Prana e Apana: le due correnti principali del corpo. Il presente versetto della Gita tratta due specifiche funzioni della forza vitale nella sue differenziazioni come prana e apana. Siccome c’è un braccio di ferro su scala macrocosmica che riflette il proiettante desiderio dello Spirito di Creare ed il Suo opposto attraente desiderio di riportare i molti nell’Uno, così nello stesso contesto di dualità avviene a livello microcosmico nel corpo dell’uomo. Un’espressione di questa dualità positiva-negativa coinvolge l’interazione tra il prana e l’apana.
Ci sono due principali correnti nel corpo. Una, la corrente apana fluisce dal punto fra le sopracciglia verso il coccige. Questo flusso discendente si distribuisce attraverso il centro coccigeo ai nervi sensori e motori e mantiene la coscienza dell’uomo illusoriamente legata al corpo. La corrente apana è irrequieta ed spinge l’uomo verso le esperienze sensorie.
L’altra principale corrente è quella del prana, che fluisce dal coccige fino al punto fra le sopracciglia. La natura di questa corrente vitale è calma; ritira internamente l’attenzione del devoto durante il sonno e nello stato di veglia, e durante la meditazione unisce l’anima con lo Spirito nel Centro Cristico nel cervello. C’è quindi un’attrazione opposta esercitata dalla corrente discendente (apana) e dalla corrente ascendente (prana). La coscienza umana è spinta su è giù dal braccio di ferro tra queste due correnti per legare o liberare l’anima.
La corrente vitale che fluisce fuori dal cervello e dalla spina dorsale verso le cellule, i tessuti ed i nervi diviene attaccata ed invischiata nella materia. E’ utilizzata, come l’elettricità, attraverso i movimenti motori del corpo (volontari ed involontari) e l’attività mentale. Come la vita nella cellule, nei tessuti, e nei nervi comincia a finire a causa di questa motorietà e l’attività senso-percettiva – specialmente attraverso eccessive, inarmoniose, non equilibrate azioni- il prana lavora per ricaricarle e manternele vitali. Nel processo di consumo dell’energia vitale, comunque, smaltiscono prodotti spazzatura, “decadimento”. Uno di questi prodotti è il diossido di carbonio escreto dalle cellule nel sistema venoso; l’immediata azione purificante del prana diviene necessaria per rimuovere l’accumulo di questo “decadimento” altrimenti la morte potrebbe presto sopraggiungere. La fisiologia di questo scambio è il respiro.
Respiro: la corda che lega l’anima al corpo
Dall’opposta attrazione delle correnti di prana ed apana nella spina dorsale sono nate le inspirazioni e le espirazioni del respiro. Quando la corrente del prana risale, spinge il respiro vitale carico d’ossigeno nei polmoni. Il prana distilla velocemente la quantità necessaria di forza vitale dalla composizione elettronica e vitatronica degli atomi d’ossigeno. (Ci vuole più tempo al prana per distillare la forza vitale da liquidi grossolani e cibi solidi presenti nello stomaco).
Quest’energia raffinata è inviata dalla corrente del prana a tutte le cellule del corpo, senza così un rimpiazzamento di pura energia vitale, le cellule sarebbero sprovviste di energia per compiere le loro molte funzioni fisiologiche; morirebbero. La forza vitale distillata dall’ossigeno aiuta inoltre a rinforzare i centri di forza vitale nella spina dorsale e nel punto fra le sopracciglia, e la principale riserva di energia vitale nel cervello. Il surplus di ossigeno che è stato inspirato viene trasportato dal sangue attraverso il corpo, dove viene utilizzato dai cinque prana vitali in vari processi fisiologici.
Come notato, l’attività del corpo produce decadimento e la conseguente produzione di scarto in diossido di carbonio. Questo scarto è escreto dalle cellule attraverso la corrente apana, o eliminando, ed è trasportata attraverso il sangue ai polmoni. Quindi la corrente apana discendente nella spina dorsale causa l’espirazione e spinge fuori le impurità dai polmoni.
La respirazione, attivata dalla duale corrente di prana ed apana, si compie fisiologicamente attraverso una serie di complessi riflessi nervosi – chimici e meccanici – coinvolgendo primariamente il midollo allungato ed il sistema nervoso simpatico, o involontario. L’intricato sistema simpatico, a sua volta, è rinforzato dalle corrente di prana ed apana che lavorano attraverso le succursali vitali delle correnti astrali che corrispondono al sistema nervoso simpatico – le principali succursali di queste sono chiamate ida e pingala.
