E’ stato un navigatore ed un abile cartografo arabo. Alcune delle informazioni inserite nelle sue carte costituiscono materiale apparentemente sconosciuto nella sua epoca. Si suppone che disponesse di fonti o documentazioni oggi non note.
Il 9 novembre 1929, il direttore dei musei nazionali turchi, Halil Etem Eldem scoprì, facendo l’inventario di quanto era conservato nel famoso Topkapi, l’antico palazzo imperiale di Istambul adibito a museo, un frammento di una carta geografica della Terra con 24 iscrizioni, redatte in turco, una delle quali precisa l’identità dell’autore: “Questa carta è stata disegnata da Piri Reis Ibn Aji Mehmed, nipote di Kemal Reis, a Gelibolu (Gallipoli) nel mese di Moharrem dell’anno 919 (tra il 9 marzo ed il 7 aprile 1513)”. Il personaggio citato, letteralmente, come “Piri, ammiraglio, figlio del pellegrino Mehmed” è più conosciuto col nome di Piri Reis. Discendente da una famiglia di navigatori turchi, fu nominato ammiraglio dopo aver partecipato alle battaglie di Modon e di Lepanto e poi elevato al rango di comandante in capo della marina egiziana.
Considerato erroneamente un pirata da alcuni storici europei, l’ammiraglio Reis era, in realtà, un navigatore ed un condottiero colto ed intelligente. Conoscendo e parlando perfettamente il greco, lo spagnolo, il portoghese e l’italiano, ebbe la possibilità di consultare, nel loro insieme, le mappe esistenti a quell’epoca. Potè così stendere, operando una sintesi di tutte le conoscenze geografiche del suo tempo, due carte del mondo, una nel 1513 (quella che ci interessa), l’altra nel 1528. conosciuto dai navigatori del suo paese per il “Kitabi Bahriye” (Il libro della marina), un volume di memorie che è un vero e proprio trattato sulla navigazione nelle acque del Mediterraneo, comprendente 207 carte disegnate dallo stesso Piri Reis.
Trattando diversi argomenti, il “Kitabi Bahriye” stabilisce la verità storica sull’avventura di Colombo, dicendoci come il navigatore genovese non abbia scoperto l’America, ma l’abbia solo riscoperta, conoscendone già l’esistenza prima di esservi stato e dirigendovisi a colpo sicuro. Tanto è confermato da una lettera di Bartolomeo, fratello di Cristoforo. Ma dove attinse quest’ ultimo queste nozioni?
Da un documento databile ai tempi di Alessandro Magno, asserisce l’ammiraglio turco, annoverando tra coloro che approdarono al di là dell’Atlantico i Vichinghi, San Brandano, il portoghese Nicolas Giuvan, Antonio il Genovese ed altri ancora.
Che cosa intendeva Piri Reis per “carte disegnate ai tempi di Alessandro”?
Con tale espressione voleva indicare mappe stese da contemporanei del grande conquistatore o si riferiva a quelle di Alessandria, conservate nella più famosa biblioteca del mondo antico e forse miracolosamente scampate all’incendio ordinato da Giulio Cesare?
Nessun cartografo dell’antichità, da Eratostene (275?-194 a.c.) a Claudio Tolomeo (II secolo d.C.), a Marino di Tiro (pure del II secolo), a Pomponio Mela (I secolo), ha rappresentato, nei lavori che ci sono pervenuti, l’America e l’Antartide.
Invece una prima occhiata alla carta a colori di Piri Reis, realizzata su una pelle di gazzella di 85 x 60 centimetri, permette di constatare che essa comprende le coste occidentali dell’Africa e dell’Europa, da Capo Palmas a Brest, comprese le isole nell’Atlantico Settentrionale e certe dell’Atlantico Meridionale, Cuba e le isole dei Caraibi, la costa atlantica dell’America Meridionale, da Capo Frio su a nord, fino all’Amazzonia, e l’isola di Maracà, due isole misteriose e sconosciute, una delle quali è chiamata Antilla, mentre l’altra si estende in una zona in cui, ai giorni nostri, esistono solo i piccolissimi isolotti rocciosi di Saint-Pierre e Saint-Paul, una parte della catena delle Ande, la costa orientale inferiore dell’ America del Sud, da Bahia Blanca a Capo Horn, le isole Shetland meridionali, le isole Falkland, una parte del continente antartico, tra cui la Terra della Regina Maud.
