Salem Village, Massachusetts
Nel 1642 era una comunità rurale satellite staccatosi dal nucleo di Salem Town (il luogo dell'antica Salem Village corrisponde all'incirca all'odierna Danvers) formata da emigranti di seconda e terza generazione, molto attivi e dotati di iniziativa personale e senso corporativo.
Gli abitanti della Nuova Inghilterra erano “un popolo scelto da Dio perchè colonizzasse quei territori che una volta erano del diavolo”, scrisse Cotton Mather, uno dei più noti ministri della colonia. La gente di Salem, come tutti i coloni puritani del Massachusetts, si consideravano soldati sempre in guerra contro il diavolo e il suo operato. Gli anni immediatamente precedenti il 1692 non erano stati facili. Invasioni di locuste e ripetuti periodi di siccità avevano distrutto i raccolti in tutta la regione, causando ristrettezze e miseria per la maggior parte dei coloni, la sua sopravvivenza era legata ai frutti della terra.
Come se tutto ciò non bastasse, un enorme incendio scoppiò a Boston nel 1691 distruggendo quasi tutta la città. Poco dopo questa tragedia giunse il terribile terremoto che rase al suolo Port Royal in Giamaica uccidendo circa duemila persone, per la maggior parte parenti e amici dei coloni del Massachusetts. A molti sembrò che questi disastri fossero parte di un piano del diavolo per cacciarli dalla Nuova Inghilterra e riprendersi i suoi territori. Fu in questa atmosfera di superstizione e crescente panico che nel 1692 scoppiò l'isterica caccia alle streghe.
Con la rivelazione che alcuni di loro “erano in combutta cl diavolo”, per dare una spiegazione alle loro sfortune la gente trovò capri espiatori nel piccolo villaggio di Salem, che per dodici mesi, visse nell'incubo di una selvaggia caccia alle streghe. Salem si era già guadagnato una certa reputazione per liti tra cricche rivali che desideravano controllare il paese, e due ministri del culto se ne erano andati dopo essersi scontrati con la congregazione. Il loro successore fu il reverendo Samuel Parris, e i fatti che dovevano scuotere la tranquilla vita di Salem cominciarono proprio attorno al focolare della sua cucina.
In precedenza Parris aveva commerciato nelle Indie Occidentali, ed era tornato dall'isola di Barbados con due schiavi: John Indian, un purosangue caraibico, e la moglie Tituba, la cui ascendenza era metà caraibica e metà africana.
Essa era a conoscenza dell'obeah, la magia delle Indie Occidentali giunta dall'Africa con i suoi antenati. Nei primi mesi dell'anno 1962 Tutuba cominciò a mostrare i trucchi e gli incantesimi che conosceva alle due fanciulle della casa, Elizabeth e Abigail. Elizabeth, figlia di Parris, era una bimba tranquilla e ubbidiente di nove anni, mentre Abigail Williams, cugina e più vecchia di due anni, era di uno stampo diverso, maliziosa, infida e insincera. Non era interamente colpa sua, perchè i rigori di un'educazione puritana pesavano terribilmente sull'esuberanza di una ragazza che viveva in quei luoghi.
A Salem erano poche le vie d'uscita dalla severa atmosfera, e nella casa dei Parris non ve ne erano del tutto, trane che in cucina.
Durante i lunghi pomeriggi invernali, ogni volta che lo zio e la zia erano fuori casa, Abigail correva ad ascoltare le storie di magia di Tituba, pregandola di leggere anche nel futuro. Elizabeth, per la quale la schiava nutriva un particolare affetto, veniva con la cugina e ne condivideva le gioie del proibito. Ben presto la cucina dei Parris fu meta di molte altre ragazze desiderose di sentirsi leggere il futuro. Tra queste Mary Walcott e Susanna Sheldon che vivevano vicino alla parrocchia.
Da più lontano veniva la dodicenne Ann Putnam, figlia di una madre nevrotica, e Mercy Lewis, domestica in casa Putnam, una fanciulla particolarmente curiosa e portata ad origliare. Queste ragazze portarono con sè amiche e cameriere: Sarah Churchill, domestica in casa del vecchio George Jacobs; Elizabeth Hubbard, nipote della moglie del dottor Griggs, il medico del villaggio e domestica nella sua casa; Mary Warren, domestica in casa di John ed Elizabeth Proctor.
