Le misteriose storie che circolano in alcune zona balcaniche della Bulgaria, Romania e Serbia hanno un fascino particolare e presentano strane similitudini. Questi racconti sono così fantasiosi da sembrare trame di film di fantascienza; ciò che li contraddistingue però è la presenza di riscontri e prove tangibili che dimostrano un fondo di verità. In tutti questi racconti si intrecciano archeologia, servizi segreti, fantascienza e paranormale. Ci sarebbe abbastanza materiale per una serie di puntate di X files. Personalmente ho già scritto del caso Tsarichina in Bulgaria e, per chi desidera, in rete si possono trovare informazioni su strani accadimenti nei Monti Bucegi (Romania). In questo articolo tratterò della misteriosa area di Strandzha in Bulgaria. Ciò che riporterò in questo documento è il risultato di molte ricerche e devo dire che ho incontrato molte difficoltà in particolare per il fatto che quasi tutto il materiale è redatto in Bulgaro e solo in parte in un inglese molto approssimativo, mi auguro di avere interpretato correttamente il materiale consultato.
Strandzha è una località ai confini della Turchia anticamente abitata dai Traci che erano secondo Erodoto un popolo numerosissimo e potente. I dintorni di Strandzha sono ricchissimi di reperti archeologici che in gran parte non sono ancora stati riportati alla luce. “Tra i miti e le leggende di cui sono piene le montagne di Strandzha, forse la più misteriosa è la storia di una necropoli della dea Egiziana Bastet. La tradizione dice che chiunque disturbi la pace della Dea sarà colpito dalla sua maledizione.” Si racconta nel libro di Mutafchiev “Homo sapiens le origini dell’homo sapiens”.
Malko Tarnovo è l’unica città nella parte Bulgara delle montagne Strandzha; conta più o meno 3000 abitanti e si trova a 10 km dal confine turco. In questo luogo sembra di essere in un universo parallelo. In Strandzha il tempo pare seguire regole diverse. Le antiche credenze pagane non sono mai state completamente superate e la cristianità non è riuscita a fare breccia completamente nei cuori degli abitanti locali, così a Malko Tarnovo si trova una chiesa ortodossa una cattolica e alcune protestanti. In questa miscellanea di religioni, c’è chi continua a credere alla leggenda che sulle pendici del monte sia nascosto un sarcofago egizio recanti incisi importati segreti che riguardano il genere umano. Si tratterebbe della misteriosa tomba della dea egiziana Bastet che secondo la tradizione porterebbe con se addirittura dei messaggi alieni e chissà cosa ancora.
Misteriosi scavi a Strandja nel 1981
Era l’anno 1981 e Todor Zhivkov era a capo indiscusso della nazione Bulgara; sua figlia ricopriva la duplice carica di ministro della cultura e membro del più alto organo del partito: il politburo. In quello stesso anno erano in corso le celebrazioni per commemorare il 1300° anniversario dello Stato bulgaro ed erano state stanziate ingenti somme per le celebrazioni con organizzazioni di fastosi eventi. Nella primavera dello stesso anno vicino alle recinzioni che delimitavano il confine con la Turchia, nei pressi di Malko Tarnovo ebbe inizio una spedizione segreta e misteriosa allo scopo di ricercare la tomba della Dea Bastet e delle sue immense ricchezze. Secondo alcuni tutto era partito da un misterioso ricercatore di tesori, un “archeologo nero” di nome Mustafà che era entrato in possesso di una specie di mappa scritta su una pelle di animale. Su di essa erano raffigurati disegni incomprensibili, forme geometriche e caratteri sconosciuti. Il proprietario della pergamena aveva interpretato queste raffigurazioni come la rappresentazione del tesoro nascosto sulle montagne Strandzha, che si sarebbe trovato nella tomba di Bastet, la dea egiziana con la testa di gatto.
