Seguendo questa mappa Dean Radin ci accompagna nel micro micro mondo di quelle che lui chiama informazioni olistiche. E noi siamo quelle informazioni, all’interno di un medium interconnesso. Simile a Matrix? Non è voluto, non avremmo voluto dirlo di nuovo. Ma è lui, l’intervistato, che lo dice!
Testo integrale – come annunciato su Scienza e Conoscenza n. 20 –
What the bleep: Molto spesso quando leggiamo degli esperimenti PSI (anomalie psichiche o effetti paranormali) i risultati sembrano scarsi, ma applicando la meta-analisi apparentemente la loro importanza aumenta notevolmente. Per esempio, gli studi di Sherwood e Rose sugli esperimenti psi con i sogni hanno avuto successo nel 59,1% dei casi, facendo registrare un incremento del 9,1% sul consueto 50%.
La probabilità che questi risultati siano dovuti al caso, come scrivi tu, è di 1 su 22 miliardi. È sconvolgente pensare a questa differenza di 9,1, in confronto a quell’unica possibilità su 22 miliardi… Quest’ultimo dato mette tutto in una luce diversa. Potresti spiegarci tutto ciò?
Radin: Beh, tutto ruota intorno a un fondamentale concetto di statistica: più dati hai, più puoi essere certo delle tue medie generali. È semplicissimo. Quindi, la ragione per cui Mickey Mantle è considerato un esperto giocatore di baseball è che la sua percentuale di centri alla battuta era approssimativamente del 30%. Il motivo per cui egli è considerato uno dei migliori sta nella sua carriera (18 anni di attività), dove realizzò un 30% di centri.
WTB: Giusto. Invece, se guardassimo alla sua media in una partita…
Radin: Se consideri una partita singola, potrebbe anche essere stato eliminato. Quindi, è solo facendo la media a lungo termine che possiamo stabilire con certezza se qualcuno è bravo o no. Lo stesso vale per gente come Michael Jordan. Se consideri i suoi risultati generali, anno dopo anno, egli è chiaramente superiore ad altri giocatori di basket, i quali in una determinata gara possono essere stati più bravi di lui. Lo stesso vale per gli esperimenti in cui devi tenere presente il rumore e l’esistenza di errori.
Se fai un esperimento e ottieni un risultato molto interessante, potresti esaltarti. Ma a ragione qualcuno potrebbe obiettare: «È solo una coincidenza fortunata». E a questo non puoi rispondere; non c’è modo di replicare alla possibilità che forse quel giorno eri solo fortunato. Quindi devi fare molti, molti esperimenti, e poi da essi cominci a ricavare una media generale. E quando la ricavi, la tua sicurezza aumenta grazie all’«effetto di scala».
Dunque, il motivo per cui un effetto del 9%, come nello studio sulla telepatia dei sogni, è estremamente importante, è perché sei assolutamente certo che quel 9% è reale. Non è un effetto dovuto al caso. È qui che la meta-analisi può accelerare i tempi: quando lo scopo è essenzialmente fare un esperimento a grandissima scala che semplicemente costerebbe troppo e impiegherebbe troppo tempo.
WTB: È per questo che il Global Consciousness Project a Princeton, con i generatori di numeri casuali in tutto il mondo, è tanto efficace? Perché opera questa grande campionatura nel mondo degli eventi, che crea coerenza? Forse questo non è un esempio molto valido.
Radin: No, non lo è. La questione non è solo di un gran numero di dati. Nel Global Consciousness Project, anche se c’è una grande quantità di dati prodotta giornalmente, hai solo 200 eventi. È come un esperimento con 200 eventi o prove. È un esperimento rilevante, ma non sono miliardi di prove. I dati stanno costantemente mostrandoci un modello diverso da quello degli esperimenti tradizionali, ma noi prendiamo in considerazioni solo determinati elementi, che in precedenza abbiamo valutato importanti.
