L’architetto Takaharu Tezuka ha realizzato, a Tokyo, il Fuji Kindergarten, un asilo completamente a misura di bambino, dove i giocattoli sono sostituiti da una serie di elementi che stimolano la creatività.
Lo scorso settembre l’architetto Takaharu Tezuka ha presentato in un Ted Talk a Tokyo un suo progetto per “l’asilo più bello del mondo”. Come si fa a costruire un luogo dove i bambini possono essere veramente bambini? E’ la domanda di partenza di Takaharu Tezuka. Semplice: “Bisogna pensare come un bambino”. Così nasce il Fuji Kindergarten, poco fuori Tokyo. Un luogo dalla forma ovale, dove “i bambini possono correre all’infinito e gli alberi crescono tra le classi”. Tezuka dice di essersi ispirato ai suoi figli, per realizzare l’asilo insieme a sua moglie Yui: il risultato è un luogo dove il bambino è al centro di tutto.
“Si può correre all’infinito”
“Abbiamo disegnato la scuola come un ovale, per avere una circolarità infinita”. In effetti sul tetto dell’asilo, che poi è un campo da gioco, i bambini possono rincorrersi senza mai trovare ostacoli. Dal tetto i piccoli possono scendere nelle classi grazie a scivoli e scale. “Ero indeciso se metterli o no – ha detto Tezuka – perché uno scivolo è come dire al bambino come divertirsi. Invece, senza nessuno strumento, i bambini devono pensare da soli a crearsi i giochi e questo li stimola. Ma alla fine l’abbiamo tenuto, anche perché avevamo bisogno di un’uscita di sicurezza”. A proposito di sicurezza: tra le misure antisismiche dell’asilo ci sono anche dei caschi di cotone che i bimbi prendono da sotto i tavoli per proteggersi in caso qualcosa cadesse durante un terremoto. “I bambini li adorano perché sembrano dei caschi spaziali”.
Tutto può diventare un gioco
“Abbiamo costruito l’asilo intorno agli alberi che già c’erano – prosegue Tezuka – non è stato facile, perché non potevamo tagliare le radici che si estendono esattamente come i rami. Abbiamo messo delle reti di sicurezza in modo che i bambini non cadessero nei buchi tra le radici: ma loro l’hanno trasformato in un gioco e ci si arrampicano”. E poi ci sono le finestre sul tetto: “I bambini amano guardare cosa accade nella classe sopra di loro, e chi è in classe ama guardare il cielo.
C’è sempre qualcuno che guarda dentro e qualcun altro che guarda fuori.
In questo asilo, ogni cosa è pensata per diventare una distrazione, anche le finestre. Tra una classe e l’altra non ci sono pareti, così i suoni si distribuiscono in tutta la scuola: “Consideriamo il rumore una cosa molto importante. Quando metti i bambini in una scatola silenziosa alcuni di loro diventano molto nervosi”.
Conversazioni sul lavandino
Ogni mese, al Fuji, bambini e insegnanti cambiano la disposizione dei mobili. L’istituto è pieno di scatole di legno che fungono da sedie, ma che spesso diventano spunto per giocare. Sono circa 600, fatte da un legno molto leggero chiamato “kiri” che non fa male anche se qualcuno si colpisce con lo spigolo. Inoltre, in ogni classe c’è un lavandino: “C’è una locuzione giapponese che recita ido bata kaigi, che significa conversazioni intorno al lavandino. I bambini di oggi non parlano più se non attraverso i computer. Noi volevamo farli conversare intorno all’acqua”.
Carlotta Balena