Dott. Giuseppe Nacci, M.D.
Riassunto
In questo Studio, 18 pazienti sono sottoposti a “Terapia Metabolica”, sulla base di precedenti lavori scientifici pubblicati su riviste mediche ufficiali o libri scientifici degli Autori, come i ventuno casi clinici del dottor Marco Tasca (1), i dieci casi clinici del dottor John Morrone (2), i centocinquanta casi clinici dei dottori Ettore Guidetti e Domenico Rossi (3), i 288 casi clinici del dott. Philip Binzel
(4), i centocinquantatre casi clinici del dott. Hildebrand, (5), i quaranta casi clinici del dott. Tan (6) e i circa mille casi clinici riportati del dott. Contreras (7).
Nella decisione di iniziare questo Studio, e nell’impostare il protocollo-base per tutti i pazienti considerati, ci si è soffermati, in particolare, sulle statistiche di sopravvivenza a lungo termine ottenute da Contreras (7), Binzel (4) e Hildebrand (5), tutti di scuola gersoniana e quindi su modelli di “Terapia Metabolica” molto simili fra loro.
Studio Contreras :
il dott Contreras (7) ha dimostrato di raggiungere la guarigione nel 30% dei cancri polmonari (200 casi clinici osservati); di circa il 40% nel caso dei cancri alla mammella (130 casi clinici osservati),il 30% nel caso dei cancri del colon (150 casi clinici osservati) e l’86% dei casi di cancro alla prostata (600 casi clinici osservati).
Studio Binzel :
Nel 1994, il prof. Binzel pubblicò i risultati da lui ottenuti trattando i suoi pazienti negli anni 1974-1991 (4): su una casistica comprendente 180 pazienti che presentavano cancro primario (non metastatizzato e circoscritto ad un singolo organo o tessuto), 131 erano ancora vivi nel 1991, data in cui veniva pubblicato il rapporto. A quel tempo, 58 pazienti erano stati seguiti per un periodo dai 2
a 4 anni, mentre 80 di essi avevano avuto un follow-up medico per un periodo di 5-18 anni. Dei 42 pazienti che erano deceduti nel 1991, 23 erano morti a causa del cancro contratto, 12 per “cause non connesse” e 7 per “cause sconosciute”. Tra i pazienti che presentavano metastatizzazione, 32 su 108 erano morti della loro malattia, 6 per “cause non connesse”, e 9 per “cause sconosciute”. Dei 61 pazienti ancora vivi nel 1991, 30 avevano avuto un follow-up medico di 2-4 anni, 31 erano stati seguiti per un periodo di 5-18 anni.
Studio Hildebrand :
Questo lavoro (5) fu fatto nel 1995, su pazienti malati di melanoma maligno, in cui si ebbero percentuali di remissione da malattia intorno al 40% per i casi più avanzati: dall’indagine retrospettiva risultò che per 14 pazienti affetti da Melanoma di Grado Primo e Secondo, il 100% era ancora vivo dopo 5 anni; per 17 pazienti affetti da Melanoma di Grado Terzo (cioè con metastasi localizzate), l’82% era ancora vivo dopo 5 anni; per 33 pazienti affetti da melanoma di Grado Terzo A e di Grado Terzo B, il 71% era ancora vivo dopo 5 anni; per 18 pazienti affetti da Melanoma di Grado Quarto A, il 39% era ancora vivo dopo 5 anni.
Altri Studi :
Anche altri Studi, non prettamente di scuola gersoniana, sono stati valutati con attenzione: nel 1966 al congresso internazionale di Tokyo, Rossi e Guidetti riportano un loro trial durato 10 anni, che aveva coinvolto centocinquanta pazienti affetti da cancro, riscontrando nella metà di essi un obiettivo miglioramento (3). In merito a tumori cerebrali, in Cina si è somministrata
la vitamina “Elemene” in arteria carotidea in 40 pazienti affetti da tumore primitivo (gliomi) o metastasi cerebrali, nell’arco di 2 anni di terapia, con riduzione di almeno della metà delle masse neoplatiche nel 70% dei casi osservati (6).
La Terapia Metabolica
La Terapia Metabolica è oggi rappresentata da molte varianti, ognuna delle quali porta il nome del medico che l’ha rappresentata. Sostanzialmente, però, si può parlare di terapie simil-gersoniane, in ricordo del grande medico tedesco Max Gerson (8-13), che per primo intuì l’estrema importanza di un ritorno della Medicina sui quei lontani valori classici del corretto utilizzo dell’alimentazione,
non solo come presidio di prevenzione contro le malattie, ma anche come vero e proprio modello terapeutico per le grandi malattie cronico-degenerative del XX secolo, ripercorrendo così, dopo oltre 2.500 anni, i concetti e i pensieri che erano già stati enunciati dal grande medico greco Ippocrate di Kos, fondatore della Medicina Occidentale.Queste terapie metaboliche sono molto simili fra loro e, secondo l’autore del presente lavoro, possono essere inquadrabili sui seguenti 10 principi di base, almeno per quanto riguarda la cura dei tumori maligni.
Primo punto:
I tumori maligni (carcinomi, sarcomi, leucemie, linfomi, etc…) sono provocati da gravi mutazioni genetiche subite dal DNA delle cellule (aberrazioni cromosomiche). Il tumore maligno è quindi, in sostanza, una patologia che tende a insorgere per carenze croniche di vitamine(la cui mancanza non ha permesso la riparazione del danno genetico o la morte per apoptosi della cellula malata), e la cura di tali tumori deve basarsi quindi sul ripristino dell’apporto vitaminico in alte dosi, allo scopo di provocare il suicidio spontaneo (apoptosi) delle cellule tumorali. Alcune di queste vitamine possono anche essere assunte per endovena, allo scopo di incrementarne l’accumulo sui tumori, valutando la loro percentuale di accumulazione sul tumore sulla base di calcoli previsionali farmaco-cinetici di Medicina Nucleare e/o Risonanza Magnetica Funzionale riportati nella “TEORIA dei TRACCIANTI” (14).
Secondo punto:
La chiave di volta per la cura “metabolica” del cancro e degli altri tumori maligni si basa, come prima direttrice, sul fatto di sottrarre al tumore ciò che lo alimenta. Essa deve basarsi,sostanzialmente, sulla sottrazione di Proteine dalla dieta del paziente oncologico, cioè nella sottrazione di almeno uno degli aminoacidi essenziali (Leucina, Valina, Isoleucina, Lisina,
Metionina, Triptofano, Treonina, Fenilalanina, Istidina) necessari alla sintesi di nuove proteine (e quindi di nuove cellule), poiché l’assunzione di proteine consentirebbe anche alle cellule tumorali di replicarsi. Ad esempio, in un lavoro scientifico del 2006 venne dimostrato ancora una volta che essere deprivati anche di un solo aminoacido essenziale è sufficiente affinché venga bloccato il meccanismo di replicazione delle cellule (15).
In questo Studio, condotto su 18 casi clinici, si è così deciso di misurare nel sangue il livello delle “Proteine Totali” che, in caso di dieta ipo-proteica corretta dovrebbero mantenersi a livelli molto bassi, compatibilmente con i limiti normali accettabili di range, e quindi su valori idealmente compresi fra 6,0 e 6,6 grammi /100 millilitri di sangue, per poi farli scendere al di sotto del valore limite di 6,0 sulla base delle decisioni proprie del medico curante. Poiché la maggior parte del cibo contenente tutti e 9 gli aminoacidi essenziali(carne, uova, lievito, germogli, latte e suoi derivati) contiene anche la vitamina B12 (necessaria
anch’essa alla proliferazione delle cellule), si è anche ritenuto utile misurare quest’ultimo valore come indicatore indiretto di un buon comportamento del paziente nel seguire la dieta ipo-proteica.
Si sono ritenuti soddisfacenti, per la terapia alimentare impostata, quei pazienti che siano riusciti a mantenere la vitamina B12 su livelli molto bassi, al di sotto di 150-200 picogrammi/millilitro di sangue. In nessuno dei circa quaranta casi clinici osservati dall’autore del presente lavoro, dal 2002 ad oggi, si sono registrati valori inferiori a 100 picogrammi/millilitro di sangue, probabilmente perché lo stesso fegato è riserva importante di vitamina B12 in caso di sua carenza alimentare,
anche se protratta per più di 4-5 anni, (come riportato in letteratura medico-scientifica).
Terzo punto:
La principale chiave di volta per la cura “metabolica” del cancro e degli altri tumori maligni si basa su una seconda direttrice: dare al tumore ciò che lo uccide, ma senza arrecare danno al paziente.Questa seconda direttrice è sostanzialmente basata sull’utilizzo di grandi quantità di vitamine naturali, allo scopo di sfruttare l’azione di apoptosi di queste sulle cellule tumorali, e,
secondariamente, sul fatto che queste vitamine naturali provocano anche l’arresto di replicazione delle cellule tumorali; esse hanno anche azione di anti-angiogenesi sui capillari neoplastici,inibizione del PIF (Proteolisis Inducing Factor) prodotto dalle cellule del cancro, e arresto della crescita del tumore.
