Sarà passato sicuramente inosservato nel mare magnum della grancassa mediatica – che ci racconta cosa succede nel mondo e cosa dobbiamo credere – il fatto che due giorni fa, il 3 di marzo, era un giorno speciale.
di Piero Cammerinesi (corrispondente di Altrogiornale)
Nessuna idea?
Ancora un piccolo sforzo, vi do un indizio…dice nulla World Wildlife Day?
Ebbene due giorni fa si celebrava la Giornata Mondiale per la Natura. O, meglio, di quel che ne rimane.
Eh sì, perché in appena quattro decenni, dal 1970 al 2010, si è verificato un crollo del 52% della biodiversità e oggi un quarto delle specie di mammiferi e il 12% degli uccelli sono in via di estinzione. Le statistiche sono impietose: ogni anno scompaiono 10.000 specie per via del cambiamento climatico, della distruzione dell’ambiente a causa di deforestazione e dell’ampliarsi delle aree urbane.
In India ogni anno vengono abbattuti più di cento pangolini; di licaoni se ne contano poche centinaia; delle dozzine di varietà di rinoceronti che abitavano il pianeta sino ad un secolo fa ne sono sopravvissute solo cinque specie per un totale di 2.000 esemplari e via dicendo. Oggi la dimensione di un branco spesso è nell’ordine delle decine; sopravvive meno dell’1% degli elefanti africani censiti nel secolo scorso, mentre in soli dieci anni il numero dei leoni africani è passato da 50 mila a 15 mila esemplari. Stesso triste destino per i ghepardi che sono passati da centomila a soli diecimila esemplari.
Il nostro mondo asservito al cieco profitto e impegnato nella sistematica distruzione del pianeta annienta ogni ora 120 ettari di habitat naturale mentre ogni 20 minuti scompare una specie animale o vegetale. Anche quest’anno, il 2016, migliaia di specie ancora sconosciute scompariranno per sempre.
Persino una delle organizzazioni più corrotte e ipocrite al mondo, le Nazioni Unite, esortano l’uomo a riflettere sulle devastazioni irreversibili che compie irresponsabilmente; nelle parole del Segretario Generale, Ban Ki-moon: “In questa Giornata Mondiale per la Natura, invito tutti i cittadini, imprese e governi a fare la loro parte nel proteggere le piante e gli animali selvatici del mondo. Le azioni intraprese da ciascuno di noi determineranno il destino della fauna e della flora selvatiche del mondo. Il futuro delle specie selvatiche è nelle nostre mani!“.
“Il futuro delle specie è nelle nostre mani” dice il Segretario Generale dell’ONU.
Mani che già grondano del sangue dei nostri simili tra guerre, genocidi, terrorismo di singoli e di Stati, figuriamoci quanto poco conta la Natura per chi oggi determina il corso della storia. Infatti ben poco è stato fatto e si fa – a parte le celebrazioni ufficiali – in questo senso.
Eppure ben sappiamo che il mondo vegetale e il mondo animale hanno un’importanza enorme per la nostra evoluzione e ciò è stato sempre percepito nel corso della storia umana, in epoche e da popolazioni che oggi consideriamo – a torto – meno ‘civili’ delle nostre.
Gli uomini del passato – ed anche di un passato molto recente come nel caso dei native american, erroneamente chiamati indiani d’America o delle popolazioni arabo-berbere del deserto – si sono rivolti al mondo naturale con rispetto e venerazione.
E ancora oggi, ad esempio in Oriente, in confessioni religiose come Buddhismo e Jainismo, si guarda al mondo animale con compassione e riguardo, a differenza del Cristianesimo, all’interno del quale si è diffuso nel corso dei secoli, un livello infimo di considerazione per il mondo animale.
Paradossalmente all’interno di quella che è a ragione considerata la ‘religione dell’amore’ si è affermata una mancanza di rispetto per l’ambiente e per il mondo animale in particolare, considerato senz’anima e degradato a livello di automa. Ciò è culminato nel pensiero materialista moderno che ha asservito la Natura al soddisfacimento dei propri istinti e della propria avidità.
C’è da sperare che in futuro le cose cambieranno e, in un certo senso, qualcosa già sta modificandosi nel sentimento comune dell’umanità; mai prima d’ora c’è stato tanto interesse, tanta passione, tanta consapevolezza, in cerchie sempre più vaste di persone per l’ambiente e per il mondo animale.
Un grande Maestro spirituale ha così descritto, circa cent’anni fa, quello che dovrà avvenire in futuro: “La compassione per gli animali ritornerà quando gli uomini si abitueranno ad accogliere la saggezza spirituale, quando gli uomini comprenderanno nuovamente come il destino dell’umanità sia legato al destino della Terra. Nei periodi che per così dire furono di oscuramento e nei quali subentrò il pensiero materialistico non si poté avere una giusta supposizione di tali nessi. (…) Allora, naturalmente non si sentiva neppure ciò che unisce gli uomini agli animali. In tutte le regioni della Terra dove si ebbe la missione di occultare questa coscienza relativa al rapporto dell’uomo col mondo animale, dove al posto di questa coscienza ne è subentrata un’altra che si limita allo spazio fisico esteriore, là l’uomo ha ripagato gli animali di quanto ad essi era debitore in un modo singolare: mangiandoseli” Rudolf Steiner, O.O.120.
Speriamo che questo futuro arrivi prima che sia troppo tardi. Per gli animali ed anche per l’uomo.
Giornalista e ricercatore italiano indipendente, ha vissuto e lavorato per anni negli Stati Uniti. Editore e pubblicista in Italia per tre decenni, ha studiato e lavorato in Italia, Germania e USA. Dopo un percorso di studio sul pensiero filosofico orientale antico, si è laureato in Filosofia, proseguendo gli studi in Germania, dove ha vissuto e insegnato.
Da sempre molto legato all’esoterismo ed alla cultura orientale ha seguito dapprima le lezioni e conferenze di Krishnamurti e gli insegnamenti di alcuni Yogin, fino all’incontro con Massimo Scaligero e con l’esoterismo occidentale. Autore di articoli e saggi, ha tradotto dal tedesco opere di Rudolf Steiner, Gustav Meyrink e Judith von Halle. Nel 2016 ha pubblicato con l’Editore Bonanno il volume “Storia di un incontro, Rudolf Steiner e Friedrich Nietzsche“. Il nome del suo sito liberopensare.com intende sottolineare l’indipendenza da qualsiasi dottrina, corrente o organizzazione esteriore, riconducendo ogni possibile ‘appartenenza’ alla Via del Pensiero di cui Massimo Scaligero è stato insuperato maestro.