I radiotelescopi terrestri sembravano aver captato uno strano segnale proveniente da una stella distante 95 anni luce dal Sistema solare. Ma purtroppo è di provenienza terrestre.
Aggiornamento del primo settembre 2016: il Seti ha confermato, con un comunicato stampa ufficiale pubblicato sul proprio sito, che il segnale captato dal radiotelescopio russo non ha origine aliena. Al contrario, gli esperti sostengono che si tratti con ogni probabilità di un segnale terrestre di rimbalzo:
“Un segnale radio interessante, di lunghezza d’onda 2,7 cm, è stato rilevato nel 2015 e sembrava provenire dal sistema stellare HD164595, nella costellazione Hercules. Le successive elaborazioni e analisi del segnale hanno svelato che la sua origine è, con ogni probabilità, terrestre“.
Fine della favola.
Che nessuno provi (almeno per ora) a parlare di alieni. Certo, la tentazione ci sarebbe: un gruppo di astronomi russi, infatti, sostiene di aver captato un segnale radio di origine misteriosa proveniente dallo Spazio. Quello che rende tutti particolarmente elettrizzati (chissà se qualcuno avrà commentato la scoperta, anche stavolta, con l’esclamazione Wow!) è che il segnale sembra provenire da un sistema simile al nostro, con una stella più o meno analoga al Sole, chiamata HD164595 e distante 94 anni luce dalla Terra.
Il segnale è stato captato dal radiotelescopio Ratan-600, in dotazione all’osservatorio di Zelenchukskaya, nella Russia sudoccidentale. Per quel che sappiamo, attorno a HD164595 orbita un solo pianeta, ma la distanza tra i due corpi è inferiore rispetto a quella di Mercurio e il Sole, il che rende molto improbabile la presenza di forme di vita sul pianeta stesso. Naturalmente, potrebbero esistere altri pianeti che orbitano attorno alla stella e che ancora non sono stati osservati. L’aspetto più curioso della faccenda, comunque, è il fatto che il segnale è stato captato lo scorso anno, ma la notizia è arrivata solo oggi all’onore delle cronache: un membro dell’équipe dei ricercatori ha inviato via mail i dettagli della scoperta a pochi colleghi, e il fatto è poi rimbalzato su Centauri Dreams, un blog di divulgazione scientifica curato da Paul Glister.
“Il fatto che gli scienziati russi abbiano aspettato così tanto tempo prima di rendere pubblica la scoperta alla comunità scientifica è piuttosto strano”, ha commentato su The Verge Seth Shostak, a capo del Seti Institute, “Di solito, la prassi vuole che se si individua un segnale potenzialmente attribuibile a un’intelligenza extraterrestre, si cerca di far esaminare la sorgente il prima possibile da un’altra antenna. Ora potrebbe essere troppo tardi, anche perché trovare un segnale analogo a un anno di distanza è molto improbabile. Magari il segnale si è ripetuto subito dopo la prima rilevazione e ora non accade più”.
Al di là di questo appunto, comunque, il Seti si è messo subito al lavoro, puntando le grandi orecchie dello Allen Telescope Array – una serie di radiotelescopi a nordest di San Francisco, meno potenti di quello usato dai russi – verso HD164595. Per ora, comunque, non è ancora arrivato alcun segnale interessante. C’è da dire che al momento l’ipotesi di una natura extraterrestre del segnale è ritenuta altamente improbabile, anche perché il suo invio in tutte le direzioni spaziali avrebbe richiesto una potenza di 10 miliardi di miliardi di Watt. “Forse gli alieni hanno a disposizione tutta quest’energia”, ha spiegato ancora Shostak, “ma noi di sicuro no”. Anche l’ipotesi che gli alieni abbiano inviato il segnale solo verso la Terra sembra essere altrettanto improbabile dal punto di vista energetico: la potenza richiesta è comparabile a tutta quella attualmente utilizzata dal genere umano.
Sandro Iannaccone
wired.it