Di grande interesse per la città di Bolzano la figura storica e letteraria dello scrittore Peter Kolosimo, il quale ha vissuto a Bolzano per più di 15 anni.
Uno scrittore controverso e inquieto, tra gli italiani più famosi all’estero, è stato, purtroppo, dimenticato dal mondo scolastico. Questa amnesia, per un personaggio tanto affascinante, la si deve imputare alla natura del materiale che Kolosimo analizzava nei suoi libri. Kolosimo studiava il “MISTERO”.
Tematica abbastanza vaga, e forse, scolasticamente poco interessante: il nostro scrittore trascorse gli anni della sua vita bolzanina a scrivere libri e confrontare documenti di prima mano provenienti dalle biblioteche di mezza Europa, per dimostrare che il denominatore comune delle antiche civiltà misteriose conducevano ad Atlantide, l’isola dell’Antartide inabissatasi per un cataclisma 12 mila anni fa e minuziosamente descritta da Platone. Il continente oltre le Colonne d’Ercole cancellato dal primo diluvio universale che non era abitato da terrestri.
Il percorso scientifico di Kolosimo sulle tracce lasciate dalle entità atterrate dallo spazio sulla terra degli Aztechi e dei Maya dell´America centrale, nell´Egitto predinastico e in altre civiltà, culmina nel libro “Non è terrestre”, con cui lo scrittore vince nel ´69 il prestigioso Premio Bancarella, vedendosi in parte riconosciuto il lavoro di 30 anni e ottenendo la prima rivincita ufficiale sul mondo accademico che tendeva a snobbarlo.
Al suo lavoro sotto Castel Guncina erano invece interessati scienziati internazionali del calibro del francese Robert Charroux, dell’inglese Raymond Drake, dell´americano Werner von Braun e del fisico tedesco Jacob Eugster, con cui manteneva una fitta corrispondenza epistolare.
A questo proposito bisognerebbe rileggere Kolosimo sotto l’aspetto più educativo e scolasticamente accettabile del “divulgatore scientifico”. Questo genere letterario, che di fatto imperversa nell’editoria italiana,
Lo scrittore Peter Kolosimo nasce nel 1922 a Modena e muore a Milano nel 1984. Suo padre è generale dei carabinieri originario di Colosimi sulla Sila in Calabria, la madre è americana cresciuta nella periferia di New York. Trasferitosi da bambino a Bolzano, Peter perfettamente trilingue, dopo aver frequentato il liceo cittadino si iscrive all´Università a Lipsia laureandosi in Filologia germanica. È il fondatore dell´Archeologia misteriosa che studia le origini delle antiche civiltà.
Nel ´69 vince il Premio Bancarella con il libro “Non è terrestre”. Tra le sue pubblicazioni più famose, tutt´oggi attuali: “Il Pianeta sconosciuto” (1958), “Terra senza tempo” (1964). E ancora “Ombre sulle stelle” e “Astronavi sulla Preistoria”, “Fiori di luna” e “Viaggiatori del tempo”. Kolosimo fu un grande anticipatore dei tempi
Kolosimo è stato tradotto in 60 paesi, tra i quali Russia, Giappone, Cina, risulta essere uno degli scrittori italiani più conosciuti al mondo. Tutte le sue pubblicazioni sono tutt’ora attuali. Kolosimo fu coordinatore dell’Associazione Studi Preistorici Italia. Il primo marzo è stata costituita a Bolzano in sua memoria l´associazione “Peter Kolosimo”. (alessandrakolosimo@libero.it)
Non ho mai conosciuto Peter Kolosimo, e me ne rammarico.
Dai suoi libri emerge un uomo affabile, forse gran conversatore, sicuramente un uomo non comune. Posso solo immaginarlo, preso nella lettura della Cabala, o di altri testi antichi, in qualche museo egizio, o nella mia città, Bolzano; lo vedo passeggiare con un lungo cappotto che gli copre il corpo magro, per proteggersi dai nostri inverni, con una eterna sigaretta, lungo il Parco Talvera; pensieroso, sorridente, triste.
Peter Kolosimo, a vent’anni carrista nell’esercito tedesco, poi partigiano in Germania contro l’oppressione nazista, conducendo l’Armata Rossa all’interno di Berlino in fiamme. Alle spalle una laurea in filologia moderna conseguita in Germania, tre lingue madri: italiano, tedesco, inglese. Una cultura personale monumentale, che in pochi possono acquisire in una sola vita. Conoscenza in tutte le discipline e ognuna approfondita.
Uno scrittore robusto, narrativo e semplice, con grande inventiva e creatività. Sì, Peter Kolosimo era anche un genio, parrà una stranezza… ma questo ultimo punto è solo un particolare.
Avvicinandosi alla lettura dei libri di Kolosimo si assapora un senso di mistero e occulto che appassiona, quel filo tremulo che separa la letteratura dalla scienza (e su quel filo tremolante si pone il successo di tutta la sua produzione). Lo stesso Kolosimo non rinnegherà mai la sua vena di scrittore narrativo (Io e l’indiano, è forse l’esempio lampante). La sua dote di ottimo scrittore farà da supporto alla sua ricerca nel campo scientifico, archeologico, storico per proseguire nel paranormale e nell’occultismo.
