L’idea che dei microorganismi possano influenzare la formazione e l’organizzazione di nubi e siano in grado di causare eventi atmosferici e modificare il clima, può sembrare fantascientifica.
di Guglielmo Menegatti
In realtà si tratta di un fatto riconosciuto, comprovato e studiato dalla meteorologia; esistono svariate pubblicazioni su questo argomento, anche se l’informazione è praticamente sconosciuta al grande pubblico. In natura esiste un microrganismo che si trova diffusamente nell’acqua, nella vegetazione ed in atmosfera, e che è in grado di modificare la struttura dell’acqua, trasformandola in neve, grandine e pioggia; il microrganismo in questione si chiama “Pseudomonas syringae”.
Il nome “Pseudomonas” deriva dal greco e tradotto significa “pseudo unità”, questa denominazione è giustificata dal fatto che normalmente all’interno dello stesso involucro convivono due batteri. Potrebbe essere proprio questa doppia conformazione che dona al batterio le sue speciali capacità. La teoria attualmente in auge sostiene che questi microorganismi producono una proteina dotata di un particolare pattern grafico (una specie disegnino in bassorilievo). La proteina mediante semplice contatto con l’acqua, sarebbe in grado di trasformarla senza alcun uso di energia. Questo stupefacente pattern dovrebbe fare a costo zero un cambiamento di fase dell’acqua. Per un approfondimento sulla teoria corrente che descrive la formazione di ghiaccio vedere questo link.
Nel documento si spiega come tramite il semplice contatto interfacciale tra l’acqua e la superficie del batterio, si modifichi la disposizione delle molecole dell’acqua, senza però chiarire quale sia la sorgente dell’energia necessaria per creare la disposizione stessa. Gli studiosi del settore considerano come un dato di fatto che la produzione di ghiaccio, l’alterazione del PH, la variazione della concentrazione, l’alterazione della disposizione cristallina, ecc. si realizzano (come per miracolo) senza dispendio di energia e per semplice contatto interfacciale (youtu.be).
Nonostante il funzionamento di questo straordinario microorganismo non sia chiaro, da anni gli scienziati riescono a sfruttare la sua proteina nella tecnologia usata per creare neve e ghiaccio artificiale. In questo video si può verificare l’efficacia del batterio nel produrre ghiaccio. Per la sua capacità intrinseca di congelare, il microrganismo Pseudomonas è sottoposto ad una devitalizzazione per poi essere impiegato per la produzione della neve artificiale o altri scopi inerenti la refrigerazione:
EFFETTI SUL CLIMA
Può sembrare incredibile, ma una gran parte della responsabilità per i recenti disastri climatici che conosciamo (repentini cambiamenti di temperatura, nuvolosità, eventi estremi, numero eccessivo di uragani di intensità elevata, venti fortissimi etcc) potrebbe essere dovuta all’uso indiscriminato fatto dall’uomo della proteina di Pseudomonas nella refrigerazione. Per avere un’idea dell’impatto ambientale, dell’energia usata e anche delle masse d’acqua che sono utilizzate negli impianti per produrre la neve artificiale consiglio la lettura di questi link.
Vi sono parecchi studi sull’impatto ambientale dei generatori di neve artificiale, ma sembra che questo delicato argomento non abbia ancora fatto breccia nei sensibili cuori degli ambientalisti. In questo studio in lingua francese è descritto l’impatto ambientale de generatori di neve artificiale:
In questo studio invece si pongono alcune domande sulla creazione del ghiaccio artificiale e delle sue conseguenze: mdpi.com
PROLIFERAZIONI DI MALATTIE NEI VEGETALI
Pseudomonas purtroppo è anche un batterio patogeno che colpisce principalmente le piante e la sua tecnica d’attacco consiste nello sciogliere il legno del fusto per poterlo digerire. Inoltre egli agisce anche sul terreno nei pressi delle radici, ammorbidendolo e rendendolo gommoso. Il microorganismo infatti secerne un liquido viscoso allo scopo di creare un ambiente protetto dove crescere e moltiplicarsi; il liquido penetra nel terreno modificandone la struttura.
Inoltre è anche in grado di produrre un film plastico che probabilmente consente la creazione di colonie che si assemblano in modo da moltiplicare la loro capacità energetica. Qualche cosa di simile si verifica anche con un batterio che si chiama “Desulfobulbaceae“, per un approfondimento si veda il link. Il microrganismo vive anche in atmosfera ed è un fatto noto che egli contribuisce alla formazione della neve, grandine e pioggia (youtu.be).
Per altre informazioni sulle patologie vegetali provocate dal batterio si vedano questi link: la sua propagazione è ancor piu pericolosa, perché sfrutta anche il ciclo dell’acqua per cui sono necessarie altre precauzioni. Questo articolo, visibile al link qui sotto, probabilmente, rappresenta il miglior lavoro sull’argomento e mostra quanto Pseudomonas sia terribile, virulento e capace di modificarsi in funzione delle sue necessità contingenti: nature.com
LE PROVE
In questo capitolo, si riporteranno in sintesi, alcuni indizi che portano a pensare che gli effetti sul clima e sulla vegetazione possano essere generati da Pseudomonas. Le prove riportate riguardano solo quegli effetti fisici che sono visibili, ricorrenti e constatabili da chiunque. E’ importante ricordare che il batterio vive in grosse colonie ed è in grado di instaurare una forma comunicativa con gli altri batteri della colonia, al fine di perseguire uno scopo comune, legato alla preservazione e sviluppo della propria specie. Purtroppo questo intento va in contrapposizione al benessere di altre specie, in particolare della nostra. La presenza del batterio può essere legata a problemi della nostra salute, un esempio lo troverete in questo link.
1) ALBERI
A) Gli albero cadono con una frequenza sempre maggiore, sia nei boschi sia nelle città urbane, la causa è il terreno intorno alle radici che è reso molle dal liquido viscoso che secerne il batterio. I crolli di alberi attribuiti al vento non sono sempre ragionevoli perché frequentemente le aree sono delimitate da da altri alberi intatti e ciò fa che essi siano piuttosto dovuti all’epidemia che si è propagata.
CONCLUSIONI
Guglielmo Menegatti