WTB: Statisticamente, sembra che le donne ottengano con i generatori di numeri casuali (RNG) risultati maggiori degli uomini, benché apparentemente nella direzione opposta a quella voluta. Per esempio, se viene loro chiesto di concentrarsi affinché il generatore casuale di numeri produca più numeri uno che numeri zero, le donne tendono a produrre più numeri zero. Perché secondo te ciò accade?
Radin: Dove hai sentito questa cosa?
WTB: Penso di averla letta in The Field di Lynne Taggart (Il campo del punto zero – Macro Edizioni 2004)
Radin: Penso che si riferisca a studi fatti al laboratorio PEAR. In tempi recenti, loro hanno fatto il maggior numero di esperimenti con generatori di numeri casuali, affrontando anche le differenze uomo/donna. È difficile confrontare i loro risultati con quelli di chiunque altro. Quindi ciò che possiamo dire è che, almeno all’interno del loro laboratorio, hanno scoperto questo interessante effetto dovuto al genere sessuale.
Ma ci sono pochissime applicazioni di questo «effetto di genere»… Non solo, sono pochissimi gli studi fatti da altri sull’effetto di genere. Io non sono molto convinto. Ecco un buon esempio di quello che dicevamo prima: non sono molto convinto che quell’effetto sia dovuto al genere sessuale. Infatti, non esistono abbastanza ripetizioni indipendenti. Per quanto riguarda l’effetto di genere in sé, penso che probabilmente esso sia molto forte. In parte, si tratta delle aspettative culturali sull’intuizione femminile etc.
Ma queste sono tutte banalità. Nella parapsicologia non sono state effettuate moltissime ricerche sul genere sessuale, anche perché non esistono moltissimi parapsicologi. Non possiamo fare più di tanto.
WTB: Penso che oggi l’atmosfera stia grandemente cambiando, no? Non ci sono ormai abbastanza scienziati che stanno conducendo esperimenti di qualità in grado di correggere la miope, tradizionale concezione scientifica sugli effetti psi?
Radin: In una parola, no. Queste idee interessano solo gli scettici genuini – cioè coloro che dubitano, ma conservano una mente aperta – e per coloro che stanno facendo il proprio lavoro, naturalmente… Per fare il mio lavoro, devo in primo luogo essere motivato. Essi devono in qualche modo provare interesse.
E fare il proprio lavoro in questo campo non è molto facile, perché non ci sono molti libri, e soprattutto è difficile procurarsi le riviste. Ma se sei motivato… E a causa del Web, è successo qualcosa di negativo. La maggior parte della gente che conosco non va in biblioteca. Se non riesci a trovare qualcosa sul Web, non esiste. E ciò provoca un grosso problema in questo campo, perché se è vero che ora esistono fonti sul Web, la bibliografia online è una bibliografia a sottoscrizione; non è gratis.
Molte persone sono diventate troppo pigre, e se con il tuo computer portatile non riesci ad arrivare a una fonte gratis e ottenere un articolo autorevole, è come se non esistesse. Oggi la situazione non è molto facile, soprattutto considerando che sul Web esiste una grande confusione sugli argomenti controversi. Sento sempre dire dai giornalisti che non sanno cosa credere. Questo mi esaspera un po’, perché chiedo loro come fanno le loro ricerche e mi rispondono: con Google. Google è ottimo, ti fornisce qualche buona indicazione qui e là, ma è impossibile risolvere un argomento controverso sedendosi al computer e usando Google.
Se cerchi articoli in questo modo, comincerai a ricavare da essi una quantità enorme di dati. La maggior parte degli scettici di mia conoscenza – quelli di mentalità aperta – scoprono con sorpresa che esistono tante valide dimostrazioni. A questo punto, il loro interesse viene stimolato. Non è che collassino automaticamente e si convincano al 100%, perché nessuno scienziato (me incluso) si comporta in questo modo. Tuttavia, in essi nasce un certo interesse e passano dalla posizione «Queste sono tutte sciocchezze e perdita di tempo» a «Qui c’è qualcosa di interessante».
