All’inizio della primavera del 1986 iniziai un pellegrinaggio di un anno in giro per l’Europa in bicicletta.
Durante le quattro stagioni ho pedalato attraverso undici paesi per visitare, studiare e fotografare oltre cento luoghi sacri. Negli anni seguenti andai in Europa molte altre volte, visitando altri paesi ed i loro luoghi sacri.
Questi viaggi mi portarono in luoghi di pellegrinaggio della cristianità medievale e contemporanea ed anche nei luoghi sacri più antichi delle culture megalitiche, greche e celtiche. Per molte migliaia di anni i nostri antenati hanno visitato e venerato i luoghi di potere dell’Europa.
Una cultura dopo l’altra ha spesso frequentato gli stessi luoghi di potere e la storia di come questi luoghi magici furono scoperti ed usati è piena di fate e spiriti della natura, saggi ed astronomi, ed enigmatici miti di cataclismi che distruggono il mondo.
La storia inizia millenni prima del tempo della storia scritta in quel periodo che gli scienziati chiamano il Paleolitico o Antica Età della Pietra.
Enormi ghiacciai coprivano vaste regioni dell’Europa settentrionale e centrale e, a causa dell’estremo freddo nordico, la maggior parte dei primi Europei vivevano più a sud, vicino al Mare Mediterraneo ed alle penisole Iberica ed Italiana. I livelli degli oceani terrestri erano molto più bassi durante l’era glaciale (a causa della quantità d’acqua congelata nelle calotte polari) e le coste mediterranee erano molto diverse da quello che sono sulle mappe odierne.
Tra il 13.000 e 8.000 a.C., le grandi calotte polari si sciolsero rapidamente ed il livello degli oceani terrestri s’innalzò di 120 metri. I geologi calcolano che l’innalzamento marino abbia inghiottito il 5 per cento della superficie terrestre o un’area di dieci milioni di miglia quadrate, pari all’area degli Stati Uniti e del Sud America messi assieme.
L’effetto di questo riscaldamento del clima, dello scioglimento dei ghiacciai e dell’innalzamento del livello marino sulla vita europea arcaica fu strepitoso e segna l’inizio del Neolitico o Nuova Età della Pietra. All’innalzarsi delle acque nel Mediterraneo tutti gli insediamenti umani lungo le coste furono inondati e la gente fu costretta a spostarsi nell’entroterra sulle alture. Man mano che i ghiacciai si ritiravano, licheni, erbe, arbusti ed alberi colonizzavano le terre che erano state prima coperte dai ghiacci ed enormi branchi di animali si spostarono verso nord per foraggiare tra le fertili pianure e foreste.
Trasferitisi dai loro insediamenti costieri, le prime popolazioni neolitiche di cacciatori/raccoglitori seguirono i branchi di animali, spingendosi a nord in cerca di nuove terre. Per tremila anni gli essere umani vagarono liberamente, senza una fissa dimora ma esplorando ovunque.
Gli antropologi e gli archeologi studiano i siti dove le antiche popolazioni iniziarono per prime ad abitare in comunità e teorizzano la ragione per cui questi particolari siti furono scelti come zone di insediamento. Le teorie convenzionali assumono che i siti furono scelti per scopi agricoli, commerciali o militari. Mentre tali spiegazioni sono plausibili in molti casi, non sono sufficienti per spiegare l’ubicazione di tutti i primi siti di insediamento.
Esaurienti prove archeologiche indicano che molti dei primi insediamenti comunitari del genere umano hanno avuto orientamenti religiosi e scientifici e furono scelti per tali scopi con grande cura e precisione. Per comprendere questo fenomeno, dobbiamo esaminare una caratteristica relativamente sconosciuta delle popolazioni preistoriche, che è la loro sensibilità e conoscenza delle energie della terra vivente.
Nei loro spostamenti attraverso i territori, i nomadi neolitici scoprirono siti spirituali sotto forma di grotte, sorgenti, colline e montagne. Avevano anche percepito linee di energia sottile che attraversavano la terra e punti specifici di forze più concentrate lungo quelle linee. Questi luoghi di potere erano spesso marcati con grandi cumuli di pietre. Identificati e marcati in questo modo, potevano essere visti in distanza anche se le loro qualità energetiche erano troppo distanti per essere percepite fisicamente.
Durante i migliaia di anni che i primi popoli neolitici vagarono attraverso l’Europa centrale e settentrionale, centinaia di questi punti di potere planetario furono scoperti e marcati fisicamente. Le leggende di questi siti favolosi furono incorporate nei miti cosmogenici dal Mare Mediterraneo a quello Artico.
