La Genesi é il primo libro della Bibbia che racconta l’origine del mondo e dell’uomo. Secondo alcuni sarebbe il frutto della rivelazione di Dio a Mosé, per altri un semplice testo di “trascrizione” di miti pagani. Noi ne forniremo l’interpretazione esoterica, al di là di ogni “letteralismo” o addirittura di un rifiuto “razionalista”. Il libro inizia con la formazione del mondo per passare a quella dell’ uomo. Cosmogenesi e antropogenesi. Vi é un senario che é composto di due ternari.
Il primo ternario rappresenta l’emanazione di intelletto, anima e materia simbolizzato secondo il linguaggio riferito da Plutarco, come Sole (fuoco o luce), Luna (acqua) e Terra. Bereshit Elohim, il Principio trascendente gli stessi Dei, Dio sconosciuto, emanò il cielo e la terra ovvero Ruah Elohim e Tohu van Bohu, il soffio divino e il caos.
Secondo i miti greci é Zefiro che feconda le acque del caos, in India Purushatma su Mulaprakriti o Ananta, le acque del non-essere, ed infatti troviamo Ruah Elohim o soffio degli Dei che aleggia sulle acque di Tohu van Bohu o abisso acquoso e tenebroso del caos che contiene tutte le esistenze in potenza e che non può manifestarle senza che la luce intelligibile discenda in esso e ne venga imprigionata. Il “fiat lux” é chiaramente null’altro che l’allusione all’uovo cosmico dal quale si manifestano, secondo i miti, Anthropos, Mitras, Zeus phanes o Brahma. E’ il Logos o Sat o Essere indeterminato.
La separazione delle acque rimanda alla distinzione dell’anima (acque inferiori) dall’intelletto (acque celesti). Anche se le prime diventano l'”abisso” distinto dall’atmosfera (cielo animico). Il firmamento che le separa é l’intelligibile da “firmus” ovvero stabile, saldo. Gli egizi chiamavano il cielo superiore trascendente “stabilità” e l’intelletto sahu ovvero “anima stabile”. Nel secondo ternario i tre mondi costituiti dalle tre emanazioni vengono popolati di esseri che ne rappresentano la differenziazione. Ovvio che Brahma si differenzia, o smembra come nel mito, nei vari Dei o intelligenze, simbolizzati dagli astri del firmamento o mondo intelligibile.
Nel cielo inferiore iniziano a vivere gli spiriti ad esso collegati simbolizzati da uccelli. Del resto viene usato proprio questa immagine sul regno di Dio che é come un albero tra le cui fronde volano uccelli. Ed é detto chiaramente riferirsi agli angeli. I mostri marini e i pesci, insomma gli animali che abitano gli abissi. Gli abissi degli inferi e perciò i demoni. Poi gli animali e e l’uomo ovvero gli spiriti della natura e l’uomo. Infatti più tardi gli Dei faranno sfilare vari animali di fronte agli uomini perché scelgano tra essi i compagni. Ma essi rifiutano.
Si tratta di spiriti della natura coi quali manifestarsi sulla terra. Secondo il Talmud fu formata allora Lilith, o Lilitu, demone-vampiro dei miti babilonesi, un succubo simile ai pichaca indù, che si ribellò, fuggì da Adamo e si unì ai demoni generando i lilim. Essa é la luna nuova e la sterilità laddove Eva, madre dei viventi, é la luna piena o fecondità.
Secondo l’astrologia la Luna “vampirizza” le energie dei viventi. “A immagine e somiglianza” indica l’immagine o archetipo iperuranico Anthropos, la luce del primo giorno o Adamo-luce, e la somiglianza é la sua ombra delle potenze. Dunque ha in sé il sé o la personalità inferiore. Terminato il senario con la manifestazione dello Shabbat o settimo giorno, il sabato, il riposo cosmico, inizia un’altro testo che tratta esclusivamente dell’antropogenesi.
Dunque la Genesi é una specie di antologia di testi cuciti insieme.
Il sonno in cui fu sprofondato Adamo dagli Déi indica l’atto delle potenze titaniche di imprigionare le intelligenze nelle anime. Fu in questo sonno, che rappresenta l’inconsapevolezza spirituale, avidya e maya, del velo dell’ego ordinario, la causa dell’io sono, l’egotismo, il mentale, che i sessi furono distinti.
Il Talmud nega che si debba davvero accettare la traduzione circa Eva come forgiata da una costola resa ad Adamo. Ci parla invece di una condizione ermafroditica primigenia in Adamo e di una distinzione dei sessi avvenuta in seguito. E’ chiaro che le intelligenze non avevano sesso perché trascendevano le limitazioni individuali già presenti nel mentale. L’ego mentale é già sessuato.
