Unire la Coscienza individuale con la Coscienza Cosmica. Dal momento che la meditazione diviene profonda la corrente discendente apana e la corrente ascendente prana si neutralizzano in un’unica corrente ascendente, cercando la sua sorgente nel cervello. Il respiro è fermo, la vita è ferma, sensazioni e pensieri sono dissolti. La divina luce della vita e della coscienza percepiti dal devoto nei centri cerebrospinali diventano uno con la Luce Cosmica e la Coscienza Cosmica.
L’acquisizione del potere di questa realizzazione permette allo yogi di distaccare coscientemente la sua anima con l’identificazione del corpo. Egli diviene libero dalla penosa servitù dei desideri (gli attaccamenti del corpo e la ricerca di gratificazione sensoria), paure (il pensiero del non adempimento dei desideri), e rabbia (la risposta emozionale agli ostacoli che contrastano il compimento dei desideri). Queste tre impellenti forze nell’uomo sono i più grandi nemici della beatitudine dell’anima; devono essere distrutti da quel devoto che aspira a raggiungere Dio.
La forza vitale è il collegamento che connette- e disconnette- la materia e lo Spirito, tra la coscienza del corpo e la coscienza dell’anima. L’uomo ordinario non sa come attingere direttamente al prana corporeo. Pertanto, questa forza vitale lavora automaticamente per animare il corpo ed i sensi ed attraverso il mezzo del respiro lega l’attenzione dell’uomo solamente alla sua esistenza fisica. Ma attraverso l’uso del Kriya Yoga il deovto impara a distillare la forza vitale dal respiro, e come controllare il prana. Con questo controllo, la forza vitale può essere spenta a comando dal canale dei cinque sensi e rigirata all’interno, spostando così l’attenzione dell’anima dai fenomeni della percezione materiale alla percezione dello Spirito.
Attraverso questo progressivo metodo scientifico, lo yogi ascende dai sensi tangibilmente e non attraverso mere ineffettive diversioni da quelle. Egli disconnette completamente la mente e la ragione e l’attenzione dal corpo, spegnendo la forza vitale dai cinque sensi. Egli impara scientificamente a dirottare verso la spina ed il cervello le correnti dei canali dei suoi cinque sensi e così unisce la sua coscienza con la gioia di più alte percezioni spirituali nei sette centri. Quando egli è in grado di rimanere immerso nella divina beatitudine nel suo stato attivo, egli non rimane più coinvolto nel desideri di godersi gli oggetti esterni. Radiando la calma della divina realizzazione, egli non è disturbato dalla nascita di paura e rabbia dal non compimento dei desideri materiali. Egli scopre la sua anima non più legata alla materia ma sempre unita alla beatitudine cosmica dello Spirito.
Un tale Kriya Yogi, che scientificamente redirige la sua mente e l’intelletto dai senso e con sguardo fisso porta lo Spirito attraverso l’occhio astrale, è un vero muni. L’uomo ordinario osserva il film della materia in una porzione limitata di spazio, ma il muni o lo yogi esperto può portare, attraverso il suo sferico occhio astrale, tutta la luce della creazione che sostiene tutti i film cosmici degli universi fisico, astrale e causale.
Percorso universale per la liberazione
I metodi per la libertà spirituale sono vari, ma il reale raggiungimento della liberazione ascendendo attraverso la spina dorsale è universale. Attraverso l’intensa devozione e la preghiera del bhakta, o la pura discriminazione dello jnani, o l’azione non attaccata dall’ego del karma yogi, la coscienza purificata e concentrata così porta all’ascensione finale a Dio attraverso i canali sottili spinali attraverso i quali scesero nella carne. I principi del Kriya Yoga, dunque, non sono formule di un rito settario, ma una scienza attraverso la cui applicazione l’individuo realizza come la sua anima discenza nel corpo e si identifichi con i sensi, e come quell’anima possa essere condotta dai senso e riunita con lo spirito attraverso un metodo scientifico di meditazione. Questa strada di discesa ed ascesa è l’unica strada universale sulla quale ogni anima deve viaggiare.