Quarto Punto:
Risposta immunitaria contro il tumore. Tutte queste terapie utilizzano sistemi vitaminici per stimolare anche i globuli bianchi contro le cellule tumorali. Queste stesse terapie metaboliche considerano la febbre come una forma di ipertermia naturale dello stesso paziente che, in analogia alla ben nota IPER-TERMIA radiante delle apparecchiature ospedaliere, provoca la necrosi spontanea delle cellule tumorali, essendo le masse neoplastiche poco vascolarizzate al loro interno,e quindi particolarmente vulnerabili agli effetti ipertermici della stessa febbre. I valori ematici che vengono routinariamente ricercati nei pazienti sono quindi il numero totale di Leucociti, la percentuale di Linfociti (che dev’essere superiore almeno al 35-40%) e la Velocità di Eritro-Sedimentazione (VES), che dev’essere superiore ad almeno 12 millimetri/prima ora.
La Risposta Immunitaria viene condotta per mezzo di Linfociti T gamma-delta, di Linfociti T gamma-delta, di linfociti Killer e di Natural Killer: veri sistemi-guida di una risposta immunitaria completa del paziente contro il tumore stesso (avvio della Cascata Immunitaria).In merito, esistono diversi lavori scientifici (16-23); in particolare, per tumori al cervello (24-26); per
tumori della mammella (27, 28); per tumori del Colon (29); per leucemia (30), per tumori del fegato (31); per tumori del rene (32), del polmone (33-35) ; per il Melanoma maligno (36-37).E’ stato però dimostrato che stress negativi tendono a ridurre la risposta immunitaria (38-42).
Quinto punto:
Detossificazione del fegato mediante vitamine ad attività epato-protettiva ed Enteroclismi di Coffea arabica e/o Matricaria camomilla. Le vitamine devono essere capaci di permettere l’eliminazione delle stesse sostanze tossiche, depurate dal fegato attraverso la bile (attività coleretica e colagogica), senza riassorbimento di queste tossine da parte dell’intestino (vitamine ad
attività lassativa). Ciò è estremamente importante poiché permette di eliminare rapidamente le tossine liberate dalla massa tumorale (infiammata e quindi anche ingrandita dalla risposta immunitaria), riducendo così il dolore proveniente dalla stessa massa tumorale. Il fegato è l’organo principe della terapia metabolica qui enunciata.
Come indicatori indiretti dell’azione depurativa epatica si sono prese in considerazione le transaminasi epatiche SGOT e SGPT, la Gamma GT, la Bilirubina totale. Importanti sono gli enteroclismi di Coffea arabica e/o di Matricaria camomilla
secondo metodo Gerson, da eseguirsi ogni giorno, e le vitamine epatoprotettive di Silybum marianum, Taraxacum officinale, Smilax aspera, Cynara scolymus, Salvia officinalis, Agropyrum repens, Hyssopus officinalis, Matricaria camomilla, che non dovranno mai essere sospese.
Sesto Punto:
La terapia metabolica combatte la DIS-BIOSI intestinale. Questa terapia aiuta a combattere il rischio di sovvertimento della normale flora batterica intestinale (flora batterica saprofita),responsabile dei fondamentali processi di assimilazione delle vitamine naturali contenute nei cibi vegetali (frutta, verdura, cereali, legumi, ortaggi). Pertanto essa si baserà anche sull’utilizzo di fermenti lattici intestinali, allo scopo di ripristinare quella SIM-BIOSI tra corpo umano e germi saprofiti, e di consentire così un buon equilibrio nutrizionale di assimilazione delle vitamine da parte dell’uomo.
Settimo Punto:
Mantenimento della Glicemia a bassi livelli, evitando picchi glicemici. Il Glucosio è necessario alla cellula tumorale per ottenere energia e per replicare il proprio DNA. Nelle terapie metaboliche si studiano protocolli dietetici molto complessi, ma sostanzialmente simili come impostazione: pasti frequenti ma piccoli con cibi a basso indice glicemico. Alcuni medici, soprattutto all’estero,somministrano anche insulina ai pazienti, pur non essendo questi affetti da diabete. In questo
Studio non si è mai fatto uso di insulina, ma si è analizzato spesso il valore ematico del Glucosio o dell’Emoglobina glicata.
Ottavo Punto:
Impiego di enzimi proteolitici. Tale azione è stata ritenuta vantaggiosa da diversi Autori, allo scopo di ottenere un maggior assorbimento di vitamine naturali a livello gastro-enterico e una maggior azione delle difese immunitarie contro le masse tumorali presenti nel paziente, così come riportato soprattutto dalla Fondazione Gerson (8-13).
Nono Punto:
Impiego di particolari acidi grassi insaturi al posto dei grassi saturi. Gli acidi grassi insaturi (fra cui soprattutto gli Omega 3) migliorerebbero la funzionalità delle pareti cellulari, consentendo così alle vitamine naturali di penetrare agevolmente nelle cellule malate, e provocando così la apoptosi e altri fenomeni correlati, fra cui anche il maggior assorbimento di Glucosio all’interno delle cellule del paziente e il corrispettivo abbassamento dei valori glicemici nel sangue. Il loro meccanismo
d’azione è comunque molto più ampio e variegato, come dimostrato da Pardini (43) e Noguchi (44).
L’acido alfa-linolenico (vit. F), ad esempio, è un acido grasso cis-polinsaturo presente nell’olio di semi di Lino spremuti a freddo: viene trasformato in EPA e DHA (grassi Omega 3), ed è molto efficace contro i tumori maligni, come dimostrato da Pardini (43); Noguchi, inoltre, ha dimostrato che gli Omega 3 contribuiscono a ridurre le masse tumorali, a differenza degli Omega 6, pur essendo anche questi acidi grassi insaturi (44).
Decimo Punto:
Equilibrio Sodio/Potassio. E’ molto importante l’utilizzo del Potassio e di Magnesio. In particolare, l’impiego del Potassio fu discusso in passato da diversi autori (11, 13), che ripresero il lavoro di Gerson.
Le cellule umane si comportano più come granuli di uno scambio ionico Potassio-Sodio, piuttosto che come semplici sacche d’acqua. In questo quadro, anche il Magnesio, il Germanio (45), il Selenio, lo Iodio e il Silicio sono minerali fondamentali. Viceversa, il Sodio dev’essere assunto nella quantità più bassa possibile (8-13).
Materiali e Metodi
A questi 18 pazienti, tutti non trattati con Chemio-Terapia, è stata preclusa la normale alimentazione normo-proteica (carne, uova, pesce, lievito, germogli, latte e derivati) e quella a base di altri cibi ricchi di vitamina B12, e/o di grassi saturi, e/o ad elevato indice glucemico, e/o ad alto contenuto di Sodio.A questi pazienti sono stati invece somministrati, per via orale, elevatissime quantità di vitamine fitoterapiche, spesso preparate in forma liquida ogni 2-3 ore in maniera quantitativa tramite
centrifughe, frullati, o una particolare macchina “schiaccia-frutta” di costruzione tedesca, allo scopo di ottenere una buona assimilazione gastro-intestinale dei liquidi nutritivi, un loro buon assorbimento a livello intestinale ed epatico, una sperabile buona concentrazione a livello plasmatico (teoricamente misurabile in micromoli/litro di sangue), e quindi, sempre in teoria,
un’alta concentrazione di queste vitamine anche a livello tumorale, dove poter sfruttare l’azione di apoptosi di queste ultime sulle cellule tumorali maligne presenti nei pazienti.
Particolare attenzione è stata data alla qualità della frutta e della verdura impiegata: tutta italiana, e con etichetta certificata come cibo prodotto da Agricoltura Biologica Italiana.Purtroppo, in questo lavoro, non è stato possibile misurare l’incremento nel sangue e nel tumore delle vitamine naturali, così ottenute dai numerosi introiti liquidi preparati di volta in volta.Le vitamine desiderate per la terapia sono quelle indicate in tabella 1 e 2.L’unico tipo di frutta NON impiegato, causa l’elevata glicemia, è stata la Musa sapientum (banana).
In tabella 3 è riportato un esempio di schema terapeutico adottato in genere dai pazienti.
Da questa tabella, si sottolinea quanto segue :
1) i pazienti hanno quasi sempre assunto 2 cucchiai grandi di olio di semi di lino spremuti a freddo allo scopo di far assumere dall’organismo la vitamina F.
2) i dosaggi di vitamina C sono stati uguali o superiori a 10-30 grammi giornalieri.
3) per alcuni di questi pazienti, con grave quadro clinico, gli Enteroclismi a base di Coffea arabica e di Matricaria camomilla sono stati impiegati al dosaggio anche di 3-4 al giorno, spesso misti.