Il gruppo, composto da circa dieci ragazze, tutte al di sotto dei vent'anni, provò per la prima volta una sensazione eccitante che rompeva la monotonia della loro vita quotidiana, nonostante quel che facevano fosse assai pericoloso perchè severe leggi dettate da un rigoroso puritanesimo vietavano di leggere nel futuro, considerandola una prerogativa del diavolo che portava a dannazione certa e al fuoco eterno dell'inferno. L'effetto sul fragile sistema nervoso delle ragazze fu inevitabile. Preoccupate per quel
che avevano visto e sentito esse caddero ammalate e cominciarono a comportarsi in modo strano.
La piccola Elizabeth Parris cadeva in trance guardando a lungo fissamente nel vuoto, dopo di che cominciava a gridare e si lasciava cadere a terra. Abigail si comportava allo stesso modo, emettendo dei suoni gutturali come se stesse soffocando, abbaiava come un cane e camminava carponi su mani e piedi.
Quando Parris pregava per la loro guarigione, Abigail si tappava le orecchie alle sante parole ed Elizabeth gridava e gettava attraverso la stanza la Bibbia di famiglia. Profondamente allarmato da questo comportamento, Parris chiamò il dottor Griggs che curò le bimbe con varie medicine, senza tuttavia ottenere alcun miglioramento. Alla fine scosse la testa e diagnosticò che erano in preda a un maleficio. I vicini colsero al volo la frase e dissero che le due ragazzine erano stregate.
Mary Walcott e Susanna Sheldon ebbero delle convulsioni. Ann Putnam si muoveva carponi con movenze animalesche.
L'intero villaggio era preoccupato: che cosa si poteva fare per aiutare le povere ragazze? John Proctor fu pronto a trovare una soluzione. Fece sedere Mary Warren al filatoio e le disse che se avesse avuto un altro attacco l'avrebbe legata.
Essa guarì.
La prima ad essere sottoposta a interrogatorio fu Sarah Good, che negò di aver mai fatto ricorso a pratiche di stregoneria. Hathorne ordinò che tutte le bambine la guardassero bene per vedere se era lei la persona che le tormentava; allora esse la guardarono e dichiararono che era proprio lei. Subito dopo caddero in preda ai tormenti gridando che era lo spettro di Sarah Good a morsicarle e pizzicarle. La folla adunata nella sala osservava quel che stava succedendo con terrore, convinta che tutto ciò era dovuto al diavolo.
Questi invisibili attacchi alle bambine dovevano giocare un ruolo essenziale nell'esame di tutti gli accusati, e nei successivi processi. Senza questa “prova diabolica”, come venne chiamata, nessuno dei prigionieri avrebbe potuto essere imprigionato. La prova diabolica era basata sulla convinzione che il diavolo potesse assumere la forma fisica di una strega, e sotto tali spoglie ingannare il marito giacendo al suo fianco mentre essa presenziava a un sabba o, come a Salem, molestava coloro che la accusavano.
Solo coloro che venivano tormentati riuscivano a vedere questi spettri, ma la loro esistenza venne comunque considerata un fatto reale. Si credeva inoltre che il diavolo potesse assumere le sembianze di una persona solo col suo permesso e non avrebbe mai potuto farlo con un innocente. Di conseguenza, chiunque fosse stato visto da uno degli accusatori veniva ritenuto colpevole e non serviva a nulla produrre un alibi. Il corpo fisico di una persona poteva benissimo stare alla presenza di un centinaio di testimoni, ma il suo spirito, col suo permesso, poteva tormentare gli accusatori.
Sottoposta a interrogatorio, Sarah Osborne negò di aver mai seviziato le ragazze. Le suddette fanciulle, presenti in aula, l'accusarono, dopo di che si agitarono e urlarono come se fossero sottoposte a ogni sorta di violenza. Hathorne chiese alla Osborne perchè facesse loro del male, ma essa negò ogni addebito. Richiesta di spiegare come facesse a tormentarle a quel modo, pur restando fisicamente lontana, negò di aver mai fatto qualcosa del genere.
Le venne chiesto allora chi fosse a farlo in vece sua. Essa avanzò l'ipotesi che fosse il diavolo ad assumere le sue sembianze senza che lei lo sapesse, ma la corte non la prese neppure in considerazione. Sarah Osborne venne rinchiusa in prigione dove morì due mesi dopo.
