La precessione nel Vangelo di Giuda

Vangelo di Giuda

Il Vangelo di Giuda è un testo gnostico la cui esistenza era testimoniata, fino a non molto tempo addietro, solo per tradizione indiretta. Ireneo, infatti, nel 180 d.C. aveva citato questo libretto per bollarlo come “eretico”. (1)Ora, in seguito al ritrovamento in Egitto, avvenuto negli anni 70 del XX secolo, e grazie all’impegno di decine di esperti, sotto l’egida della National Geographic Society, i lacerti del documento sono stati tradotti.(2)

Il vangelo, che è stato datato al III secolo, è la copia in copto di un testo in greco risalente a circa cent’anni prima. Vi si raccontano gli ultimi giorni della vita di Gesù attraverso i dialoghi coi discepoli e, in particolare, le conversazioni private con Giuda.

Gli esegeti attribuiscono la paternità di tale opuscolo ad una setta gnostica che, in quanto tale, conferiva potere salvifico alla capacità mistica di ottenere la conoscenza pura, liberandosi della prigione, considerata impura, del corpo. Nel manoscritto, infatti, Gesù affida al “traditore” il compito di adempiere il piano divino, esortandolo con le seguenti parole:“Sacrificherai l’uomo che mi rinchiude”.

Non intendo soffermarmi, in questo breve studio, sul ruolo di Giuda all’interno della vicenda evangelica, perché considero il fedifrago più un personaggio letterario che una figura storica: pertanto ogni diatriba tra chi sostiene che l’azione infame di Giuda il sicario fu essenziale per il compimento del disegno divino di salvezza e chi, invece, lo considera un vile ed avido proditore, incapace di comprendere il significato spirituale del Regno, è del tutto oziosa. Non m’interessa quindi prender partito in un dibattito che non ha alcuna ragione d’essere: Giuda è, infatti, l’aiutante del protagonista, il Messia. L’Iscariota opera un cambiamento di campo, passando dalla parte degli oppositori. Chiarita la fisionomia prevalentemente narrativa del personaggio, il testo va letto, a mio parere, come testimonianza della dottrina elaborata da una corrente gnostica con ogni probabilità cainita.

Un altro aspetto, invece, mi sembra degno di nota: infatti, come avviene nel caso di alcuni passi dei Vangeli canonici, anche nel Vangelo di Giuda si rintracciano dei versetti contenenti dei numeri dal valore astronomico e, in particolare, riferibili al fenomeno della precessione. (3)

Non credo sia il caso di proporre in questa sede una spiegazione della cosmologia descritta nel libricino, poiché essa ricalca i tòpoi di molti correnti gnostiche: il processo delle emanazioni da un primigenio abisso ingenerato che si conclude con la caduta nel mondo materiale da cui si risale attraverso la conoscenza mistica del divino ed il trascendimento della corporeità.(4) Vediamo ora pertanto quali sono i passi suscettibili di un’esegesi astronomica.

“Poiché molti non seguivano la retta via, Gesù chiamò 12 apostoli e li informò dei misteri del Cielo e di quello che sarebbe accaduto in futuro”.

“Profondamente turbati, i discepoli gli dissero allora che avevano visitato pure il tempio di Gerusalemme nel quale 12 sacerdoti avevano pronunciato il nome di JHWH, mentre innumerevoli fedeli si affollavano presso l’altare per fare le loro offerte”.

“Adamo si trovava nella stessa nube luminosa dove c’era la generazione di Seth, quando Dio creò 72 mondi da cui ne uscirono 360, come i giorni dell’anno”.

“In principio Dio emanò 12 entità spirituali, come i mesi dell’anno, con 6 cieli ciascuna, cioè 72 cieli, uno per ogni mondo, da cui scaturirono 360 firmamenti e altrettanti Angeli e Spiriti per adorarli”.

“Gli Arconti crearono cinque nuovi Angeli per il dominio dell’oltretomba: Seth, detto Cristo, Galila, Harmathoth, Yobel e Adonais”.