4) l’Argilla superventilata è stata applicata con fanghi alti 5 centimentri e per periodi non superiori alle due ore.
5) enzimi proteolitici provenienti da Ananas (Bromelina), sono stati impiegati a vario dosaggio
6) vitamine epato-protettive, concentrate in fiale, sono state spesso impiegate: Silybum marianum,Taraxacum officinale, Smilax aspera, Cynara scolymus, Salvia officinalis, Agropyrum repens,Hyssopus officinalis, Matricaria camomilla.
7) molte le piante medicinali usate in questa terapia (Aloe species, formula di ESSIAC, Graviola,etc…): per i particolari della terapia condotta, soprattutto in merito alle modalità di scelta dei singoli prodotti fitoterapici impiegati, vedasi capitoli 1, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 e 17 del libro on-line, liberamente scaricabile da INTERNET : ”Mille Piante per guarire dal Cancro senza Chemio”- SETTEMBRE 2009
Prove ematiche basate sui markers tumorali più comuni (CEA, CA 19.9, CA 15.3, PSA, etc…) ed esami strumentali diagnostici (Tomografia computerizzata a raggi X (TAC), Tomografia a Risonanza Magnetica, Ecografia, Radiogrammi del torace (X-Ray), Scintigrafia ossea con Tecnezio 99m, e Scintigrafia ad Emissione di Positroni (PET) con Glucosio radioattivo(F18-Desossiglucosio) hanno seguito l’evolversi delle patologie neoplastiche in questi 18 pazienti.Nei pazienti in cui il livello di Proteine Totali tendeva a scendere sotto il valore 6,0-6,2 grammi/100 millilitri di sangue, con anche perdita evidente di massa muscolare, si è provveduto a reintegrare l’alimentazione proteica con impiego infra-settimanale di cibo a base di cereali oppure con pesce.
Terapia antalgica
Il dolore è dovuto all’impossibilità, da parte del fegato e dei reni, di eliminare le sostanze tossiche liberate dalle masse tumorali infiammate dalla Risposta Immunitaria.E’ necessario intervenire della fase di DETOSSIFICAZIONE acuta provocata dalla pesante Risposta Immunitaria.
Primo Livello:
intervenire sulla funzionalità epatica con vitamine fitoterapiche ad attività epato-protettiva Germanio organico, Silybum marianum, Taraxacum officinale, Smilax aspera, Cynara scolymus,Salvia officinalis, Agropyrum repens, Hyssopus officinalis, Matricaria camomilla e, al contempo,lassative a livello intestinale (per evitare il riassorbimento delle tossine (Aloe species, formulazione di ESSIAC, enteroclismi di Coffea arabica), controllando l’eventuale carenza di Potassio-Magnesio.
Secondo Livello:
aiutare il corpo nella DETOSSIFICAZIONE tramite EMUNTORIO CUTANEO mediante apposizione di fanghi di argilla superventilata da applicare sulle zone malate o a distanza, lungo le vie di distribuzione (sotto le fasce muscolari) delle tossine provenienti dal tumore.
In particolare, impiegare:
Argilla ventilata verde da terreno biologico (miscelare con acqua non clorata, in recipiente di rame,applicare tiepida sulle zone doloranti, alta almeno 5 centimetri, da tenere applicata per un periodo di tempo non superiore a 2 ore); l'Argilla verde può anche essere di tipo comune, ma sarebbe meglio impiegare l'Argilla verde macinata fine superventilata.
Nota bene: gli enteroclismi di Coffea arabica, secondo metodo Gerson, devono eseguiti da 2 a 5 volte al giorno, soprattutto in coincidenza con la Risposta immunitaria (dal pomeriggio inoltrato a mezzanotte).
Da impiego solo occasionale: Paracetamolo (Tachipirina o Efferalgan); associazione di FANS;Ibuprofene (Faspic), Cortisonici (sotto controllo medico), e Oppioidi (sotto controllo medico).
Vitamine naturali e cancro: razionale d’impiego
In Tabella 1 e 2 sono riportate le principali vitamine naturali fitoterapiche impiegate in questo Studio.
In oltre 200 Studi scientifici pubblicati, sono state messe in evidenza le relazioni tra il ridotto consumo di Frutta e Verdura fresca e il Cancro (46).Comuni carotenoidi contenuti nei cibi, il beta-Carotene, l'alfa-Carotene, il Licopene, la Luteina, la
Zeaxantina e la Cantaxantina hanno dimostrato potente azione anti-ossidativa, immuno-modulante e la possibilità d'influenzare l'espressione genetica, migliorando i rapporti di legame giunzionale intercellulare (47).
Il sistema più semplice per ottenere queste vitamine naturali è l'alimentazione liquida a base di succhi: questa dovrebbe essere basata, giornalmente, su 8-12 succhi freschi ottenuti da macchine schiaccia-frutta e costituiti da Frutta e/o Verdura fresca da “agricoltura biologica”, allo scopo di far assimilare al paziente la quantità più alta possibile di circa 20.000-30.000 vitamine naturali fitoterapiche esistenti nella comune frutta e verdura fresca italiana; importante la scelta degli alimenti da “agricoltura biologica” che dovrà essere certificata nel prodotto acquistato dai familiari del paziente, poiché prodotto ottenuto senza impiego di anti-parassitari e/o pesticidi, che altrimenti determinerebbero la distruzione delle vitamine fitoterapiche naturali presenti nel frutto o nella verdura.
L’importanza di assimilare cibi provenienti da “Agricoltura biologica” è già stato abbondantemente discusso in altre sedi.
Diversi lavori scientifici hanno dimostrato che gli alimenti biologici sono più ricchi di vitamine: ad esempio, nel pomodoro biologico è stato trovato un contenuto di bioflavonoidi che è circa il doppio di quello che si trova nel pomodoro da agricoltura industriale, e si è riscontrato un maggior livello di fenoli totali e di vitamina C in frutta e verdura biologica (48).
Un prestigioso istituto svizzero di ricerche agronomiche, con un lavoro sul campo durato ben 21 anni, ha potuto inoltre dimostrare che l’agricoltura biologica è una saggia alternativa a quella convenzionale perché, a fronte di una produttività soddisfacente (in media soltanto il 15-20% in meno rispetto a quella convenzionale), ha costi energetici più bassi (risparmio rispetto al convenzionale del 19% per unità di raccolta e del 30-40% per unità di superficie), conserva (o addirittura per certi aspetti migliora) la fertilità e la struttura del terreno e consente il mantenimento della biodiversità dell’ecosistema (49).
Nel 2002, il Centro di Alimentazione Infantile per la Prevenzione delle Malattie dell’Adulto dell’Ospedale Melloni di Milano, scriveva nelle conclusioni dell’esperienza clinica condotta sul divezzamento con prodotti biologici: “ i vantaggi che si possono ottenere nei bambini con un utilizzo regolare e costante nel tempo dei prodotti biologici sono sicuramente enormi. Rispetto agli
alimenti convenzionali, i prodotti biologici forniscono un apporto significativamente maggiore di molte componenti nutrizionali, una qualità migliore per altre e un minore apporto di pesticidi, antibiotici, nitrati, OGM e additivi….” (50, 51).
Nel 2003, il Dipartimento di Salute ambientale della School of Public Health and Community Medicine dell’Università di Washington concludeva lo studio “Esposizione a Pesticidi organofosforati da parte di bambini in età prescolare con alimentazione convenzionale e biologica” con le seguenti parole: “Lo Studio ha rilevato che i bambini con dieta prevalentemente
biologica presentano livelli di esposizione ai pesticidi organofosforati significativamente inferiori a quelli che consumano prevalentemente alimenti convenzionali. Il consumo di prodotti biologici costituisce un mezzo relativamente semplice a disposizione dei genitori per ridurre l’esposizione dei loro bambini ai pesticidi”.
Nel 2004, l’analisi dei dati del Center for Disease Control degli Stati Uniti riscontrava la maggior presenza di antiparassitari oltre che nella componente ispano-americana (da cui proviene la maggior parte dei braccianti agricoli in USA) in donne e bambini, “I bambini sono i più vulnerabili, e sono esposti ai maggiori livelli di organofosfati, deleteri per il sistema nervoso”: lo Studio dimostrava nella fascia d’età tra i 6 e gli 11 anni l’esposizione agli organofosforati in misura 4 volte superiore a
quella ritenuta “accettabile” dall’Agenzia statunitense per la protezione ambientale (52).
Nel 2005, una ricerca della Emory University ha rivelato che nell’urina di chi consuma prodotti alimentari da agricoltura industriale si individuano residui degli antiparassitari organo-fosforati Malathion e Chlorpyrifos (disordini neurologici negli animali e nell’uomo), che scompaiono dopo pochi giorni con un’alimentazione a base di cibi biologici. I ricercatori indicano espressamente che acquistare alimenti biologici diminuisce il carico corporeo di pesticidi per l’intera famiglia (53).