Alla fine comparve Tituba e la sua entrata venne accolta da violentissime reazioni da parte delle ragazze accusatrici, probabilmente terrorizzate all'idea di quel che poteva rivelare sugli incontri che avvenivano nella cucina dei Parris. Ma la sfortunata Tituba aveva imparato qualcosa dal duro trattamento riservatole dal padrone. Quando aveva negato di conoscere l'arte della stregoneria era stata picchiata, quando invece aveva “confessato” la punizione era cessata.
Dinanzi ai magistrati cercò di usare la stessa tattica, e di nuovo funzionò. Hathorne le chiese: “Hai mai visto il diavolo?”. Tituba rispose: “Il diavolo è venuto a trovarmi e mi ha ordinato di servirlo”. Il pandemonio in aula cessò. Tutti gli occhi erano puntati su Tituba mentre narrava la sua storia. Così come una volta aveva tenuto le ragazze incantate accanto al fuoco, ora il pubblico non perdeva una parola di quanto diceva. Per tre giorni consecutivi narrò meraviglie. Il diavolo le si era presentato qualche volta sotto forma di gatto o di topo o di rospo, anche se la maggior parte delle volte compariva sotto le spoglie di un uomo di alta statura, vestito di nero e dai capelli bianchi. Egli le disse di essere Dio e le chiese di scrivere il suo nome nel libro che aveva con sè.
Essa ubbidì firmando con “un segno rosso come il sangue”. Era volata a un sabba e aveva incontrato delle streghe provenienti da Boston e da altre parti. Le forme di Sarah Osborne e Sarah Good, e di altre di cui non conosceva il nome, le avevano ordinato che tormentasse le bambine, anche la sua amata Elizabeth. Le persone presenti si sentirono sollevate all'idea che almeno una strega si fosse redenta e confessasse le sue malefatte, anceh se davano loro fastidio “quelle altre forme”.
Chi potevano essere? Salem Village non doveva aspettare a lungo le altre candidate all'accusa. Martha Corey, con il suo ironico disinteresse per la spettacolare scenografia montata dalle ragazzine, fu la prima. ann Putnam l'additò gridando, e venne arrestata. “Io sono una donna che vive secondo il Vangelo”, essa disse alla corte. “E' una strega del vangelo!” gridò una delle ragazze, e tutte le altre presero a cantare in coro: “Strega del Vangelo! Strega del Vangelo!”.
Una di esse indicò la finestra e disse che riusciva a vedere le streghe che si raccoglievano in quello stesso istante per un sabba sul prato antistante la Casa delle Adunanze. Gli astanti erano terrorizzati. Ann Putnam identificò in una strega Rebecca Nurse, da tutti considerata una santa donna. Anche l'inflessibile John Hathorne parlò in termini gentili a Rebecca quando gliela condussero dinanzi. Vecchia, fragile e sorda, madre amata di quattro maschi e quattro femmine, rispose alle domande che le venivano poste protestando la propria innocenza.
La sua sincerità era tale che, nonostante il vociare delle ragazze, sembrò che il caso contro di lei venisse chiuso. Poi la voce della madre di Ann Putnam si levò sopra tutte: “Non ti sei portata appresso l'Uomo Nero?” Non mi hai minacciato di strapparmi l'anima dal corpo, ripudiando con parole oscene e orrendamente blasfeme il Signore Iddio benedetto?”. “Mio Dio aiutami!”, gridò Rebecca e tese le proprie mani in segno di sgomenta costernazione.
Al che le fanciulle presenti tesero anch'esse le loro mani e da quel momento presero a copiare esattamente ogni
gesto che la sfortunata prigioniera faceva. Gli spettatori cominciarono a nutrire dei dubbi sulla innocenza di Rebecca, e la corte concluse che aveva stregato le bambine davanti ai loro occhi.
La caccia alle streghe stava avendo un crescendo vertiginoso e seguiva un tracciato prestabilito. Le fanciulle gridavano il nome di una persona, asserendo che il suo spettro le aveva tormentate, e quella persona veniva arrestata. Ad un primo interrogatorio l'accusato negava di praticare la stregoneria, al che le fanciulle venivano colte dai soliti attacchi.
