La sintesi della psiche

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Sigmud Freud, accusato di fare troppa analisi e poca sintesi, al quinto congresso di Psicanalisi a Budapest nel 1918 disse: “quando nell’analisi di un caso noi eliminiamo le resistenze vediamo l’attività psichica coordinarsi e la grande unità che noi chiamiamo io, riunire tutte le pulsioni istintuali fino allora scartate e staccate.

E’ in questo modo che si realizza automaticamente, inevitabilmente la Psicosintesi senza che noi dobbiamo intervenire; scomponendo i sintomi nei loro elementi, togliendo le resistenze, noi creiamo le condizioni necessarie alla realizzazione di questa sintesi”.

Contemporaneamente altri autori cominciarono ad occuparsi del processo della sintesi nella psiche dell’uomo. Paul Bjerre nel 1920 ha pubblicato un libro sulla terapia psicosintetica seguito e preceduto da autori come Jamet (1908), Meutra (f923), Jonge (1937) Maider, Caruso, Stocker, Firetsch.rner, Lepp Crawford, Hauser e altri.

L’autore che ha studiato maggiormente il processo della sintesi è stato Roberto Assagioli, scomparso nel 1974. Egli comprese che la Psicosintesi si realizza automaticamente e inevitabilmente non solo nell’uomo psicoanalizzato ma anche nell’uomo sano e che si può, con l’uso di tecniche ed esercizi, farlo diventare cosciente e volontario.

Questa scoperta ha permesso nuove applicazioni non solo nella psicoterapia ma soprattutto nella autoformazione, nella educazione, nei rapporti interpersonali e sociali. Nasce un modello della psiche umana basato sul processo della sintesi. Bisogna premettere che qualunque schema non può rappresentare veramente la psiche ma è solo un aiuto per capire meglio e che non può essere definitivo perché siamo solo all’inizio della conoscenza dell’uomo.

Osservando il modello possiamo notare che le linee sono discontinue e tratteggiate: questo significa che non esistono strutture rigide ma c’è sempre un interscambio, tra i vari livelli, una osmosi. L’inconscio non è un sostantivo ma un aggettivo; è una condizione momentanea di una parte della psiche: se io penso al numero di targa della mia automobile non lo ricordo subito perché è inconscio. Ma se insisto mi viene in mente, diventa conscio. Poi lo dimentico e così torna ad essere inconscio. La coscienza è il campo che noi possiamo osservare con la nostra attenzione. L’io è pura autocoscienza, è colui che rivolge l’attenzione alla coscienza.

Il numero uno e l’inconscio inferiore: è il livello nel quale sono gli istinti fondamentali simili a quelli del mondo animale, l’intelligenza biologica, i complessi emozionali ed affettivi, le forme parapsicologiche più semplici. Freud e i suoi collaboratori hanno studiato questo livello dell’inconscio.

Il numero due è il livello del subconscio, della memoria, della rielaborazione delle idee e dei sentimenti, simile alla coscienza.

Il tre è il superconscio è la dimensione transpersonale o spirituale dalla quale vengono le ispirazioni, illuminazioni, intuizioni, estasi, gioia, altruismo, generosità, coraggio, è la dimensione delle potenzialità umane come la libertà, l’amore altruistico, la fratellanza, il rinnovamento ecc.

Il quattro è il campo della coscienza, dove con l’attenzione possiamo cogliere i pensieri, sentimenti, desideri, impulsi, immagini, sensazioni, analizzarli, giudicarli e trasformarli.

Il cinque è l’io o autocoscienza. Normalmente non abbiamo l’esperienza della autocoscienza perché siamo identificati nei vari contenuti della coscienza. Il processo della sintesi è l’esperienza dell’io inteso come paura autocoscienza senza identificazioni. L’io e il centro, stabile, immutabile. I contenuti della coscienza sono in continua trasformazione.

Il numero sei è il Sé transpersonale, il “quid” divino che è in noi a cui sono stati dati tanti nomi nelle varie culture. Tra l’io e il Sé vi è una relazione simile a quella che c’è tra un raggio di sole e il raggio riflesso. E’ la vera realtà dell’uomo, è la sintesi transpersonale della psiche umana.

Il numero sette è l’inconscio collettivo arcaico studiato da Jung e i suoi collaboratori.

Il processo della sintesi si realizza a vari livelli: dalla conoscenza di se stessi alla disidentificazione e alla esperienza della autoconoscenza, dalla esplorazione della dimensione transpersonale alla sintesi del Sé transpersonale.

Giorgio Fresia