Uscendo dai laboratori di ricerca ed entrando nelle aule di giustizia, il Tribunale Amministrativo Regionale del Friuli Venezia Giulia (sentenza No. 412/2004 Reg. Sent. del 6 luglio 2004) dichiara :“…ritiene il Collegio che, agli effetti della presente controversia, il Comune sia chiaramente soggetto destinatario della norma dell’art. 59, quarto comma, della L. No. 488/99 in quanto una delle “istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche”, il che è sufficiente a radicare l’obbligo, nei suoi confronti, dell’uso di prodotti biologici e tradizionali”.
Il TAR Lombardia – Sezione III – Sentenza 4 aprile 2002, No. 1297, dice: “…con l’art. 46 del capitolato speciale, la stazione appaltante ha richiesto ai concorrenti di specificare nell’offerta i prodotti biologici utilizzati nella preparazione dei pasti, in aggiunta a quelli (legumi, pasta e pane) di impiego obbligatorio; ciò al fine di dare attuazione della previsione normativa contenuta nell’art.59, quarto comma, L.n.488/99, recante l’obbligo per le istituzioni pubbliche che gestiscono
mense scolastiche d’introdurre nelle diete giornaliere prodotti biologici, tipici, tradizionali e a denominazione d’origine protetta.
Infine, il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia, Seconda Sezione di Lecce (Registro Decis.: 1811/05, Registro Generale: 319/2005) dice: “Ora, non c’è dubbio che il Comune resistente sia un soggetto che gestisce una mensa scolastica e che sia quindi tenuto al rispetto della disposizione contenuta nell’art. 59, comma quarto, L.n. 488/99”…
Risposta immunitaria
La risposta immunitaria è stata valutata per via indiretta, sulla base dell’incremento dei markers tumorali (CEA, CA 19.9, CA 15.3, PSA, etc…), dei linfociti e della VES. In questo lavoro la Cascata Immunitaria, indotta contro il tumore, è stata avviata soltanto attraverso l'utilizzo di vitamine fito-terapiche, poiché di più riconosciuta sicurezza, rispetto alle complesse metodologie di estrazione dei Linfociti dal tumore, loro coltivazione in ambiente sterile, e quindi loro successiva reinoculazione endovenosa nel paziente come fatto da Rosemberg (54-60), e altri autori come ad esempio l’italiano F. Pizza (32).
Numerose sono invece le sostanze naturali ad azione immuno-modulante anti-neoplastica di derivazione vitaminica farmaceutica o naturale (60-110).
Il riconoscimento delle cellule tumorali da parte dei globuli bianchi è comunque un fenomeno complesso. La maggioranza degli antigeni tumorali marcatori, reputati negli anni Ottanta come antigeni tumorali specifici, sono in realtà antigeni di differenziazione, cioè antigeni che compaiono lungo la linea maturativa della cellula come antigeni embrionali.Non tutte le cellule fenoticamente tumorali esprimono gli stessi antigeni contemporaneamente e,indipendentemente dal ciclo cellulare, si ritiene che questi antigeni possano suscitare una debole reazione citotossica mediata dai linfociti, forse a causa di strutture carboidratiche schermanti le strutture proteiche, quest’ultime i veri determinanti antigenici (111).L’attivazione dei linfociti T soppressori viene provocata dalla debole risposta immunitaria al tumore: nel caso cioè di un tumore insorto spontaneamente, la presenza all’inizio di un basso numero di cellule favorisce anziché inibire la sua crescita attraverso un meccanismo mediato dai T soppressori.
E’ ancora controverso se i linfonodi regionali forniscano una barriera immunitaria o anche solo meccanica alla diffusione metastatica. Spesso i linfonodi adiacenti al tumore non contengono cellule tumorali ma mostrano una reazione iperplastica, suggerendo l’esistenza di una reazione dell’ospite contro il tumore o i suoi derivati. E’ stata anche avanzata l’ipotesi che i linfonodi abbiano una capacità limitata di eliminazione delle cellule neoplastiche. Si ritiene cioè che il limite di questa azione sia data esattamente dal numero di cellule maligne che raggiungano il linfonodo,valore che deve necessariamente essere inferiore alle 500-1.000 cellule per non far attecchire la metastasi. La distruzione delle cellule metastatizzanti verrebbe attuata soprattutto dai macrofagi istiocitari dei seni con reazione iperplastica dei medesimi, a cui seguirebbe una infiltrazione attiva della micro-metastasi tumorale ad opera di linfociti T citotossici e Natural-Killer (NK) (111).
Questi avrebbero reattività spontanea contro le cellule tumorali, primarie o metastatiche, senza estrinsecazioni di istocompatibilità o di specie-specifiche per la funzionalità dell’interazione cellulo-mediata.Topi con bassi livelli di NK se trattati con Beta-estradiolo aumentano in modo significativo il numero dei propri NK, con riduzione significativa del numero delle metastasi (111).Anche i Neutrofili del sangue periferico umano si sono dimostrati in grado di inibire la crescita in
vitro di cellule tumorali di origine umana o murina, ma con rapporto di forza di 40 a 1 tra cellule effettrici e cellula neoplastica; e sempre se quest’ultima rivestita da anticorpi (111).
I Monociti-Macrofagi mostrano citotossicità di tipo fagocitario su cellule neoplastiche anche in assenza di precisa stimolazione: la loro citotossicità si svolgerebbe attraverso il legame, favorito dal recettore per la porzione FC dell’anticorpo e del complemento, al bersaglio antigenico ricoperto da anticorpi con un rapporto di forze di 1 ad 1, cui seguirebbe la distruzione della cellula (111).Di recente, notevole interesse hanno anche sollevato i Linfociti T, che risulterebbero essere attivati da particolari sostanze, quali le lecitine, contenute ad esempio nell'Aloe (98).Risulterebbero anche utili, poiché precursori delle Prostaglandine e quindi coadiuvanti nella Cascata Immunitaria, sia l'olio di Borrago officinalis (Borragine, Lingua rada [nota: eliminare la fitta peluria che la ricopre]), sia l'olio di Oenothera biennis (Enotera), sia le foglie di Nelumbium speciosum
(Kamala), contenenti due acidi grassi insaturi essenziali (vitamine F): l'acido gamma-linolenico e l'acido linoleico (già indicati da Pardini, vedi bibl. 43): gli acidi cis-linoleico e gamma-linolenico
introducono nella complessa biochimica umana discrete quantità di acidi grassi essenziali; poi,attraverso l'acido gamma-linolenico (GLA) viene così superato il blocco delta 6-desaturasi promuovendo la produzione delle Prostaglandine, avviando così le prime fasi della Cascata Immunitaria.
La Risposta Immunitaria (Cascata Immunitaria) può essere suddivisa in :
Inflammatio lymphonodis
Inflammatio tumoris
Detossificatio tumoris
Deproteinatio tumoris
Reliquatio tumoris
Expurgatio tumoris
Resolutio ad integrum
INFLAMMATIO LYMPHONODIS:
E’ l’infiammazione dei soli linfonodi prossimali al tumore, per attivazione dei Linfociti Natural Killer. Questi linfonodi appariranno “reattivi” ad eventuali esami ecografici. La Cascata Immunitaria contro il Cancro (Risposta Immunitaria) è sempre iniziata a livello linfonodale ove sono presenti linfociti Natural Killer, e sono linfonodi posti in sede prossima al tumore, causa il continuo drenaggio linfatico (circolazione linfatica), che trascina a questi linfonodi, veri e propri sistemi di filtraggio in rete, eventuali cellule tumorali provenienti da organi o tessuti vicini al linfonodo. Come già riportato in letteratura medica (112,113) la cellula
tumorale viene così “esaminata” all’interno del linfonodo da questi speciali linfociti e da altri, che ne analizzano la targa genetica, costituita da sottili filamenti proteici presenti sulla superficie di tutte le cellule, sia sane che malate.
Se la targa genetica è alterata nella sua sequenza, cosa molto comune nel caso di cellule del cancro, questi linfociti uccidono la cellula malata mediante impiego di un particolare ago proteico (Perforina), con il quale perforano la parete della cellula
“estranea”, facendole così perdere il Potassio e altre sostanze contenute al suo interno. Una volta uccisa, la cellula tumorale viene analizzata ed elaborata in questo particolare e preziosissimo micro-laboratorio biologico. Secondo l’autore del presente lavoro, il linfonodo maturerebbe così, nel corso dei giorni e delle settimane successive, la propria risposta immunitaria al Cancro.
