La Supercoscienza del sè

Siamo Uno e la nostra volontà non é quella del nostro sé mentale.

La nostra coscienza é una coscienza-oggetto e non una coscienza-soggetto. Siamo esperiti, pensati da noi stessi ma non lo sappiamo.
Narciso si é innamorato della sua immagine e non si accorge che si tratta di sé stesso mentre egli la separa. Egli é lo “stordito” come indica il suo etimo da narkos o sonno. Il sonno della coscienza é precisamente questo attaccarsi all’ immagine di sé. Ora, questa unità non va però intesa quale interdipendenza di tutti i figli della natura, di un panteismo ecologista. L’ Uno é trascendente ed esprimibile solo in termini negativi mentre il mondo immanente o manifestato non é unitario se non in quanto vi é una interrelazione che però presuppone il principium individuationis. E’ Eros che l’ unisce, Zeus mutatosi in interrelazione del molteplice.

L’esperienza del risveglio consiste nella coscienza di essere distinto da Manas e Kama rupa, pensiero ed emozione, la voce dei pensieri e le emozioni ad essa collegate che dominano la coscienza fino a offuscarla, sia quale vera volontà e vera conoscenza. Questi spiriti in realtà esistono nel mondo delle idee come intelligenze che in seguito sono state rivestite di anime e dunque sono prigioniere del sonno psichico pur se non involuti come gli uomini nello stato meramente fisico. Siamo dunque dominati dalle manifestazioni e non certo dai loro archetipi che li riporterebbero al loro stato preesistente attraverso il risveglio. Non essendo schiave di Avidya e Maya non potrebbero servire all’ordine fatale del mondo.

Può la coscienza immutabile possedere conoscenza e volontà che presuppongono soggetto, oggetto, mutamento, tempo, spazio, causalità? Naturalmente nella scienza sovramentale non vi é limitazione né mutamento, che la presuppone. Questa “volontà” é in realtà una negazione della volontà mentale. Essa é non-essere, ovviamente nel senso della metafisica negativa e non certo di un presunto nichilismo. Essa é eppure non si manifesta, muove e non é mossa, non muta eppure governa tutto.

Volontà e conoscenza sono apparenti.

Nella realtà trascendente essendo immutabile non vi é né piacere né dolore, né bene male, né brama né timore. Gli eventi non sono esistenze assolute ma relative non é il nostro giudizio su di loro che li cambia non perché bisogna diventare impassibili davanti ad essi come fossero neutri. Essi sono reali sul loro piano ma non su quello assoluto. Essi sono in sé soggettivi e non é costruendo un mondo interiore e soggettivo fuori dalla schiavitù al mondo esterno despota che si possono distruggere. Il risveglio non va affatto confuso con l’immanenza vitale e la soggettività della filosofia contemporanea. Non si tratta di soggettività essendo una produzione del Sé superiore é irreale e non é neutro, l'”opacità del reale”, e non si tratta di assumere una soggettività cosciente invece di una di comodo che si illude di possedere una falsa oggettività. La soggettività é la natura stessa dell’illusione. Essa non trascende l’individuo. Oggettivo é il mondo trascendente la manifestazione. L’ individuo non può affatto superare quest’ultima perché é l’immagine che inserisce la coscienza in essa. Manas subisce l’illusione di cui é parte. Essa non crea affatto Maya perché essa stessa Maya.

Le muse e i geni sono entità intelligibili come l’agatodemone socratico. L’intuizione artistica, filosofica e scientifica sono loro manifestazioni e lo sono anche di quell’intelligenza o genio o nume che sonnecchia in noi e che può manifestarsi nelle soluzioni inaspettate e geniali.

Il vero Io non identificandosi nei pensieri, può interrompere il loro flusso. Si é vittime di un falso sé, sono semplici autorappresentazioni. Ciò che veramente si é, ovvero coscienza non-pensante, non può mai essere imprigionato perché trascende ogni limitazione. Accade che quando la coscienza o Sé reale trascendente, si incarna in un corpo, si identifica nei tre veicoli inferiori che emanano ognuno da uno spirito manifestantesi nei tre mondi inferiori, fino a confondersi con essi. Il Sé Atma rimane immanifesto ed é Buddhi ad essere manifesto ed animare l’individualità. E’ la sua autocoscienza ed il suo oggetto: sono rispettivamente intellettuale e intelligibile o pensante e pensato.