Lo studio della fisiologia del respiro senza un’apprezzabile comprensione dei principi della vita sottile dietro di questo è come studiare l’Amleto di Shakespeare lasciando fuori le parti che ritraggono il personaggio dell’Amleto.
Inspirazione ed espirazione funzionano involontariamente attraverso una vita. Fintanto che la corrente vitale (prana) spinge l’inspirazione nei polmoni, l’uomo vive; ogniqualvolta la corrente discendente (apana) nell’espirazione diviene più forte, l’uomo muore. La corrente di apana spinge quindi il corpo astrale fuori dal corpo fisico. Quando il respiro finale lascia il corpo attraverso l’azione della corrente uscente, apana, il corpo astrale lo segue fino al mondo astrale.
E’ altresì detto che il respiro umano vincola l’anima al corpo. E’ il processo di espirazione ed inspirazione risultante dalle due correnti opposte nella spina dorsale che danno all’uomo la percezione del mondo esterno. Il respiro duale è la tempesta che crea le onde (sensazioni) nel lago della mente. Queste sensazioni producono la coscienza corporea e la dualità ed inoltre gettano l’oblio sulla coscienza unificata dell’anima.
– Il Mistero del Respiro
Dio sognò l’anima è lo racchiuse in un corpo di sogno con un respiro di sogno. Il mistero del respiro porta con sè la soluzione al segreto dell’esistenza umana. C’è anche una diretta connessione tra la respirazione e la longevità fisica. Il cane, per esempio, respira velocemente e quindi ha una più breve vita. Il coccodrillo respira molto lentamente e può vivere per più di cento anni. Le persone corpulente respirano pesantemente e muoiono prematuramente. Quando attraverso le malattie, la vecchiaia, o altre cause fisiche il sogno del respiro svanisce, segue la morte del corpo di sogno. Gli Yogi ragionarono dunque che se il corpo non decadesse e le tossine non si accumulassero nelle cellule il respiro non sarebbe stato più necessario; quella padronanza scientifica del respiro che previene il decadimento nel corpo renderebbe il fluire del respiro non necessario e darebbe il controllo sulla vita e sulla morte. Da questa percezione intuitiva gli antichi rishi crearono la scienza e l’arte del prana-yama, controllo-vitale.
Il Pranayama è suggerito dalla Bhagavad Gita come metodo universale per l’uomo da utilizzarsi per rilasciare la sua anima dalla schiavitù del respiro.
Controllare le correnti di Prana e Apana
La Gita afferma: “Lo yogi è più grande degli asceti che disciplinano il corpo, più grande anche di chi segue la strada della saggezza o la strada dell’azione; sii tu uno Yogi!” (VI:46). Questo è il pranayama del Kriya Yoga al quale ci si riferisce e non è solo evidenziato in questo versetto IV:29, ma anche nei V:27-28: “Esperto nella meditazione (muni) diviene libero colui che, cercando la Meta Suprema, è in grado di ritirarsi dai fenomeni esterni fissando l’attenzione nel punto in mezzo alle sopracciglia e neutralizzando le correnti negative di prana ed apana -che fluiscono- attraverso le narici ed i polmoni…” (Traduzione parafrasata; vedere V:27-28 per la traduzione letterale).
L’antico saggio Patanjali, il più importante esponente dello Yoga, anche parla del pranayama del Kriya Yoga: “La liberazione può essere raggiunta attraverso quel pranayama che si compie scollegando il corso dell’inspirazione con l’espirazione.” (Yoga Sutra 11:49)
Il respiro, i polmoni, il cuore rallentano nel sonno ma non sono completamente bloccati. Ma attraverso il Kriya Yoga il respiro gradualmente si acquieta ed i movimenti dei polmoni e del corpo si bloccano. Quando la motorietà abbandona l’intero corpo, possedendo la mancanza d’agitazione e raggiungendo la fermezza mentale e fisica, il sangue venoso cessa di accumularsi. Il sangue venoso è ordinariamente pompato dal cuore nei polmoni per essere purificato, il cuore ed i polmoni sono quieti. Il respiro cessa di andare e venire dai polmoni attraverso l’azione meccanica del diaframma.
Il pranayama Kriya Yoga arresta il decadimento del corpo associato all’apana manifesto nell’espirazione, attraverso la fresca oblazione di forza vitale o prana, distillata dall’inspirazione. Questa pratica permette al devoto di dissipare l’illusione della crescita ed il decadimento del corpo come carne; egli realizza quindi che è fatto di vitatroni.