Questa reazione immunitaria consisterebbe quindi, sostanzialmente, in un ingrandimento del linfonodo, che può così raggiungere anche le dimensioni di qualche centimetro. Questi linfonodi sono sempre “reattivi” all’esame ecografico (cioè non distrutti nella loro morfologia interna dall’invasione neoplastica,ma risultano soltanto ingranditi come dimensione) e NON dovrebbero essere quindi mai tolti. Quando i chirurghi levano invece questi linfonodi, essi sono quasi tutti negativi per presenza di cellule tumorali, oppure presentano piccole infiltrazioni di cellule tumorali. (Nota: alcuni di essi risultano invece totalmente sovvertiti nella loro struttura morfologica, poiché totalmente invasi dalle cellule dal cancro). La maggior parte dei linfonodi, però, risultano essere sani e e”reattivi” al tumore ma, essendo stati tolti dal chirurgo, viene a cadere la risposta immunitaria locale, e il tumore, può a questo punto propagarsi a distanza, ricomparendo a distanza di tempo in zone molto lontane dall’origine primaria (metastasi), proprio perché è venuta a cadere l’azione di filtro di questi importantissimi “sistemi di rete”.
Analogamente, anche la Radio-Terapia riveste, paradossalmente, un’azione negativa nei confronti della Cascata Immunitaria, poiché molto spesso le pesanti sedute di Radio-Terapia colpiscono anche i preziosi linfonodi posti in vicinanza del tumore primario.La Cascata Immunitaria (Risposta Immunitaria) rimane locale per molti mesi.Ciò rende estremamente delicato l’approccio terapeutico iniziale poiché quest’ultimo deve salvaguardare innanzitutto il “linfonodo reattivo”, ove pochi linfociti Natural Killer hanno finalmente “riconosciuto” la malattia.Soltanto a seguito dei complessi fenomeni della “Cascata Immunitaria”, cioè dell’attivazione in sequenza dei Linfociti gamma-delta, dei Linfociti T citotossici, dei Linfociti B, dei Linfociti Killer, dei Monociti, vi sarà alla fine una Risposta Immunitaria non più locale, ma finalmente generalizzata e diffusa all’intera rete immunitaria del soggetto (produzione di Interleukina 6 (vedi Proteina C Reattiva), attivazione dei Linfociti B, presenza degli anticorpi policlonali).
INFLAMMATIO TUMORIS:
E’ caratterizzato da Dolor, Calor, Rubor, Tumor, Functio lesa della regione anatomica interessata dal Cancro. Può esserci anche febbre (sempre e comunque pomeridiana e/o serale). Il Dolor da Inflammatio Tumoris sembrerebbe diverso da quello dovuto al Cancro. Il Dolor da Inflammatio tumoris insorge in genere con la Risposta immunitaria (Cascata Immunitaria), cioè di pomeriggio, dopo le 15.00-16.00, ed è facilmente dominabile con enteroclismi di Coffea arabica (caffè), secondo metodica Gerson, di gran lunga preferibili ai farmaci anti-infiammatori (FANS, e/o Cortisonici). Viceversa, il dolore da crescita del Cancro (Dolor Mali Moris) non è dominabile in alcun modo, se non parzialmente, e comunque per breve tempo, con Chemio-Terapia, Radio-Terapia, Chirurgia, Cortisone, Oppioidi (droghe).
Il Calor da Inflammatio tumoris insorge anch’esso con la Risposta immunitaria (Cascata Immunitaria), cioè di pomeriggio, dopo le 15.00-16.00, ed è anch’esso facilmente dominabile con enteroclismi di Coffea arabica, secondo metodica Gerson, di gran lunga preferibili ai farmaci anti-infiammatori (FANS e/o Cortisonici).Se masse tumorali di una certa entità, il Calor prende l’aspetto della febbre.Come osservato in molti dei circa quaranta casi clinici che l’autore del presente lavoro ha avuto o continua ad avere in cura, se il tumore è superficiale, la sua infiammazione lo rende caldo e molle alla palpazione, anziché freddo e duro, e di dimensioni più grandi (circa 1/3 della massa originaria), e con la cute arrossata.
Olii essenziali di piante di cui è dimostrata la proprietà di indurre apoptosi su quel determinato tipo di tumore sono particolarmente indicati (dati non pubblicati). Molti di questi pazienti, con quadro clinico di disseminazione metastatica a più organi e apparati hanno anch’essi dimostrato l’andamento cranio-caudale della Risposta Immunitaria (dati riservati).Come ben descritto in testi inerenti alla ben nota “Terapia Gerson”, si assiste al seguente fenomeno:“…avendo riattivato tutti i sistemi immunitari, l’organismo è nuovamente in grado di distruggere il tessuto tumorale,decomporlo e infine espellerlo. Le neoplasie più aggressive (come melanomi, tumori dell’ovaio, tumori del polmone a piccole cellule, linfomi aggressivi ) reagiscono più rapidamente delle altre. E’ quasi perfino possibile osservarle mentre si sgretolano e scompaiono…”.(8-12)
DETOSSIFICATIO TUMORIS
La massa tumorale è costituita da materiale necrotico, cellule immunitarie in stato infiammatorio, tessuto connettivale e, ovviamente, da cellule neoplastiche più o meno attive.Dalle ore 15.00-16.00 del pomeriggio fino alle ore 03-04 di mattina si assiste alla Risposta Immunitaria (Cascata Immunitaria), con infiammazione del tumore e rilascio nel sangue di sostanze tossiche, di decine di molecole proinfiammatorie,di molte altre sostanze (pericolose o meno) ma sempre provenienti dal tumore.
Dalle ore 04 di mattina alle ore 11 di mattina il paziente si detossifica da tutto il materiale tossico rilasciato dal tumore durante la risposta infiammatoria pomeridiano-notturna. In particolare, è soprattutto il fegato l’organo-chiave per una corretta detossificazione da tutte queste sostanze, seguito dal sistema emuntorio renale e dalla stessa cute e mucose annesse (lingua, apparato gastro-esofageo).L’elenco delle sostanze da considerare è molto vasto, ed esula da questo lavoro.
Innanzitutto, si può affermare che il tessuto necrotico può essere suddiviso in due classi:
1) “tessuto necrotico da coagulazione”: caratterizzato biochimicamente da denaturazione proteica e morfologicamente dalla progressiva cancellazione della struttura del tessuto destinato a trasformarsi in una massa bianco-grigiastra con resti nucleari isolati.
2) “tessuto necrotico da colliquazione”: è prodotto sia per autolisi, sia per eterolisi.Due importanti fattori limitano la crescita dei tumori solidi, a prescindere dalla risposta immunitaria: la disordinata vascolarizzazione della massa tumorale e la conseguente ridotta nutrizione dei tessuti interni neoplastici per “diffusione”. La distanza minima tra cellula cancerosa e il capillare ematico dev’essere inferiore a 150-200 micrometri,distanza che si riduce ulteriormente a 100 micrometri se si considera la capacità di diffusione dell’ossigeno, necessario per la respirazione cellulare. Il pH interno della massa tumorale sarà inoltre acido, con scarsità di materiale nutritivo,vaste aree necrotizzate, e con gran parte delle cellule neoplastiche in fase “dormiente”.
Via via che sale la VES, nei mesi successivi all’innesco della Cascata Immunitaria, si assisterà all’incremento relativo nel sangue circolante dei markers tumorali, della Lattico-de-idrogenasi, e di molte altre sostanze rilasciate dal tumore o dagli stessi globuli bianchi (granulociti) in fase di penetrazione nella massa necrotica del tumore.Molte di queste sostanze sono fortemente tossiche, e debilitano il paziente, intossicando il fegato e gli altri organi,potendo così determinare il fallimento stesso della terapia descritta in questo lavoro. Anche altre sostanze, prodotte direttamente dal tumore, meritano la nostra attenzione per i pericoli che comportano per il paziente stesso, come ad esempio il Proteolisis Inducing Factor (PIF), che induce la distruzione delle proteine muscolari del paziente allo scopo di nutrire le cellule tumorali stesse con gli aminoacidi essenziali, la vitamina B12 e l’acido folico. Il PIF induce anche la sindrome dello “spreco”(Wasting Syndrome).
Molte sono le sostanze liberate nel sangue dal tumore in fase di Inflammatio: Filamenti Intermedi come le Citocheratine, la Vimentina, la Desmina, il CEA, l’alfa Fetoproteina, il PSA, il CA15.3, il CA19.9, il CA125 e altri markers tumorali, la Bombesina, la pericolosa Chimochina, alcuni peptidi oppioidi endogeni morfino-mimetici (es. Metencefalina, Adrenorfina), gli Attivatori del Plasminogeno (con funzione di proteolisi per processi di automantenimento ed espansione del tumore stesso), le protrombine para-neoplastiche (prive dei residui terminali di acido gamma-carbossiglutammico), i Fattori di Crescita Trasformanti (TGF, Transforming Growth Factor o TDGF, Tumor-Derived-Growth Factor), i Fattori Angiogenetici Derivati dal Tumore (TAF, Tumor-Derived-Angiogenic-Factors), il Fattore di Crescita Simile all’Insulina (IGF-I “Insulin Like Growth Factor –I”), i Fattori di Crescita per i Fibroblasti(FGF, Fibroblast Growth Factor), etc….(111)
Le cellule neoplastiche producono queste sostanze per diverse ragioni; la più semplice, di tipo evolutivo-competitivo con l’organismo ospite, la spiega sulla base di un tentativo di crescita autocrina da parte del tumore che produce specifici fattori di crescita a cui poi le cellule maligne risponderanno tramite proliferazione: gli oncogeni sarebbero quindi i responsabili dell’acquisizione della capacità di crescita autonoma attraverso 3 effetti:
1) di codifica del fattore che auto-stimola la crescita,
2) di codifica del suo recettore
3) amplificando i segnali fitogeni provenienti dal fattore di crescita legato al recettore stesso.
