In questo articolo affrontiamo la soluzione olografica proposta da Nassim Haramein per spiegare lâenorme differenza di 122 ordini di grandezza tra la densitĂ dellâenergia del vuoto a livello cosmologico e la densitĂ predetta dalla teoria quantistica dei campi, la cosiddetta âCatastrofe del Vuotoâ di cui abbiamo scritto nello scorso articolo. Il calcolo completo intitolato âResolving the Vacuum Catastrophe: A Generalized Holographic Approachâ, di Haramein e della Dr. Val Baker, è stato pubblicato nel Journal of High energy Physics, Gravitation and Cosmology, nel 2019. Per stimare la densitĂ dellâenergia del vuoto in scala quantistica , la teoria quantistica dei campi (QFT) descrive un vuoto composto da un numero infinito di campi elettromagnetici che fluttuano in tutte le frequenze (dette anche fluttuazioni del vuoto oppure oscillazioni di punto zero). Tramite lâeffetto Casimir abbiamo prova sperimentale dellâesistenza di queste oscillazioni di punto zero. La QFT quindi calcola la densitĂ del vuoto quantistico in ogni punto dello spazio, sommando le energie in tutte le frequenze di vibrazione Ď.
Dato che in principio non câè limite alle frequenze, ne abbiamo un numero infinito da sommare. Sommando il contributo di tutte le possibili frequenze arriviamo ad una densitĂ infinita di energia in ogni punto dello spazio, a meno che non venga rinormalizzata al valore di taglio di Planck. Piuttosto che usare la somma di tutte le frequenze, la QFT determina una densitĂ del vuoto alla scala di Planck, dividendo la massa di Planck ml = 2.18 x 10^-5 gr, per il volume di Planck, un cubo con V=l^3 (dove l è la lunghezza di Planck l= 1.616 x 10^-33 cm).
Come vediamo nella figura sotto, questo ci da un valore dellâenergia del vuoto quantistico di
un valore supportato sia da risultati teorici che sperimentali.
Per risolvere la catastrofe del vuoto, dobbiamo prima capire da dove venga realmente il valore della densitĂ di energia del vuoto alla scala di Planck.
Come abbiamo visto nella sezione 7.12 del nostro corso di scienza unificata, Nassim definisce unâarea di Planck (2D), che è unâarea circolare col diametro pari alla lunghezza di Planck, come âbitâ o unitĂ di informazione sulla struttura dello spaziotempo. Haramein generalizza questo concetto in una unitĂ sferica (3D) di Planck, dove il bit è lâarea equatoriale di questa PSU (Planck Spherical Unit), per risolvere le equazioni gravitazionali a livello cosmologico e quantistico. (1)
Come vedremo in seguito, la struttura fisica e quindi la densitĂ di energia in questa scala, sono meglio rappresentate in PSU. Per calcolare questa densitĂ p1 alla scala quantistica dobbiamo dividere la massa di Planck m1 per il volume di una PSU, di conseguenza la densitĂ di energia del vuoto risulta,
Questa densitĂ di energia del vuoto alla scala quantistica,
è leggermente maggiore del valore standard predetto dalla teoria quantistica dei campi discussa in un articolo precedente
che si ottiene rinormalizzando alla scala di Planck, utilizzando un cubo come volume dellâunitĂ di spazio, invece di una sfera. Il modello olografico generalizzato descrive come un corpo sferico possa essere considerato in termini di impacchettamento di PSU (unitĂ sferiche di Planck), che è anche la sua entropia di volume R. La massa-energia (o massa olografica) Mr è data in termini di PSU con lâequazione Mr=R m1 ( m1 è la massa di Planck , mentre R è calcolato dividendo il contenuto di PSU nel volume V, per il volume di una PSU, Vls.
La densità di massa-energia di un corpo sferico è data come
dove Mr è la massa e V è il volume del corpo sferico. Nel caso di un protone, la massa-energia (detta massa olografica) in termini di massa di Planck è calcolata come
dove R è calcolato dividendo il contenuto di PSU nel volume del protone Vp per il volume di una singola PSU. Questa quantità ci dice quante PSU possono riempire un protone, come vediamo nella figura sottostante.