Ma dirigere il corso principale della scienza è molto difficile. C’è molta forza di inerzia. E guardando al livello degli editori e degli scrittori scientifici, penso che il problema principale sia l’ignoranza. Ognuno dà per scontato che siano cose senza senso. E se questo è il pregiudizio corrente, non c’è ragione di andare a controllare i fatti. Proprio in questi giorni nella pagine scientifiche del New York Times, il responsabile dell’area culturale David Overbye ha scritto un editoriale su What the BLEEP? E anche se l’idea sembra piacergli, sia pure in modo per così dire rispettabile…
«È comprensibile perché le persone vogliano tornare agli anni sessanta e fare Fisica. Lasciamo che le cose siano come vogliono, piuttosto che come sono davvero e come tutti noi sappiamo. I parapsicologi vennero espulsi dalla Association for the Advancement of Sciences (AAAS) 30 anni fa. Queste sono tutte stupidaggini etc.». Ecco un esempio di quello che definisco «scetticismo spazzatura». «Scetticismo spazzatura» vuol dire che quando sei accecato da ciò che tutti danno per scontato, per verificare se ciò in cui io credo è vero o no, non usi nemmeno i 10 secondi necessari.
La Parapsychological Association è membro della AAAS dal 1969, e lo è anche oggi. Lo so, perché sono il Presidente della Parapsychological Association. È vero, 30 anni fa ci fu una discussione, ma il consiglio votò per mantenere la Parapsychological Association nella AAAS. Questo è un esempio di quanto è difficile penetrare nella mentalità corrente, perché quest’ultima è di fatto creata da circa 200 persone la cui opinione è autorevole: gli scrittori scientifici, gli editori e così via. Essi non sanno letteralmente di cosa stanno parlando, come dimostra questo caso specifico.
Ho immediatamente scritto al New York Times dicendo che avrebbero fatto meglio a documentarsi più approfonditamente. In effetti, hanno pubblicato una ritrattazione, ma nessuno legge le ritrattazioni. E sfortunatamente, in tal modo hanno perpetuato un mito. Infatti la gente ha letto l’articolo originale e oggi, quando scrivo nella mia biografia che la Parapsychological Association è affiliata alla AAAS, le persone mi scrivono per contestarmi questa affermazione. Se vai su Wikipedia, vedrai che l’articolo che rappresenta la mia biografia (che non è nemmeno stato postato da me) è segnalato con una bandiera rossa.
La bandiera rossa sta a indicare che si tratta di un punto di vista non neutrale. Io mi chiedo: perché mai la mia biografia avrebbe un punto di vista non neutrale? E la ragione è che scrivo di essere stato presidente della Parapsychological Association, che è membro della AAAS, e la gente non ci crede. Ho cronometrato, ho davvero cronometrato quanto tempo occorre per controllare che la PA è affiliata alla AAAS: sono 10 secondi di ricerca su Google. Tutto ciò è molto frustrante, perché i miti che vengono ripetuti abbastanza a lungo assumono un’aura di verità, quando la realtà è semplicemente diversa.
WTB: E ciononostante la maggioranza delle persone istruite – ovviamente non l’intellighenzia – crede in qualche forma di effetti psi.
Radin: Sì. Anche l’intellighenzia, quando ci parli in privato. Nel privato ti rendi conto della grandissima differenza tra le prese di posizione pubbliche e quelle private. Le opinioni di coloro che formano l’opinione pubblica devono essere di un certo tipo. Ho incontrato pochissimi scettici irriducibili che in privato non abbiano ammesso un certo interesse. Ma anche questi ultimi, non appena tornano davanti al pubblico, dicono ciò che ci si aspetta da loro.
