“I due leoni cibernetici. L’alfa e l’omega di una matematica ignota”
Presentazione di un Ebook di Gaetano Barbella (Link alla 1a parte)
Il segno o carattere del pianeta di Giove
Succede a Saturno, Giove che qui governa (Zeus, unione, matrimonio). (fig. 9)
Tutta la fase di Giove rappresenta l’area racchiusa nel vaso e l’umidità con essa miscelata. Il grafico mostra appunto questo vaso delineato dal cerchio che è anche quello del contorno della Terra. È la fase considerata delle impurezze della materia (della natura primordiale ) eliminate per lavaggio che accade mediante distillazione per ascensione e discensione.
«Al nero Saturno succede Giove, che è di colore differente. Perché dopo l’inevitabile putrefazione ed il concepimento fatto in fondo la vaso, con l’aiuto di Dio, tu vedrai dei colori cangianti e la sublimazione che circola di nuovo. Questo regime non è duraturo, e non va al di là di tre settimane. Durante questo tempo appariranno tutti i colori immaginabili, dei quali non può essere data alcuna ragione certa.
Le piogge, in questo lasso di tempo, si moltiplicheranno e, alla fine, dopo tutte queste cose, un bellissimo biancore si offrirà allo sguardo, con la simiglianza di strie o di capelli ai lati del vaso.»(6).
Una raccomandazione di Fulcanelli:
In proposito egli riporta nel suo testo, Le Dimore Filosofali, vol. II, a pag. 47 un commento su una figura che descrive così: Giacente per terra, una lanterna, staccatasi dal suo sostegno, con lo sportellino socchiuso, mostra la sua candela spenta. Il filatterio che sottolinea questo motivo contiene un avvertimento rivolto agli artisti impazienti e versatili:
.SIC. PERIT. INCO(N)STANS.
Così perisce l’incostante.
Come la lanterna senza luce, la fede cessa di brillare; vinta con facilità, incapace di reagire, costui cade e cerca invano, nelle tenebre che lo circondano, quel chiarore che non riesce a trovare in sé stesso.
I commenti che Fulcanelli fa seguire a questa descrizione si dilungano secondo la via usata dall’operatore, ossia se lunga o breve, ma ciò che è chiaro sta di fatto che si fa riferimento al fuoco di ruota, il quale non può smettere neanche per un solo istante la sua azione, pena l’arresto e quindi la conseguente perdita delle sostanze. I rosoni posti sul frontone delle cattedrali esposti al sole di mezzogiorno, che non sono altro che configurazioni di fuochi di ruota, a questa raccomandazione si rivolgono e sappiamo che nel Cristianesimo la fede non deve mai venir meno. Di qui il glifo di Agrippa della fig. 9 fa infatti intravedere nel cerchio e i suoi quattro raggi un chiaro rosone in cui si immaginano brillare miriade di colori come quelli descritti per questa fase di Giove e che vengono paragonati a quelli della coda del pavone.
Il segno o carattere del pianeta della Luna
Poi appare «Diana (Artemide, intero, completo), o la Luna, (fig. 10) la cui veste scintillante è a volte tessuta da capelli bianchi, a volte da cristalli di neve», come già detto all’inizio della prima fase, quella del Mercurio.
Ma gustiamoci la descrizione che Fulcanelli fa in merito a questa fase così importante per l’alchimista, preso per la gioia del risultato ottenuto.
< Allo scadere del tempo necessario si vede salire in superficie e galleggiare e spostarsi senza sosta, sotto la spinta dell’ebollizione, una sottilissima pellicola, a forma di menisco, che i saggi hanno chiamato Isola filosofica(7), prima manifestazione dell’addestramento e della cogulazione. È la famosa isola di Delo, in greco Δήλος, cioè apparente, chiaro, certo, che procurò un rifugio insperato a Latona che fuggiva la persecuzione di Giunone, e che riempie il cuore dell’artista d’una grandissima gioia.