La troppa “snobberia” del mondo accademico ha posto un veto, imperterrito, nei campi del sapere non supportati da un’empirismo di stampo positivista. Questa “mania di persecuzione” degli accademici ha limitato la creatività e i campi di studio di moltissimi ricercatori e scienziati. In definitiva ha negato il diritto alla libertà intellettuale. Non volendo polemizzare affermo che si tratta di un paradosso di enorme portata. La civiltà occidentale si è posta dei limiti nello studio dell’inconoscibile, elevando quest’ultima dimensione ad uno stadio di pura fantasia.
Ecco la fantasia!
L’immaginazione è un’arma sociale, che può abbattere regimi, far nascere stati, e..pensate… anche riuscire ad atterrare sulla luna. Uno scrittore perché venga considerato tale, oltre ad una irrefrenabile smania di essere letto, deve possedere una smodata, incontenibile immaginazione. Peter Kolosimo ha prodotto una massa considerevole di conoscenza, basata su fonti o reperti esistenti, inquadrandoli in un contesto storico e sociale (nella migliore tradizione della divulgazione scientifica), arrivando poi in definitiva, ad immaginare, grazie alla sua libertà di pensiero, una possibile interpretazione del fenomeno.
Se non avesse fatto questo ultimo salto, forse Kolosimo non sarebbe divenuto uno scrittore di fama mondiale ma sarebbe stato un “semplice ricercatore”. I libri di Kolosimo, comunque, si concludono sempre con un punto interrogativo, quel dubbio che rende gli uomini liberi!
Ecco la libertà!
Essere liberi significa non porsi limiti e non avere vincoli che possano fermare la nostra capacità d’azione e di pensiero. Peter Kolosimo era un uomo libero? La risposta è che lo era più degli altri. La sua libertà era insita nelle sue conoscenze, in quei libri ai più sconosciuti, letti e assimilati.
Credo che Kolosimo abbia pagato con la sua reputazione di studioso e intellettuale, il non essersi appiattito su posizioni accademiche, approfondendo il mondo del mistero. Sono ancora più convinto, però, e prendo ad esempio il bellissimo logo pubblicitario con cui l’Explora Scinece Festival si sta presentando al pubblico (un cavolo alla cui estremità è posta una spina di alimentazione, per farci intendere nuove frontiere nel campo dell’energia) quel tipo di messaggio, mediatico ed immediato, senza uomini che sono andati contro un’accademismo stantio, in anni “bui”, oggi non sarebbe stato possibile.
Peter Kolosimo oltre ad essere stato uno scrittore di fama internazionale con milioni di libri venduti in tutto il mondo, pubblicazioni per Mondatori, Sugarco, ecc.. prestigiose case editrici americane, spagnole, inglesi, giapponesi è stato il rappresentante massimo di quella che viene definita “l’archeologia spaziale”; ricordato da tutti per i suoi studi di ufologia e dalle sue teorie antievoluzionistiche.
Questi elementi, però, sono solo la punta di un “mare di sapere”, ma soprattutto della storia di un uomo che ha attraversato tutto il continente europeo.
A trent’anni fu l’unico giornalista occidentale a presenziare alla Creazione della Repubblica Federale Tedesca; in seguito divenne direttore della stazione Radio Capodistria, durante il governo di Tito e “l’indifferenza” sovietica nei confronti della Jugoslavia (dalla Jugoslavia verrà allontanato perché accusato di essere filo sovietico); tornato in Italia dopo questa esperienza si stabilisce a Bolzano, qui segue un periodo di difficoltà economiche e sociali, lavora alacremente scrivendo articoli di carattere scientifico per riviste di tutto il mondo, la sua carriera di giornalista si intensifica e produce un numero indefinito di articoli, un numero impressionante non facilmente identificabile.
La sua persona rappresenta un “ponte” culturale, in quanto sì è formato tra la Germania e l’Italia. Negli anni ’60 rappresentò con i suoi scritti il primo distacco di un intellettuale dal mondo accademico, scoprendo una nuova “vena letteraria”, quella della divulgazione scientifica. La divulgazione scientifica era anche l’espressione d’intesa democratica della cultura, soprattutto la sua distribuzione nel paese a larghi strati della popolazione (non a caso la casa editrice Mondadori, la quale ricordiamo fu il primo editore di produzioni tascabili e di massa nel nostro paese, si interessò a Kolosimo nell’immediato.
A dire il vero dopo che Kolosimo vinse il premio Bancarella (con Non è terrestre del 1965, forse l’opera più conosciuta), che viene assegnato al libro più venduto in Italia nell’anno di pubblicazione, ma sicuramente poi seguì l’autore nel corso di tutta la sua carriera). Arrivarono gli anni ’60 e ’70, decenni di contestazione in cui la produzione culturale si arroccava su tematiche oramai stantie, le quali non potevano rappresentare un “mondo giovane” che pretendeva più spazio. Kolosimo approfondiva, in questo periodo, anche temi di antropologia: culture diverse da quelle europee, insinuando il dubbio che potesse esserci un mondo migliore. (Foto copertina it.wikipedia.org)
Beppe Mora