Ma è vero che l’energia (in grandi quantità) è estraibile solo da risorse finite e inquinanti? Non esiste un qualche tipo di energia talmente abbondante da poter essere considerata illimitata e, soprattutto, pulita e a basso costo?
La nostra società è basata sul sistema della scarsità. La scarsità serve per mantenere in vita l’apparato commerciale, serve per dare un valore economico alle cose. Più una cosa è scarsa e più può valere. Per questo, chi riesce a controllare l’abbondanza di un bene ne può, di fatto, scegliere il prezzo commerciale. Siamo così assuefatti a questa realtà che persino l’acqua, uno tra i beni più disponibili sul nostro pianeta, è stato fatto diventare scarso, imbottigliato e venduto a prezzi che consentono enormi profitti. Attenzione, il prossimo passo potrebbe essere l’aria…In questo contesto, ecco che un altro bene per eccellenza, l’energia, è mantenuto in uno stato di scarsità cronica. L’uso massiccio di una fonte esauribile e non rinnovabile, quale i combustibili fossili, e la profonda convinzione che sia insostituibile, mantengono il mondo intero schiavo di una condizione in cui l’energia è scarsa, inquinante e costosa. E se da un lato il messaggio che passa è quello di consumare meno energia possibile, dall’altro i bisogni indotti spingono a non poter fare a meno di questa energia.
Così facendo, la responsabilità dello spreco e dell’inquinamento viene trasferita sull’utilizzatore ultimo, la gente comune, e tolta da chi questo sistema lo crea e lo mantiene. Ma è vero che l’energia (in grandi quantità) è estraibile solo da risorse finite e inquinanti? Non esiste un qualche tipo di energia talmente abbondante da poter essere considerata illimitata e, soprattutto, pulita e a basso costo?
Sempre più spesso, soprattutto nel mondo di internet, si sente parlare di Free Energy.
Questo termine, che letteralmente vuol dire “Energia Libera” in realtà raccoglie in sé diversi significati, potenzialità e speranze. Ma è vero che può esistere una fonte energetica che possegga queste caratteristiche? È solo una chimera irraggiungibile, un “Santo Graal” che si ricercherà a vuoto per sempre o ha delle basi scientifiche che ne supportano e accolgono la possibile esistenza? Per cercare di scindere i desideri dalle concrete possibilità, iniziamo la nostra ricerca nella fisica quantistica. Senza scendere in particolari difficilmente comprensibili o che richiederebbero almeno un libro per essere descritti, cercherò di fornirvi le basi scientifiche che consentono l’esistenza della free energy e del suo eventuale sfruttamento a scopo energetico.
Il “Vuoto” è pieno
Partiamo dalla base, dallo spazio che ci circonda ovunque. Bisogna sapere che è stato ben verificato che il “vuoto”, il vuoto quantistico, non è per nulla vuoto. Come l’atomo, che letteralmente significa “indivisibile”, è invece frazionabile in nucleo ed elettroni e in altre decine di particelle più piccole, così il vuoto continua a chiamarsi vuoto solo per ragioni storiche ma è esattamente l’opposto del suo significato. È un continuo ribollire di particelle ed energia che fluttuano, appaiono, si annichilano e scompaiono al “livello zero” di tutto l’universo. Il vuoto quantistico è in effetti un supporto per tutte le altre particelle, come il mare è il supporto per qualsiasi corpo o nave che vi galleggi sopra. E questa fluttuazione, questa vibrazione, è sempre presente, anche allo zero assoluto (-273,15°C) quando tutto dovrebbe essere congelato e immobile. Da qui il nome di “energia di punto zero”.
Quindi il vuoto è ovunque, ma non è vuoto. Possiede una sua quantità di energia e interagisce con tutto ciò che esiste nell’universo. Fin qui il concetto è assodato scientificamente. Ma, per tornare alla Free Energy, la domanda fondamentale è: possiamo sfruttare quest’energia per fargli fare del lavoro utile? Possiamo rendere organizzata questa forma di energia altamente caotica e sfuggente? Se riusciamo a imbrigliare l’energia del mare (in verità ancora quasi per niente!!) potremmo fare la stessa cosa con il vuoto? Per cercare di rispondere, voglio portare alla vostra attenzione due particolari effetti fisici già dimostrati che, se sfruttati opportunamente insieme, sembrano poter aprire delle possibilità interessanti.