Questa isola galleggiante, che Poseidone con un colpo di tridente, fece scaturire dal fondo del mare, è anche l’arca salvatrice di Noè portata sulle acque del diluvio. «Cum viderem quod aqua sensim crassior, ci dice Ermes, duriorque fieri inciperet, gaudeban; certo enim scieban, ut invenirem quod querebam(8)».
Progressivamente, e sotto l’azione continua del fuoco interno, la pellicola si ingrandisce, s’addensa e diventa sempre più estesa fino a ricoprire tutta la superficie della massa fusa. L’isola mobile è, allora, fissa e questo fatto procura all’alchimista la certezza che il parto di Latona è giunto. A questo punto il mistero riprende i suoi diritti.
Una nube pesante, oscura, livida, sale e si spande dall’isola calda e stabilizzata, copre di tenebre questa terra che sta per partorire, avvolge e nasconde ogni cosa con la sua oscurità, riempie il cielo filosofico di ombre cimmerie (κιμβερικόν, vestito a lutto) e, nella grande eclissi di sole e di luna, nasconde agli sguardi la nascita soprannaturale dei gemelli ermetici, futuri genitori della pietra.
La tradizione mosaica tramanda che Dio, verso la fine del Diluvio, fa soffiare sulle acque un vento caldo, che le fa evaporare e ne abbassa il livello. La sommità delle montagne emerge dall’immenso specchio dell’acqua, e l’arca allora si posa sul monte Ararat, in Armenia. Noè, aprendo una finestra del vascello, lascia uscire il corvo, che è per l’alchimista nella sua minuscola genesi, la replica delle ombre cimmerie, di quelle nubi tenebrose che accompagnano la nascosta elaborazione dei nuovi esseri e dei corpi rigenerati.>(9).
Ecco, ho voluto completare la descrizione di Fulcanelli sull’Opera al Bianco, senza interrompere, ma avrei dovuto farlo, però ho rimediato sottolineando la parte iniziale nell’intento di far riflettere il lettore e indirizzarlo alla comprensione del segno o carattere della Luna di Agrippa della fig. 10. In precedenza ho fatto capire il nesso dell’isola di Delo con le quattro sfere dorate in sede dei triangoli equilateri del rombicubottaedro. Ma ora ci si convince appieno che veramente il segno di Agrippa della Luna rivela la fase dell’apparizione dell’isola di Delo grazie a più nessi. Il primo è rivelata appunto dalla frase che è sottolineata, in particolare: «si vede salire in superficie e galleggiare e spostarsi senza sosta, sotto la spinta dell’ebollizione, una sottilissima pellicola, a forma di menisco». Infatti sui quattro lati del grafico della fig. 10 sono evidenti le lunette a tre linee che rivelano appunto la forma di menisco, appunto. In più sono tre perché Delo l’isola galleggiante, Poseidone con un colpo di tridente, la fece scaturire dal fondo del mare. E poi già in precedenza è stato rilevato il fatto di Mosè che percuote per tre volte la roccia di Kades dalla quale poi scaturì l’acqua, in relazione ai tre lati del triangolo equilatero relativo alla sfera dorata dell’isola di Delo, appunto. Ma la questione dell’isola di Delo va oltre nelle sua significazione potendo anche trovare il nesso con una delle diverse descrizioni grafiche di Sphere Packing, in particolare con la fig. 4 della quale riporto la seguente didascalia:
Fig. 4: Sphere Packing. Particolare in sezione di uno degli otto casi di configurazione del cono segnato in verde, simile a quello inscritto nella piramide di Cheope. Il triangolo in bianco trova corrispondenza con il Dy egizio.
Il triangolo bianco che levita è l’isola di Delo degli alchimisti.
Arrivati sin qui mi piacerebbe proseguire per descrivere i due casi che mancano, cioè quelli dei segni e caratteri dei pianeti di Venere e di Marte, perché sono di estremo interesse ma anche particolarmente complesse. Suggerisco di leggere uno studio pubblicato tempo addietro su Ereticamente net dal titolo “Le chiavi del Regno nei segni dei pianeti di Agrippa”, di cui al link ereticamente.net.
