ben difficilmente può rispecchiare il “mondo reale” con le sue numerose particelle). Ribadisco ancora di non essermi addentrato veramente a fondo nelle idee-teorie di Palmieri; il fatto quindi che egli abbia costruito tutto il suo “castello matematico” sul principio di supersimmetria e su alcuni postulati inerenti alla supergravità, rimane semplicemente una mia supposizione.