Il 12, indicante sia gli apostoli di Gesù sia i sacerdoti del tempio di Gerusalemme, sotto il profilo astronomico, evoca le costellazioni dello Zodiaco. (5) Il 72 adombra gli anni che il Sole impiega per percorrere un grado nel suo moto precessionale: non è un caso se lo si rintraccia anche nel Vangelo di Luca, dove si racconta: “Dopo questo, il Signore designò altri 72 discepoli e li inviò a due a due innanzi a sé, in ogni città o luogo dove egli stesso voleva andare”. (6)

Il 360 corrisponde, come afferma il testo, ai giorni dell’anno, ma si tratta dell’anno lunare seguito dagli Ebrei con l’eccezione degli Esseni che adottarono un calendario lunisolare. Anche la ripartizione del corso del tempo presso gli Egizi si basava sulle osservazioni lunari. (7)La cifra in oggetto, secondo alcuni studiosi, affonda le radici nella reminiscenza di un’età remota della Terra, quando il pianeta non era inclinato di 23 gradi e 50 primi cosicché l’anno durava esattamente 360 giorni.

Non si dimentichi poi che tale numero corrisponde ai 360 gradi, percorsi dal Sole in 25.920 anni. Lo spostamento di 360 gradi traccia una circonferenza zodiacale. È il cosiddetto anno precessionale o platonico.

All’interno di un quadro astronomico, il 5 potrebbe indicare i cinque pianeti: Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno. Tale configurazione planetaria cui sono preposti degli angeli ricorda quella dei Mandei, gli adepti di un’antica setta gnostica tuttora esistente, definiti anche “cristiani di San Giovanni”. Per i Mandei, che sono avversari del Giudaismo, del Cristianesimo e dell’Islam, il demone Ur o Ruha, lo spirito malvagio, ha prodotto i pianeti: Gesù è identificato con Mercurio. Il passo non è chiaro poiché, da un lato si accenna, a mio parere, al mondo fisico considerato sordido (oltretomba) anche in quanto retto da angeli generati dagli Arconti, potenze cosmiche inferiori, dall’altro uno dei cinque reggitori è Seth-Cristo, figura reputata positiva dai Cainiti che apprezzavano e riabilitavano tutti i protagonisti dell’Antico Testamento ostili a YHWH, identificato con il demiurgo creatore della materia impura. (8)

Non si può escludere che il Vangelo di Giuda sia un testo eterogeneo in cui confluirono conoscenze mediorientali di tipo astronomico codificate attraverso la mitopoiesi, credenze ebraiche, dottrine gnostico-cristiane: è vano quindi cercare una coerenza compromessa tra l’altro dallo stato frammentario in cui ci è pervenuto il libretto, dall’intrinseca farraginosità delle religioni sincretiche.

Resta, in ogni caso, un rimando al fenomeno precessionale di cui si può rintracciare qualche cenno anche, come si notava, nel vangelo di Luca, a dimostrazione che molte antiche fedi erano almeno in parte culti solari. Con ciò non intendo affermare che il Cristianesimo è un credo eliaco, sebbene l’influsso su di esso di una dottrina solare-precessionale come il Mitraismo sia indubbio, (9) ma far notare come una piena intelligenza delle religioni non possa prescindere anche da un’enucleazione dei loro aspetti astronomici ed astrologici. (10)

Significato astronomico dei numeri del Vangelo di Giuda

*12 I dodici segni dello Zodiaco
*72 Gli anni che il Sole impiega per coprire un grado nel moto precessionale
*360 I gradi percorsi dal Sole in 25.920 anni