Questa massa olografica risultante può essere considerata equivalente alla massa dellâUniverso osservabile stimata da approcci cosmologici standard. Per esempio, il numero di Eddington (che stima il numero di protoni nellâUniverso) moltiplicato per la massa del protone, ci fornisce la massa dellâUniverso:
Dato che questi valori della massa dellâUniverso osservabile sono solo approssimazioni, considereremo la massa dellâUniverso osservabile come la massa-energia o massa olografica del protone Mr. La massa-energia dellâUniverso può quindi essere calcolata in termini di densitĂ di massa-energia del protone, dividendo questa massa per il volume dellâUniverso
(valore ottenuto considerando lâUniverso come una sfera e calcolando il suo volume Vu usando il raggio di Hubble come raggio dellâUniverso ru).
Quindi, la densitĂ di massa-energia del vuoto in scala cosmologica risulta essere
Il processo completo è rappresentato dalla figura seguente:
Vediamo che questo valore è 0.265 Ďcrit molto vicino a 0.268 Ďcrit che corrisponde alla densitĂ di materia oscura. Quindi, se consideriamo la densitĂ di energia del vuoto quantistico in termini di densitĂ di protoni e impacchettamento di PSU, troviamo il divario di densitĂ tra scala cosmologica e quantistica, 10^122.
Fermiamoci un momento per comprendere a pieno quanto abbiamo fatto. Lâequazione di sopra prende una massa-energia del protone o massa olografica e la rende uguale a quella dellâUniverso, quindi la inserisce in un volume maggiore, quello dellâUniverso Vu. In questo modo otteniamo una densitĂ di questo âprotone dilatato alla dimensione dellâUniversoâ che risulta nella densitĂ di massa oscura dellâUniverso, come determinata dai correnti modelli cosmologici! Praticamente stiamo espandendo un protone che può essere considerato una singolaritĂ (punto di densitĂ di massa-energia estremamente elevata), dalla sua dimensione a quella dellâUniverso..non vi suona familiare? Certamente, è il big-bang!
Tale risultato ha spinto facilmente Haramein a pensare che quanto noi chiamiamo big-bang è la conseguenza dellâespansione di un protone sfuggito da un precedente Universo , evento estremamente rapido a causa della pressione negativa creata dalla densitĂ estremamente bassa presente allâesterno del precedente ambiente. Risultò anche evidente che lâenorme cambiamento di densitĂ dovuto allâespansione del protone avrebbe creato un gradiente di densitĂ , che proprio come per un tornado e il suo gradiente di pressione/temperatura, avrebbe fornito una fonte per la rotazione in tutte le scale, la fonte dello spin!
Qualcosa di molto simile venne suggerito dallâastronomo Georges Lemaitre nel 1927 con la sua âteoria del Big Bangâ, inizialmente chiamata âipotesi dellâatomo primordialeâ.
Inoltre lâipotesi di Haramein implicherebbe lâesistenza di Universi incorporati uno nellâaltro, in modo simile al modello di Penrose (Cosmologia ciclica conforme â CCC), dove lâUniverso si ripete in cicli infiniti, eone dopo eone e divenne uniforme prima e non dopo il Big Bang. Nel modello CCC ogni ciclo inizia come singolaritĂ prima di espandersi e generare agglomerati di materia, che infine vengono risucchiati da buchi neri supermassicci, i quali scompariranno emettendo continuamente radiazione di Hawking. Questo processo ripristina lâuniformitĂ e prepara la scena per il seguente Big Bang (ne parleremo nella prossima sezione).
In modo simile, la densitĂ di energia del vuoto (da non confondere con la densitĂ di massa-energia associata alla massa oscura) può essere considerata in termini di piastrellatura superficiale di PSU (entropia di superficie, Ρ ) allâaumentare del raggio dalla scala di Planck a quella cosmologica. La densitĂ del vuoto in scala cosmologica è data come.
Dove Ρ si ottiene assumendo un Universo sferico di raggio ru . Il risultante cambio di densitĂ , da quella alla scala di Planck a quella in scala cosmologica, porta allâesatto equivalente calcolato in precedenza, alla densitĂ osservata Pcrit. Questa è la densitĂ di energia del vuoto in scala cosmologica, ottenuta usando la soluzione olografica, che risponde a quanto definito come energia oscura.
Sommando i numeri degli esponenti delle densitĂ dellâenergia del vuoto quantistico (93) e del vuoto in scala cosmologica (30), otteniamo gli ordini di grandezza che separano le due densitĂ : 93+30=121. Questo semplice calcolo risolve i ~122 ordini di grandezza tra il valore cosmologico e quello delle fluttuazioni alla scala di Planck, uno dei âgrandi problemi della fisicaâ.
