Nel 1746 l’artista veneto Antonio Corradini, scultore che aveva lavorato in Veneto, in Sassonia, a Roma, si trasferisce a Napoli per sposare in seconde nozze Anna Maria Pinelli, nonostante l’avanzata età di settantadue anni. Pur essendo Napoli la seconda città d’Europa per abitanti, Raimondo viene a sapere dell’arrivo dell’artista e si informa sulle sue capacità. Quando, informandosi sulle opere fatte dal maestro, apprende che ha eseguito sculture di donne velate ed è alla ricerca di un lavoro, decide di tenerlo presente per la nuova, entusiasmante, idea che sta maturando. Infatti l’anno dopo Raimondo de Sangro invita Corradini a casa sua per organizzare con lui, e con l’ausilio dell’Iconologia overo Descrittione Dell’imagini Universali cavate dall’Antichità et da altri luoghi di Cesare Ripa, quasi tutte le statue che Raimondo intende far scolpire per la cappella. Il Corradini, ormai vecchio, fa solo le statua della Pudicizia e del Decoro e prepara i bozzetti in creta delle altre. Per terminare la cappella Raimondo impiegherà tutto il resto della sua vita e il pavimento risulterà incompiuto.
Quali sono queste statue e quale significato Raimondo ha voluto dare ad esse?
Per lungo tempo si sono susseguite ipotesi, supposizioni, interpretazioni che sono servite a poco in quanto sempre aleatorie non esistendo nessun indizio lasciato dall’autore, finché una ricercatrice napoletana la Prof. Clara Miccinelli non ha rinvenuto una lettera autografa di Raimondo de Sangro inviata il 14 novembre 1753 al suo discepolo Tschudy rifugiato nei poderi in Capitanata. Non è una lettera qualsiasi. Raimondo si sfoga col suo pupillo narrandogli tutti gli eventi seguiti alla vicenda inquisitoria, scaturita dalla rivelazione di una loggia massonica unificata a Napoli da lui presieduta, e alterna passi in chiaro con passi cifrati, rivelando molti segreti dell’episodio. A mio avviso, senza l’esistenza di questa lettera una lettura e decifrazione del messaggio narrato dalla cappella sarebbero sempre stati vani.
Fondamentalmente le statue da tenere in considerazione sono 13+la tomba di Raimondo:
1) Altare, 2) Disinganno, 3) Pudicizia velata, 4) Sincerità, 5) Benevolenza coniugale, 6) Dominio di sé, 7) Zelo della religione, 8) Educazione, 9) Liberalità, 10) Amor divino, 11) Decoro, 12) Cecco, 13) Cristo velato, 20) Tomba di Raimondo.
Di ognuno di esse Raimondo dà una descrizione criptata, rivelando attributi, nomi e associazioni in forma ermetica e quindi, dopo essere tradotti, anche questi indizi sono da decifrare. Qualche autore ha posto il dubbio che la lettera sia un falso. Una tale ipotesi è assolutamente da rigettare per varie ragioni. La calligrafia è quella di Raimondo, così come il tipo di inchiostro e la carta antica. La lettera è corredata da elementi che nessun altro avrebbe potuto inventarsi così come il testo criptico associato ad ogni immagine: solo l’ideatore della cappella avrebbe potuto scriverla.
Questo articolo vuole introdurre il lavoro da me svolto per tradurre e interpretare le indicazioni e gli indizi forniti dal Principe e, non avendo qui lo spazio necessario per portare a fondo un tale compito, devo rimandare alla più ampia trattazione contenuta nella mia opera Rum Molh. Qui possiamo dire che le indicazioni di Raimondo, una volta decifrate, si prestano a dare due distinte interpretazioni delle statue, oltre naturalmente a quella iconologica: una interpretazione massonica ed una alchemica. Infatti Raimondo de Sangro è stato, si, uno dei primi maestri massoni italiani, ma è stato anche un grande alchimista.
Alcune statue, anche ad un primo sguardo, rivelano, nel nome o nella posizione nella cappella o in alcuni elementi rappresentati, un possibile e forse anche chiaro significato massonico. Ad esempio Cecco sopra la porta rappresenta il Copritore Interno del tempio massonico, (ma ha anche un altro significato), così come le quattro statue con una piramide alle spalle, (la Liberalità, che aveva anche in mano il compasso, simbolo massonico, l’Educazione, la Benevolenza e la Sincerità), concorrono con i medaglioni sulla sommità delle facce ad una interpretazione massonica. Ma questa piramide ha maggiore rilevanza alchemica come si evince da un disegno nella stessa lettera.
L’interpretazione alchemica sarebbe impossibile se Raimondo non ci avesse dato delle indicazioni. Non è che da esse si chiarisca tutto, ma almeno si capisce che quelle statue raccontano tutto tranne che una teologia cattolica. Ad esempio è affascinate e facilmente da decifrare alchemicamente la statua “Il Decoro”: “sole e luna fecondanti per il santo vello”, che presenta attributi maschili nella metà superiore e attributi femminili nella metà inferiore, al piede destro porta un coturno, calzatura maschile, e al sinistro uno zoccolo, calzatura femminile. E così via…
Rimandando, per una completa interpretazione di tutte le statue, alla lettura di Rum Molh, vi lascio con l’apoteosi della ricerca alchemica rappresentata nella cappella.
“Della Volta della riferita Chiesa già ne sapete: infatti mi osservaste di causa scientia il verde gioiello irraggiante i più sublimi colori”, rappresentato sul soffitto dall’angelo verde, raggiunto dalla luce emanata dal triangolo, il “Centrum in trigono centri” della porta alchemica.
Il triangolo, espressione di trinità, racchiude la “Luce” che si irradia sul verde gioiello (pietra filosofale) ancora avvolto dal rosso mantello della rubedo. Fra le nuvole, che sembrano i fumi della fornace alchemica, fanno da contorno altri angeli a rappresentare le fasi della grande opera, fra cui è facilmente identificabile la nigredo. Naturalmente l’elemento più importante ed ermetico della cappella è il Cristo Velato posto ora al centro di essa ma che Raimondo aveva previsto di inserire nel Sancta Sanctorum del tempio.
La triade principale della cappella (Pudicizia, Disinganno, Cristo Velato) si presta ad essere individuata come la triade egizia Iside, Osiride, Horus e sorge tutto un altro mondo di indagine. Questo breve articolo è basato sull’opera Rum Molh di Pier Tulip, una biografia romanzata del Principe napoletano Raimondo de Sangro, con l’illustrazione dettagliata della costruzione della Cappella Sansevero, la cappella funeraria di famiglia, e la spiegazione del messaggio massonico e alchemico che nasconde.
Pier Tulip
Dal risultato di questa ricerca, l’autore ha tratto le indicazioni per ricercare una eventuale commistione della triade egizia con quella cristiana nell’opera KRST.
Rum Molh di Pier Tulip