Nei convegni di Medicina Tradizionale, vedi sempre che se qualcuno dal pubblico pone una domanda di tipo psi, viene subito emarginato. Ma in seguito, in privato, i curiosi si fanno avanti. Oppure, dopo un Barrett che abbia raccontato le sue interessanti storie. Quindi, diventa una distanza molto difficile da colmare, perché dall’altra parte ci sono persone che potremmo definire “entusiaste”, secondo le quali tutto è psichico… Esse scorgono segni e presagi ovunque, e nemmeno questo è corretto.
Quindi, io e miei colleghi della PA (Parapsychological Association) cerchiamo sempre di mantenere una via di mezzo, di esercitare il dubbio. E dubbiosi lo si resta sempre. D’altra parte, non vogliamo essere così dubbiosi da non prestare attenzione a dati davvero interessanti. Ed è possibile cominciare ad avere alcune certezze… Ma a quel punto non collassiamo in un mondo in bianco e nero. Manteniamo le sfumature interessanti del colore, ovvero siamo sicuri di certe cose e meno di altre.
WTB: Verso la fine del tuo libro affermi che forse il livello di coscienza umana col tempo è passato dall’inconscio al conscio attraverso stadi di consapevolezza che potrebbero essere classificati come superstiziosi, quindi meccanicistici e di fatto più simili a una logica del tipo bianco o nero. Pensi che la comprensione, l’accettazione e la dimostrazione dell’esistenza dei fenomeni e delle facoltà psi, indichi una consapevolezza più elevata nell’umanità?
Radin: Sì, ma allo stesso modo di qualsiasi avanzamento della conoscenza. Il valore è uguale. La storia dell’umanità è la storia della lotta contro la superstizione. Cos’è la superstizione? Niente altro che ignoranza sul modo in cui funziona il mondo. Quindi, ogni volta che facciamo un passo nella direzione opposta all’ignoranza è un’evoluzione della mente.
Questa è una buona cosa. È l’evoluzione dell’umanità, della comprensione del nostro ruolo nell’universo.
Lo psi è solo una piccola parte di esso. Probabilmente è una buona parte, perché rappresenta qualcosa di nuovo sulla natura della mente, e questo è importante. Ma non è la parte finale. Una delle cose che sto facendo in questo periodo, quando mi trovo a parlare dell’argomento in una conferenza, è cercare come prima cosa di allargare il concetto di psi. Infatti, la maggior parte delle persone pensa che stiamo parlando di telepatia.
Altre persone dicono: «Queste cose vengono studiate da cento anni, perché dovrebbero ancora interessare qualcuno?».
Altre ancora dicono: «Sono tutte sciocchezze. Non le voglio nemmeno sentire». Allargare il concetto di psi lo rende più interessante per tutti.
Lo psi è parte di uno spettro, lo spettro della natura della mente che solo ora stiamo cominciando ad afferrare.
Immagina un diagramma. Sul lato sinistro del diagramma studiamo cose che si ripetono normalmente nella quotidianità; sul lato destro, studiamo cose rare e profonde, di grande importanza per ognuno in quanto individuo (ma anche per la società). Tutto ciò fa parte dello spettro. A sinistra parliamo di cose tipo la sensazione di essere osservati, i sogni premonitori, i déjà vù… Cose comuni, terrene, controverse da un punto di vista scientifico, ma tanto frequenti nell’esperienza umana che le chiamiamo fenomeni psichici.
Verso la metà di questo spettro stanno le profezie, cose a lungo termine che si rivelano vere e significative. Per cui, a metà dello spettro abbiamo cose meno comuni, ma più significative. Come le profezie bibliche. All’estremità dello spettro cominciamo ad avere cose di grande interesse, come l’intuizione creativa nella musica, nell’intenzionalità e nella scienza. A Einstein fu chiesto: «Da dove prende le sue idee?», e la risposta fu:
«Intuizione». Vengono dalla mente, non da piccoli passi logici basati sull’inferenza e la deduzione; le idee vengono dall’immaginazione e l’intuizione. In molti inventori, invenzioni intere sono state “scaricate” nella loro testa. Non sanno da dove sono venute. Ma se sono bravi inventori, riusciranno a trasformarle in realtà. Questa è una parte dello spettro.
