Domenica 18 aprile 2010: RAI 3 trasmette il noto programma condotto dalla Dottoressa Milena Gabanelli, “Report”. In chiusura del programma la giornalista rispolvera parte del servizio mandato in onda la settimana precedente, durante il quale gli esperti del C.I.C.A.P., tra le varie atrocitates, si esibivano, attraverso il corifeo Sinone Angioni, in un disperato tentativo di negare la realtà delle scie chimiche.
La Gabanelli legge anche la lettera inviata da vari attivisti in cui, anche con un linguaggio corposo, ma efficace si è deprecato l’asservimento della redazione di Report alle direttive del C.I.C.A.P. Alcuni contenuti della lettera sono stati criticati, perché ritenuti volgari: lo stesso invio di carta igienica ha suscitato la riprovazione di qualche benpensante. Si può rispondere che omnia munda mundis e che la trivialità alberga soprattutto laddove domina una facciata di decoro dietro il quale si nascondono l’ipocrisia, il mercimonio, la prostituzione intellettuale.
Riconosciamo nella decisione di leggere la missiva non certo una resipiscenza della Gabanelli, ma per lo meno un rammarico per aver ospitato i saltimbanchi del C.I.C.A.P. E’ stata una scelta editoriale controproducente per il format, la cui credibilità complessiva è precipitata a livelli non misurabili.
Così si è notato l’imbarazzo della giornalista che, quasi in un sussulto di dignità, ha dato conto delle critiche ricevute. E’ evidente che la deplorazione poteva essere espressa solo in modo provocatorio e salace, giacché tutte le altre istanze avanzate a personalità delle istituzioni, esponenti di associazioni ambientaliste etc. sono cadute nel vuoto: quasi sempre non è pervenuta una neppure laconica replica, mentre negli altri casi si sono riscontrati responsi stizziti, ingiuriosi o evasivi.
Quindi la risoluzione di censurare il siparietto di “Report” con toni graffianti è stata più che saggia, più che efficace. Solo in tale maniera, infatti, l’interlocutore può essere spronato a rispondere, amplificando volontariamente o no, il tema delle scie chimiche.
E’ quello che è accaduto: il risultato è stato apprezzabile, poiché i fanfaroni del C.I.C.A.P. sono stati messi ancora una volta alla berlina e, nel contempo, è risaltata l’indignazione di un pubblico documentato e per nulla incline a lasciarsi abbindolare da un drappello di fachiri e di piccoli chimici. E’ stata una delle rare occasioni in cui il rapporto tra medium televisivo e spettatori si è rovesciato: il pubblico è stato soggetto di informazione e non passivo fruitore di notizie contraffatte o insulse. Sicuramente, grazie al messaggio letto dalla Gabanelli, molte persone hanno preso coscienza del problema e soprattutto hanno potuto apprezzare il profondo divario che separa la “scienza for dummies” del C.I.C.A.P. dalla conoscenza di semplici cittadini che non sono dei sempliciotti.
Lasciamo ai perdigiorno l’ermeneutica circa le reali intenzioni, dubbi e riserve mentali della Gabanelli: qui conta il successo dell’iniziativa. Si scandalizzino pure i farisei di una parola grossolana, impiegata, tra l’altro, da Dante Alighieri. Con il sommo poeta, talora riteniamo si possa ricorrere ad un’apparente inurbanità: “Cortesia fu a loro esser villani.” Davvero la masnada dei disinformatori merita, per le loro mille vili turpitudini, di essere svillaneggiata.