L’inventore di Sphere Packing nella crittografia di Brescia
Molto spesso mi sono prefigurato nella scena che io stesso ho disegnato rappresentandola nella fig. 11 mostrata di seguito, facendomi guidare dalla mappa di Brescia Est dove attualmente abito (segnato col puntolino giallo). Sollevo il trofeo Sphere Packing ma è troppo pesante, non ci riesco e mi prefiguro nella storia di San Cristoforo che porta sulle spalle il bambino Gesù per attraversare un rivo d’acqua, come si racconta. E capisco quanto Sphere Packing sia pesante come sembrava essere per San Cristoforo il bambino Gesù. Sphere Packing coincide con l’Ospedale Civile un luogo speciale dove ogni giorno ci sono malati che muoiono, un peso enorme se non fosse per contro, il contributo alla vita di tanti bambini che qui vengono alla luce. In effetti a tutt’oggi non si è ancora avverato l’evento che Sphere Packing emerga dall’oscurità dei miei elaborati riportati su questo saggio e sul libro in Ebook pubblicato sin dal 2008, per trovare l’approvazione degli accademici della matematica.
Quando ero ragazzetto feci un sogno che mi rabbuiò nella mente e che è restato indelebile come ricordo. Mi vedevo in croce ma non ero sofferente e dietro di me vedevo molte altre croci in un tetro scenario rossastro. Ne feci altri due altrettanto tenebrosi che non racconto, ma ora mi pare di rivederle quelle croci, lì sulla base dell’ospedale di Brescia dove ho collocato Sphere Packing, ed è pure così che va vista la storia della terra fra morti e nascite. E in quel centurione romano in basso a destra, intravedo la triste memoria di mio padre, di mio nonno che conclusero la loro vita in un ospedale. Essi hanno fatto le loro battaglie della vita sempre con coraggio ed abnegazione: ecco che il trofeo di Sphere Packing non è per me ma per loro e in qualche modo gioverà per essi. Altra triste figura la giovane fanciulla coronata in veste tricolore su un cuscino, una regina che sembra sfiorare con una mano eterica il volto del guerriero con occhi socchiusi. Ma anche lui tende la sua mano su di lei in tutta risposta. Chi è lei? Un amore Conteso?
No, semmai tante reginette in lei per i defunti che il guerriero rappresenta, ma anche la mia prima figlia che a cinque anni fu rapita in cielo in seguito a un incidente mortale segnato dal puntolino rosso sulla croce a sinistra. Tanta gioia nell’uomo in potenza nel sollevare Sphere Packing ma è solo in apparenza poichè prevale la tristezza, il resto poco vi tange. A destra in alto una strana creatura, che sembra un elfo con bastone, indica una direzione dove si svolge una tragedia storica; a sinistra un volto d’uomo rabbuiato ed è sempre l’autore di Sphere Packing del trofeo come morto col pensiero rivolto alla sua figliola Ilaria poco meno di un’ora prima che fosse investita da un auto. Ella è accanto a lui sorridente e appare come una giovane donna e non bambina di cinque anni: forse il segno di una vita in lei che continua.
Ma è l’ora di Sphere Packing segnata dall’Ospedale (fig. 12) su cui è posta a mo’ di corona, con un’inclinazione, la stessa suggerita dall’elfo col suo bastone. La figura assume così la forma di una meridiana e l’inclinazione indica la declinazione del Sole di -20° corrispondente al 21 novembre, come presagire una data dell’avverarsi dei fatti del trofeo di Sphere Packing. Ma trattandosi di un mondo astrale l’immagine potrebbe essere speculare e l’inclinazione diventa positiva per la declinazione al 21 marzo. Suggestiva la relazione della reginetta a stendere la sua diafana mano eterica per accarezzare il volto del centurione romano che ricambia con la sua mano eterica.