Più in là, c’è l’epifania religiosa che dà l’avvio alle grandi religioni mondiali. E ancora più in là c’è l’unione mistica, che è la forza sotterranea, l’intuizione originaria che guida queste fedi. Dunque, qual è la differenza tra l’intuizione mistica e la telepatia? La mia risposta è che fondamentalmente non c’è differenza. Ma entrambe ci rivelano un certo tipo di trama della realtà. Tale trama della realtà è necessaria per l’esistenza di entrambe queste cose.
Quindi, l’unico motivo per cui una viene considerata terrena e l’altra assoluta, è che praticamente tutti a un certo punto possono fare esperienza della telepatia: indovinare chi sta chiamando al telefono etc. Ma di base questo è un bagliore dello stesso tipo delle intuizioni mistiche che danno avvio alle religioni. Ecco perché quando le persone hanno un’esperienza del genere, provano reverenza, soggezione. La stessa, non altrettanto prolungata e intensa, che ha creato le grandi religioni.
Questo è il contesto allargato in cui, come sai, ci perdiamo quando pensiamo a queste strane anomalie statistiche che i nostri esperimenti evidenziano…
Questa è la punta dell’iceberg. Quegli esperimenti non furono fatti perché, come ha insinuato qualche scettico, a noi interessa solo cercare anomalie statistiche.
Questo è un modo estremamente miope di considerare tali esperimenti. Non stiamo forse cercando di scoprire la vera natura della consapevolezza? E cosa ci dicono le risposte a quella domanda sulla natura del mondo in cui viviamo? Qual è la natura di quell’incontro?
E questo è il motivo per cui, quando ho modo di vedere un interessante esperimento psi, esso mi rivela moltissimo su ciò di cui hanno parlato il Buddha e Cristo. La persona media non pensa a tutto ciò in termini di uno spettro. Non afferra la connessione, ma la realtà è questa.
WTB: E più espandiamo ciò che crediamo e ciò che accettiamo, più espandiamo l’orizzonte di ciò che è possibile.
Radin: Giusto, perché lo spettro che ho menzionato è, in un certo senso, la parte visibile e storica di esso. Ma gli spettri vanno all’infinito in entrambe le direzioni. Quindi, in realtà noi non abbiamo alcuna idea di ciò che esiste oltre l’intuizione mistica, soprattutto perché il linguaggio viene meno non appena ti spingi più in là. Come ti diranno tutti i mistici, la loro esperienza è ineffabile. Beh, noi vorremmo saperlo subito… ma è come chiedere: «Cosa c’è dall’altro lato dell’universo?». Vogliamo saperlo, ma non abbiamo ancora sviluppato il linguaggio capace di descriverlo.
WTB: Tu citi Giles Brassard quando dice: «È possibile intrecciare la concezione classica e quella quantistica per ottenere risultati che sarebbero inaccessibili se ognuna fosse presa singolarmente». In che modo l’intreccio quantistico e il concetto psi si applicano alle altre discipline? Cosa vedi nel futuro?
Radin: Tra la varie cose, questa concezione contribuisce a spiegare come il concetto di «mente collettiva», intesa come fattore in grado di pilotare l’esistenza, possa essere reale, se immaginiamo che le forze psi sono una sorta di legame tra le menti di tutti gli uomini; anche se, come ho già detto, non è proprio del tutto così, dal momento che dicendo una cosa del genere ci si immagina una sorta di «Internet mentale».
