Agli inizi del 1955 la Citadel Press, una piccola casa editrice con sede a New York, pubblicò un libro dal titolo “The expanding case of the UFO”.
Nonostante il titolo possa far pensare ad un libro “originale” e possa gettare ombre sulla serietà professionale del suo autore, il dottor Jessup era in realtà un noto e affermato uomo di scienza, non solo negli Stati Uniti.
Dapprima docente di astronomia e scienze matematiche alla Michigan University e alla Drake University, dopo aver conseguito la libera docenza in astrofisica, rivestì un ruolo di rilievo nella costruzione del più grande (al tempo) ed importante telescopio di tutto l’emisfero meridionale e, oltre che luminare in ambito scientifico, si affermò anche come grande appassionato di esplorazioni ed archeologia, tanto da partecipare a studi e ricerche “sul campo” sia per enti governativi che per società di ricerca private.
Questi semplici accenni bastano per comprendere come il libro di Jessup, scevro da semplici speculazioni sugli UFO, fosse in realtà un accurato studio scientifico nel quale, con dovizia di particolari, erano analizzati dettagliatamente ben precisi fenomeni astronomici e meteorologici, alcuni dei quali ancora oggi in gran parte inspiegabili e misteriosi, e nel quale venivano affrontate affascinanti teorie scientifiche relative ai viaggi nel cosmo. Il 13 gennaio 1956, nel corso di una serie di conferenze volte a promuovere il suo libro, Morris K. Jessup ricevette una lettera da un certo Carlos Miguel Allende, persona a lui totalmente sconosciuta e, almeno in apparenza, “ambigua”, tanto da vantare anche una versione americanizzata del proprio nome: Carl M. Allen.
Il testo della missiva, “visivamente”, si presentava abbastanza criptico: maiuscole e minuscole erano scritte apparentemente senza logica alcuna, gli errori di punteggiatura e ortografia abbondavano e molte frasi erano pesantemente sottolineate. Nella prima parte del testo erano analizzati, molto semplicemente, alcuni temi affrontati nel libro, ma fu soprattutto la seconda a suscitare l’attenzione e la curiosità di Jessup. Allende raccontava infatti di un esperimento effettuato dalla Marina degli Stati Uniti durante il quale una nave era stata resa invisibile! Più precisamente Allende sosteneva che nell’ottobre 1943, mentre era imbarcato sulla USS Andrew Furuseth a Norfolk, negli Stati Uniti, una nave, un incrociatore per la precisione, apparve improvvisamente dal nulla, parzialmente coperto da una specie di nebbia, un sorta di nebuloso scudo sferico verde.
La nave rimase lì solo per qualche minuto e poi scomparve nel nulla. Per dare ulteriore veridicità alla sua storia menzionava anche alcuni giornali di Philadelphia sostenendo che osservatori del Philadelphia Naval Yard erano stati testimoni dell’esatto evento opposto: una nave era scomparsa nel nulla avvolta da una nuvola di fumo verdastro e poi dal nulla era ricomparsa. Allen, svolgendo indagini in proprio, era arrivato alla conclusione che la nave fosse stata tele-trasportata da Philadelphia a Norfolk in una manciata di minuti (invece delle necessarie 24 ore!).
La storia venne poi arricchita da Allen con numerosi strani incidenti riguardo gli effetti dell’esperimento sulle persone a bordo dell’incrociatore: una di loro scomparve letteralmente nel bel mezzo di un bar affollato e un’altra entrò in un muro della sua casa davanti agli occhi allibiti e terrorizzati della sua famiglia per poi non uscirne mai più! Non si contavano poi, sempre a detta di Allende, coloro che subirono pesanti ripercussioni a livello mentale e che furono internati in istituti psichiatrici. Jessup inizialmente non diede peso a quelli che sembravano i vaneggiamenti di un folle, ma, dopo mesi di silenzio gli venne recapitata una seconda lettera, per fattezze e contenuto molto simile alla precedente.
