Il Tempo
Il tempo è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi è una successione di istanti. In fisica, il tempo è definito come distanza tra gli eventi calcolata nelle coordinate spaziotemporali quadridimensionali.
S.Agostino: “Se non mi chiedono cosa sia il tempo lo so, ma se me lo chiedono non lo so”. Per Platone:”l’immagine mobile dell’eternità”. Per Aristotele è la misura del movimento secondo il “prima” e il “poi” . Secondo Einstein il tempo non è assoluto, ma dipende dalla velocità (quella della luce è una costante universale: c= circa 299.792,458 Km/s).
Tutti i livelli dimensionali di questo mondo sono adesso presenti e intrecciati reciprocamente. La sola differenza trai mondi dimensionali è la loro lunghezza d’onda (f x λ= c). Questa è la chiave dell’intero universo.
Viviamo in una realtà creata unicamente dalle lunghezze d’onda.
Il tempo è il ritmo a cui oscilla una determinata realtà materiale, esattamente come vi sono nello spazio contemporaneamente oscillazioni elettromagnetiche di differente frequenza provenienti da differenti trasmettitori, altrettanto esistono diverse realtà materiali caratterizzate solo da una differente frequenza base. Come ruotando la manopola di sintonia dei nostri apparecchi radio possiamo ascoltare differenti stazioni, così variando la nostra frequenza base è possibile passare da una dimensione.
Premesse
Il concetto di tempo e il concetto di causalità sono sempre stati al centro di quel “fare scienza” che distingue gli esseri umani dalle altre forme di vita: ma come si sono evoluti questi concetti nel corso dei secoli?
Galileo e Newton sono stati i grandi teorizzatori di quella che potremmo chiamare “causalità meccanica”, secondo la quale tutti i fenomeni osservabili nell’universo hanno una causa posta nel passato che li determina e li rende riproducibili, ovvero causabili, in laboratorio. Questo tipo di causalità, ovviamente, è legata alla concezione, a noi estremamente familiare, secondo la quale il tempo scorre in modo lineare dal passato al futuro: il verso del tempo è obbligato, ciò che è passato è ormai alle nostre spalle, mentre ciò che si pone nel futuro non è ancora avvenuto.
Questa visione ha dato l’avvio al metodo sperimentale che, con successo, è stato applicato allo studio non solo dei sistemi meccanici, ma anche dei sistemi viventi. Lo scopo principale del metodo sperimentale è infatti quello di evidenziare i rapporti di causalità tra gli eventi: in esso, le variabili della ricerca vengono controllate in modo tale da mettere in luce in modo specifico i rapporti di causa-effetto (Poli, 1994).
I progressi scientifici ottenuti in fisica a partire dalla fine del XIX secolo hanno però costretto a rivedere questa immagine usuale dello scorrere del tempo. Il punto di partenza di questo processo è rappresentato dalle famose equazioni note come “trasformazioni di Lorentz”, che legano il tempo alla velocità, e dalle quali è nata la teoria della relatività ristretta di Albert Einstein (Einstein, 1916). Einstein sviluppò la teoria della relatività ristretta allo scopo di allargare la validità del principio di relatività di Galilei a tutti i fenomeni fisici, in particolare anche a quelli elettromagnetici.
La teoria della relatività si basa sulla costanza della velocità della luce. Fra le sue conseguenze più importanti ci sono la ridefinizione dei concetti di spazio e tempo, come pure la scoperta dell’equivalenza fra massa ed energia.Il concetto di tempo assoluto viene a cadere, essendo il tempo relativo al sistema di riferimento nel quale esso viene misurato: questo significa che due eventi simultanei in un certo sistema di riferimento non lo sono più in un altro, perché il tempo scorre in maniera diversa nei diversi sistemi di riferimento (Einstein, 1916).