Questo fatto costituiva l'inconfutabile colpa del prigioniero che veniva condotto in attesa del giudizio. Con tale sistema vennero imprigionate le sorelle di Rebecca Nurse. Il 4 aprile venne arrestata anche Elizabeth Proctor, presso cui lavorava come domestica Mary Warren, una delle tormentate. John e Elizabeth Proctor abitavano in una fattoria di loro proprietà che confinava con quelle di George Jacobs senior e di Giles Corey.
Essi vennero coinvolti nella caccia alle streghe soprattutto a causa di Mary Warren, i loro beni vennero confiscati, i figli incarcerati uno dopo l'altro, ed uno di essi (William) torturato. John fu impiccato; Elizabeth, condannata a morte, si salvò solo perchè incinta (in questi casi la legge inglese sospendeva l'esecuzione fin dopo il parto). Quando Elizabeth era stata arrestata, al marito, che era intervenuto in sua difesa, fu riservato lo stesso trattamento. In precedenza John Proctor aveva detto che le ragazine avrebbero dovuto essere frustate ben bene perchè “se le lasceremo fare, diventeremo tutti quanti diavoli e streghe”. Le sue parole si rivelarono successivamente vere. Due delle ragazze tormentate cominciarono a cambiare contegno cercando invano di sfuggire alla folle rete di accuse che aveva ormai imprigionato Salem.
Quando John Proctor venne arrestato, Mary Warren si staccò dal gruppo delle accustrici e le incolpò di simulazione: subito fu a sua volta accusata di stregoneria, denunciata e arrestata. Tentò di resistere, ma non vi riuscì; dopo un penoso alternarsi di dichiarazioni d'innocenza e di svenimenti, rientrò nel ruolo che le imponevano sia le sue compagne sia i magistrati e i concittadini. Anche Sarah Churchill ebbe un breve attimo di ripensamento dopo l'arresto del suo datore di lavoro, il vecchio George Jacobs ma, come Mary Warren, cedette ai pressanti interrogatori dei magistrati e testimoniò che Jacobs l'aveva costretta a firmare il libro del diavolo. Più tardi disse al pastore di Boston che l'aveva interrogata:
“Se soltanto avessi detto al signor Noyer una volta di aver messo il mio nome sul libro, mi avrebbe creduto. Ma se gli avessi detto cento volte di no non mi avrebbe creduto”. In aprile Salem raggiunse il culmine della psicosi grazie alla giovane Ann Putnam, leader degli accusatori, e spinta dalla madre nevrotica. Essa stava camminando accanto al prato della parrocchia, luogo identificato come punto dove le streghe si raccoglievano per i loro diabolici pasti a base di pane rosso e di sangue.
Improvvisamente Ann Putnam si fermò e gridò: “Oh, povera me! Viene un pastore. Ma adesso anche i pastori sono streghe?”. Essa non ne riconobbe le sembianze ma disse il nome. Era il reverendo George Burroughs, ex-pastore di Salem. Non è sorprendente che i magistrati esitassero prima di trarlo in arresto, ma la storia di Ann Putnam venne confermata da Mercy Lewis, che prima di essere domestica a casa Putnam lo era stata da Borroughs. I magistrati emisero un mandato di cattura. Burrough era pastore in una parrocchia nel lontano Maine, ma il lungo braccio della legge lo raggiunse e lo afferrò nel mezzo di un pasto.
La legge catturò anche, su indicazione delle fanciulle, il capitano John Alden, un rispettabile capitano di mare la cui famiglia era giunta in America nel 1620 a bordo del “Mayflower”. Quando guardò le fanciulle esse si mistero a gridare e caddero in preda alle convulsioni. Egli si volse ai magistrati e disse: “Perchè non cadete a terra anche voi quando vi guardo?”.
Essi ignorarono la domanda e lo mandarono in prigione. Alden, deciso a non finire i suoi giorni appeso a una corda per le accuse di alcune ragazzine folli, corruppe il carceriere, e una mattina fuggì al galoppo in un luogo dove si tenne nascosto fino a quando la grande caccia alle streghe fu terminata.
In giugno le fanciulle avevano accusato altre cento persone, abitanti di Salem e di città e villaggi vicini.