L’onda solitonica
Vi è una particolare equazione sviluppata dal matematico premio Nobel Erwin Schroedinger (1) che permette un risultato molto interessante. Infatti consente che un onda si possa auto-sostenere e propagare senza scambiare energia col mezzo che attraversa (quindi senza perdere energia nel tragitto). Nella pratica tali onde sono state osservate e successivamente descritte matematicamente nel 1895 da due matematici olandesi, Korteweg e De Vries che, grazie a equazioni non lineari, misero su carta le seguenti particolarità delle onde solitoniche:
- vi è una dipendenza diretta tra la velocità e l’ampiezza dell’onda;
- sono onde non dispersive, la loro forma rimane inalterata nella propagazione (possono attraversare enormi distanze con minima perdita di energia);
- hanno comportamento particellare (infatti quando due onde singole collidono, esse non si disperdono o rompono ma si attraversano reciprocamente acquisendo soltanto una variazione di fase).
La validità di queste teorie viene confermata nel 1993 da ben due esperimenti. Il primo è effettuato dai laboratori “NTT” (Nippon Telegraph and Telephone Corporation) che hanno trasmesso un solitone per 180 milioni di chilometri in fibra e il secondo dai laboratori “Bell Labs” negli USA che, usando un sistema solitonico, riescono ad inviare 10 miliardi di bit/sec. lungo 20.000 km di fibra. Col solitone, l’onda anomala che si propaga indefinitamente senza decadere, ecco che anche la trasmissione d’energia senza fili a distanza, come nei casi legati alle esperienze di Tesla, potrebbe essere possibile economicamente (elevato rendimento), e senza avere controindicazioni (inquinamento elettro-magnetico).
L’effetto Aharonov-Bhom
Come ben sappiamo i campi elettrico (E) e magnetico (B) influenzano tutte le particelle non neutre che attraversano la regione di spazio ove è attivo il campo stesso. Nel 1959 Yakir Aharonov e David Bhom pubblicarono su ‘Phisical Review’ (2) una teoria secondo cui il solo potenziale vettore (A) può influire sulle particelle senza che sia presente nessun campo e hanno dimostrato con esperimenti pratici che ciò è possibile (3). In due parole, ciò significa che in una zona dove non è presente nessun campo elettrico E né magnetico B (E=B=0), il potenziale vettore A può essere diverso da 0, modificando quindi il comportamento delle particelle che passano in quella regione. Pertanto, usando le equazioni d’onda di Shroedinger, si possono ricavare dei potenziali (ovvero delle quantità sfruttabili). Successivamente, Aharonov e a il fisico J. Anandan si spinsero ancora più avanti, affermando che la modifica di fase è libera da costrizioni adiabatiche (cioè lo scambio di energia è ammesso) anche se legato esclusivamente al mondo particellare.
Le particelle possono essere dei semplici elettroni, come quelli sparati nei tanti esperimenti che hanno confermato questi effetti quantistici o, come abbiamo appena visto, anche delle onde solitoniche, che hanno comportamento particellare. Ed ecco che creando un circuito elettromagnetico con una giusta combinazione di magneti permanenti, bobine, nucleo microcristallino e impulsi solitonici, qualcosa di affascinante accade. Infatti il campo magnetico creato dal solitone, che si muove quasi alla velocità della luce, crea una tensione indotta nella bobina (E=-dA/dt). La bobina non ha un valore induttivo ma è comunque un circuito chiuso sul nucleo (quindi soddisfa l’effetto AB). Il solitone che trova nella sua strada la bobina, per di più quando esiste un potenziale vettore A costante (fornito dal magnete), fa emergere una tensione (equazione di Schroedinger per effetto AB) che sarà proporzionale al numero di anelli della bobina, al valore energetico del solitone e al valore di A dato dal magnete permanente.
A questo punto, usando due bobine di controllo, si possono creare dei solitoni opposti e, trovando la frequenza di risonanza adatta, il rendimento salirebbe. In questo modo il potenziale d’uscita raggiunto potrebbe essere rafforzato sia dalle bobine di controllo, sia dallo stesso effetto AB, creando così più tensione sulla bobina. Si va a creare un effetto a catena che, lavorando come una pompa ad alto potenziale, potrebbe “estrarre” energia dal vuoto grazie al mantenimento di uno stato di disequilibrio energetico, che l’universo tenderebbe a colmare per raggiungere lo stato di minima energia. Queste potrebbero essere alcune condizioni di base adatte ad estrarre l’energia libera contenuta nel vuoto quantistico, rendendola disponibile per uno sfruttamento reale (4).
Overunity e C.O.P.
Sul Web impazzano video e foto di sistemi meccanici e magnetici, che dichiarano di essere riusciti in questo “miracolo” e di ottenere più energia in uscita di quanta ne necessitano in entrata, ovvero, sfruttando l’energia di punto zero, di conseguire la tanto agognata “overunity”. Intanto c’è da fare un chiarimento: di per se l’overunity non è nulla di fantascientifico. Esistono in commercio decine di sistemi overunity, ovvero che emettono più energia di quanta ne richiedono. Dalla semplice “pompa di calore” che fa funzionare il nostro frigorifero o impianto di riscaldamento (in genere emettono dalle 2 alle 4 volte l’energia richiesta), al pannello fotovoltaico che addirittura possiede un C.O.P. (Coefficiente di performance) che è infinito, visto che crea energia senza essere alimentato. Se non sapessimo che capta ed emette l’energia ottenuta dal sole penseremmo di aver trovato un sistema che violi il principio di conservazione dell’energia.