Nel corso del Cinquecento e del Seicento prese l’avvio quel grandioso processo di rivoluzione scientifica che, travolgendo completamente la concezione medievale dell’uomo e del cosmo, determinò la visione del mondo ed il sistema di valori che sono tutt’oggi alla base della nostra cultura.
La rivoluzione scientifica ebbe inizio con le osservazioni astronomiche di Niccolò Copernico (1473-1543), che rovesciarono la concezione geocentrica allora diffusa, rappresentata dal sistema aristotelico-tolemaico (Capra, 1992). In contrapposizione al sistema aristotelico-tolemaico, il nuovo sistema eliocentrico proposto da Copernico poneva il Sole al centro dell’universo, facendone il centro dei moti di rivoluzione dei pianeti. A Copernico fece seguito Giovanni Keplero (1571-1630). Che enunciò le tre leggi del sistema planetario.
Il vero mutamento nell’opinione scientifica, tuttavia, fu opera di Galileo Galilei (1564-1642). Utilizzando il telescopio, di recente invenzione, Galileo si dedicò ad attente osservazioni astronomiche giungendo a togliere ogni credito all’antica cosmologia ed avvalorando l’ipotesi copernicana come teoria scientificamente valida (Galilei, 1979). Allo scopo di permettere una descrizione matematica della natura, il metodo di Galileo si fondò sullo studio delle proprietà fondamentali dei corpi materiali, quelle che potevano essere misurate e quantificate.
Microcosmo e macrocosmo: simmetria ed asimmetria del tempo
Nel 1951 John Stewart Bell dimostrò l’esistenza della famosa simmetria CPT (Charge Parity and Time reversal symmetry), anche nota come simmetria del tempo, secondo la quale si osserva, nel microcosmo, una perfetta simmetria di tutti i processi relativamente al verso del tempo (Nambu, 1985).
La simmetria CPT è una ulteriore conferma sperimentale ed empirica del fatto che le leggi del microcosmo sono governate dalla duplice soluzione dell’energia, dal duplice verso del tempo e dalla duplice causalità (Taylor, 2001).
Al contrario, per quanto riguarda il livello macroscopico, nel 1982 l’astrofisico Frautschi dimostrò che, in un universo in espansione come il nostro, l’entropia può solo aumentare e che per questo motivo le leggi della fisica classica mostrano un’asimmetria a favore dell’entropia. Questa ipotesi era stata inizialmente avanzata da Wheeler e Feynman nel 1949, mentre nel 1927, Sir Arthur Eddington (1882-1944) aveva dimostrato che “l’entropia è la freccia del tempo”, nel senso che essa obbliga gli eventi fisici a muoversi dal passato verso il futuro.
Nel macrocosmo l’esperienza sensibile e comune del tempo è quindi quella di eventi che fluiscono incessantemente dal passato verso il futuro, con cause collocate nel passato.
Questa contrapposizione microcosmo/macrocosmo suggerisce l’esistenza di un duplice livello di descrizione della realtà:
- quello della fisica classica (macrocosmo), nel quale il tempo fluisce dal passato verso il futuro e la causalità è di tipo meccanico;
- quello della fisica quantistica (microcosmo), nel quale il tempo è simmetrico ed unitario e la causalità può fluire in entrambi i versi: dal passato verso il futuro e dal futuro verso il passato (energia negativa, vedi Sintropia).
La duplice soluzione dell’energia creò non pochi problemi ai fisici degli anni ’30. L’energia a segno negativo e le onde che si propagano a ritroso nel tempo erano infatti considerate inaccettabili e assurde, nonostante le continue verifiche sperimentali che confermavano la loro effettiva esistenza. Per questo motivo, nel 1934, Heisenberg suggerì di rimuovere la soluzione negativa utilizzando un espediente messo a punto dallo stesso Dirac, per semplificare i calcoli, noto come “sottrazione di ordine zero”.