Così facendo parliamo di oggetti separati uniti tra loro attraverso sottili legami, che non è il nostro caso. Stiamo in realtà considerando un ambiente olistico, dove gli elementi non sono separati bensì formano un tutt’uno. Dal momento che il linguaggio è limitato, allora preferisco far riferimento all’espressione, più semplice, di «Internet mentale», o qualcosa di simile. Tu hai una ricca «rete mentale», che da se stessa è in grado di accollarsi la vita.
Pensa all’analogia con i diversi neuroni della tuo cervello, i miliardi di neuroni connessi in bilioni di modi, che creano quel livello di complessità indispensabile per farci acquisire consapevolezza individuale. Bene, amplifica tutto ciò per un paio di miliardi di menti in tutto il mondo e hai la possibilità della Terra vivente; una mente grande quanto la Terra. In quel caso, saremmo consapevoli? Sarei consapevole di quella che è stata chiamata la mente di Gaia? Penso che la risposta sia: la maggior parte del tempo non saremmo consapevoli di essa, allo stesso modo in cui un neurone non è consapevole di essere in un cervello pensante.
Ciononostante, essa c’è. Di tanto in tanto, potremmo averne un bagliore. Potremmo averne un bagliore quando molte menti pensano più o meno la stessa cosa allo stesso tempo. In un certo senso, questo è ciò che stiamo cercando nel Global Consciousness Project. Quindi tu puoi fare il salto di fede e dire: «Bene, assumiamo che esista qualcosa di simile alla mente di Gaia. Essa avrà, presumibilmente, pensieri, desideri, scopi e tutto il resto.
Ciò significa che tutte le nostre azioni derivano, in senso evolutivo, da qualcosa di più grande di noi». Dunque, a seconda delle definizioni usate, per indicare questa forza teologica più grande che ci trascina, la gente usa termini come Dio o altri. Su questo punto io sono un agnostico. Ma mi è facile immaginare che ci siano all’opera forze intelligenti più grandi, delle quali normalmente non siamo consapevoli, che ci tirano in varie direzioni collettivamente.
Quindi, il passo successivo è: perché fermarsi alla Terra? Devono esistere creature intelligenti anche sugli altri pianeti. Forse esiste l’Internet universale, o l’Internet galattica. Puoi concepirla grande quanto vuoi. Anche queste creature sono totalmente interconnesse con essa. Quindi, dove finisce questa mente collettiva sempre più grande? La risposta è che non lo so. Cominciamo a vedere la possibilità di una mente multilivello sempre più grande e gerarchica, connessa in spazi sempre più vasti. Io esito a usare l’espressione «progetto intelligente», perché la gente va su tutte le furie quando la sente in un contesto scientifico. Ma siamo portati a pensare che esista qualcosa di simile.
Certo, in molti sensi noi viviamo in un universo meccanicistico, e comprendiamo le cose in questi termini. Ma ci sono prove molto valide che esiste qualcosa di più. Non appena compi il balzo in questo «qualcosa di più», nascono nuove possibilità di tutti i tipi. WTB: Sir Roger Penrose in Inghilterra ha teorizzato che al livello della scala di Plank, la scala di Planck è di fatto informazione.
Radin: Sì, e anche John Wheeler. Egli si esprimeva così: «Essa da essa». Voleva dire: il suo(di essa) intendere le cose, gli oggetti e la materia, partendo da essa, significa informazione. Alla base, tutto ciò che esiste è informazione. Ci è difficile concepire questa “base” del mondo. Come può esistere qualcosa in termini di pura informazione astratta?
È così lontano dal senso comune che è davvero difficile concepirlo. Ciononostante, può esserci il caso che tutta la Fisica possa basarsi su informazioni. Allora la percepiamo in un certo modo. E quando torniamo alla scala fondamentale, forse alla scala di Planck o forse al di sotto di essa, tutto è composto da frammenti di informazioni. Suona molto simile a Matrix.
WTB: E quello che stai studiando è il modo in cui abbiamo accesso a tali informazioni?
