FUTURO – Questo è l’obiettivo della bioelettronica, una branca della medicina che potrebbe rivoluzionare il trattamento delle malattie croniche attraverso l’uso di impulsi elettrici. Una review pubblicata sulla rivista Trends in Molecular Medicine fa il punto sul presente e il futuro di questa disciplina.
Nell’articolo, Luis Ulloa, Salvador Quiroz-Gonzalez e Rafael Torres-Rosas della Rutgers New Jersey Medical School, affermano che i dati disponibili sui vari metodi che sfruttano la stimolazione neurale – dall’agopontura tradizionale, all’elettroagopuntura fino alle più moderne tecniche sperimentali – suggeriscono possibili applicazioni nel trattamento di disordini infiammatori come l’artrite e di infezioni letali. Alla base di queste tecniche vi sono i meccanismi di neuromodulazione, ovvero i processi attraverso i quali i neuroni regolano il funzionamento delle altre cellule, inviando segnali chimici. L’agopuntura, ad esempio, induce una stimolazione meccanica nelle giunzioni neuromuscolari e causa un rilascio immediato di molecole che agiscono come neuromodulatori. L’elettroagopuntura, invece, consiste nella stimolazione elettrica transdermica, effettuata tramite una corrente a basso voltaggio. Le tecniche bioelettroniche più avanzate promettono di trattare le malattie croniche attraverso l’uso di piccoli dispositivi impiantabili, che potrebbero inviare impulsi elettrici al corpo, ristabilendo il corretto funzionamento degli organi.
Nel 2014 Luis Ulloa e colleghi hanno scoperto che la trasmissione di brevi impulsi elettrici nei topi tramite aghi utilizzati nell’agopuntura era in grado di stimolare il nervo vago, le cui fibre nervose si estendono dal cervello fino all’addome. In questo modo è stato possibile prevenire la sepsi, una sindrome caratterizzata da una risposta infiammatoria sistemica che si sviluppa quando l’organismo è invaso da microrganismi patogeni. Come spiegano i ricercatori, l’efficacia dell’agopuntura e dell’elettroagopuntura rimane controversa, perché il risultato è ancora molto legato all’esperienza e alle capacità di chi la pratica. Sono quindi necessari studi successivi, che permettano di confrontare i dati provenienti da queste procedure con i risultati ottenuti in modelli animali e sperimentali.
Tuttavia, come spiega Ulloa, sviluppi delle tecniche di stimolazione neurale serviranno a capire meglio i meccanismi fisiologici di neuromodulazione e porteranno a miglioramenti nel trattamento di malattie fisiche e mentali. Basti pensare al pacemaker e a come questo dispositivo ha rivoluzionato la vita delle persone che soffrono di aritmia: questo stesso approccio potrebbe essere applicato a tutto il corpo. È possibile che in futuro per controllare il funzionamento dei nostri organi non dovremo più assumere dei farmaci, ma sarà sufficiente attivare una app dal nostro smartphone – aggiunge il ricercatore.
Francesca Camilli