Operando in questo modo, si toglieva dall’equazione l’energia associata allo spin delle particelle (cioè p), della quale non si teneva più conto nei calcoli. Heisenberg utilizzò questo artificio per affermare l’inesistenza degli stati negativi, dando vita a quello che oggi è noto come Modello Standard della Fisica (SM), in contrapposizione al Modello non Standard (NSM) che riconosce l’energia –E.
L’esperimento EPR
La teoria della relatività ristretta di Einstein mostra che l’energia positiva può tendere alla velocità della luce, ma non può mai superarla. Ad esempio, per percorrere la distanza che separa la Terra dalla Luna (300.000 Km) un segnale luminoso impiega 1 secondo, mentre per percorrere la distanza che separa la Terra dal Sole (150.000.0000 Km) impiega poco più di 8 minuti.
L’energia negativa, invece, viaggerebbe sempre al di sopra della velocità della luce, fatto che consentirebbe di trasmettere segnali in modo istantaneo, indipendentemente dalla distanza spaziale e temporale.
Nel 1980 Alain Aspect realizzò il primo esperimento EPR (Einstein-Podolski Rosen) che ha di fatto dimostrato la possibilità di trasmettere istantaneamente informazione indipendentemente dalla distanza spaziale (Aspect, 1982). L’esperimento EPR, proposto nel 1935 da Einstein, consisteva nel dividere due elettroni che condividevano lo stesso stato quantico (ossia la stessa orbita attorno ad un nucleo atomico), allontanarli ed effettuare quindi la misura del loro spin.
Lo spin o “trottola” è quel fenomeno per cui un elettrone gira su se stesso, come un pallone sull’asse di un giocoliere. Può girare in senso orario o in senso antiorario e, come la punta di un trapano, se gira in senso orario va in su (entra), mentre se gira in senso antiorario va in giù (esce).
In base al principio di esclusione di Pauli, che vige senza alcun limite di spazio e di tempo, se il primo elettrone della coppia inverte il proprio spin, automaticamente e istantaneamente anche il secondo elettrone deve necessariamente invertire il proprio spin. In altre parole, una particella si deve adeguare istantaneamente all’altra anche se viene portata ai confini dell’Universo (Corbucci, 2005).
Nel 1980, due elettroni accoppiati furono separati a Roma presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (I.N.F.N.) e uno dei due venne trasportato (confinato in un contenitore magnetico, con complicatissimi accorgimenti) al C.E.R.N. (Centro Europeo di Ricerche Nucleari) di Ginevra. A Ginevra fu poi cambiato lo spin dell’elettrone e istantaneamente anche lo spin dell’elettrone rimasto a Roma si girò, come atteso in base al principio di esclusione di Pauli.
Einstein tuttavia, pur avendo teorizzato questo esperimento, non aveva previsto però che il cambiamento dello spin potesse avvenire a distanza (in questo caso 1.000 km) e istantaneamente. Einstein aveva infatti proposto questo esperimento solo per dimostrare che, essendo lo spin delle due particelle correlato, è possibile conoscere contemporaneamente tutte le informazioni sulle particelle (posizione e velocità) contraddicendo in questo modo il principio di indeterminazione di Heisenberg.
L’esperimento EPR è stato replicato nei laboratori di tutto il mondo e mostra che quando si separano due elettroni accoppiati, indipendentemente dalla loro distanza, la misura sull’uno corrisponde esattamente e istantaneamente alla misura sull’altro. E’ come se il secondo elettrone “conosca” che cosa stia accadendo al primo indipendentemente dalla distanza che li separa.
Conclusioni
Nel primo esperimento EPR si è stimato che la velocità di trasmissione superava di almeno venti volte la velocità della luce nello spazio vuoto.
In un recente esperimento, effettuato a Ginevra da Nicolas Gisin (Baggott, 2003), si è osservata una velocità che, secondo le stime più conservative, è di almeno 20.000 volte superiore a quella della luce e in base alle stime non conservative è di almeno 30 milioni di volte superiore alla velocità della luce.