Non vi é infatti identità sessuale solo fisicamente ma anche psicologicamente. Il male che entrò nell’uomo e portò la morte non é affatto una colpa, un atto particolare. Si intende il male in sé e non un atto malvagio. Come può entrare nella natura umana il male se non con l’aquisizione delle passioni? Se non c’era male né morte gli uomini dovevano essere spirituali e non possedere un corpo.
Dunque il diavolo e i suoi spiriti rivestirono gli spiriti umani dell’Ab o istinto. Sono i dottori della chiesa che definiscono la foeditas o sozzura o macchia del peccato come il groviglio delle passioni di cui la concupiscenza, ovvero la libidine, é l’espressione più intensa. Essa é potenziale come energia che si manifesta diffusamente nel corpo e diviene attuale come forza estricantesi nell’orgasmo.
Solo che l’atto della procreazione sarebbe avvenuto senza libidine, senza eccitazione. La stessa erezione sarebbe stata posta in atto senza la schiavitù della sensibilità, ormai il corpo contrapposto dal peccato allo spirito secondo S.Paolo, ma sotto l’impero stesso della volontà. Dovendo conciliare il mito veterotestamentario con l’interpretazione cattolica rispondente alla concezione del corpo creato perfetto ed eterno questo era inevitabile.
E’ chiaro che non potevano essere immortali fisicamente. Solo ciò che trascende il tempo é immortale. Erano nudi ma non ne erano coscienti, erano ciechi. La nudità indica l’assenza di corpo in uno spirito puro. Pensate alle anime dei morti nella Divina commedia. Sono rappresentate da uomini nudi. Senza il rivestimento del corpo l’anima é nuda. I primi uomini non lo vedevano perché non avevano il desiderio di vita ovvero l’istinto summenzionato.
Solo dopo che il male o istinto entrò in loro videro la loro nudità, ovvero desiderarono la vita corporea, e si coprirono con mezzi di fortuna ovvero una cintura di foglie di fico, in altre parole un corpo eterico. Infine gli Déi formarono delle tuniche di pelle, il corpo come lo conosciamo. Come viene spregiata la “conoscenza” nel mito dell’albero del paradiso, così pure la magia vien spregiata proprio perché “la scienza é follia”.
Si parla della mistica terra di Eden. Secondo il mito Parsi la prima coppia sarebbe nata dall’Albero della vita. Poi il dio malvagio li avrebbe sedotti all’orgoglio e alla ribellione contro Ahura Mazda. Si parla di quattro fiumi: Tigri ed Eufrate che scorrono nella terra di Assur ovvero degli assiri, la Mesopotamia, Pison che scorre nel paese di Avila, che alcuni identificano nell’Arabia, e Ghicon che scorre in Etiopia. Risulta che vi fossero per gli antichi tre terre chiamate “Etiopia” e che una di esse fosse l’India. Infatti vi é un riferimento ad una razza dalla pelle scura in questo.
Vi fu un’età all’inizio del nostro pianeta in cui la nazione primordiale viveva nella felicità e nella perfezione assolute. Da essa sarebbero sorte tutte le razze e le nazioni. Secondo le tradizioni induiste e buddhiste l’Agartha, il centro e culla dell’umanità si situa in India.
L’età dell’oro é l’impero dell’Eden. L’albero della conoscenza rappresenta i misteri che i primi uomini profanarono e perciò vennero cacciati da Eden. “C’erano i giganti sulla terra a quel tempo quando i figli di Dio si unirono alle figlie dell’uomo e generarono gli eroi famosi”. Il passo della Genesi sui giganti, i figli di Dio, gli eroi e quant’altro é stato spesso distorto da interpretazioni di comodo.
E’chiaro che questo passo non può che usare note, universali e antichissime tradizioni preesistenti all’ebraismo Una sorta di citazione assai sintetica, succinta, allusiva, vaga dei miti pagani dell’età dell’oro. Il riferimento al monte Hermon su cui sarebbero discesi” gli angeli veglianti contenuto nel Libro di Enoch é un parallelo all’Olimpo.
Naturalmente gli Déi si manifestarono nella terra che allora, prima dello spostamento dei poli, rappresentava il Polo Nord, una calotta simile ad un gigantesco monte, appunto. E’ il riflesso terreno del cielo. C’é un Olimpo celeste e un Olimpo terrestre. Anche l’Eden é simbolicamente un monte, é un parallelo dell’Olimpo.
Bnei elohim non vuol dire affatto figli di Dio perché “elohim” é plurale e vuol dire Déi e non Dio. Gli ebrei per riferirsi all’uomo usavano l’espressione “figlio dell’uomo”. Infatti la razza umana é la discenza umana. Dunque “figli degli Déi” vuol dire Déi.
