Citando un rapporto del Ministero dell’Economia, Commercio e Industria giapponese, l’agenzia di analisi finanziarie Bloomberg afferma che il Paese asiatico “possa più che raddoppiare la sua capacità di energia geotermica entro il 2030″.
La stessa fonte afferma che “il Paese, attualmente al terzo posto al mondo in termini di risorse geotermiche, ha attualmente 520 MW installati. Entro il 2030, il Giappone potrebbe aggiungere da un minimo di 380 MW a un massimo di 850 MW, a seconda dei diversi scenari che tengono conto di più fattori, quali ad esempio la deregolamentazione del settore”.
Questa notizia è stata accolta positivamente dai mercati internazionali e finalmente anche nell’arcipelago del Sol Levante nuovi progetti geotermici, sia grandi che piccoli, potranno vedere la luce. Come ad esempio nella Prefettura di Akita, nel nord del Paese, dove due colossi energetici come JPower e Mitsubishi Corp. hanno appena annunciato la costruzione di un nuovo impianto da 42 MW per la produzione elettrica, che sarà terminato a maggio 2019.
Le stime sono state presentate da un Panel di esperti incaricati dal governo con il compito di rivedere la domanda di energia a lungo termine del Giappone. Oltre alla geotermia, l’altra fonte rinnovabile che può essere sviluppata ulteriormente è quella idroelettrica, settore nel quale il Giappone ha un range incrementale abbastanza ampio: da 350 MW a 2.960 MW entro il 2030 rispettivamente nello scenario meno e più favorevole. Una potenza aggiuntiva che si andrebbe ad aggiungere a quella attuale pari a 47.450 MW.
Anche la capacità produttiva della biomassa potrebbe aumentare nei prossimi 15 anni, con un incremento stimato di 4.080 MW sugli attuali 2.520 MW. Le stime per l’eolico e la generazione di energia dal fotovoltaico invece non sono state presentate nel documento.
Aldo Ferretti