Le prigioni straripavano, ed era giunta ormai l'ora di portare alcune streghe a giudizio. Giunse il nuovo governatore britannico del Massachusetts, William Phips, che nominò un tribunale speciale, composto da sette giudici e presieduto da William Stoughton, di 61 anni. Uomo freddo e spietato, agì con implacabile fermezza, fu un inflessibile fautore della caccia alle streghe e non ebbe mai dubbi sulla correttezza dei processi del 1692. Il 2 giugno entrò in aula la prima sospetta strega, Bridget Bishop, che gestiva una specie di taverna.
Certi lati del carattere di Bridget urtavano l'etica puritana: ossia il fatto che il suo mestiere fosse legato al gioco e al divertimento e che si vestisse in un certo modo (usava insolita biancheria di pizzo). Parecchi uomini testimoniarono di averla sognata, o meglio essa aveva inviato la propria immagine a disturbare il loro sonno. Giudicata colpevole, il 10 giugno venne impiccata per stregoneria su un'altura appena fuori città, chiamata poi Collina delle streghe. Qyando la corte si riunì di nuovo alla fine di giugno fu il turno di Rebecca Nurse, che venne giudicata assieme ad altre quattro donne, tra le quali v'era Sarah Good.
La giuria non ebbe difficoltà a trovare le altre quattro colpevoli, ma quando toccò a Rebecca che continuò a ripetere di “non avere mai tormentato un bimbo, no, proprio mai”, la giuria non riuscì a mettere in dubbio le sue parole. C'era anche la testimonianza di sua figlia Sarah che colse in flagrante simulazione una delle accusatrici. “…la vidi tirar fuori dagli abiti alcuni spilli, metterseli tra le dita, e quindi afferrarsi le ginocchia con ambo le mani: e poi ella gridò accusando Goody Nurse di pizzicarla e tormentarla”.
La giuria trovò che Rebecca Nurse non era colpevole. Stoughton si sentì oltraggiato e pregò la corte di riconsiderare il verdetto. Questa volta essi emisero la sentenza che desiderava: colpevole, il 19 luglio Rebecca Nurse fu impiccata insieme alle altre quattro.
Questa seconda ondata di impiccagioni gettò il panico tra le rimanenti accusate e coloro che le ritenevano innocenti. Alcune delle giustiziate avevano una reputazione dubbia, ma se la giuria aveva trovato colpevole Rebecca Nurse, non v'era via di scampo per nessuno. Alcune accusate cominciarono a “confessare”, perchè era risaputo che chiunque avesse ammesso di essere una strega veniva risparmiata.
Dissero di essere state visitate dal diavolo sotto varie forme d'animale per persuaderle a far del male ai loro vicini. Più tardi tutte quante ritrattarono queste confessioni dicendo che lo avevano fatto solo per avere salva la vita. Presumibilmente le autorità tennero in vita coloro che avevano confessato nella speranza che potessero incriminare altre persone.
Qualunque sia la ragione, rimane il fatto che soltanto coloro che avevano continuato a professare la loro innocenza salirono al patibolo. In agosto il terzo gruppo di prigionieri venne processato, e tutti vennero giudicati colpevoli. Ormai, però, alcuni abitanti del Massachusetts cominciarono a organizzare petizioni chiedendo processi più onesti e imparziali.
Ma il movimento non era ancora sufficientemente forte per sopraffare la credenza popolare che il diavolo girava per le strade del Massachusetts cercando di sovvertire il governo di Dio sulla Terra avvalendosi delle macchinazioni delle sue streghe.
Come si poteva mettere in dubbio la malvagità dei prigionieri, si chiedevano coloro che credevano nella stregoneria, quando gli effetti sulle fanciulle tormentate erano visibili a tutti coloro che partecipavano ai processi? Cotton Mather, un convinto assertore della stregoneria i cui scritti sull'argomento erano ampiamente letti a Salem, si recò al villaggio e prese parte al processo di George Burroughs, dichiarando che era tutto in regola. Quando Burroughs fu condotto al patibolo successe una cosa incredibile: col cappio attorno al collo cominciò a recitare il Padre Nostro.