Dopo l’iniziale periodo neolitico nomade vennero le straordinarie innovazioni dell’addomesticazione delle piante e dell’accudimento degli animali. Non era più necessario che la gente vagasse per la campagna in cerca di cibo, ora potevano crescere i raccolti ed allevare gli animali in un posto fisso a loro scelta. La domanda è: dove decisero di insediarsi per prima queste antiche genti?
A questo stadio della preistoria europea (6500-4000 a.C.) la popolazione era molto scarsa. Non c’erano civiltà da sfamare che necessitassero di città vicino a ricchi terreni agricoli, nessuna attività commerciale che richiedesse accesso a centri di scambio e nessuna esigenza per posizioni strategiche per tenere fuori eserciti invasori. Semplicemente non c’era abbastanza gente per queste cose. Non avendo tali richieste di luogo per l’insediamento, quali erano allora i fattori primari che influenzavano le scelte delle popolazioni primitive come luoghi permanenti di stanziamento?
Le prime popolazioni ad attuare la transizione da un’esistenza di cacciatori/raccoglitori ad una vita più stabile furono i diretti discendenti dei nomadi vagabondi che avevano scoperto e marcato la posizione dei luoghi di potere terrestri. Nel cercare un luogo di stanziamento, una famiglia o un gruppo di famiglie precedentemente nomadi sceglieva spesso un luogo che aveva un significato mitico per i loro antenati, un luogo di spirito e di potere.
Questi gruppi di famiglie sarebbero cresciute in gruppi più grandi e poi in gruppi di gruppi, portando così allo sviluppo dei primi villaggi e città. Man mano che questi centri sociali si sviluppavano attorno agli antichi luoghi sacri dei nomadi, le strutture fisiche che ne marcavano la precisa locazione dei punti di potere sarebbero state ricostruite ed allargate. Nel corso di molte migliaia di anni questi luoghi di potere sarebbero serviti come luoghi di pellegrinaggio delle culture megalitiche, celtiche, greche e cristiane.
In aggiunta a questa spiegazione per la scoperta, l’insediamento e l’uso di luoghi di potere da parte delle popolazioni neolitiche c’è un’altra – e molto controversa – spiegazione per la scoperta e l’uso di certi luoghi di potere nell’Europa antica. Per esplorare questo argomento dobbiamo prima commentare sugli enigmatici scritti del filosofo greco del IV secolo a.C. Platone. Nei dialoghi del Timeo, essendo questi una registrazione di discussioni tra uno statista greco ed un sacerdote egizio, Platone riporta quanto segue:
Voi greci siete tutti bambini …. non avete alcuna credenza radicata nella vecchia tradizione e nessuna conoscenza di veneranda età. E la ragione è questa. Ci sono state e ci saranno molte e diverse calamità per distruggere il genere umano, la più grande di esse col fuoco e con l’acqua, altre minori in innumerevoli altri modi…. Voi vi ricordate solo un diluvio anche se ce ne sono stati molti.
Nei suoi dialoghi, Crizia e Timeo, Platone parla di un grande impero su un’isola situata nel mezzo dell’Atlantico, la leggendaria Atlantide, che si dice sia sprofondata sotto le acque a seguito di un cataclisma geologico attorno al 9600 a.C. Fino a poco tempo fa, la nozione di un continente affondato era considerata ridicola ma recenti studi geologici ed oceanografici hanno iniziato a modificare quell’idea. La scienza della mappatura delle inondazioni ha definitivamente dimostrato che grandi masse terrestri esistettero davvero nell’Atlantico prima di essere coperte dall’innalzamento degli oceani alla fine dell’era glaciale. È possibile che queste terre siano state l’Atlantide degli antichi miti?
Inoltre, si stanno accumulando prove che dimostrano che un cataclisma di proporzioni planetarie avvenne nel 9600 a.C., che causò un massiccio e rapido spostamento della superficie terrestre, un’attività vulcanica devastante, gigantesche onde tsunami, e sprofondamento di masse terrestri locali (tutti avvenimenti dei quali si parla nei miti atlantidei). Definito deriva della crosta dal suo primo teorico, Charles Hapgood, il fenomeno fu studiato anche da Einstein che ha affermato, “Si può difficilmente dubitare che spostamenti significativi delle croste terrestri siano avvenuti ripetutamente ed in brevi periodi.”