Il Kriya Yoga insegna per prima cosa a condurre la mente dagli oggetti sensori attraverso l’autocontrollo, e quindi scientificamente a disconnettere la mente e l’intelligenza (manas e buddhi) dai sensi spegnendo la forza vitale dai canali dei cinque sensi, e quindi a portare l’ego, la mente e l’intelletto attraverso i cinque centri astrali nella spina, attraverso i sei centri (il midollo, che è magneticamente connesso con l’occhio spirituale nel centro della fronte), ed infine nei sette centri onniscenti nel centro del cervello. Il Kriya Yogi ottiene lì la percezione del suo sè come anima, e trova il suo ego, l’intelletto e la mente dissolte nell’estasi dell’anima. Egli quindi impara come portare la sua anima dalla prigione dei corpi fisici, astrali e causali e riunire l’anima con lo Spirito.
Come l’occhio fisico, attraverso la visione frontale, rivela una porzione di materia, così l’onnipresente occhio spirituale, attraverso la sua libera visione sferica, rivela l’intero cosmo astrale ed ideazionale. In principio, quando lo yogi è capace di far penetrare la sua mente attraverso l’occhio astrale, egli vede dapprima il suo corpo astrale; attraverso ulteriori avanzamenti egli vede l’intero cosmo astrale di cui il suo corpo non ne è che una parte.
Senza penetrare l’occhio (astrale) spirituale, nessuno può sapere come portare la sua forza vitale e la coscienza attraverso i plessi astrali nella spina. Dopo essere entrato nell’occhio spirituale egli passa, in una strada progressiva, attraverso la percezione del corpo fisico; la percezione dell’occhio astrale; la percezione del corpo astrale; la percezione del tunnel astrale cerebrospinale con i sette plessi astrali o botole; ed attraverso il corpo causale nella liberazione finale.
Per interpretare il Kriya Yoga occorrerebbe un’intricata spiegazione scientifica, ma l’arte in sè è molto semplice. (Istruzioni dettagliate della reale tecnica del Kriya Yoga è data agli studenti delle Lezioni della Self-Realization Fellowship che adempiono alle richieste di una certa disciplina spirituale preliminare). Il Kriya Yoga, praticato profondamente, dissolverà il respiro nella mente, la mente nell’intuizione, l’intuizione nella gioiosa percezione dell’anima e l’anima nella beatitudine cosmica dello Spirito. Lo yogi capisce quindi come la sua anima discenda nella materia e come la sua anima prodiga sia stata condotta dalla materia indietro nella casa dell’onnipresenza, lì per godere della “vitello grasso” della saggezza.
Un’uomo che ottiene lo Spirito attraverso la via universale del Kriya Yoga è detto come un Kriya Yogi compiuto o muni. Dopo aver ottenuto questo alto stato di muni lo yogi può lavorare nel mondo come un rishi. Un muni è colui che ha estaticamente dissolto sè stesso in Dio attraverso la scienza dello yoga. Ed un rishi è colui che, dopo aver trovato la liberazione come un muni, torna a vivere nel mondo come esempio per gli altri sull’efficacia dello yoga come la suprema scienza di liberazione.
La scienza del Kriya Yoga è stata preservata per l’umanità nella più grande Bibbia Indù, la Bhagavad Gita. E’ questo Kriya Yoga che Dio diede a Manu, l’Adamo originale, ed attraverso lui Janaka ed altri saggi reali. La scienza si perse nell’era materialistica. Il Kriya Yoga rivisse ancora nel diciannovesimo secolo attraverso il Mahavatar Babaji, guru di Lahiri Mahasaya. L’antica scienza di salvezza è ora sparsa in ogni angolo del mondo. Contrariamente agli altri insegnamenti, il Kriya Yoga non solo punta all’autostrada universale di ascensione dell’anima nello Spirito, ma dona all’umanità una semplice tecnica giornaliera attraverso la cui pratica il devoto, con l’aiuto di un guru, può rientrare nel regno di Dio. Un insegnamento teorico conduce solo ad un altro, ma ogni sincero praticante del Kriya Yoga scopre che questa è la via più corta e veloce verso il regno dello Spirito.