La folla si aspettava che facesse l'inevitabile errore, si supponeva infatti che le streghe non fossero capaci di recitare questa preghiera correttamente perchè ai sabba la recitavano all'incontrario. Ma Burroughs lo recità in modo perfetto e con un sentimento tale che tra la folla cominciò a serpeggiare la convinzione che, dopo tutto, non poteva essere colpevole. Vi fu perfino un tentativo per rilasciarlo, che sarebbe anche riuscito se Cotton MAther non avesse arringato la folla dicendo che, qualche volta, il diavolo poteva camuffarsi da angelo del cielo.
Così Burroughs fu impiccato. Tra quelli giudicati colpevoli assieme a Gurrough c'erano George Jacobs e John ed Elizabeth Proctor. Jacobs e Proctor vennero impicati, ma la data dell'esecuzione di Elizabeth venne posticipata perchè la donna era incinta. Il 22 settembre si ebbe l'ultima e più numerosa ondata di impiccagioni. I processi si svolsero tra il 9 e il 17 e si conclusero con ben quindici sentenze capitali, di cui solo otto furono eseguite. Tra le accusate Tituba e Martha Cory, già incontrata perchè derideva le ragazze. Una sedicesima persona, l'ottantenne marito di Martha Cory, Giles, era stata portata in giudizio, ma il suo caso presentava un problema.
Alla domanda di rito: “Vi ritenete colpevole o innocente?”, Giles Cory si rifiutò di rispondere. Secondo le leggi inglesi, e quindi della Nuova Inghilterra, rifiutarsi di rispondere a quyesta domanda preliminare costituiva reato di insolenza contro l'autorità e ribellione alla legge. Il silenzio era punito con la cosiddetta “peine forte et dure”. L'imputato veniva messo a giacere sotto un enorme peso, e di tanto in tanto gli si faceva nuovamente la domanda; se persisteva nel silenzio, il peso veniva lentamente aumentato fino a che o si aveva la risposta (e quindi ne seguiva il processo) o si aveva la morte per stritolamento.
I giudici ordinarono che a Cory fosse inflitta la “peine forte et dure” e venne portato in un campo presso il tribunale. Dopo due giorni di agonia Giles Cory moriva. Tre giorni dopo sua moglie, assieme ad altre sette, veniva impiccata. Gli altri riconosciuti colpevoli, tra cui Tituba, avendo confessato, vennero rimandati in prigione. Prima che la Corte si riunisse nuovamente le fanciulle superarono se stesse. La gente aveva pensato che giustiziare le streghe avrebbe ridotto le sofferenze delle ragazze, ma doveva ben presto scoprire che le cose non sarebbero affatto andate in questo modo.
Ad ogni strega che saliva al patibolo le ragazze trovavano qualcun altro da accusare. Alla fine esse gridavano nomi che anghe gli inquisitori più influenzabili non potevano acettare, ad esempio alcuni parenti dei giudici e la moglie del governatore, Lady Phips. Durante la maggior parte del processo alle streghe il governatore era stato a combattere gli Indiani presso il confine canadese. Quando apprese quel che era successo in sua assenza, egli insultò aspramente Stoughton e fece fermare ogni attività della sua Corte Suprema. Alla fine le voci più sagge vennero ascoltate.
Le implicazioni teologiche furono esaminate da un certo numero di pastori, nessuno così credulo come Samuel Parris o Cotton Mather. Il padre di Cotton, Increase Mather, presidente dell'Harvard College, dichiarò: “E' meglio che dieci streghe sospette sfuggano alla morte piuttosto che una sola innocente sia condannata”. Nominata una nuova Corte, la prova diabolica non venne più riconosciuta. Le esecuzioni dei prigionieri vennero sospese, le accuse contro di loro caddero e le prigioni cominciarono a svuotarsi.
Il 14 gennaio 1693 il governatore Phips concesse perdono a tutti coloro che erano stati accusati di stregoneria. Il Massachusetts si era liberato dall'incubo delle streghe, e riprese la solita via. Ma a Salem le ferite continuarono a dolere per generazioni. Durante il periodo d'isterismo, le fanciulle si erano rese responsabili dell'arresto di quasi duecento persone, di cui trenta vennero condannate a morte. Diciannove furono impiccate, due esecuzioni rinviate perchè le donne erano incinte, vennero alla fine sospese, e cinque sfuggirono alla morte dopo che era stata emessa la sentenza.