Non é possibile la supercoscienza senza aver separato il Soggetto che é il Sè il quale diventa tale solo con un rito. Non si può “osservare” perché semplicemente lo faremmo con lo stesso sé mentale. Una sorta di circolo vizioso o di pensarsi addosso. Senza il rito iniziatico non vi può essere supercoscienza. La “presenza” gurdjieffiana non é che attimo assoluto e coscienza di esistere ovvero concetti della cultura contemporanea. Occorre un rito per produrre una morte cosciente. Quando noi moriamo non lo facciamo in modo cosciente ovvero mediante il risveglio, ma vivendo come un evento esterno in cui noi rimaniamo del tutto confusi con l’individualità.

Non ci sono pratiche mistiche o pseudotali (danze sacre, droga, riti sessuali e chi più ne ha più ne metta) che possono ottenere il risveglio. Tradizionalmente questo stato é solo per i degni. E solo mediante un rito impartito da chi é stato a sua volta consacrato, per fare un paragone é una sorta di successione apostolica dei vescovi dagli apostoli consacrati da Gesù che poi ordinano i sacerdoti. Senza linea di trasmissione o catena iniziatica si tratta di una mera parodia. Si dice che chi imita e distorce i misteri poi riceverà maledizioni dal cielo.

Ora, noi siamo però in procinto di accedere ad un mondo nuovo. Non tanto le teorie che circolano sulla New Age ma la stessa vaga intuizione, estesa ad una notevole percentuale di individui, la “nuova coscienza” che stiamo per entrare in un nuovo tempo é la prova dell’imminenza della nuova età aurea. E’ una sorta di premonizione a livello di ciò che alcuni chiamano Global Consciousnes e che gli antichi chiamavano anima del mondo. Dunque non vi sarà più alcun bisogno di un’iniziazione. Secondo la Tradizione vi sarà una purificazione e l’umanità sopravvissuta otterrà lo stato supremo. Passeremo dall’umanità dormiente all’umanità illuminata. In ogni caso, si badi bene, si tratta sempre ed invariabilmente di un intervento celeste, che magari bisogna meritare, ovvero possedere le qualificazioni naturali e morali per poter essere un veicolo dell’influsso spirituale, ma che viene solo dall’alto e non deriva certo da chissà quali tecniche psicologiche o comunque di autorealizzazione.

Si può ottenere la coscienza assoluta del reale e iniziare così il processo che porterà alla loro fine con la separazione o disidentificazione.

Naturalmente Sathya e Maya non sono due livelli vibratori diversi. Non vi é alcuno spettro vibratorio come non esistono atomi. Si tratta di influssi della fisica ottocentesca sul vecchio occultismo. In realtà si parla di Akasha, ovvero etere, il quale non é che un elemento e non una forza elettromagnetica, sia pure concepita sulla base della postulazione dell’esistenza dell’etere, come la immaginava Clerk-Maxwell. L’atomismo contraddice la dottrina dell’unità e omogeneità mayavica di pakriti ovvero la sostanza cosmica. Se esistessero atomi esisterebbe materia irriducibile e l’individuo sarebbe reale. Ma la materia e l’individuo non sono esistenti in assoluto, ma solo come manifestazione apparente, esistenza relativa.

Non per nulla nei misteri erano presenti i Dadofori ovvero i portatori della fiaccola per simbolizzare la conoscenza ovvero la consapevolezza perfetta che dissipa le ombre mondane. I demoni dominano finché sussiste il sonno, ma decrescono nel loro potere allorquando introducete la luce della lampada della Gnosi. Un solo raggio del Nous, dice Ermete, annienta mille demoni.

Alessandro Bardi autore de “La genesi ritrovata