Il corpo del Kriya Yogi è ricaricato con energia extra distillata dal respiro e rinforzata dalla tremenda dinamo di energia generata nella spina dorsale; il decadimento dei tessuti corporei diminuisce. Questa diminuisce ed infine rende non necessaria la funzione del cuore di pulizia del sangue. Quando la pulsante vita pompata dal cuore si acquieta, a causa del non pompaggio del sangue venoso, espirazione ed inspirazione non sono più necessari. La forza vitale, che si era dissipata in azioni cellulari, nervose, respiratorie e cardiache, convergono dai sensi e dagli organi esterni e si uniscono con la corrente nella spina dorsale.
Il Kriya Yogi impara dunque come mescolare l’ascendente corrente di vita (prana) nella discendente corrente (apana) e mescolare la discendente corrente (apana) nella corrente ascendente (prana). Egli dunque neutralizza il movimento duale, e tramite la forza di volontà porta entrambe le correnti in una rivelante sfera di luce spirituale nel punto fra le sopracciglia.
Questa luce di pura energia vitale scintilla dai centri cerebrospinali direttamente verso tutte le cellule corporee, magnetizzandole, arrestando la crescita ed il decadimento, e rendendole auto-sostenute a livello vitale, indipendentemente dal respiro o da fonti esterne di vita.
Fintanto che questa luce fluirà su e giù come le due combattenti correnti di prana ed apana – l’inspirazione e l’espirazione – presteranno la loro vita e luce alle percezioni sensorie ed ai processi mortali di crescita e decadimento.
Ma quando lo yogi può neutralizzare la spinta ascendente e discendente delle correnti spinali, e può portare tutta la forza vitale dai sensi e dai nervi sensori motori, e può tenere la forza vitale ferma nel punto fra le sopracciglia, la luce cerebrale dà allo yogi il controllo vitale od il potere sul prana (pranayama Kriya Yoga).
La forza vitale portata dai sensi si concentra in una fissa luce interiore nel quale lo Spirito ed la Sua Luce Cosmica è rivelata.
Il pranayama Kriya Yoga, il metodo scientifico di neutralizzazione del respiro, non ha nulla in comune con le sciocche pratiche che tentano di controllare la corrente vitale forzando la ritenzione del respiro nei polmoni – una pratica non scientifica, innaturale e pericolosa. Chiunque tenga il respiro per pochi minuti nei polmoni prova panico, soffocamento, e tensione al cuore.
Questi avversi effetti sul corpo dovrebbero essere una sufficiente prova che lo yogi non raccomanderà una simile pratica. Alcuni insegnanti consigliano non scientificamente – per non dire che è impossibile – la ritenzione del respiro nei polmoni – una pratica completamente proibita dagli yogi Illuminati.
Lo Yoga, la più alta conoscenza dell’essere umano, non è un culto nè un credo dogmatico, piuttosto delle raccomandazioni di per sè per i più grandi scienziati dell’Occidente e dell’Oriente.
La vera kumbhaka, o la ritenzione del respiro menzionata negli illuminati trattati yoga, non si riferisce al trattenere forzatamente il respiro nei polmoni, ma alla naturale assenza di respiro acquisita da pranayama sicentifico, il quale rende la respirazione non più necessaria.
Al Kriya Yoga ci si è riferiti trasversalmente in molte scritture e trattati yoga come il Kevali Pranayama o il Kevala Kumbhaka – il vero pranayama od il controllo vitale che trascende la necessità dell’inspirazione (puraka) ed espirazione (rechaka); il respiro è trasmutato in correnti di forza vitale interiore sotto il completo controllo della mente.
“Quando il respiro si arresta senza sforzo, senza neanche rechaka (espirazione) o puraka (inspirazione), ciò è chiamato Kevala Kumbhaka.” – Hatha-Yoga Pradipika, 11:73.
“L’aspirante che può eseguire il Kevali Kumbhaka, che non ha rechaka e puraka, egli solo è il vero conoscitore dello Yoga.”
– Gheranda Samhita, v:95.
“Colui che è esperto del Kevala Kumbhaka, che non ha rechaka e puraka, non avrà nulla di irragiungibile nei tre mondi.”
– Siva Samhita 111:46-47.
Delle varie fasi di pranayama senza respiro (kumbhaka), il Kevali è esaltato dagli yogi esperti come il migliore o il più alto. In linea di principio può essere equiparato al Kriya Yoga, il Kevali Pranayama non è così esplicito come la scienza e le tecniche del Kriya Yoga riportate e chiarificate per quest’epoca da Mahavatar Babaji e data al mondo attraverso Lahiri Mahasaya.