L'aereo vola grazie al sole

Il Giornale OnlineNasce Solar Impulse: farà il giro del mondo con emissioni zero.
di MARCO ZATTERIN

La parola d'ordine è «Vendicare Icaro». Vuol dire imbrigliare il Sole e costringerlo a darci energia per volare, per trasformare l'incubo delle ali sciolte dall'immenso calore celeste nel sogno di un trasporto aereo che non inquina. Possibile? Gli uomini del progetto Solar Impulse rispondono mostrando i disegni della loro creatura, un velivolo che pare un gigantesco albatro reduce da una clamorosa cura dimagrante. Oltre 60 metri di apertura alare, una fusoliera stretta, sei motori elettrici, alimentati da 200 metri quadrati di cellule fotovoltaiche. Una forma sghemba, quasi una caricatura fantascientifica, tanto innovativa quanto può esserlo il futuro. Se sarà il mezzo con cui ci sposteremo un domani è presto per dirlo, non ci giurano nemmeno gli ingegneri che rimandano ai fratelli Wright. «Neanche loro – dicono – potevano immaginare che cosa stava seminando il loro lungimirante talento».

L'unica certezza è che tra pochi mesi, a inizio 2009, Solar Impulse effettuerà il primo decollo; l'obiettivo è riuscire a fare il giro del mondo entro il 2011. Sull'esile carlinga ci saranno i loghi degli sponsor, un gruppo chimico multinazionale, una marca di orologi svizzeri, una banca tedesca, e l'Ue. Quest'ultima ha messo il bollino a 12 stelle proprio ieri, noncurante del fatto che il progetto ha radici svizzere, perché «l'obiettivo è sfruttare l'energia alternativa e battere il riscaldamento globale, questioni che non hanno confini». Oltretutto, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue con la delega per i Trasporti Jacques Barrot, «non c'è ancora l'aereo del futuro». E questo, assicura, è il primo che comincia a assomigliarli. Col sorriso sulle labbra finge di smentirlo l'uomo che dal 1999 anima il progetto. Si chiama Bertrand Piccard e ha le sfide senza confini nel sangue. Suo nonno Auguste inventò la cabina pressurizzata e salì con un pallone stratosferico a 16 mila metri nel 1931. Il padre Jacques imboccò la direzione opposta e, nel 1960, portò il suo batiscafo a 11 mila metri di profondità nella fossa delle Marianne.[/size=12]

FONTE: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=684&ID_sezione=243&sezione=News