(ndr La dea Bastet, il cui nome significa “Signora delle bende”, è fra le più importanti deità delle antiche religioni ed è stata raffigurata originariamente da un corpo femminile con la testa di gatto e nei secoli seguenti, con la sua diffusione geografica semplicemente come un gatta. Nella sua definizione religiosa la dea ha un aspetto luminoso che irraggia un benefico calore ed è venerata per la sua potenza, bellezza e agilità. In Egitto dove probabilmente ebbe origine questo mito la dea Bastet era considerata anche l’occhio che il dio Ra usava per sterminare i nemici in battaglia, successivamente e nel tempo la devozione a Bastet dall’Egitto si estese seppur con molte traformazioni e nomi diversi in Grecia, a Roma e appunto nell’area balcanica). Egli iniziò a cercare qualcuno che potesse aiutarlo a decifrare la scrittura sconosciuta sulla mappa, e la sua ricerca lo portò a interfacciarsi con l’Accademia Nazionale. Da li il documento arrivò a Lyudmila Zhivkova che ne rimase molto colpita. Secondo Krusty Mutafchiev consigliere di Lyudmila, nessuno era in grado di leggere quell’antica scrittura. Così si cercò aiuto presso la famosa veggente e profetessa cieca Vanga. C’è chi invece sostiene che Lyudmila Zhikova durante i suoi studi di specializzazione ad Oxford negli anni 70, abbia avuto contatti con un alto rappresentante dei servizi segreti britannici, che l’avrebbe informata di alcuni rilevamenti fatti con sistemi ad onde sul territorio bulgaro. Questi studi avevano portato alla scoperta di una vera e propria cavità aperta di origine naturale in Strandzha. Tornata in Bulgaria Lyudmila avrebbe incaricato il capo dei beni culturali Krusty Mutafchiev di organizzare una spedizione a Strandzha per trovare quel posto misterioso. Nel frattempo Mustafa aveva consegnato la misteriosa pergamena a Vanga per chiedere il suo parere. La mappa era poi arrivata nelle mani della nipote di Vanga, Krasimira Stoyanova, che l’avrebbe consegnata a Lyudmila Zhivkova raccontandole una storia misteriosa che in parte coincideva con quanto sostenuto dal rappresentante del Mi6.
Indipendentemente da quale sia la versione più attendibile, dopo che Vanga venne a contatto con la mappa, raccontò questa strana storia. “La mappa indica la posizione della città nella quale si trova la tomba di una donna che tiene in mano uno scettro di materiale extraterrestre. Intorno ad esso sono sparse immense ricchezze: oro, oggetti e armi. Molto molto tempo fa esseri magri e alti con i capelli neri arrivarono dalle acque dell’Egitto, schiavi, soldati e comandanti. Con loro portarono il sarcofago di granite nero che portava iscrizioni in un linguaggio incomprensibile. Una notte di buio e silenzio totale, la bara fu sotterrata nella terra e riempita con una grande quantità di terra. E gli schiavi e tutti quelli che presero parte alla sepoltura del sarcofago furono uccisi per preservare il segreto di dove si trovava la tomba, fino a che fosse arrivato il tempo perché il segreto della tomba potesse essere svelato alle persone. Questo messaggio millenario per l’umanità ha un valore inestimabile. Il principale valore non è il sarcofago ma quello che esso dice. Esso descrive la storia del mondo e copre duemila anni nel passato fino ai giorni nostri e il futuro dei prossimi duemila anni.”
Secondo la leggenda, il sarcofago conterrebbe i resti di Bastet; una principessa Tracia locale, una semidea con la testa da gatto per metà umana che era finita nell’antico Egitto.
La sua ultima volontà fu di essere seppellita nella sua città natale. La tomba fu costruita nel VIII d.C., fu seppellita a 6 mt. di profondità e poi riempita di tonnellate di terra e rocce per nasconderla. Vanga disse che la dea seppellita teneva nelle sue mani incrociate sul petto lo scettro che irradiava nello spazio un invisibile raggio di energia. La veggente avvisò Zhivkov circa il pericolo del disturbare la dea, inoltre disse che ogni anno alla notte del 5 maggio, quando cade nel terreno il primo raggio del sole e la prima luce della luna sul sito della sepoltura avvenivano fenomeni miracolosi. Secondo Vanga nella zona della sepoltura c’era una strada che passava vicino al santuario del tempio, la veggente tramite le sue visioni lesse simbolo dopo simbolo per cercare di trovare le indicazioni che permettevano di arrivare fisicamente alla tomba. Il primo era una roccia sul quale era scolpito un cane un’aquila e le quattro direzioni del mondo (assi universali?).
Tutta questa misteriosa storia raccontata da Vanga è riportata in dettaglio nel libro “L’origine dell’Homo sapiens” di Krystju Mutafchiev. Per quanto riguarda la pergamena, Krystju Mutafchiev pensava che si trattasse di una mappa del cielo nella costellazione di Cepheus. Era sicuro che la vera tomba si trovasse nello spazio e che a Strandja esistesse solo una controparte speculare terrestre. Secondo il documento era costituita da una stanza segreta, una stanza regolare con un’entrata ellittica.