Il fegato riveste quindi il compito fondamentale di disattivare tutte queste sostanze prodotte dal tumore. Ma per fare questo ha bisogno di sostanze epato-protettive di tipo vitaminico, come ad esempio quelle contenute in prodotti vitaminici fito-terapici che la Medicina Classica Occidentale conosce ormai da migliaia di anni, estremamente efficaci su molti processi degenerativi o tossici a danno del fegato: Silybum marianum, Taraxacum officinale, Smilax aspera,Cynara scolymus, Salvia officinalis, Agropyrum repens, Hyssopus officinalis, Matricaria camomilla, Aloe species,etc…
Ma anche i mediatori pro-infiammatori derivanti dalla Cascata Immunitaria risultano essere pericolosi per il paziente stesso se la Risposta Immunitaria, indicata dalla VES, tende a “sfuggire” al controllo stesso del medico curante, con il rischio di provocare risposte immunitarie pesantissime a danno dello stesso paziente (indicato da valori altissimi della VES, dei markers tumorali e della lattico-de-idrogenasi ). In particolare, i mediatori dell’infiammazione possono determinare dolori acutissimi e prolungati sulle radici nervose limitrofe all’area interessata dalla Risposta Immunitaria.
Essendo la Cascata Immunitaria una caratteristica di difesa dell’organismo presente soprattutto durante la notte, il medico dovrebbe proporre il metodo, secondo Gerson, di enteroclismi di Coffea arabica applicati soprattutto nel primo pomeriggio, prima della notte, e preceduti un’ora prima dall’assunzione di almeno un cucchiaio di olio di semi di Ricinus communis (quest’ultimo però è proibito in pazienti già sottoposti a Chemio-Terapia).La Coffea arabica, infatti, apre i dotti biliari del fegato, intasati dalle tossine di origine tumorale accumulate nei giorni precedenti, scaricandole rapidamente nell’intestino e consentendo così al fegato di essere pronto per assorbire le nuove tossine di origine tumorale che il processo infiammatorio dovuto al nuovo attacco notturno dei globuli bianchi riverserà nel sangue nella notte ormai vicina, processo infiammatorio di Risposta Immunitaria che sarà preannunciato dal primo attacco febbrile, avvertibile dal/la paziente già a metà pomeriggio.
Un secondo o un terzo enteroclisma di Coffea arabica sarà comunque consigliabile durante la notte stessa, prima comunque delle 4 di notte (periodo in cui termina la Cascata Immunitaria) : idealmente 3-4 ore prima di mezzanotte, e poco prima della mezzanotte, quando è maggiore la quantità di nuove tossine e di sostanze pro-infiammatorie riversate nel sangue dal tumore infiammato dalla Cascata Immunitaria in atto. Se però il paziente ha problemi di insonnia a causa della Caffeina, si provvederà altrimenti.
Anche gli enteroclismi di Matricaria camomilla, sono importanti, poiché disinfiammano le pareti intestinali che potrebbero essere state gravemente infiammate dalle sostanze tossiche liberate dal fegato a seguito di ripetuti enteroclismi di Coffea arabica. L’importanza degli enteroclismi di Matricaria camomilla, non deve assolutamente essere sottovalutata, come ben risulterà dalla singola esperienza del medico curante.
DEPROTEINATIO TUMORIS:
La Dieta anti-neoplastica dev'essere priva, il più possibile, di proteine: ciò per la fondamentale ragione che la crescita del tumore avviene soprattutto attraverso questi particolari fattori di apporto nutritivo .Poiché l'organismo non può sopravvivere in assenza di queste sostanze, vi sarà il tentativo, da parte dell’organismo, di avviare un depauperamento di tali sostanze a carico dei tessuti muscolari e di riserva, soprattutto allo scopo di nutrire il Cancro: il Proteolisis Inducing Factor (PIF) è prodotto direttamente dalle cellule tumorali, e si ritrova nel sangue circolante. Il PIF induce la distruzione delle proteine muscolari allo scopo di nutrire le cellule tumorali stesse con gli aminoacidi essenziali, la vitamina B12 e l’acido folico. Il PIF induce la sindrome dello “spreco”(Wasting Sindrome).
Ma si può ritenere che tale depauperamento verrà anche compiuto a carico dello stesso tessuto neoplastico, se le masse muscolari non potranno essere disponibili a essere demolite se mantenute toniche da quotidiana attività fisica, e dall’utilizzo di elevate quantità di Omega 3 (inibenti l’azione del PIF), obbligando così l'organismo a ricercare riserve proteiche ritenute non essenziali, come il tessuto adiposo e, soprattutto, i tessuti neoplastici stessi: il paziente inizierà cioè a “nutrirsi” del proprio stesso Cancro. Il periodo di dieta stretta, priva di cereali, legumi, pane, pesce azzurro, può variare da 3-4 mesi a oltre 10-12 mesi, a seconda del tipo di tumore, sue metastasi, età del paziente, condizioni fisiche generali, valori ematici di riferimento, etc….
E’ quindi compito del medico decidere il momento più opportuno per il “giro di boa”, cioè per l’introduzione nella dieta delle prime quantità di cereali, seguito poi da legumi , fino ad arrivare al pesce, quest’ultimo ricco di tutti e 9 gli aminoacidi essenziali, della vitamina B 12, dell’acido folico, del DNA….
RELIQUATIO TUMORIS:
A seguito di una dieta totalmente de-proteinata e priva di vitamina B12, il tumore verrebbe progressivamente riassorbito delle sue componenti proteiche, fino a ridursi ad un Reliquatio tumoris, cioè ad un tessuto fibro-necrotico non più caratterizzato da elevata densità proteica. All’indagine diagnostico-strumentale (Tomografia a raggi X oppure Tomografia a Risonanza Magnetica), la perdita di questa densità proteica si tradurrebbe in una perdita della precedente “alta pressione di fluido interstiziale”, caratteristica quest’ultima di tutti i tumori maligni, e quindi in una perdita del precedente accumulo dei mezzi di contrasto sul solo margine periferico della massa tumorale (accumulo periferico “ad orletto” o “effetto enhancement”). I mezzi di contrasto tradizionalmente impiegati per queste indagini diagnosticostrumentali sono: Iodio 127 in caso di Tomografia a raggi X (TAC) o Gadolinio 157 in caso di Tomografia a Risonanza Magnetica (NMR).
Tale perdita di “effetto enhancement” dovrebbe essere collegabile alla perdita della precedente “alta pressione di fluido interstiziale” del tumore, cioè a perdita della precedente “alta densità proteica del tumore”, con segno diagnostico-strumentale, questa volta, di buona perfusione interna del mezzo di contrasto (Iodio 127 in caso di Tomografia a raggi X o Gadolinio 157 in caso di Tomografia a Risonanza Magnetica) all’interno di tutto il tumore,senza più quindi il loro accumulo periferico attorno alla massa tumorale ad “effetto orletto” o “effetto enhancement”.
Questo evento di “perdita di accumulo solo periferico” del mezzo di contrasto (perdita dell’effetto “enhancement”) sembrerebbe precedere di poco la risoluzione finale del residuo tumorale, risoluzione che può avere diverse soluzioni: dall’Expurgatio tumoris” (cioè l’espulsione del residuo fibro-necrotico del tumore), che può essere totale o parziale, alla “Resolutio totalis tumoris” (cioè riassorbimento e digestione completa del residuo tumorale), alla “Resolutio partialis tumoris” (cioè mantenimento in tessuti, soprattutto ossei, di residuo tumorale), quest’ultima sembra essere una “sequestrazione” di materiale fibro-necrotico che l’organismo dovrà, con il tempo, eliminare del tutto (Caso Clinico noto). La guarigione finale si otterrebbe con la Restituito ad integrum degli organi e degli apparati precedentemente invasi dal Cancro.
EXPURGATIO TUMORIS :
E’ l’espulsione del residuo fibro-necrotico del tumore, (totale o parziale) osservato in più occasioni.
