Suoni personalizzati per contattarsi nell’oceano
di Aristotele Karytinos
I fischi, per l’uomo, non sono certo un modo raffinato di comunicare: con un fischio attiriamo l’attenzione, dimostriamo approvazione o disappunto, e poco altro. Esistono però rari casi di linguaggi composti solo da fischi, come quello usato dai pastori di La Gomera per comunicare tra loro a grandi distanze. Nel regno animale poi non siamo certo gli unici “fischiatori”. Uno in particolare usa tali suoni anche come una sorta di firma: stiamo parlando del delfino. L’apprendimento vocale è la capacità degli animali di imparare e replicare, modificandoli, i suoni prodotti da altri. Questo è piuttosto comune negli uccelli, ma decisamente più raro nei mammiferi. I tursiopi o delfini sono un caso particolare, poiché riescono ad apprendere molti suoni e modularli su varie frequenze per comunicare tra loro. Al contrario degli uccelli però, tra i quali i fischi sono di solito una sorta di patrimonio comunitario condiviso tra molti, questi cetacei impiegano suoni più individuali, che li identificano come una firma o un nome.
Sebbene il vocabolario dei tursiopi possa essere ricco, in natura circa il 50 percento dei fischi emessi da un delfino è il proprio richiamo personalizzato, che ogni individuo crea da sé sin dai primi giorni di vita. Si è osservato inoltre che questi animali possono apprendere, copiare e modificare i richiami altrui, seppur raramente. Ma a che scopo? Stephanie L. King, dell’Università di St. Andrews in Scozia, ha pubblicato pochi giorni fa sui “Proceedings of the Royal Society” i risultati http://rspb.royalsocietypublishing.org/content/280/1757/20130053 ottenuti cercando di rispondere a questa domanda, attraverso osservazioni su delfini selvatici e in cattività dal 1984 al 2009. King e i suoi collaboratori hanno ipotizzato che un simile comportamento potesse avere ruolo in atteggiamenti aggressivi, di inganno o di associazione con altri individui.
I ricercatori hanno dapprima effettuato numerose osservazioni per stabilire con che frequenza i tursiopi si associavano l’uno con l’altro, identificando così coppie di maschi alleati e madri seguite dai loro cuccioli. In seguito, catturando i tursiopi e rilasciandoli poco dopo, i biologi hanno osservato il loro comportamento e registrato i suoni emessi dagli animali. Il gruppo ha effettuato negli anni un totale di 85 catture, durante le quali i fischi dei delfini sono stati registrati e tradotti in spettri di frequenza, più facili da confrontare. Allo studio sugli esemplari selvatici, King ha associato le osservazioni compiute su un gruppo di quattro individui maschi in cattività, per un totale di 179 coppie di tursiopi. I risultati hanno dimostrato che la tendenza a copiare il richiamo altrui è rara: sono infatti solo dieci le coppie che hanno mostrato un simile atteggiamento. Ciò che si è visto è tuttavia significativo, perché solo gli esemplari uniti da legami di alleanza o da un rapporto madre-figlio hanno mostrato questo comportamento. Inoltre, misurando i tempi intercorsi tra un vocalizzo e l’altro, i ricercatori hanno dimostrato che il richiamo “copiato” era lanciato in risposta all’originale.
Dai dati raccolti, King e i suoi collaboratori sono giunti alla conclusione che il copiare la firma vocale altrui non sia un atteggiamento aggressivo, poiché avviene solo tra “amici”, e non abbia lo scopo di ingannare, dato che ogni fischio copiato presenta chiare differenze quasi certamente introdotte di proposito, data la grande abilità dei tursiopi di apprendere e modulare suoni. E’ dunque possibile che le modifiche apportate a un richiamo racchiudano informazioni aggiuntive destinate all’altro animale. Se il fischio personalizzato di ogni delfino fa le veci di un nome, la sua copia è quasi certamente un modo per contattare il proprietario di quel fischio: ciò, secondo King, fa dei tursiopi un raro esempio di comunicazione referenziale, ossia la capacità di riferirsi a uno specifico oggetto esterno attraverso il linguaggio.
Ma se i tursiopi possono chiamarsi per nome, quali altre informazioni possono scambiarsi tra loro? Possono cercare l’aiuto di un amico, o riferirsi a lui indirettamente quando comunicano con altri individui? Ci vorranno nuovi sforzi dei ricercatori per rispondere a queste domande: dietro ai fischi dei delfini potrebbe nascondersi un linguaggio molto più complicato di quello che sembra.
Fonte: http://www.quarantadue.ch/?p=5870