Gli avvertimenti di Vanga però ebbero il solo effetto di eccitare la curiosità di Lyudmila Zhivoka. Lyudmila era abbastanza conosciuta per la sua passione per l’occulto e i misteri, fu molto affascinata da tutte quelle storie e decise comunque di organizzare una spedizione alla misteriosa Strandja, una zona pattugliata pesantemente dalle truppe di confine, scarsamente popolata. Non poteva mettere a conoscenza ne il ministro dell’interno Dimitar Stoyanov ne i servizi segreti. Il suo uomo di fiducia Krastev Mutafchieva organizzò immediatamente una spedizione composta da cinque membri per fare delle ricerche nell’area. Del team facevano parte la nipote di Vanga Krasimira Stoyanova, (che divenne poi dipendente della commissione cultura) l’archeologa Ilya Prokpov (che divenne poi direttore del NIM) il giornalista investigativo Tseko Etropolski e il pilota Ivan Nikolov. Si dice che ci fosse un sesto uomo chiamato Geroge Пантов ingegnere capo della miniera “Mladenovo” nei pressi di Malko Tarnovo.
La spedizione fu preparata in completa segretezza, aiutati dal fatto che l’area di ricerca si trovava in una zona di confine con accesso limitato. La spedizione arrivò nella città di Malko Tarnovo il 4 aprile, esattamente a 6 km da Malko Tarnovo e a 1,5 km dal posto di blocco doganale con la Turchia. Nei pressi della zona pesantemente fortificata di confine bulgaro turco. Nonostante la pioggia torrenziale i ricercatori raggiunsero il dirupo mostrato nella vecchia mappa e accesero il fuoco per asciugarsi e aspettare il sorgere del sole. All’alba il sole non era ancora apparso sul dirupo. Essi videro una roccia con tre “cerchi solari” scolpiti su essa disposti in forma di triangolo rovesciato, la pietra era in piedi su un prato dell’altopiano.
Quando il primo raggio di sole iniziò a muoversi giù dalla cima del dirupo e allo stesso tempo da sinistra a destra, sequenzialmente si illuminarono i circoli solari descrivendo un triangolo di luce. Andò avanti così per una ventina di minuti dopo i quali l’intera roccia fu bagnata dal sole. I membri della spedizione furono eccitati tutto il giorno per l’accaduto e discussero su quanto avevano visto provando a determinare se si fosse trattato di un fenomeno casuale o meno. Ed erano in attesa di vedere se la notte presentava una ulteriore sorpresa con l’apparire della luna, la sorella del sole.
Venne la sera e ancora prima dell’arrivo del buio iniziò una forte pioggia. Non appena fece buio i ricercatori si ritrovarono ancora una volta in piedi davanti alla roccia. Il cielo si schiarì gradualmente e attorno alle nove iniziò lo spettacolo. Non si sa come ma sulla roccia era arrivato il raggio di luna e come il sole sempre dall’alto verso il basso e da sinistra a destra nei circoli della roccia tutta scavata e scomparve. I membri della spedizione rimasero immobili a fissare chiedendosi cosa potesse significare. Poi cominciò l’incredibile. La parete di roccia di fronte alla quale si trovavano i ricercatori improvvisamente si illuminò, l’interno divenne come lo schermo in bianco e nero di una tv e apparve l’immagine di due figure. Uno era un uomo anziano vestito in una lunga tunica. Nella mano destra tesa il vecchio teneva un oggetto rotondo. Più in altro alla destra sopra di lui c’era la figura dome di un faraone come viene comunemente raffigurato, un giovane uomo seduto su un trono. Per più di venti minuti i partecipanti alla spedizioni rimasero incantati da quella visione che poi a poco a poco sbiadì e tutto tornò buio. (ndr Krasimira Stoyanova sosteneva che non fosse stato il 10 aprile bensi il 5 maggio). Mutafchiev disse che lui e i suoi colleghi rabbrividirono di terrore e furono incapaci di muoversi finchè le immagini non sparirono. Poi tornarono in fretta alla città vicino al confine. Quando ritornarono da Vanga e gli raccontarono l’avvenuto lei li rassicurò che erano solo delle proiezioni olografiche, grandi uomini di un’altra civilizzazione distanti anni luce da noi. Qualche cosa appariva sempre alla notte o in certi specifici giorni durante l‘anno.
Lliya PetkovIl primo segretario del partito comunista di Obk nel Malko Tarnovo, aiutò con la parte organizzativa e logisctica, fornendo le macchine per movimento terra e gli alloggi, ma gli fu detto di stare in disparte e non discutere delle ragioni della spedizione. L’intera operazione fu condotta in tale segretezza che il noto archeologo Alexander Fol che si trovava poco distante lavorando con i suoi studenti agli scavi della tomba Tracia a Mishkova Niva, venne a sapere cosa era successo solo anni dopo.