RESOLUTIO PARTIALIS TUMORIS:
Mantenimento in tessuti, soprattutto ossei, di sospetto residuo tumorale. Sembra essere una “sequestrazione” di materiale fibro-necrotico che l’organismo dovrà, con il tempo, eliminare del tutto. (Dati non mostrati)
RESOLUTIO TOTALIS TUMORIS:
Precede, sostanzialmente la completa “RESOLUTIO AD INTEGRUM” dei tessuti, degli organi e/o degli apparati precedentemente colpiti dal tumore.
Apoptosi
Per apoptosi s'intende l'attivazione di endonucleasi specifiche che frammentano il DNA, agendo a livello di siti nucleosomiali costituenti l'unità strutturale primaria della cromatina nucleare della cellula. Le molecole d'induzione, in genere vitamine di derivazione fito-chimica (piante), inducono l’apoptosi nella cellula neoplastica, mediante l’attivazione di enzimi proteolitici intracellulari, che provocano degradazione per proteolisi di sequenze vitali del DNA, e provocando così la morte della cellula. La sequenza degli eventi biochimici dell’apoptosi è stata ben documentata in letteratura scientifica (114 130). Essa è caratterizzata da un alto consumo di ATP (energia biochimica) che ben la differenzia dalla necrosi. Non vi è versamento all’esterno della cellula, in fase di apoptosi, del suo contenuto cellulare, e pertanto non vi è alcun fenomeno di infiammazione.
Ciò è molto importante per differenziare l’apoptosi dalla necrosi. I granuli compatti del DNA frammentato (tratti di DNA internucleosomale), ridotto cioè in piccoli frammenti, vengono spostati alla periferia della cellula morente, formando una caratteristica figura a mezzaluna. Questi frammenti vengono poi circondati dalla membrana della stessa cellula ed evaginati all’esterno, conferendo alla stessa cellula un aspetto a bolle (Blebbing). Queste bolle si staccano dalla cellula ormai morente dando così origine ai corpi apoptosici, ricchi di proteine transglutaminate, e vengono finalmente fagocitati dai macrofagi e dalle altre cellule vicine. La stessa cellula, morente, espone alla sua superficie dei residui di fosfatidilserina, che la segnala come bersaglio ai macrofagi per la sua successiva fagocitosi.
L’apoptosi in Studi in vitro di laboratorio
In bibliografia (131-224) sono riportati circa 90 articoli scientifici, scaricabili in PDF dalla rete INTERNET, che dimostrano le buone capacità di queste vitamine d’indurre apoptosi, sia pure in sole prove in vitro, sulle cellule tumorali umane. In questi lavori scientifici si dimostra chiaramente che la quantità di vitamine necessarie per indurre apoptosi in cellule tumorali maligne umane è, in genere, dell’ordine di poche micromoli/litro (nanomoli/millilitro), senza effetti collaterali avversi
riconosciuti, come soprattutto le gravissime aberrazioni cromosomiche sul DNA, proprie ad esempio, della Chemio-Terapia e della Radio-Terapia.
Dalle prove in vitro alla sperimentazione su animale
Dalla farmaco-cinetica applicata alle sperimentazioni su animale, e poi sull’uomo, sappiamo poi che, in base ai valori di una certa sostanza (espressi in nano-moli/millilitro di sangue) presente nel plasma di un paziente, è possibile calcolare la sua distribuzione nei vari tessuti biologici del paziente, fra cui soprattutto gli organi più importanti e lo stesso tumore, in genere sulla base di sperimentazioni su animale di laboratorio con tali sostanze rese radioattive, come ad esempio nel caso della vitamina Emodina, che nel 1993 (vedi tabella 4) fu resa radioattiva e data per via orale a topi da laboratorio e poi studiata nella sua farmaco-cinetica nei vari organi e apparati a distanza di tempo (225).
Molti altri lavori vengono fatti nelle sperimentazioni animali, in genere nei topi o nei ratti, proprio per ottenere questi dati, estrapolabili poi sull’Uomo.Dalle prove su animale alla farmaco-cinetica sull’Uomo I lavori vengono in seguito applicati anche sull’Uomo, sulla base di ulteriori Studi, in genere basandosi su traccianti radioattivi.In questo lavoro, non è stato possibile però condurre misurazioni dirette nel sangue dei pazientidelle principali vitamine, allo scopo di verificare la buona assimilazione gastro-intestinale di tali composti nutritivi, come già fatto in altri lavori scientifici nel caso dei carotenoidi (226).
Alti livelli di vitamine naturali quali carotenoidi, tocoferoli, e acido ascorbico sono stati studiati, per la verifica di eventuali cambiamenti in positivo nell'iter patologico di gravi malattie croniche come il Cancro.In un esperimento d’integrazione alimentare con estratti commerciali di Frutta e Verdura (227), le concentrazioni plasmatiche al settimo giorno di terapia, eseguite su 16 individui adulti, riscontrarono i seguenti valori:
1) beta-Carotene: incrementato fino a concentrazioni ematiche stabili di 0,5 microMoli /litro.
2) Vitamina C: incrementato di circa 3 volte, fino a raggiungere concentrazioni ematiche stabili di circa 60 microMoli / litro.
3) Vitamina E: incrementato, fino a raggiungere concentrazioni ematiche stabili di circa 3 microMoli / litro.
4) Il livello plasmatico di Malondialdeide, considerato un indicatore generale di perossidazione, diminuì di circa il 40%.
In un altro esperimento (228) d'integrazione alimentare con estratti commerciali di Frutta e Verdura, dopo 3 mesi di supplementazione alimentare con 18 milligrammi al giorno di beta-Carotene, 900 milligrammi di vitamina C e 200 milligrammi di alfa-Tocoferolo, le concentrazioni plasmatiche aumentarono rispettivamente di:
beta-Carotene : +500%
vitamina C: + 55%
alfa-Tocoferolo +27%
Principali vitamine che si sarebbero volute indagare in vivo, nei 18 casi clinici considerati in questo
lavoro:
Acido ascorbico nei leucociti : valore accettabile nei Leucociti: 30 microgrammi / 10E8 Leucociti
Retinolo plasmatico: valore accettabile: 15-60 microgrammi / 100 millilitri di sangue
Carotene plasmatico: valore accettabile: 80-400 microgrammi / 100 millilitri di sangue
Vitamina D : Colecalciferolo (D3), valore accettabile: 10-80 nanogrammi / millilitro di sangue.
1,25-di-idrossicolecalciferolo, valore accettabile: 21-45 picogrammi / millilitro di sangue.
Vitamina E : Tocoferolo sierico, valore accettabile: almeno 700 microgrammi / 100 millilitri di sangue.
Nel processo di apoptosi, il livello dei markers tumorali sembrerebbe ridursi, a differenza invece dei processi infiammatori (Cascata Immunitaria) dove i markers si alzerebbero, accanto alla VES e alla conta dei globuli bianchi.Prove fatte sull’uomo di effettiva riduzione di tumore o di riduzione dei valori ematici dei markers tumorali a seguito di somministrazione di vitamine sono pochi, ma comunque meritevoli di menzione, come ad esempio lo Studio condotto all’Università dell’Illinois (Chicago), nel 2001, dove venne usato un campione di 32 pazienti affetti da cancro della prostata: tre settimane prima dell’intervento chirurgico i medici sottoposero tutti i pazienti a una dieta particolare a base di pasta con sugo al pomodoro, contenente 26,8 milligrammi di Licopene; prima e dopo le tre settimane controllarono il livello dell’antigene PSA nel loro sangue: nelle tre settimane precedenti l’intervento chirurgico, il PSA scese in media del 17,5%, e addirittura del 28,3% nei pazienti che avevano mangiato pasta al pomodoro con maggiore abbondanza (229).In un altro caso, un paziente con quadro di cancro avanzato metastatico a entrambi i polmoni, migliorò notevolmente con la semplice somministrazione orale di Germanio organico (45).
Casi clinici presentati
Qui di seguito sono esposte le storie cliniche di 18 pazienti, tutti mai sottoposti a Chemio-Terapia.Tutti hanno seguito per diversi anni la Terapia Metabolica descritta in questo lavoro. Alcuni di questi pazienti sono stati anche sottoposti a intervento chirurgico e/o Radio-Terapia.Sono stati esclusi da questo elenco tutti quei pazienti, pur seguiti dall’autore del presente lavoro, ma che abbiano anche condotto altri tipi di terapia metabolica, come ad esempio la Terapia Gerson-Contreras, la terapia Breuss, la terapia Gonzales-Kelley, la terapia Kousmine, etc….Sono stati anche esclusi i pazienti che abbiano seguito anche la MultiTerapia Di Bella, o che abbiano fatto uso di rimedi omeopatici.
Tutte queste esclusioni sono state fatte allo scopo di rendere più omogenea possibile la descrizione della terapia condotta su questi 18 pazienti, indicata anche in tabella 3 e nella parte introduttiva descritta di questo lavoro.