L’elfo di Rezzato e la storia
Come già rilevato l’inclinazione riscontrata per l’Ospedale Civile (fig. 12) è suggerita dalla strana creatura simile ad un elfo della letteratura esoterica, tramite il suo bastone. Più da vicino occorre vedere la crittografia di Rezzato, (fig. 13) poco distante da Brescia ad Est, per capire a cosa è legato il segno del bastone. Da questa crittografia risulta chiaro il messaggio del presunto elfo in stretta relazione con la matematica della sezione aurea. Di qui la successiva relazione con Sphere Packing perfezionato dal titolo “I due leoni cibernetici. L’alfa e l’omega di una matematica ignota”. Ma non solo questo perché Rezzato, attraverso altre crittografie ci rivela un fatto storico relativo agli ultimi giorni della storia di Benito Mussolini con la sua Repubblica di Salò.
Un noto accademico della matematica al vaglio
Per chi è Sphere Packing della matematica? In verità non è per i matematici dell’Accademia che non hanno saputo vedere la sua luce, come se fosse il Graal della scienza. Eppure il mio libro, diffuso in Ebook sul web sin dal 2008 dalla Macro Edizioni dal titolo “I due Leoni cibernetici. L’alfa e l’omega di una matematica ignota”, devono averlo pur letto, ma la crittografia di Brescia della fig. 16 lo lascia trapelare con quel volto con gli occhi chiusi. Ero io un ancora presente, ma sul punto di scomparire con la relazione, tra l’altro con un docente di matematica di un’università italiana, il prof. X. che ho conosciuto sul web. Mi rivolsi a lui per avere delle valutazioni sul mio lavoro di Sphere Packing, ma senza successo. Ma non era ancora il tempo…
Di seguito riporto la corrispondenza avuta con lui tratta dal web, a partire dal 31.10.07.
(X. a Y. e a Me) Caro Y., da diversi anni sono in contatto con un autore di interessanti cose matematiche, non accademico, ma assai esperto, Gaetano Barbella.
Qualche tempo fa mi ha inviato il suo ultimo lavoro (“I due leoni cibernetici di sphere packing”) ma, a causa dei miei viaggi prima in C. ed ora in B., che tu sai bene, contrariamente al mio solito ci ho messo un bel po’ a leggerlo; anche perché è di lettura non agevole data la densità degli argomenti trattati. Il fatto che non sia di professione matematico, fa sì che il linguaggio di Gaetano, affascinante e chiarissimo, sia però da interpretare a volte, il che certo ad un lettore esperto non dà affatto fastidio.
Vengo al punto, caro Y..
Non mi sento certo di poter esprimere un giudizio, soprattutto perché Gaetano affronta temi di “Matematiche elementari” (la disciplina il cui nome è legato al grande Felix Klein che di “elementare” ha solo il titolo; dico a Gaetano, se per caso non conoscesse questa dizione, che significa solo che non sono usati, nelle presentazioni, di solito, strumenti aventi a che fare con il calcolo differenziale) a me poco noti; o, meglio: li conosco come li può conoscere un matematico non specialista in queste cose. Ho dunque il terrore di non riuscire a cogliere la vera portata del lavoro di Gaetano, essendo poco ferrato nei campi che lui tratta con tanta perizia. Gli ho dunque chiesto il permesso di poter coinvolgere in questa lettura anche te che, invece, sei assai più esperto di me; e Gaetano mi ha dato parere favorevole.
Ordunque: io ti invito, nei limiti del poco tempo che hai, lo so bene, a voler dare un’attenta lettura a questo testo, per aiutare me soprattutto, e Gaetano poi, a verificare i suoi risultati ed a valutarne l’importanza. Ti posso passare il testo che ho già in mano io, venerdì, quando ci vediamo al convegno; oppure, se preferisci e se Gaetano è d’accordo, lui ti può mandare il testo completo, così poi ne possiamo discutere a distanza, avendolo sott’occhio entrambi. Naturalmente, se non hai tempo, dicci pure di no e noi ti capiremo.
Un caro saluto con un arrivederci a dopodomani, X ed un saluto caro a Gaetano.
(X. a Y.) […] Ti posso passare il testo che ho già in mano io, venerdì, quando ci vediamo al convegno; oppure, se preferisci e se Gaetano è d’accordo, lui ti può mandare il testo completo, così poi ne possiamo discutere a distanza, avendolo sott’occhio entrambi.