Quindi, quando usiamo lâapproccio olografico generalizzato, che descrive come ogni corpo fisico possa essere considerato in termini di impacchettamento di PSU, mostriamo la relazione di scala tra le PSU e lâuniverso a guscio sferico e risolviamo i 122 ordini di grandezza tra la densitĂ dellâenergia del vuoto alla scala di Planck e quella in scala cosmologica. Da qui è bastato un piccolo salto per immaginare che tutta lâinformazione nel tessuto dello spaziotempo durante lâespansione evolutiva del nostro universo, ha generato il lato âpositivoâ contraente del potenziale di energia (opposto al potenziale ânegativoâ dellâenergia oscura), che corrisponderebbe direttamente al componente gravitazionale della struttura di massa-energia che genera il mondo fisico.
In termini semplici, quando lâuniverso si espanse dalla dimensione del protone alla sua dimensione attuale, il contenuto di informazione-energia della sua evoluzione (spaziomemoria) venne codificato nella struttura del vuoto, formando la materia che ora osserviamo come protoni o atomi nel nostro universo. Quando consideriamo una PSU come un bit di informazione, la soluzione alla catastrofe del vuoto è che lâespansione avviene perchĂŠ lâUniverso necessita di superficie ulteriore per conservare informazione nel suo volume. Per esempio, questa informazione può contenere le coordinate tra ogni PSU e qualsiasi relazione tra esse.
Prospettiva della Resonance Science Foundation
Abbiamo visto come la soluzione olografica generalizzata risponde alla misteriosa discrepanza tra la densitĂ dellâenergia del vuoto in scala quantistica e quella in scala cosmologica (âCatastrofe del Vuotoâ), spiegando allo stesso tempo la natura dellâenergia e della materia oscura. Dato che ogni PSU rappresenta anche un quanto di rotazione o di momento angolare (spin), accade che avendo una spiegazione per le fluttuazioni del vuoto e la relativa densitĂ , abbiamo incluso lo spin intrinseco nel tessuto dello spazio. La materia oscura venne proposta come fonte aggiuntiva di attrazione gravitazionale che contribuisce alla stabilitĂ strutturale delle galassie. Includendo lo spin nella struttura dello spazio, la componente centripeta dello stesso spin può agire da forza coesiva delle galassie. Anche lâenergia oscura venne inventata per spiegare lâespansione accelerata dellâUniverso, ma anche tale forza può essere attribuita alla componente centrifuga dello spin inerente alla struttura dello spazio, fornendo lâequivalente della costante cosmologica.
Il caffè è una analogia stupenda della confusione nella fisica cosmologica attuale. Quando guardi una tazzina di caffè, vedi tutto nero, ma aggiungendo latte e rotazione, osserverai una spirale, come la galassia nella foto qui sotto. Se consideri solo la dinamica del latte per comprendere la galassia, perderai il 95% del contenuto del sistema!
La galassia non ruota per conto proprio, ma viene assistita dalla rotazione/spin del vuoto (il caffè nero). Nei nostri modelli correnti, il 95% è mancante, perchĂŠ il 68% è energia oscura e il 27% è massa oscura. Se non considerate correttamente il caffè nella tazza, non potrete mai comprendere e descrivere il comportamento del latte! Lâatrofisica attuale non riconosce il collegamento tra le galassie a distanza di milioni di Megaparsec. Non riescono a riconoscere che le galassie emergono dalla dinamica di un mezzo onnipresente in perpetua rotazione…lo spazio!
Come fa notare Christian Corda (2), le teorie estese della gravitĂ generano scenari inflazionistici che risolvono molti problemi, inclusa lâespansione accelerata. Questo concorda con la teoria qui presentata, dove lâaccelerazione dellâUniverso può essere spiegata in termini di gradiente di pressione causato dal potenziale di trasferimento di informazione allâorizzonte superficiale. Infine la soluzione della catastrofe del vuoto suggerisce uno scenario affascinante…ovvero che il nostro Universo soddisfi la condizione di Buco Nero, una volta che si considera il contributo delle fluttuazioni del vuoto! Lo spiegheremo in altro articolo.
Nota: questo articolo è ispirato al materiale scritto dalla Dr.Amira Val Baker ed è contenuto nella sezione 7.2 del nostro corso gratuito.
Autore: Dr. InĂŠs Urdaneta, Physicist/ Research scientist at Resonance Science Foundation
Riferimenti
[1] N. Haramein, Phys. Rev. Res. Int., vol. 3, no. 4, pp. 270-292, 2013.
[2] C. Corda, “Interferometric detection of gravitational waves: the definitive test for General Relativity,” Int. J. Mod. Phys. D18, vol. 18, pp. 2275-2282, 2009.