Secondo i sacerdoti egizi coi quali aveva parlato l’informatore di Platone, Atlantide era una civiltà prosperosa e sofisticata, avanzata nella scienza, ed in possesso di conoscenze sulla geografia dell’intera terra. Leggende narrano di saggi ad Atlantide che sapevano di grandi cicli astronomici, dell’esistenza di cataclismi passati e della probabilità di quelli futuri. In previsione di un futuro cataclisma (la deriva della crosta del 9600 a.C.) e l’effetto catastrofico che avrebbe avuto sull’isola di Atlantide, questi saggi viaggiarono fino a specifici luoghi geomantici del pianeta, dove costruirono templi che contenevano insegnamenti di saggezza ed anche informazioni sui cataclismi passati e futuri.
La geomanzia può essere definita come l’individuazione e la mappatura di luoghi di potere e prove che si stanno accumulando indicando che questa scienza arcaica aveva mappato una griglia su tutto il pianeta di punti di potere terrestri posizionati con sorprendente regolarità geometrica.
Dalla precedente discussione è ovvio che ci sono due possibili spiegazioni per l’iniziale scoperta dei luoghi di potere d’Europa: i primi nomadi neolitici ed i saggi astronomi della misteriosa cultura di Atlantide. I siti trovati e marcati da queste genti antichissime hanno continuato ad essere usati per migliaia di anni e divennero col tempo i luoghi sacri e di pellegrinaggio di altre culture quali quella megalitica e celtica. I miti che originarono da queste epoche culturali, parlano dei luoghi di potere come dimore di divinità, il covo di esseri magici, ed il possedimento incantato di spiriti elementali.
Le tradizioni di pellegrinaggio delle culture megalitiche e celtiche sono notevolmente diverse nella forma esteriore ma in fondo ciascuna può essere considerata come un’espressione della connessione dei popoli primitivi alla terra vivente e alla loro adorazione della stessa.
La cultura megalitica (che significa ‘grande pietra’), che è responsabile dei cerchi di pietra e dei cumuli con camera interna dell’Europa, esisteva circa dal 5000 al 1500 a.C. Non esiste alcun documento scritto da questi periodi e perciò gli archeologi fanno supposizioni sulle popolazioni basate sugli scavi delle loro strutture domestiche, funerarie, astronomiche e cerimoniali.
Tra una grande varietà di queste forme, possiamo distinguere quattro tipi principali di strutture di pietra con funzioni astronomiche e cerimoniali: pietre verticali singole o in gruppo chiamati menhir; vani di roccia chiamati dolmen; enormi cumuli di terra con passaggi che portano a camere scavate nella roccia; e i cerchi di pietra straordinariamente belli di cui Stonehenge ne è l’esempio più famoso.
I menhir sono alquanto misteriosi, spesso situati in luoghi estremamente remoti e non associati a nessun altro artefatto del paesaggio. Gli studiosi suggeriscono the possono essere stati parte di una vasta geografia sacra, da tempo in rovina, mentre rabdomanti e sensitivi riferiscono che le solitarie pietre verticali sono situate a marcare punti di energie terrestri concentrate e le linee tra questi siti (talvolta chiamate ‘ley lines’). I dolmen, che significa ‘pietre a forma di tavola’, sono formati da due a quattro enormi lastre di pietra (che pesano spesso parecchie tonnellate ciascuna) sulle quali poggiano pietre ancora più grandi. Gli archeologi ortodossi non sono sicuri dello scopo di queste strutture.
Però, i cosiddetti studiosi ‘alternativi’ e con vedute più aperte hanno suggerito che le strutture, che erano originariamente coperte con strati alterni di materiale organico ed inorganico (simili ai generatori di orgone di Wilhelm Reich), avrebbero potuto essere usati per raccogliere, concentrare ed irradiare le energie della terra per il beneficio terapeutico, spirituale e divinatorio della gente locale. I grandi cumuli con camera come Newgrange, Knowth, Dowth, Lough Crew e Carrymore in Irlanda, sono i più imponenti tra le costruzioni megalitiche e sono orientate per essere esattamente allineate con periodi chiave dei cicli solari (date di equinozio e solstizio), lunari e stellari.
Gli archeologi ortodossi solitamente presumono che queste strutture fossero usate per scopi funerari perché sono state ritrovare sepolture in un piccolo numero di esse. È importante notare, però, che la datazione scientifica dei resti delle sepolture mostra che esse sono centinaia o migliaia di anni più recenti delle strutture stesse, gettando perciò seri dubbi sulla teoria delle tombe.
Le più conosciute strutture megalitiche sono certamente i cerchi di pietre, come Stonehenge e Avebury in Inghilterra. Ricerche condotte negli ultimi trent’anni che uniscono intuizioni dall’archeoastronomia, alla mitologia e al monitoraggio dell’energia geofisica, hanno definitivamente dimostrato che i cerchi di pietre servivano sia da centri cerimoniali sia da strumenti di osservazione astronomica.