Secondo lui e la moglie Valeria Fol, quello che avvenne a Malko Tarnovo era molto di più che una spedizione alla ricerca di un tesoro. Essi si aspettavano di trovare degli artefatti da poter dare a terzi per essere venduti.
La settimana seguente al misterioso avvistamento, i ricercatori ritornarono sulla collina per iniziare gli scavi, equipaggiati con tutta la tecnologia e i mezzi necessari. Ma essi non si consultarono con Vanga e fecero detonare l’entrata della caverna. Qualsiasi cosa fosse la distrussero. C’era una iscrizione dentro che fu anch’essa distrutta. Secondo una versione non confermata dopo l’esplosione dell’entrata, si trovarono in un’altra caverna più profonda, chiusa da una elaborata pietra rettangolare. Nel tunnel furono trovate delle maniglie di ferro arrugginite degli strumenti e una puleggia. A parte questo il gruppo trovò un cancello che conduceva ad un profondo tunnel scavato nella montagna. Trovarono due pietre di granito nero sulle quali erano scolpiti profili di uomini, e un poliedro di 12 lati. Gli archeologi ritenevano che si trattasse di materiale di valore e che fosse una specie di sistema per memorizzare dei dati come al giorno d’oggi possono essere i microchip. I reperti furono immediatamente inviati alla ex DDR per essere analizzati, che fine fecero e quale fu il risultato dello studio non è chiaro visto che tutti i documenti di quel tempo furono strettamente classificati. Il gruppo continuò a scendere e trovò un’altra cosa interessante. Circa due metri dopo l’entrata trovarono un buco a forma di cerchio nel pavimento, era una specie di pozzo riempito con pietrisco. Sulle rocce del Monte Gradiste essi trovarono strane frecce che indicavano direzioni e segni che sembravano indicazioni in un’antica scrittura identiche a quelle che erano riportate nella vecchia carta pergamena. Oggi si crede che in Strandja furono trovati dei resti e altri manufatti che sono conservati in grande segreto da qualche parte ma che difficilmente torneranno alla luce.
Nonostante la segretezza del progetto, qualche informazione sugli strani ritrovamenti arrivarono alle orecchie del servizio di sicurezza dello stato e essi presero gli oggetti sotto il loro controllo. Per molto tempo l’area fu transennata dai militari e un ufficiale di frontiera aveva il compito di scrivere una relazione su quella spedizione così avvolta nel mistero. Secondo lui come sosteneva il professore Fol, la spedizione stava cercando dei tesori. Alla ricerca aveva partecipato anche una vettura con targa austriaca che sarebbe servita per l’esportazione dei reperti antichi, dato che l’Austria era rimasta neutrale durante la guerra fredda. E’ interessante come una macchina con la targa straniera avesse raggiunto quel luogo remoto e ben pattugliato senza che nessuno ne venisse a conoscenza, dato che prima del 1989 quella era una delle zone più gelosamente custodita in Bulgaria. La spedizione in sè durò circa tre mesi con le interruzioni. Durante questo periodo i partecipanti furono alloggiati in un motel vicino a Malko Tarnovo o dormirono negli accampamenti vicino al sito. Ciò che fu trovato e sottratto non si sa. Anche se si dice che tra le altre cose sia stato trovato un calendario globale scritto su tavolette di pietra. Naturalmente questo non può essere confermato da nessuno. Si sa che raggiunsero una profondità di quattro metri. Krasimira Stoyanova stessa affermò che la caverna fu successivamente distrutta assieme alla mappa del tesoro.
Malko sositene che da quel luogo partirono camion sigillati pieni d’oro, ma questi sono solo voci perché nessuno ha visto nulla. I lavoratori locali che furono coinvolti come guardie o come uomini di fatica per spostare i detriti, non hanno condiviso nulla di quello che hanno visto. Probabilmente hanno firmato qualche forma di dichiarazione di segretezza. Le stesse versioni di Krystju Mutafchieve e Krasimira Stoyanova su quello che è successo sono in contraddizione tra di loro. Secondo Mutafchiev furono trovati reperti di inestimabile valore di origine extraterrestre. E’ stato lui a dire che la tomba della dea Bastet si trovava in questo luogo, come ha scritto nella sua pubblicazione denominata “Conundrum”. Secondo Kasimira Stoyanova non c’è nessuna possibilità che ci fosse questa tomba o manufatti alieni. Lei assicura che fu scavato solo un buco e la verità su quello che è nascosto profondamente nel sottosuolo verrà alla luce solo quando le persone saranno disponibili ad accettare questa informazione. Quello che effettivamente fu trovato e scoperto nella mistica Strandhza rimane un mistero. Al giorno d’oggi non siamo in grado di trovare delle prove.
