Generalmente le persone che subiscono un ictus possono rimanere paralizzate (parzialmente o totalmente) e veder compromesse diverse funzioni nervose (ad esempio funzioni cognitive, disturbi del linguaggio ecc.). Nonostante il processo di riabilitazione dei pazienti che hanno subito un ictus sia in costante evoluzione, la strada per ottenere un consistente miglioramento della qualità della vita di queste persone è ancora lunga.
I risultati di un recente studio clinico effettuato su un ristretto gruppo di pazienti residenti negli Stati Uniti sono molto promettenti.
Un gruppo di scienziati della scuola di medicina dell’Università di Stanford ha iniettato delle cellule staminali modificate direttamente nei cervelli dei pazienti ottenendo consistenti miglioramenti nella funzione motoria, un paziente è addirittura riuscito a riprendere il controllo di braccia e gambe abbandonando la sedia a rotelle.
Si tratta di un piccolo studio clinico (ancora nelle sue fasi preliminari) ma i risultati ottenuti sembrano indicare che abbiamo probabilmente sottovalutato la capacità del cervello di guarire se stesso. In futuro i ricercatori potrebbero riuscire a riattivare le funzionalità perdute del cervello.
«Una donna di 71 anni poteva solo spostare il pollice sinistro all’inizio dello studio clinico» scrive il dott. Gary Steinberg neurochirurgo e primo ricercatore presso la Stanford University. «La paziente ora può camminare e sollevare il braccio sopra la sua testa».
Non è la prima volta che gli scienziati effettuano l’iniezione delle cellule staminali direttamente nel cervello del paziente. Si tratta infatti della seconda sperimentazione clinica che cerca di valutare in che modo sia possibile migliorare i tempi di recupero attraverso le cellule staminali.
L’anno scorso è stato condotto uno studio nel Regno Unito che ha mostrato simili promettenti risultati in un gruppo di pazienti dopo oltre un anno dal trattamento.
L’ultima sperimentazione clinica si è svolta in California ed è stata gestita da una società chiamata SanBio. Il team di ricercatori ha praticato la procedura su 18 pazienti (11 donne e 7 uomini), tutti hanno avuto segnali di miglioramento nella deambulazione e sette pazienti hanno avuto eccellenti progressi.
Tutti i soggetti coinvolti nella sperimentazione hanno subito un ictus in un periodo antecedente allo studio compreso tra sei mesi e tre anni e i loro progressi si erano stabilizzati, questo significa che era improbabile ottenere un ulteriore miglioramento senza trattamenti.
I ricercatori hanno misurato la capacità di movimento dei soggetti su una scala da 1 a 100 (100 = completa capacità di movimento) nel periodo precedente al trattamento e fino a un anno dopo, in media le persone coinvolte nella sperimentazione avevano migliorato le loro capacità di movimento di 11,4 punti; si tratta di un valore particolarmente significativo da un punto di vista clinico. In altre parole c’è stato un impatto reale sulla vita dei pazienti.