Prospetto riepilogativo

(1)Ireneo, intorno alla metà del II sec. d.C. nato in Asia Minore, si trasferì in Gallia, dove fu eletto vescovo di Lione nel 180 d.C. circa. Il suo scritto più importante, in cinque libri, Confutazione e distruzione della falsa gnosi, di cui oltre a pochi frammenti dell’originale greco, resta una traduzione in latino, è dedicato alla critica dell’”eresia” gnostica professata da Valentino. Ireneo così si esprime: “Solo Giuda il traditore conosceva la Verità come nessun altro e che per questo ha realizzato il mistero del tradimento, in seguito al quale tutto, in terra e in cielo, rimase sconvolto. Essi hanno dunque prodotto una storia fondata su dette basi e l’hanno chiamata Vangelo di Giuda.” (Adversus haereses, I 31,1) Per un profilo del vescovo di Lione, vedi G. A. Primitera, R. Pretagostini, Storia e forme della letteratura greca, Milano, 1997, pp. 812-813

(2) Del papiro, reperito casualmente in Egitto da alcuni agricoltori, entrarono in possesso diversi antiquari. Lo svizzero Rodolphe Casser, uno dei maggiori esperti di lingua copta nel mondo, è lo studioso cui si deve gran parte della traduzione. Il Vangelo di Giuda presenta una visione inusuale del rapporto tra Gesù e Giuda: contrariamente a quanto raccontano “Matteo”, “Marco”, “Luca” e “Giovanni” nel Nuovo Testamento, dove Giuda è ritratto come un traditore, secondo questo vangelo, Giuda consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo. L’ipotesi formulata da Craig Evans, docente di Nuovo testamento presso l’Acadia Divinity College dell’Acadia University di Wolfville, in Canada, è che Gesù avesse segretamente dato istruzioni al sicario di consegnarlo alle autorità romane. Si spiegherebbe così la frase a lui rivolta e riportata dal Vangelo di “Giovanni”: «Qualunque cosa tu debba fare, falla in fretta».

(3) Sulla precessione vedi A. Anzaldi, L. Bazzoli, Dizionario di astrologia, Milano, 1988, s.v. precessione degli equinozi

(4) Sulla gnosi vedi E. Buonaiuti, Lo gnosticismo Storia di antiche lotte religiose, Genova, 1987. Il saggio, quantunque viziato da qualche preconcetto cattolico, è un ottimo strumento per conoscere i caratteri principali di tale orientamento filosofico-religioso. Inoltre il testo contiene utili riferimenti bibliografici.

(5) Scarterei l’ipotesi che il 12 rimandi ai corpi celesti conosciuti dai Sumeri sia perché ritengo che si tratti di una conoscenza ormai obliata nel II secolo d.C. , periodo al quale risale il testo in esame, sia poiché il numero dei corpi celesti dell’antichissima popolazione mesopotamica non ha un collegamento con la precessione, fenomeno comunque noto anche ai Sumeri. Vedi Z. Sitchin, Il pianeta degli dei, Casale Monferrato, 1998.
M. De Pieri, Il numero, 2005, ci rammenta il valore e le correlazioni del numero 12, che va considerato come 1+2=3.

“12 erano le Tribù di Israele; 12 i discepoli di Gesù; 12 sono i frutti della Albero della Vita, 12 sono le porte della Città Celeste; 12 sono i pani presenti sulla Tavola del Tempio, a rappresentare i 12 mesi dell’anno; 12 le pietre preziose presenti sul pettorale di Aronne; 12 erano i Cavalieri della Tavola Rotonda; 12 i Pari di Carlo Magno”. Il 12 fu una cifra dal potente significato anche per i Templari. Vedi anche Enciclopedia dei simboli a cura di H. Biedermann, Milano, 1991, s.v. numero.

(6) Luca, 10, 1.

(7) Vedi Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto, a cura di Edda Bresciani, Novara, 1998, 2005, sv. calendario.

(8) D. Ulansey, I misteri di Mithra Cosmologia e salvazione nel mondo antico, Roma. Il testo svela il valore cosmologico del Mitraismo ed individua i nessi tra questa religione soteriologica ed il Cristianesimo.