Radin: Non è tanto il modo in cui abbiamo accesso a esse… Perché in realtà noi consistiamo di quelle informazioni olistiche, siamo quelle informazioni. E la nostra esperienza lo riflette. Sai, abbiamo dei bagliori delle forme di interconnessione che esistono a quel livello.
Là non si tratta tanto di informazioni: più che altro è il risultato dell’essere in un medium olistico. In effetti, questo è ciò che tutte le esperienze psi ci stanno dicendo. E il senso comune è un modo di percepire le informazioni localizzate. Ma poiché noi siamo creati da questo medium, che è un medium interconnesso, possiamo farne esperienza diretta. Questo è ciò che siamo. Per ulteriori informazioni su Dean Radin, www.ions.org
Fonte: vedi il box nel 19 – AGGIUNGERE DOPO “THE BLEEPING Herald – Aprile 2006 – per gentile concessione –
Chi è chi
Sir William Barrett(1876), del Royal College of Science di Dublino presentò al tempo delle ricerche sul “Thought transference” (trasferibilità del pensiero ndt)
Il nome di Gilles Brassard, ingegnere informatico canadese è legato al Quantum Computing che nasce dall’unione tra Teoria dell’Informazione classica, Informatica e Fisica Quantistica. Un’altra importante implicazione del connubio tra Meccanica Quantistica e Teoria dell’Informazione, derivante direttamente dalle proprietà di base dei sistemi quantistici applicate alla pratica, e’ la quantum cryptography. Sir Roger Penrose (nato l’8 agosto 1931) è un matematico e fisico inglese, molto stimato per il suo lavoro nel campo della fisica matematica, in particolare per i suoi contributi alla cosmologia. Egli si occupa inoltre di giochi matematici ed è un controverso filosofo.
Il suo contributo più importante probabilmente è l’invenzione avvenuta nel 1971 dei reticoli di spin, che più avanti sarebbe confluita in molte delle più promettenti geometrie dello spaziotempo per la gravità quantistica. Insieme ad Hameroff – www. http://www.consciousness.arizona.edu/hameroff/ – ha elaborato una teoria della consapevolezza umana dove viene ipotizzato che questa potrebbe essere il risultato di fenomeni quantistici ancora ignoti che avrebbero luogo nei microtubuli e che rientrerebbero in una nuova teoria capace di unificare la teoria della relatività di Einstein con la meccanica quantistica.
Tra le sue opere: La mente nuova dell’imperatore, La strada che porta alla realtà, Ombre della mente tutte edite da Rizzoli
John Archibald Wheeler (Jacksonville, 9 luglio 1911) è un fisico statunitense. E’ stato fra i pionieri degli studi sulla gravità quantistica. In particolare, ha introdotto la cosiddetta equazione Wheeler-DeWitt che determina alcune proprietà generali della funzione d’onda dell’Universo. Dal 1938 al 1976 è stato professore di fisica alla Princeton University, dopo alla University of Texas ad Austin. Ha ricevuto il premio Wolf per la fisica nel 1997. Nel 2006 aveva ancora un ufficio a Princeton e probabilmente ce l’ha ancora. Uno dei suoi detti: Never run after a bus, a woman, or a cosmological theory. There will always be another one in a few minutes. (Non correre mai dietro un bus, una donna o una teoria cosmologica. Ce ne sara’ sempre un’altra nel giro di pochi minuti)»
Plank e la scala di Plank
Una delle figure più autorevoli della meccanica quantistica. La Scala di Plank – 10-33 cm rappresenta la dimensione più piccola riscontrabile nell’universo, da alcuni denominata “Schiuma quantistica”, sorgente continua di particelle virtuali. Tali particelle comunicano per intreccio (entanglement) con le particelle dell’universo della nostra scala in base a una corrispondenza biunivoca creando informazione.
Cate Montana (Bleeping Herald)
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