Gli eroi famosi nati dal connubio tra le figlie dell’uomo e i figli degli Déi, ovvero tra donne mortali e Déi, non potevano essere che semidei detti dagli antichi, appunto, eroi. I giganti non sono detti per nulla essere figli degli Déi. Solo gli eroi, loro re come gli stessi Déi prima di loro, erano figli degli Déi. Se l’umanità era costituita da una razza di giganti é chiaro che le figlie dell’uomo erano delle gigantesse.
Anche il riferimento alla razza dei giganti é universale presso gli antichi. Ne parlano i miti greci, norreni, ecc. Che poi gli alieni c’entrino qualcosa non é assolutamente ammissibile visto che gli Dei non erano extraterrestri per gli antichi. Il fatto di discendere sulla terra indica che si incarnarono e non che atterrarono con astronavi!
Le scienze poi cui si fa riferimento sono le scienze occulte e non certo una superscienza tecnologica. Si tratta di un’interpretazione assolutamente arbitraria. Infine nel Libro di Enoch si dice che essi vennero a portare le scienze e le arti agli uomini. Ed é chiaramente un’altra prova del riferimento all’età aurea.
Erano detti “veglianti” o “guardiani” nel senso di numi tutelari dell’umanità. Vi é poi un riferimento agli Oannes o Dagon, ad una razza di tritoni discesa su piatti d’oro. Infatti per portare la conoscenza secondo i miti mesopotamici furono inviati gli uomini anfibi o uomini-pesce. La stessa tradizione presso i dogon del Mali. E’ chiaro che l’acqua é un elemento simbolico e si deve intendere esseri acquatici nel senso in cui l’acqua simbolizza la conoscenza. Quanto ai “piatti d’oro” non sono certamente dischi volanti ma il veicolo sottile degli dei, un’anima psichica od eterica. Lo stesso vale per i vari carri degli dei, vimanas e simili.
Ea era il Dio della conoscenza ed era legato all’acqua. Il mito del diluvio ricorre in ogni tradizione del mondo come la tradizione sullo spostamento dell’asse. Manu, Xisutro, Deucalione sono solo alcuni nomi dei vari Noé delle diverse tradizioni. In ognuna Dio o gli Déi incaricano qualcuno di salvare i superstiti. Alla fine di ogni Manvantara avviene una distruzione alternativamente di acqua o fuoco.
Non ha nulla a che fare con Atlantide. Si trattò in questo caso di un terremoto localizzato mentre il diluvio fu un’inondazione generalizzata. Il diluvio biblico, essendo posto in relazione alla corruzione dei giganti, che succedette alla loro epoca, deve riferirsi a quello che pose termine all’età aurea.
Alcuni tentarono, guidati da Nimrod, di “scalare il cielo”. Questo assalto al cielo rappresenta evidentemente un tentativo di impossessarsi dei misteri e di profanarli, di usarli in modo deviato. Gli “angeli”, preso atto dell’incipienza dell’età del ferro, discesero (s’incarnarono o piuttosto si manifestarono) e confusero le lingue perché i misteri non venissero profanati.
Vi era infatti una lingua universale primordiale prima di questo evento. Attraverso la lingua universale era possibile accedere ai misteri il cui linguaggio mitico-allegorico, ovvero esoterico, era proprio quello di questa lingua primitiva. Dalla lingua universale derivarono infinite lingue particolari e diversissime tra loro perché ogni Dio divenne re di una diversa nazione e insegnò una diversa lingua.
Fu con l’inizio dell’età del ferro infatti che si cominciarono a nascondere le dottrine e i riti iniziatici. La lingua universale più che sparire divenne segreta. La corruzione età nera sarebbe stata ancora meglio rappresentata dai fatti accaduti a Sodoma e Gomorra che “Elohim”, gli Déi, punirono per i loro vizi. La “torre di Babele” (o piuttosto della città di Babilonia, é un riferimento agli ziqurrat. Secondo le tradizioni mesopotamiche gli Déi discendevano coi loro carri volanti sulla sommità di esse.
Erano “case del Dio”. Marduk si univa alle donne umane nel tempio edificato sulla sommità. Tutto questo lavorìo più o meno bizzarro per velare il fatto che erano centri iniziatici e per questo costituivano simbolicamente una “scala del cielo”. Quello alle “donne umane” era solo un riferimento al sé inferiore che riceveva il Sé superiore, alle sacerdotesse-oracoli o alla razza di semidei aurei.
Alessandro Bardi autore de “La genesi ritrovata“
Immagine in alto: Bereshit aleph, il primo capitolo della Genesi, scritto su un uovo