Ai primi di luglio la spedizione ritornò alla capitale, per analizzare i manufatti trovati, ma appena prima di poter ripartire per gli scavi, il 21 luglio, improvvisamente Lyudmila Zhivkova fu trovata morta. Sono state fatte le più selvagge speculazioni per collegare la sua morte agli scavi. La sua morte mise fine alla misteriosa missione. Gli scavi non terminarono immediatamente. Per poter estendere le ricerche la nipote di Vanga Krasimira Stoyanova ricorse al ministro delle risorse minerarie Ing. Stamen Stamenov. Chiese persone e attrezzature promettendo di raggiungere “l’arca dell’alleanza”. Il 26 agosto il gruppo tornò a Malko Tarnovo. Appena arrivati in città Llia Petkov li informò che l’Ing. Stamenov era morto lo stesso giorno. Ai primi di settembre le forze di sicurezza bloccarono gli scavi e l’accesso all’area. Probabilmente per cancellare l’apertura e terminare gli studi spedirono delle persone che fecero brillare l’entrata e bloccarono permanentemente la strada per evitare che si potesse scoprire il segreto. A seguito dell’esplosione rimane solo un dirupo alla cui base si vede il tunnel, ma questo non va da nessuna parte perché nel corso degli anni la cavità si è allagata ed è rimasta completamente bloccata.
Molti dei partecipanti al complotto segreto morirono subito dopo la spedizione. Probabilmente sono stati raggiunti dalla maledizione di Bastet.
Oltre alla figlia del primo ministro diversi viceministri associati a questa spedizione morirono, mentre altri furono afflitti da varie disgrazie. Il cacciatore di tesori che aveva portato la mappa venne catturato dalla polizia interrogato e picchiato. Successivamente la sua salute si deteriorò e morì Un altro partecipante George dopo lo scavo è stato arrestato ed ha passato un pò di tempo nelle carceri di Razvigor. Dopo la missione Krystju Muftafchiev fu anch’esso imprigionato per uso improprio dei fondi per le celebrazioni dell’anniversario bulgaro. Fu condannato a 15 anni di carcere di cui otto trascorsi in prigione Pazrdzhik. Gli abitanti locali dicono che dopo la prigione ha visitato ancora una volta il luogo sacro. Comunque vedendo il danno dell’esplosione disse che i segnali erano persi per sempre e la strada per la tomba coperta per sempre. Subito dopo il suo rilascio dal carcere morì di cancro. Tutta la storia fu classificata top secret e i partecipanti che non finirono in prigione tacquero per sempre. Krasimira Stoyanova nel 1991 violò il voto di silenzio nel suo libro su Vanga. Un anno piu tardi Krystju Mutafchiev scrisse un libro. Comparando le versioni di questi due partecipati alla spedizione segreta mostra che entrambi non hanno parlato di fatti importanti della storia, e anche se c’erano alcune piccole deviazioni avevano una tesi comune.
Gli storici, gli archeologi e gli uomini di scienza non sono convinti che in Strandia vi sia la tomba di una dea Egizia. Ritengono che la Dea non sia stata realmente seppellita ma che vi siano solo dei templi. Tutto il resto sono solo speculazioni. Secondo loro Lyudmila Zhivkova è stata fuorviata da chi le stava vicino e non è chiaro cosa essa si aspettasse. Per loro tutto quello che riguarda questo caso è una completa fabbricazione. Ricercatori stranieri comunque la vedono diversamente e ogni anno fanno migliaia di chilometri per andare a Strandja.
La sola cosa che può essere vista oggi è una pietra mezza rovinata che sembra ricordare la testa di un gatto.
Ancora si possono vedere le rocce e le gallerie scavate durante lo studio. Gli abitanti del posto sostengono che vicino al luogo si sente ancora la radiazione di energia molto negativa. L’inspiegabile energia veniva rilevata con apparecchiature speciali dal team di ricerca di Lyudmila Zhivkova. Secondo questi studi le radiazioni provenivano dall’interno della punta della Gradiste. La radiazione di questa energia è abbastanza vasta sul terreno da impedire in una forma simmetrica che spunti l’erba. Anche se il terreno è fertile l’area rimane brulla. C’è qualcosa in Strandja che ad oggi rimane un mistero. Quello che giace vicino al monte Gradiste può essere capito solo dopo un grande lavoro archeologico che avrebbe bisogno di un sacco di soldi ma nessuno intende spendere per teorie non provate, miti e leggende.
Riferimenti:
bradva.bg – bulgar.overblog.com – vagabond.bg – thracianhistory.org