Questi risultati mostrano che la trasmissione del segnale non è avvenuta tramite le proprietà dell’energia positiva, ma tramite le proprietà dell’energia negativa, dimostrando in questo modo l’effettiva esistenza dell’energia a segno negativo teorizzata dall’equazione energia/momento/massa.
Ma se la velocità della luce è stata superata di 20.000 volte, dove va a finire la teoria della Relatività…?
Tempo, spazio, velocità della luce, materia ed energia
Il concetto di tempo non è comprensibile se non insieme ai concetti di spazio, materia ed energia elettromagnetica e gravitazionale.
La maggiore difficoltà non è nel capire i concetti base, ma nell’esporli a persone che sono state istruite secondo la scienza ufficiale, per cui ad ogni termine vengono associati certi concetti, che in realtà sono soltanto vagamente descrittivi di apparenze; per poter ben spiegare si deve costruire una nuova terminologia, esplicativa della vera sostanza di ogni concetto.
Alla parola tempo si associa il concetto dello scorrere inesorabile del medesimo in avanti, in un flusso apparentemente inarrestabile. I più vicini al vero sono i musicisti, che col termine tempo indicano una successione di battute separate da intervalli uguali, la maggiore o minore durata dei quali definiscono la velocità del tempo: adagio, medio, allegro, etc.
In effetti il tempo, per quanto appaia un flusso continuo, in realtà non può non avere una unità fondamentale, osservò il Todeschini: se la sua unità fosse uguale a zero, una successione di zeri avrebbe come risultato sempre zero, non esisterebbe alcunché, per cui l’unità temporale deve essere diversa da zero. Quindi al concetto di tempo, che scorre come l’acqua di un fiume, dovremo sostituire il concetto di una natura oscillatoria, ritmica, come un onda.
Todeschini è anche autore di una spiegazione della gravità semplicemente perfetta esposta più volte; ricordo solo brevemente che l’effetto di gravitazione che noi avvertiamo come peso, che ci trattiene a terra, è l’effetto di un flusso di etere rotorivoluente che ci spinge verso il centro della Terra, ma che flussi di etere rotorivoluenti in senso opposto si respingono, dando luogo a quella che impropriamente per comodità viene chiamata antigravità, ma sarebbe corretto definire repulsione gravitazionale: in sostanza,come esistono attrazione repulsione magnetica, non diversamente esistono attrazione e repulsione gravitazionale.
Per legge di simmetria, essendo parimenti la natura del tempo oscillatoria, ne consegue che ad un tempo positivo debba fare riscontro un tempo negativo. Esattamente come alla materia fa da controparte l’antimateria. Prevengo chi volesse obiettare che non si sono mai viste le lancette dell’orologio andare all’indietro dicendo che Tesla lo ha visto in laboratorio, e di qui è scaturita l’idea che avrebbe poi messo nelle mani di alcuni sconsiderati, dopo la morte di Tesla, l’apparecchiatura con cui hanno combinato quel pasticcio chiamato esperimento Filadelfia.
Ma è assolutamente inutile descrivere le apparecchiature senza che sia stato compreso il principio fisico. Luce, elettromagnetismo, tempo, gravità e materia non sono cose indipendenti fra di loro, ma sono strettamente interdipendenti fra di loro esattamente nell’ordine in cui le ho elencate.
Dopo Todeschini,chi secondo me ha fatto un passo decisivo nella comprensione della realtà è il capitano Bruce Cathie, molto noto in alcuni ambienti scientifici. Soltanto da poco si comincia a segnalare che la velocità della luce non ha un valore massimo,ma c’è chi inascoltato se ne è accorto ben prima,e ne ha dedotto tutto quello che ne consegue.
La velocità della luce non è la stessa nello spazio interstellare ed in prossimità di campi gravitazionali, e nemmeno fra l’equatore ed i poli terrestri. La insuperabilità della velocità massima della luce è l ‘argomento chiave per negare la possibilità che qualche extraterrestre possa, anche solo per sbaglio, capitare dalle nostre parti.