Ma ovviamente nessuno si sogna di affermare questo né per i pannelli fotovoltaici e né per nessuna pompa di calore o altri apparati overunity oggi accettati. Perché invece questi fantomatici sistemi “Free Energy” sono visti come bufale senza speranza? Semplicemente perché cercano di ottenere l’energia dal vuoto quantistico, l’energia di “Punto Zero”. Cosa che fino ad ora, almeno che si sappia, nessuno è mai riuscito a fare. Questo però, come abbiamo visto, non vuol dire che sia impossibile. Certamente l’approccio molto casereccio, spesso troppo superficiale degli apparati presentati sul web e la mancanza di solide basi scientifiche dei ricercatori che si cimentano in queste scoperte di confine, produce l’effetto di danneggiare tutto il settore e così quasi sempre l’argomento è trattato con un atteggiamento di discredito e incredulità. Ma nella marea di accrocchi effettivamente inutili, si nascondono progetti, prototipi e persone molto valide.
Gli apparati esistenti
Nel mio percorso di ricerca delle energie di confine mi sono imbattuto in molti sistemi banali e inconcludenti, ma anche in progetti molto interessanti. A partire dal sistema a moto perpetuo di Finsrud (5) una vera opera d’arte che sembra realizzare il moto perpetuo (senza però possibilità di ottenerne energia), al M.E.G. (Motionless Electromagnetic Generator) (6) coperto da due brevetti negli USA, al sistema “O.R.B.O.” della società Steorn (7) che nonostante diversi problemi e ritardi continua ad essere sviluppato mostrando anomalie difficilmente spiegabili.
Probabilmente questi ultimi due sistemi potrebbero fornire una prima valida strada per l’estrazione dell’energia di punto zero, ma attualmente nessuno dei prototipi che ho analizzato e seguito ha di fatto avuto successo nel suo compito. Per adesso. Ma ogni passo effettuato in questa direzione è un tassello in meno da dover scoprire affinché il quadro complessivo delle conoscenze riesca a fornire il primo estrattore di Free Energy. Inoltre lo studio e l’applicazione pratica di questi principi scientifici porta a strade parallele non previste. È il caso, ad esempio, del motore elettrico che sfrutta il principio del “Parallel Path”. Grazie a costanza, condivisione delle conoscenze e una buona dose di manualità e competenza elettronica due ricercatori romani, che inseguivano il sogno di realizzare un congegno Free Energy, hanno ottenuto non un motore overunity ma uno con un’altissima efficienza, una semplicità costruttiva notevole (quindi bassi costi di realizzazione), e delle proprietà tecniche interessantissime che potranno aiutare il settore dell’automotive elettrico a superare i problemi di bassa autonomia.
Il prototipo, sviluppato in libera collaborazione sul forum Energeticambiente.it (8), una volta raggiunta una certa maturità è stato portato per dei test e verifiche presso l’università di Tor Vergata, dove ha suscitato estremo interesse per le sue peculiarità. Oggi il motore è in fase brevettuale presso l’Università e in sviluppo per produrre un motore hub per scooter elettrici. Questo è un esempio di come le scoperte o i miglioramenti tecnici possano davvero nascere negli scantinati e crescere sul web grazie alla grandissima forza di interazione e condivisione delle informazioni di questo canale. Se le persone che sviluppano questi sistemi lo fanno con onestà e posseggono le basi fondamentali per affrontare i problemi con cognizione di causa e competenza, ecco che non ci sono limiti all’intuizione e alle scoperte possibili. Quello dello sfruttamento dell’energia di punto zero è un prossimo traguardo che la fisica stessa ci dice possibile da raggiungere e che metterà a disposizione dell’umanità un’energia pressoché illimitata, disponibile ovunque e a bassissimo costo. La strada è tracciata, la struttura teorica è presente. Manca solo la chiave di volta. Chi la troverà potrà cambiare il destino dell’umanità. Buona ricerca a tutti!
Roy Virgilio
Note
(1) Wikipedia Erwin Schrödinger
(2) Physical Review Vol. 115 n. 3 del 1 agosto 1959.
(3) Wikipedia Effetto Aharonov-Bohm
(4) Per approfondire: progettomeg.it
(5) progettomeg.it/finsrud_progettomeg.htm
(6) Per approfondire: progettomeg.it
(7) Per approfondimenti: energeticambiente.it
(8) Le diverse discussioni che racchiudono la storia e lo sviluppo di questo prototipo sono raggiungibili nella sezione “Parallel Path” di energeticambiente.it