Quando la tempesta si calmò più di centocinquante streghe rimasero in prigione, e nonostante fosse stata sospesa l'esecuzione, prima di essere rilasciate dovettero pagare le spese giudiziarie e di detenzione. Tituba fu tra le ultime a essere rilasciata perchè Parris si rifiutò di pagare per lei, e per far fronte alle spese, fu venduta a un altro padrone. Parris stesso, nel 1697, fu costretto a rassegnare le dimissioni da ministro di Salem.
Sembra non vi sia dubbio che a Salem sia stato praticato un certo tipo di magia bianca. Tituba si dilettava di stregoneria, e probabilmente furono proprio i suoi incantesimi esotici e le predizioni del futuro a creare gravi squilibri psiconervosi nelle menti della piccola Elizabeth Parris e delle sue compagne. I puritani condannarono tutte quelle superstizioni, qualunque fosse il loro paese d'origine, ma nonostante ciò la superstizione continuò ad esistere.
I puritani consideravano queste attività come opera del diavolo, ma a dire il vero essi vedevano il diavolo in qualunque cosa fosse contraria alla loro concezione morale; anchDipinto del XIX secolo raffigurante l'esecuzione di Bridget Bishop; gli abitanti di Salem assistono all'esecuzione lanciando insulti ed esultando quando il laccio viene passato intorno al collo della donna.e la ribellione naturale degli adolescenti venne interpretata come opera del diavolo.
Le ragazzine di Salem scoprirono presto che le convulsioni davano loro un'opportunità d'oro per sfuggire ai rigori di un'educazione strettamente religiosa indulgendo in qualsiasi genere di comportamento oltraggioso senza paura di essere punite. Ma quale spiegazione dare a questo comportamento bizzarro? Gli adulti erano apparentemente desiderosi, quasi morbosamente avidi di credere che fossero stregate. Infatti, sia il medico che il pastore incoraggiarono l'idea, e una volta mossa la prima accusa, era impossibile tornare indietro. Se mai le fanciulle avessero avuto un attimo di esitazione, c'erano sempre i “grandi”, e in modo particolare la madre di Ann Putnam, ad incitarle.
La caccia alle streghe può essere cominciata come una confusione mentale venutasi a creare in alcune delle ragazze più impressionabili, come Elizabeth Parris, ma venne rinfocolata da ripicco, dispetto, desiderio di essere al centro dell'attenzione e di provare nuove ed eccitanti sensazioni. “Lo abbiamo fatto per divertimento”, ammise una delle ragazze. “Dovevamo pure divertirci un po'”. Per soddisfare questo loro desiderio, e credessero o meno alle proprie accuse, le prime delatrici di Salem agirono comunque su una base di connivenza e omertà che ebbe il suo epicentro nel gruppo delle presunte indemoniate e di chi sosteneva il loro atteggiamento., ma trovò un pubblico che divenne coprotagonista del dramma.
Ventidue concittadini morirono, anche se non è nulla al confronto delle centinaia di migliaia che persero la vita in Europa, spesso dopo terrificanti torture. Salem deve in parte la sua fama al fatto che riacquistò il buon senso, e in parte all'abbondanza di opuscoli, diari, lettere e verbali dei processi che permettono ai protagonisti di tornare sulla scena.
Dopo i fatti terribili di 300 anni or sono, la città ha imparato a convivere con questa fama sinistra. E a trarne un grande vantaggio turistico, sicuramente aiutata dal clima e dalla bellezza del paesaggio (siamo sulla costa atlantica degli Stati Uniti, non lontano da Boston).
Il viaggio nella Salem dei misteri potrebbe cominciare con una visita al “Salem witch museum”, una casa in stile gotico in cui viene riproposto l'ambiente e le fasi più “calde” del processo alle streghe del 1692. Il museo è anche attrezzato con un sito internet che permette una visita virtuale alle stanze dove si tenne il processo. Per non parlare di una “chicca” per gli appassionati: gli acquisti on line di qualche oggetto “stregonesco”. Un'altro appuntamento da non perdere, nella cittadina, è il “Salem Wax Museum of Witches”, il museo delle cere delle streghe di Salem.
Una proposta particolare e, oggi, curiosa e divertente. Per vedere da vicino il volto dei protagonisti di quella lugubre, folle vicenda.
Fonte: daltramontoallalba.it