Il progetto Dio nel tempo dell’uomo

Gli ultimi avvenimenti, il terremoto in Giappone, l’esplosione delle due centrali, la guerra in Libia, i focolai di rivolte in tutto il medio oriente, la crisi della Costa d’Avorio, hanno formato una cappa di piombo che incombe su di noi, evocando subdolamente ciò che tutti tentiamo di evitare: la Morte!

Non c’è mai stata una tale confluenza di eventi drammatici come quella di questi ultimi mesi. Ogni mese succede un fatto che, per la forza della sua magnitudine, si sovrappone a quelli precedenti, quasi cancellandoli. Chi ricorda ancora i terremoti dell’Aquila (aprile 2009), quelli in Argentina (gennaio 2011) e in Cina (marzo 2011), la marea nera del Golfo del Messico (aprile-agosto 2010) definita la più terribile catastrofe ambientale mai accaduta?

Al di là delle profezie allarmiste sul 2012, non sfugge a nessuno che ci troviamo in mezzo ad un cambiamento di dimensione epocale. Dinanzi alle trasformazioni climatiche, geologiche di Gaia che, dopo il terremoto in Giappone, ha spostato il suo asse di rotazione di 10-17 cm (a seconda delle varie fonti), come non ricordare alcune antiche civiltà scomparse improvvisamente a seguito di cataclismi come Atlantide, i Maya, Mohenjo Daro chiamata la Hiroshima dell’Antichità e tante altre? Scomparse segnate dalla fine di un ciclo spazio/temporale ma anche dal declino di un certo tipo di civiltà. Nel nostro XXI secolo, tali condizioni sembrano riunirsi nuovamente, preludendo la fine di qualcosa.

Annebbiati dalla nostra Hybris, pensavamo che il nostro modello di vita avrebbe continuato a svilupparsi in maniera lineare verso il futuro. Se il tempo della mente umana è lineare e si proietta dal passato verso il futuro, quello di Gaia è ciclico, così come per tutti i pianeti del nostro sistema solare. Ciò significa che ogni ciclo ha una fine, ma quando finisce inizia un nuovo ciclo, questo ripetendosi all’infinito. In natura è quello che osserviamo, per esempio, nel ritmo delle stagioni, nell’alternarsi del giorno e della notte.

Tutte le società umane e le religioni istituzionalizzate hanno edificato il loro potere sulla base di questi due concetti del Tempo, il lineare e quello ciclico, tentando ogni volta di modificare i calendari dei loro predecessori.

La padronanza del tempo è l’arma segreta del Potere. Adesso emerge una nuova prospettiva che rimette in discussione queste due concetti: il tempo del III Millennio si svolge a spirale! La spirale collega ciclicità e linearità tramite un nuovo elemento: la Coscienza. La Storia ora ha un inizio che non coinciderà mai con la sua fine perché sta cambiando la nostra consapevolezza e così sta cambiando la nostra relazione con Dio.

Il Potere politico e religioso attuale è spiazzato da questa variabile che non gli consente più di controllare le masse come faceva una volta. Come scrisse il drammaturga Jean Anouilh: “Tutti pensano che Dio sia dalla loro parte. I ricchi e i potenti sanno che è così”. Emerge ora una nuova consapevolezza: Dio non si trova più alla periferia, mediato da un qualche potere o istituzione. Dio è il centro e la periferia del cerchio, è l’umanità, è Gaia, è il Sole, è la Vita stessa!

La concezione del tempo a spirale ci proietta verso il progresso, il miglioramento, il perfezionamento. Ogni ritorno ciclico si compie su un piano superiore di consapevolezza. La fine del 2012 coincide con un ritorno ciclico a spirale. Ci troviamo tutti nella perigliosa fase di transizione tra un vecchio mondo che muore, dove regna il caos, il disordine e la disgregazione, e uno nuovo, avvertito ma non ancora visibile. Come ogni essere vivente, siamo dei circuiti aperti che scambiano energia, informazioni e materia con l’ambiente.

Costantemente attraversati da moltissime informazioni ed energie, siamo influenzati e modellati anche dall’ambiente. La conoscenza ci giunge da ovunque tramite nuovi canali, impensabili 20 anni fa! La conoscenza modifica la coscienza. Tuttavia si incorre in un rischio spiacevole quando si apre la coscienza. L’assimilazione di nuove informazioni crea instabilità e incoerenza in un sistema stabile. A questo punto possono presentarsi due opzioni: questa incoerenza crea dissipazione di energia e quindi entropia (morte, disgregazione) oppure induce un cambiamento verso un nuovo sistema più ricco e più evoluto (neghentropia). In questo secondo caso, evoluzione significa progresso e finalità sostituendo il caso e la necessità del modello materialista darwiniano.