Il celeberrimo prof Carlo Rubbia dichiarò in un’intervista televisiva che, essendo tanto grandi le distanze interstellari, ammesso che si possa viaggiare alla velocità della luce, un ipotetico extraterrestre, accortosi che sulla terra c’è vita, impiegherebbe tanto tempo, per cui al suo arrivo la civiltà terrestre avrebbe fatto in tempo ad essersi estinta, dal che occorre dedurre che gli ufo debbono avere qualche altra spiegazione. La vita c’e sicuramente nel cosmo da qualche altra parte, chi potrebbe negarlo?
Ma è tanto irraggiungibile, che è come se non esistesse, per cui si vuol far credere che gli extraterrestri non possono essere qui. Ciò veniva esposto con fare nervoso e falsamente cortese,come quando si dice qualcosa per non dispiacere a qualcuno, ma si è convinti del contrario…
Un vero attore avrebbe recitato questa scena con più convinzione. Ma non si può pretendere che uno scienziato sappia anche recitare. Ebbene non uno solo di questi dogmi è vero, a partire dalla massima velocità della luce, uno dei presupposti della famosa teoria della relatività di Einstein.
Dove, stabilendo un limite invalicabile alla velocità della luce, si è dovuto far ricorso alle contrazioni di Lorentz e poi, per aver voluto negare l’esistenza dell’etere, si sono dovute attribuire proprietà allo spazio vuoto, ma il nulla non può aver alcuna proprietà, come fa ed esistere un nulla curvo?
Il nulla non può essere altro che nulla, né dritto né curvo; se la luce, incontrando un campo gravitazionale, invece di tirar dritto per la sua strada come se niente fosse, si sente in dovere di seguire un percorso curvo, vuol dire che quel nulla attraversato non è poi così nulla come si vorrebbe far credere.
Ma gli scienziati hanno il dono di complicare le cose, al punto che nessuno ne capisce più nulla, ma per non fare brutta figura si ripete a pappagallo qualcosa che non si capisce che, essendo stato detto da qualcuno famoso, nessuno osa criticare per non rendersi un antipatico guastafeste, e magari nemmeno perdere il posto tanto sudato all’università.
Bruce Cathie ha trovato la relazione armonica fra la diminuzione della velocità luce e il formarsi di un campo gravitazionale, da cui si forma la materia.
Riassumendo quelle che vengono chiamate particelle materiali, non sono altro che vortici di luce, formanti una onda stazionaria, che noi chiamiamo materia. Non è certamente una novità affermare che la materia altro non è che energia condensata, ma è nuovo il fatto che Cathie ha risolto la famosa equazione di Einstein esprimendo la massa m nel corrispondente valore energetico.
La trasformazione della luce in materia avviene mediante lo stabilirsi di un campo elettromagnetico, che corrisponde al corpo eterico che ogni cosa ha, questa oscillazione è l’inizio della linea temporale, a cui fa seguito lo stabilirsi del campo gravitazionale, a cui fa seguito la materializzazione. Il tempo è il ritmo a cui oscilla una determinata realtà materiale, esattamente come vi sono nello spazio contemporaneamente oscillazioni elettromagnetiche di differente frequenza provenienti da differenti trasmettitori, altrettanto esistono differenti realtà materiali caratterizzate solo da una differente frequenza base.
Come ruotando la manopola di sintonia dei nostri apparecchi radio possiamo ascoltare differenti stazioni, così variando la nostra frequenza base è possibile passare da una dimensione all’altra, come nell’esperimento Filadelfia.
Fosse così semplice, si dirà, ma in linea di principio lo è, in pratica per far cambiare di dimensione qualcosa occorre mettere in moto ben più energia di quanta non ne serva per ascoltare la radio o vedere la televisione.
E soprattutto occorre trovare le giuste frequenze e forma d’onda per formare il vortice eterico necessario.
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(Liberamente tratto da un articolo di Carlo Morsiani)