In questa missiva, con grande insistenza, Allende richiedeva al dottor Jessup di essere sottoposto ad ipnosi al fine di poter ricordare nei più minimi dettagli l’avvenimento e, senza aggiungere ulteriori particolari a sostegno della sua storia, richiedeva la massima attenzione alle sue parole, sostenendone l’assoluta veridicità. Ma Jessup, probabilmente considerando tutta la vicenda sempre più opera di un mitomane, non prese ancora sul serio il racconto di Allende.
La vicenda, fino ad allora rimasta un affare epistolare, “esplose” nella primavera del 1957 in seguito alla richiesta dell’ONR (The Office of Naval Research, un particolare ufficio della Marina americana con sede a Washington e specificatamente rivolto alla ricerca scientifica) di voler conferire con il dottor Jessup, il quale, contattato personalmente dal capitano Sidney Sherby e dal comandante George Hoover, venne messo a conoscenza dell’esistenza di una particolare copia della sua opera che si riteneva necessario visionasse personalmente. Il libro che gli fu chiesto di esaminare dall’ONR era, in un certo senso, “singolare”: consunto e pieno di annotazioni vergate con tre diversi colori (probabilmente realizzate da tre diverse persone), numerose sottolineature, domande e aggiunte continue a precedenti annotazioni.
Una cosa colpì subito l’attenzione di Jessup: specifici riferimenti ad un esperimento fatto su di una nave nel 1943 scritto con lo stile e la stessa “animosità” delle due lettere ricevute da Carlos Miguel Allende. L’ONR decise in seguito di far pubblicare in edizione limitata quella specifica copia del libro di Jessup, corredata da tutte le annotazioni presenti, affinché le persone della Marina maggiormente interessate alla questione ne prendessero visione (questa serie di pubblicazioni fu conosciuta come “Edizione Varo”, dal nome della società che materialmente si occupò della stampa del volume), ma da allora in poi la vita di Morris K. Jessup non fu più la stessa:
Jessup, col tempo, iniziò a sospettare che il governo americano volesse ritentare l’esperimento (forse gli venne anche chieAllendesto di partecipare attivamente allo stesso) basandosi proprio sulla grande massa di annotazioni scritte sul libro (ad esempio si facevano specifici riferimenti alla teoria dei campi unificati di Einstein e ad alcune teorie scientifiche di Tesla e, soprattutto, veniva spiegato come un esperimento di invisibilità fosse possibile sfruttando la stessa tecnologia alla base dei sistemi di propulsione degli UFO, mettendo in pratica le stesse procedure attuate nel 1943 per quello che iniziava ad essere identificato come “Esperimento Philadelphia”) e, soprattutto, confidandosi con gli amici, iniziò a parlare di “strane coincidenze” che gli facevano temere per la sua stessa incolumità.
Dalla fine del 1957 al 1959, quando il cadavere di Jessup venne rinvenuto, non si hanno notizie certe sulla vita e sugli spostamenti dell’autore di “The expanding case of the UFO”. È probabile che abbia condotto ricerche in proprio sull’Esperimento Philadelphia, forse scoprendo notizie che non avrebbe dovuto mai conoscere, ma il tutto rimane nel campo della semplice supposizione. Come già accennato, Jessup fu trovato morto nel 1959 all’interno della sua macchina, ufficialmente a causa di emissioni di ossido di carbonio.
Jessup Il decesso fu archiviato come semplice caso di suicidio, forse originato da insolvibili problemi coniugali, ma questa teoria non convinse mai del tutto la cerchia dei suoi amici più cari. Seppur studiosi e ricercatori si appassionarono alla vicenda, dopo la morte di Jessup, la storia della nave materializzata (nave per altro non ancora individuata con certezza) fu relegata ad una dimensione quasi favolistica e solo ai margini degli ambienti scientifici si continuò a parlare “con serietà” del racconto di Allende e delle sue implicazioni, mentre il più assoluto riservo sull’argomento era mantenuto dalla Marina degli Stati Uniti.
Una svolta alla vicenda avvenne nel corso degli anni Ottanta, quando comparve un secondo testimone oculare dell’Esperimento Philadelphia.
