Grazie a una serie di studi clinici dal risultato estremamente incoraggiante, molto presto sarà possibile trattare il 40% pazienti colpiti dal cancro al polmone attraaverso l’immunoterapia. I farmaci nivolumab e ipilimumab sono infatti in grado di riattivare il sistema immunitario e spingerlo a colpire le cellule malate.
Il 40 percento dei pazienti colpiti da cancro al polmone molto presto potrebbe essere curato senza chemioterapia, grazie a un innovativo trattamento basato su farmaci immunoterapici. Si tratta di un traguardo storico per la ricerca oncologica, che da anni tenta di superare i limiti e i pesanti effetti collaterali che spesso comporta la chemioterapia. Il nuovo test, chiamato Tumor Mutational Burden (TMB), è stato sperimentato con successo in alcuni studi clinici, dei quali quello di fase III chiamato CheckMate-227 ha dato risultati estremamente incoraggianti.
Ma come agisce questa nuova terapia? In parole semplici, i farmaci nivolumab e ipilimumab, due molecole immunoterapiche, sono in grado di riattivare il sistema immunitario del paziente, ‘programmandolo’ per colpire le cellule cancerose. Si tratta di medicina ad alta precisione e personalizzata, che viene calibrata in base alle mutazioni genetiche che manifesta il cancro del singolo malato. Il test TMB, infatti, riesce a scandagliare centinaia di geni individuando le anomalie che provocano il tumore, e in base ad esse i medici possono mettere a punto la strategia migliore per sconfiggerlo. Maggiore è il numero di mutazioni e più è efficace l’immunoterapia; non a caso essa dona i migliori risultati proprio nelle neoplasie più ricche di mutazioni, come il melanoma e il cancro al polmone.
I risultati emersi dallo studio sono estremamente positivi: il tasso di sopravvivenza a tre anni dal trattamento, infatti, è risultato triplo rispetto alla chemioterapia tradizionale (40 percento contro il 13 percento). “I risultati positivi dello studio stabiliscono il potenziale di TMB come importante biomarcatore predittivo per la selezione dei pazienti candidabili al trattamento di combinazione con due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab, nel tumore del polmone non a piccole cellule avanzato”, ha dichiarato Federico Cappuzzo, Direttore Dipartimento Oncoematologia dell’Ausl Romagna. Un altro studio pubblicato sul New Englad Journal of Medicine ha inoltre dimostrato che la combinazione dei due farmaci immunoterapici è efficace anche nei pazienti non ancora operati al cancro al polmone, determinando una regressione completa della malattia nel 40 percento dei casi.
Non è un caso che con simili numeri sperimentali si stia concretamente pensando di abbandonare la chemioterapia per tutti quei pazienti che presentano un quadro clinico compatibile con l’approccio immunoterapico. A questo scopo, in Italia, l’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli e l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) stanno mettendo a punto il primo Registro nazionale delle mutazioni geniche, un database necessario per sviluppare strategie immunoterapiche sempre più efficaci.
Andrea Centini