Aggiungiamo che, tra le numerose illustrazioni e miniature che ornano questa carta, sono riprodotti un lama ed un puma nella parte raffigurante l’America Meridionale. A titolo d’esempio, si può dire che cartografi a lui contemporanei, come Jean Severs o Lopa Hamem, confondevano ancora l’America Settentrionale con quella Centrale, o davano l’immagine di una terra ben diversa da quella che conosciamo.
In più, bisognerà aspettare le spedizioni dei Conquistadores per venire a conoscenza dell’esistenza delle Ande, dei puma e dei lama.
Per una serie di circostanze, nel 1956 la carta attirò l’attenzione di studiosi liberi da preconcetti. Offerta da un ufficiale della Marina Turca all’Ufficio Idrografico della Marina statunitense, una copia fu trasmessa ad un valente cartografo, M. Walters, che la passò ad un suo amico etnografo appassionato di cartografia antica, il capitano Arlington H. Mallery. Quest’ ultimo aveva cominciato da parecchi anni a dedicarsi allo studio della carte dell’America Settentrionale e della Groenlandia disegnate dai Vichinghi.
Esaminata la mappa, osservò immediatamente che la sua parte meridionale rappresentava isole e baie della costa antartica ora nascoste dai ghiacci, e fu il primo ad affermare che qualcuno doveva aver fato tali rilievi anteriormente alla comparsa dei ghiacci stessi, quindi n un periodo in cui l’Antartide era ancora accessibile all’uomo e le sue risorse ancora sfruttabili: questo giustificava l’interesse per le terre australi, accesosi almeno seimila anni prima.
Nelle carte dell’ammiraglio turco vi sono delle imprecisioni, ma sono ovvie e dimostrano come Piri Reis si sia basato su antiche mappe ottime e su altre meno buone perchè risultanti dalla copiatura errata di certi dettagli da documenti anteriori. Con il passare del tempo, infatti, i portolani (carte nautiche) si fanno sempre più approssimativi: essi servivano ultimamente ai marinai solo per consentire loro di andare da un porto all’altro (di qui il nome) senza il rischio di sbagliarsi troppo.
Quanto a Piri Reis, ecco alcuni esempi. Il Rio delle Amazzoni è disegnato due volte: la seconda volta l’ammiraglio rappresenta in modo del tutto corretto l’isola di Marajo, scoperta solo nel 1543. Mancano 900 miglia di costa tra Capo Frio e Bahia Blanca, ma le Falkland (scoperte nel1592) sono perfettamente riprodotte. Non si vede sulla mappa lo stretto di Drake, che separa Capo Horn dal continente antartico, ma vi figurano le isole Shetland dell’emisfero meridionale. E dell’Antartide sono facilmente visibili la Penisola di Palmer, la Terra della Regina Maud e numerosi picchi montagnosi sub glaciali al largo delle coste, identificati come tali dalla spedizione antartica norvegese-svedese-britannica nel 1954.
Curioso è il fatto che l’ammiraglio abbia disegnato solo a metà l’isola di Cuba, rappresentandone la parte occidentale sotto forma di un insieme di isolotti. Ma il professor Hapgood ha chiarito il mistero: tale parte era, in tempi remoti del tutto sommersa. Ecco quindi un altro elemento che viene a testimoniare l’età plurimillenaria di alcuni frammenti usati dal cartografo turco.
Come detto in precedenza, tra gli interrogativi posti dalla mappa di Piri Reis c’è quello di una misteriosa isola di notevoli dimensioni situata nell’Atlantico, dove oggi si levano gli isolotti di Saint-Pierre e Saint-Paul, chiamata “Antilla”. Hapgood ritiene trattarsi di una riproduzione “artificiale” della favolosa Atlantide, ma altri sono propensi a credere ad una rappresentazione più o meno fedele dell’ultimo lembo di terra rimasto emerso dopo la sommersione del continente (o meglio, del vasto arcipelago) scomparso negli abissi oltre diecimila anni fa. Era dunque una civiltà brillante, dotata d ‘importanti mezzi tecnici.
Le carte sopravvissute alla scomparsa di questa civiltà possono essere benissimo andate a finire nella biblioteca di Alessandria d’Egitto ed in quella di Cartagine, entrambe distrutte poi da incendi. I Fenici ed i geografi di Alessandria usarono quindi questo materiale, tramandandolo poi con i modesti mezzi dell’epoca e rifinendo male il lavoro. I portolani che ne risultarono sono disseminati in tutto il mondo. Non può dunque sorprendere il fatto che Piri Reis, Cristoforo Colombo ed altri siano giunti in possesso di documenti tanto preziosi”