Detto semplicemente, molti di questi cerchi di pietre sono situati in luoghi con anomalie geofisiche misurabili (cosiddette ‘energie terrestri’); queste energie terrestri sembrano fluttuare in intensità radiante a seconda delle influenze cicliche dei diversi corpi celesti (principalmente il sole e la luna ma anche i pianeti e le stelle); l’architettura di questi cerchi di pietre fu ideata per determinare in modo visivo quei particolari periodi di aumentata potenza energetica nei siti; e quei periodi erano usati dalla popolazione per una gamma di scopi terapeutici, spirituali e divinatori.
La tradizione del pellegrinaggio in epoca megalitica consisteva perciò nel fatto che la gente viaggiava grandi distanze per visitare siti che si sapeva avere poteri specifici. A causa dell’assenza di documentazione storica dall’età megalitica, spesso si presume che noi non possiamo sapere come fossero usati i diversi luoghi di potere ma questa è una concezione ristretta basata solamente sulla razionalità meccanicistica della scienza moderna. Una visione più ampia che includa un’analisi della mitologia, rivelerà che le leggende ed i miti dei luoghi sacri sono infatti metafore che indicano i poteri magici dei luoghi. Le storie dei luoghi sacri e delle loro divinità e spiriti ci dicono come i luoghi ci possono influenzare.
Migliaia di anni dopo il declino della cultura megalitica venne l’era celtica. Al contrario della credenza popolare e degli scritti inaccurati di vari romanzieri new-age, i Celti (e in Inghilterra, i loro sacerdoti druidici) non usarono né i templi di pietra dei precedenti popoli megalitici né continuarono il loro stile di architettura cerimoniale. Stonehenge, ad esempio, fu costruita tra il 2800 e il 2000 a.C., mentre i Celti non entrarono in Inghilterra fino al 600 a.C., ben 1400 anni più tardi.
Abbandonando i cerchi di pietre ed i cumuli con camera, la spiritualità celtica fu invece costruita in siti naturali disadorni come le sorgenti minerali e le cascate, le caverne e le isole remote, picchi di foggia strana e boschetti. Nella spiritualità celtica l’intero paesaggio era infatti colmo di luoghi dove lo spirito era presente. Questo spirito del luogo o anima loci si credeva essere la personalità essenziale di un sito ed i luoghi di spirito furono trasformati in luoghi sacri dove gli esseri umani li scoprirono e li riconobbero.
Come con i popoli megalitici prima di loro, i Celti credevano che diversi tipi forme di paesaggio fossero abitati o custoditi da specifiche divinità. Boschetti sacri, chiamati nemetoì, che significa ‘spiazzo aperto al cielo’ furono dedicati a varie dee quali Andraste, Belesama ed Arnemetia. Le montagne servivano da altari per le divinità, siti per il potere divino e luoghi dove cercare ispirazione. I picchi montuosi erano visti come dimore di divinità maschili quali Daghda, il dio padre, e Poeninus, mentre varie colline, i seni delle dee, erano riconosciute come santuari di Ana, la madre celtica degli Dèi, e Brigid.
Caverne, che si credeva essere l’entrata per il mondo degli inferi o il regno delle fate, erano usati per cercare visioni e per comunicare con le profondità dell’inconscio psichico. Gli alberi e le rocce di foggia strana erano considerate i luoghi di riposo degli spiriti elementali, delle fate e degli esseri soprannaturali. Le popolazioni celtiche andavano in pellegrinaggio in tutti questi tipi di luoghi sacri, lasciando offerte di stoffe, amuleti e cibo per le divinità residenti, cercando così le qualità spirituali archetipe dei luoghi e pregando sia per la guarigione fisica sia psichica.
Attraverso innumerevoli anni ed espressioni culturali la gente ha fatto pellegrinaggi attraverso l’Europa, attratta dal magnetismo spirituale dei luoghi di potere. Religioni diverse ed i loro svariati templi sono sorti e scomparsi ma i luoghi di potere rimangono tuttora potenti. Attirando ancora i pellegrini dei nostri tempi profondamente agitati, questi luoghi sacri offrono una moltitudine di doni per il corpo, la mente e lo spirito. Ispirazione, salute, saggezza e pace – queste ed altre qualità sono date gratuitamente ed in abbondanza dalla terra incantata.
(Foto di Sheelagh Donnelly)
Martin Gray
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