(9) Sui Mandei, vedi Enciclopedia delle religioni, Milano, 1989, s.v. Mandeismo nonché M. Pincherle, I Mandei Atlantidei tra noi, Diegaro di Cesena, 2003. Il carattere solare del Cristianesimo deve essere inteso, a mio parere, secondo la ratio che ispirò la riforma religiosa di Amenophis IV (1367-1359 a.C.), il faraone eretico, che vide nel disco dell’astro soltanto la manifestazione sensibile di un principio trascendente.

(10) In un articolo intitolato Il cenacolo leonardesco: il Sole e la Vergine, 2006, ho congetturato che il capolavoro del genio di Vinci sia anche una raffigurazione astrologica con Cristo-Sole e Maria Maddalena-Giovanni-Vergine. Riconosco di aver usato toni un po’ apodittici nello studio, a proposito della corrispondenza tra i dodici apostoli ed i segni zodiacali, ma, pur ammettendo che gli abbinamenti siano inesatti o che siano inesatte le motivazioni, resta, a mio parere, la sinopia astrologica del dipinto. Come nel caso della Commedia dantesca, esiste un significato letterale accanto ad altri metaforici: il valore letterale si riferisce all’episodio evangelico in conformità con le esigenze e le attese della committenza, uno di quelli nascosti allo Zodiaco.

Evidentemente Leonardo sapeva che il Cristianesimo è anche una religione solare. Pertanto le critiche del dottor Lista, apparentemente legittime laddove rivendica la necessità di considerare il nesso tra arte e committenza, tra la pittura e la cultura letteraria, filosofica, scientifica, religiosa del tempo, si rivelano decentrate poiché scaturite da un fraintendimento di base, come nel caso in cui si censurano e si scherniscono quegli esegeti che leggono in Dante valenze esoteriche sconfinanti nella cultura templare o catara. Essi partono dal seguente presupposto: Dante è un autore cristiano, ergo qualsiasi interpretazione che si discosti da tale dogma è errata, gratuita, risibile. Ad esempio, Umberto Eco ha creduto di poter e dover confutare René Guenon che, nel saggio L’esoterismo di Dante, individua il livello iniziatico del poema. Eco crede che quello di Guenon sia un delirio, perché non riesce a concepire l’idea di un Dante cripto-templare ed eterodosso, che risente per di più della cultura arabo-islamica.

È lo stesso atteggiamento – mi pare – del dottor Lista che, imprigionato nel cerchio magico del convincimento che l’opera da me esaminata è in toto cristiana o, per lo meno, conforme non solo in modo superficiale alle richieste della committenza, rigetta a priori qualsiasi approccio non aderente a queste premesse, travisando, fra l’altro, il riferimento ai principi simbolici. Nelle critiche del dottor Lista noto più la reazione inconsulta di chi vede profanato il suo tempio, quello del Cristianesimo, che una vera comprensione dei testi. Egli ritiene che avrei dovuto compiere uno studio di tutte le fonti culturali del Cenacolo: non mi sarei avventurato in una ricerca per lui destituita di ogni fondamento. Può darsi: così facendo, però, sarei rimasto rinchiuso nel cerchio magico di cui sopra, giacché non saranno certo Warburg e Wind a fornirmi la chiave per un approccio esoterico, così come, se intendo scoprire qualche meandro segreto della Commedia è perfettamente inutile la lettura di tutti gli scritti di critici pur validissimi ma allineati. In quale di codesti critici troverò anche solo un cenno ai nessi tra Dante e la dottrina degli Albigesi, tra Dante e la precessione degli equinozi?

Infine non assumerei toni tanto sprezzanti nei confronti dell’”esoterismo di massa”: Dan Brown ha riportato leggende che non risalgono, come affermano quasi tutti, a Baigent e Leigh, ma a Gregorio di Tours ed allo pseudo-Fredegario: sono soltanto leggende? Uno studioso esimio e serissimo come Sabato Scala è pressoché convinto che Maria Maddalena era consorte del Messia e, come lui, di stirpe regale. È proprio l’”invenzione” su cui è incentrato il libro di Brown. A volte anche gli indotti vedono giusto, per caso o per serendipità, forse. Nel novero di costoro mi colloco anch’io.

Zret