Ci troviamo nel delicato momento storico della scelta: Vita o Morte ? Tutto attorno a noi ci parla di morte, della morte di un vecchio sistema diventato incoerente che non riesce ad integrare le nuove informazioni. Gli eventi più recenti ci sollecitano a fare scelte consapevoli verso la Vita. Per seguire il flusso della Vita, bisogna cambiare la relazione che abbiamo con noi stessi, con gli altri e con il Pianeta stesso. Dobbiamo puntare alle qualità più elevate che esistono nell’essere umano, che stentiamo ancora a vedere e a riconoscere. Siamo troppo occupati a polemizzare, ad accusarci l’un l’altro, a criticare, a sottolineare solo quello che non va. Stiamo parlando costantemente della nostra morte. Non crediamo più che ci sia qualcosa di buono nell’uomo e che siamo capaci di fare grandi cose. Non ci sentiamo di appartenere al “Progetto Dio” e per questo motivo non riusciamo ancora ad esplicare la nostra umanità.

Per scegliere la Vita, dobbiamo ricordarci chi siamo e avere fede nelle nostre capacità creatrici.
Ricordiamo ciò che dice Giovanni nel prologo del suo Vangelo:

Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ Λόγος,
καὶ ὁ Λόγος ἦν πρὸς τὸν Θεόν,
καὶ Θεὸς ἦν ὁ Λόγος.

Questi versi sono in genere tradotti così :

“In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e Dio era il Verbo “

Alcune traduzioni dei testi sacri, a seconda del Papa vigente, hanno deviato il significato esoterico di alcuni testi, commettendo veri e propri errori di traduzione. Nel caso del prologo, non si tratta di errori ma di scelta di parole e di significati.

“In principio” lo ritroviamo anche nella Genesi col significato di “prima dell’inizio” (della creazione). Questo è quindi il significato che va mantenuto per dare un pieno senso ai versi successivi.

“Verbo” (o parola) è stata la traduzione comunemente scelta per Logos ed è esatta, ma è solo una delle numerosi accezioni legate a questa parola che veicola molteplici altri significati: discorso, parola, calcolo, progetto, idea, ordine universale, fuoco divino nell’uomo. Proviamo a sostituire “Verbo” con un altro significato di Logos : “Progetto”. Giovanni, in questo prologo, dice che fin dall’inizio, prima ancora della creazione del mondo, Dio aveva un progetto, una idea. I versi a questo punto cominciano ad acquisire un significato ben diverso. “Il progetto era presso Dio” (il progetto stava a cuore/era vicino a Dio), ed ecco la rivelazione fantastica: “e un Dio era questo progetto”, tradotto finora con l’inversione del predicato nominale:”e il verbo era Dio”.

Nel Genesi, i nostri progenitori furono puniti perché avendo assaggiato il frutto della conoscenza, diventavano uguali a Dio. Nel Nuovo Tesatamento, i Giudei cercavano ancor più di uccidere Gesù perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio” (Gv 5,18) e ancora al capitolo 10: “Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio” (Gv 10,33). Secondo l’Antico Testamento e l’odierno Cattolicesimo, farsi uguale a Dio è una bestemmia, una eresia, e quindi va condannato. In Giovanni, il paradigma viene ribaltato: al principio dei tempi (prima della creazione), il desiderio di raggiungere la condizione divina è insito nell’uomo; Dio glielo ha messo, perché quando ha creato il mondo lo ha creato perché voleva che l’uomo raggiungesse la sua stessa condizione divina. Giovanni era un visionario, chiamato anche l’Aquila di Patmos, e i suoi scritti furono il frutto di una ispirazione trascendentale.

Se volessimo attivare quelle qualità divine nascoste dentro di noi, come la capacità di creare e di amare, potremmo trovare la strada a spirale verso un nuovo mondo e una civiltà evoluta.. E’ un percorso che sembra ancora lungo. Ma gli eventi intercorsi inducono una accelerazione di tale processo. Se non cominciamo ora a guardarci per quello che siamo ovvero il “progetto Dio”, la sofferenza, la malattia, la distruzione continueranno ad essere le nostre compagne di morte. Per realizzare un grande progetto, bisogna crederci, riconoscere di avere le qualità e competenze per realizzarlo, unirci alle persone che sostengono o abbracciano la stessa visione.

“Senza una visione, un popolo muore”. Una visione significa speranza, una direzione da seguire, l’ispirazione che porta alla trasformazione e al perfezionamento un popolo, una cultura o una civiltà. Una visione del futuro è fondamentale per lo sviluppo e la vitalità di una civiltà. Non si tratta soltanto di una immagine di ciò che potrebbe accadere un domani ma della sfida alla creatività e al potenziale umano, dell’accettazione che esistono nell’uomo delle energie che possono coinvolgerlo in un processo di trasformazione radicale. Bisogna quindi immaginare il mondo nuovo, formarne l’idea, riempirlo di sostanza e di desiderio e poi, realizzarlo! In questo nuovo progetto a cui veniamo tutti chiamati, si riflette all’infinito, come un frattale, quello di Dio.

Marie Noelle Urech