Primo Caso clinico
tumore al cervello
Paziente (R.B..) nato nel 1957. Residente in provincia di Rimini. Affetto da tumore a basso grado di malignità al cervello. Esame di Risonanza Magnetica del febbraio 2005:
“E’ presente lesione intraparenchimale di circa 2 centimetri di diametro massimo, situata in corrispondenza dell’uncus temporale di destra con estensione alla amigdala limitrofa omolaterale. La lesione non è circondata da alcun edema, né mostra segni di danno di barriera, non vi è alcun effetto di processo espansivo intracranico; la formazione ammonica limitrofa risulta deformata in corrispondenza della testa e presenta una piccola alterazione di segnale al passaggio fra il corpo e la coda, presumibilmente in corrispondenza della fimbria. Il restante reperto è normale per quel che riguarda l’aspetto delle cisterne degli angoli ponto-cerebellari e dei pacchetti acustico-facciali.”
Il paziente entra così in Terapia Metabolica, secondo protocollo-base (vedi tab. 3), nel marzo del 2005. A differenza degli altri casi clinici, si è privilegiata l’azione apoptosica, cercando di limitare al massimo la risposta immunitaria, allo scopo di evitare un pericoloso edema cerebrale: la VES si è così mantenuta molto bassa, analogamente alla percentuale di Linfociti e al numero totale di Leucociti.
Risonanza Magnetica del 2006: “…il quadro è sostanzialmente immodificato rispetto al precedente controllo del 2005. Invariata, in particolare, l’estensione della lesione parenchimale temporale destra”.
Nel 2006 riferito sensibile miglioramento, con scomparsa degli acufeni e di altre sintomatologie minori.
Nel novembre 2008 riferito in buone condizioni di salute.
Analisi ematiche del paziente: tabella 6.
Secondo caso clinico
tumore al cervello
Paziente di media età (G.D.) di 43 anni, residente a VITTORIO VENETO.Operato per Oligodendroglioma di Terzo Grado nel novembre del 2006.La massa era di 3,5 x 3 x 4 cm.
L’asportazione del tumore non fu completa, poiché ancora si repertava, in febbraio 2007, la presenza di residuo lesionale: “…al di sotto dell’opercolo craniotomico si reperta un’irregolare alterazione di segnale caratterizzata da disomogenea iper-intensità in T2 e ipo-intensità in T1; tali alterazioni sono in parte di natura post-chirurgica e in parte espressione di residuo lesionale. Nel contesto della lesione descritta non si documentano aree di impregnazione patologica dopo contrasto”.
Il paziente rifiutava la Chemio-Terapia, ed entrava pertanto in protocollo-base nel febbraio 2007 (vedi tab. 3), allo scopo di eliminare il residuo neoplastico.
La barriera emato-encefalica e la necessità di non provocare una risposta infiammatoria da cascata immunitaria nel caso di tumori al cervello, limitano però moltissimo le terapie multi-vitaminiche riportate nel Protocollo-base (vedi tab. 3) .
Si è comunque preso in esame il difficile caso clinico, pur suggerendo, in alternativa, una Radioterapia Adronica sotto
guida PET, ritenendola come la più efficace per tumori al cervello, dopo eventuale fallimento della terapia multivitaminica
del protocollo base.
Il paziente accettava il protocollo-base (febbraio 2007).
Esame di Risonanza Magnetica del luglio 2007 dichiarava: “…nei confronti della precedente indagine , più evidenti gli aspetti poro-encefalici, in corrispondenza dell’intervento in sede retro-corticale dx. Persiste nelle aree circostanti irregolare alterazione del segnale, con iper-intensità nelle acquisizioni a lungo TR. Non si assiste a presa di segnale dopo somministrazione di MDC”.
Visitato in aprile 2008, lo si riscontrava in buone condizioni cliniche.
Esami del sangue del 19 dicembre e condizioni cliniche del paziente riferiscono comunque buone condizioni.
Aprile 2009: riferito in buone condizioni di salute
Analisi ematiche del paziente: tabella 7.
Terzo caso clinico
Cancro delle ghiandole salivari
Giovane signora del Nord-Est (O.C.), nata nel 1973.
Tumore presente da circa 10 anni nella ghiandola parotidea di destra.Precedentemente operata nel 1998, ma subito recidivata nel 1999 lungo le precedenti ferite operatorie, con progressivo aumento di volume e comparsa di dolorabilità. Tumore adenoideo-cistico (da esame istologico eseguito nell’agosto 2005).
Il referto TAC del 2005 dichiarava:
“tumefazione solida disomogenea, con lacune a densità sovraliquida, del massimo diametro sul piano assiale di circa 2,5 centimetri. Altra tumefazione di circa 3 centimetri si localizza nei tessuti molli antero-superiormente rispetto all’orecchio esterno; la porzione inferiore di tale tumefazione contrae rapporti di contiguità con la tumefazione paratiroidea precedentemente descritta. In sede sottomandibolare si apprezzano alcune piccole formazioni linfonodali, di dimensioni entro il centimetro, a morfologia ovalare. Altro piccolo linfonodo di circa 1 centimetro si riconosce in sede latero-dervicale a sinistra. Alcuni piccoli linfonodi, di pochi millimetri di diametro, si riconoscono infine bilateralmente nei settori posteriori del collo.”
La paziente rifiutava la Chemio-Terapia e la Radio-Terapia, ed entrava nel protocollo-base (vedi tab. 3) nel febbraio del 2007 con dieta simil-gersoniana, con apporto di Emodina, Amigdalina e altre vitamine.
Il valore delle Proteine Totali rimane però, fino ad oggi, inspiegabilmente, su valori molto alti (7,5-8), nonostante la paziente assicuri di seguire un’alimentazione assolutamente priva di proteine.
Dal 2007 al 2008 si impiegano elevate quantità di semi di albicocca (B17) ma con risultati non apprezzabili.
Dal 2007 si inizia anche con Olio di Semi di lino spremuti a freddo (vitamina F).
Dal 2009 si osserva iniziale sgonfiamento della massa tumorale dopo apposizione giornaliera di Argilla verde superventilata
Analisi ematiche del paziente: tabella 8.1, 8.2, 8.3, 8.4.
Quarto caso clinico
cancro della Tiroide
Giovane signora del Nord-Italia (M.G.), nata nel 1967.
Nel 2005 presentava un nodulo di carcinoma papillare tiroideo, diagnosticato istologicamente, e di cui si raccomandava l’asportazione. Dal 2007 seguita in “Terapia Metabolica” (vedi tab. 3).Noduli reattivi al collo, con risoluzione progressiva della neoplasia, che appare attualmente ferma (“….nodulazione al terzo medio del lobo tiroideo di destra è invariata per dimensioni, morfologia, ed ecostruttura (15 x 13 x 12 mm) rispetto al precedente esame ecografico del 4 maggio 2007….”Markers tumorali attualmente al di sotto della norma, con Tireoglobulina nei limiti.
Dicembre 2008: riscontrata in buone condizioni di salute
Analisi ematiche della paziente: tabella 9.
Nota: Tireoglobulina viene misurata in microgrammi /litro; range di normalità: inferiore a 60-70
Quinto Caso clinico
Primo caso di cancro alla mammella
Signora anziana (C.C.) nata nel 1940. Residente a Trieste. Operata nel 2001 per cancro alla mammella destra (Quadrantectomia inferiore interno della mammella). Alla biopsia risultò essere un “carcinoma intraduttale”.Ai raggi X e all’ecografia vi era anche una sospetta metastasi a un linfonodo ascellare di destra (non escisso chirurgicamente), per cui le veniva consigliata la chemio-terapia, che rifiutò.
Entrata in Protocollo-base nel mese di novembre del 2002 . (vedi tab. 3)
Questo caso è interessante perché la paziente presentava una sospetta metastasi al linfonodo ascellare destro di circa 3
centimetri di diametro, e tale linfonodo non è stato mai rimosso chirurgicamente, ma solo sottoposto ad esami ecografici
e mammografici ripetuti nel tempo.Dopo pochi mesi di cura (nel 2003), venne dimostrata l’inizio della risposta immunitaria reattiva dei linfonodi vicini (VES alta), con remissione clinica, strumentale e di laboratorio (CA15.3 e CEA) della malattia.
Importante notare l’estremo incremento della VES, salita a circa 50 millimetri /1 ora nell’ottobre del 2005, e in seguito
mantenutasi ancora alta, intorno al valore di 30 millimetri /1 ora.
Nelle mammografie e nelle ecografie del 2001, si nota l’aspetto infiammatorio di linfonodi prossimali alla sede operata,che in seguito assumeranno un aspetto trilobato “a quadrifoglio”, mantenendosi poi immodificati negli anni successivi.
Mammografia mammella destra ed ecografia mammella destra del 20 giugno 2001
“Esiti di pregresso intervento chirurgico con discreto edema della mammella residua specie in corrispondenza della cicatrice cutanea. Al quadrante supero-interno presenza di piccola opacità polilobata già pres