Al Bielek, questo il suo nome, si presentò al pubblico come il responsabile dell’elettronica a bordo della nave smaterializzata, da lui indicata come la USS Eldrige, e raccontò una storia ancora più incredibile di quella raccontata anni prima da Allende: non solo si era trattato di un esperimento di tele-trasporto e smaterializzazione ma anche di un vero e proprio esperimento di viaggio nel tempo! Bielek, esponendo la sua storia (sostenne inoltre, diversamente da Allende, che lo stesso si fosse svolto in due fasi, 23 luglio e 12 agosto 1943, e non nell’ottobre del 1943), disse di essere stato “fatto arrivare” nel 1983 e che sarebbe poi stato “fatto tornare” nel 1943 affinché il suo ritorno concluda definitivamente l’esperimento.
Sostenne anche di aver subito il lavaggio del cervello ai fini della missione e di aver ricordato ogni cosa solo dopo aver visto un film intitolato…
“The Philadelphia Experiment”
Secondo Bielek, inoltre, la Marina avrebbe condotto esperimenti segreti di questo tipo per tutti gli anni Settanta e avrebbe continuato anche agli inizi degli anni Ottanta. Difficile credere che un’esperimento come quello descritto di Allende abbia in realtà avuto luogo.
Volendo escludere a priori il fatto che si tratti di una burla architettata per non meglio precisati fini, chi ha studiato la vicenda concorda però sul fatto che Allende abbia per lo meno travisato, non senza colpe, la realtà. Durante la seconda guerra mondiale la Marina britannica prima e quella americana poi effettuarono, allo scopo di difendere i propri convogli dagli attacchi degli U-boat tedeschi, esperimenti di smagnetizzazione degli scafi e sui campi magnetici volti ad impedire che le mine ed i siluri nemici esplodessero contro le proprie navi.
Probabilmente l’aver assistito, direttamente o indirettamente, a questi episodi deve averlo in qualche modo indotto a credere che fossero in realtà qualcosa d’altro, esperimenti di smaterializzazione o di tele-trasporto ad esempio. Ma gli interrogativi che gettano ombre sulla veridicità della vicenda sono anche altri: le testimonianze citate da Allende e Bielek sono sempre indirette, “nebulose” e contraddittorie; non esistono documenti scritti coevi che possano avvalorare l’esistenza dell’Esperimento Philadelphia e anche le copie dell’edizione Varo, fedeli riproduzioni del fantomatico libro presentato a Jessup dall’ONR, sembrano sparite nel nulla; la stessa identificazione della nave è frutto di sole supposizioni (ad esempio i marinai imbarcati sulla USS Eldrige affermarono con certezza, anche a distanza di anni, di non aver mai preso parte ad un esperimento come quello descritto da Allende).
I più accaniti sostenitori della difesa della veridicità di tutta la vicenda avanzano l’ipotesi che si sia in realtà trattato di un normale esperimento di smagnetizzazione contro le mine, ma che, per motivi non chiari e probabilmente non voluti, sia poi degenerato a tal punto da causare la totale smaterializzazione, anche se limitata nel tempo, della nave e del suo equipaggio, aprendo così le porte ad un campo di applicazioni e di ricerca del tutto inaspettato e potenzialmente illimitato, seppur pericoloso. A sostenere la loro tesi citano spesso un caso emblematico dell’affannosa ricerca e sperimentazione “segreta perpetrata” dagli Stati Uniti nel corso della seconda guerra mondiale: l’esperimento Manhattan.
Impossibile comunque pronunciarsi chiaramente sulla questione. Sono troppi i dubbi e le anomalie che circondano la vicenda e che ne impediscono una corretta conoscenza.
Oggi si è portati a credere che l’Esperimento Philadelphia sia solo il frutto di una fervida immaginazione, capace di arricchire e “romanzare” una realtà di per sé abbastanza semplice e nota, ma non sono pochi coloro che sottolineano come questo tipo di atteggiamento scettico sia stato già messo in discussione in passato. Per restare in tema… si dubitava anche fossero esistiti esperimenti volti alla creazione della bomba atomica!