Anch’io, come tutti, ho i miei limiti: e non solo di tempo. Ne riparliamo a C..
A presto, Y.
(X. a Y.) OK, allora io porto comunque la mia copia al convegno e, almeno, te lo mostro X.
(X.) OK, caro Gaetano; se T. ce la fa, è una bella sicurezza!
Caro Gaetano, ho passato la copia del tuo interessante lavoro al collega prof. Y. Y. il quale lo leggerà per poterne poi discutere insieme.
I saluti più affettuosi.
Ciao X.
(Me) Caro X., non hai espresso l’opinione ma l’hai fatta capire anche se incerta. Altrimenti non avresti coinvolto il prof. C., per quanto tanto amico.
Debbo pensare che il mio lavoro ha gli ingredienti, per qualcosa di veramente serio. O no?
Ricambio i saluti affettuosi,
Gaetano.
(X. a Me) Esatto, solo che io non ho gli strumenti per darti soddisfazione; e invece voglio che tu ce l’abbia. Se coinvolgo anche lui e si convince, vedremo poi.
Un caro abbraccio X.
(Me) Caro X., ti sembrerò petulante e mi scuso, ma puoi capire la mia impazienza poiché vedo volare il tempo senza barlumi sul mio libro in cerca di editore. Sono sulle spine e mi solleverebbe sapere qualcosa di nuovo e promettente in merito.
Cordialità, Gaetano.
(X.) Caro Gaetano, lo so, lo so benissimo; ma il mio collega, dopo una frase generica: “Ci ho visto cose interessanti”, ha ahimé aggiunto: “Ma devo trovare il tempo per guardarci bene”. Io posso spingere un po, ma potrebbe essere controproducente. Un mio libro è dall’editore da maggio; ho chiesto come va, e mi ha risposto: “Figurati, non l’ho ancora aperto”.
Siamo nelle stessa barca!
X.
(Me) Caro X., mi stavo apprestando a risponderti ma improvvisamente il computer è andato in tilt. Ho temuto per il peggio ma sembra che si sia compromesso solo l’alimentatore. Ora uso il computer dei mie ragazzi.
Non te la prendere per il contrattempo del tuo amico e collega. Se non altro ora sappiamo per bocca di un esperto, come dici tu, che le mie teorie sono “interessanti”. È già qualcosa! E non mi meraviglia che per questo genere di cose il tempo non è per niente favorevole.
In fondo le mie teorie al vaglio sono veramente molto fuori dall’ordinario.
Ciao Gaetano.(13/12/07)
(X.) Ma è una cosa che faccio anch’io costantemente memore di un infortunio subito. Quindi non sono disperato come allora. Tanto più che è certa solo la compromissione dell’alimentatore.
Brescia, 29 marzo 2022
Riferimenti:
1 La scienza occulta di R. Steiner commentata da Maud Cousin (Seconda parte) revue3emillenaire.com.
2 La geometria insegna come mettere sfere in un cubo e ottimizzare le trasmissioni. Articolo del Giornale di Brescia del 25.02.2004 a firma Paolo Gregorelli.
3 Fonte: antonioconese.wordpress.com
4 Le Dimore Filosofali di Fulcanelli, pag. 32, vol. II. Ediz. Mediterranee.
5 Le dimore Filosofali di Fulcanelli, pag, 27, vol.I. Ediz. Mediterranee.
6 Introitus apertus ad occlusum Regis Palatium – Ingresso aperto al Palazzo del Re, cap. XXVI, § 1
7 In particolare il Cosmopolita (Traité du Sel, p. 78) e l’autore del Song Verd.
8 «Quando vidi che quest’acqua diventava poco per volta sempre più densa, ed incominciava a consolidarsi, allora mi rallegrai, perché sapevo con certezza che avrei trovato ciò che cercavo».
9 Le Dimore Filosofali di Fulcanelli, p. 88. Ediz. Mediterranee.