Vorrei riflettere sui buchi neri ed sul loro opposto, i buchi bianchi quali “porte” verso altri universi. Si pensa che ce ne siano al centro di ogni galassia e che le galassie siano miliardi di miliardi. Allora anche gli universi collegati ai buchi neri/ bianchi saranno miliardi di miliardi? I buchi neri ed i buchi bianchi ci ricordano anch’ essi il mondo della dualità. La dualità nella molteplicità. Due perfetti contrari facenti parte di una stessa medaglia, non molto distanti dalla nostra realtà duale. Eppure deve esserci un punto di fusione, in una qualche dimensione ma al di fuori dell’universo! Perché comunque nell’universo la dimensione spazio/tempo che origina la dualità in qualche modo c’ è sempre.
Potrebbero quindi esistere infinite “dualità” ed una dimensione superiore o “superspazio” in cui l’infinita molteplicità della dualità diviene la stringa iniziale. Anche i buchi neri ed i loro opposti sono stringhe di gravitoni e la gravità è la forza unificante del Multiverso. Fondendosi formano un’unità
dove si troverà mai un universo senza spazio né tempo che unisca questi due estremi, forse è già qui? Forse questi due estremi che ci appaiono divisi sono l’uno il prolungamento dell’altro uniti da una stringa a noi non visibile?
Secondo la stessa quantistica siamo tutti connessi, universo compreso.
È possibile che ci siano n-dimensioni sempre più elevate in cui pian piano l’energia di ogni cosa passa. Fino a giungere al di là del tempo e dello spazio dove tutta l’energia si riunirà in una unica singolarità di energia infinita. La singolarità della stringa iniziale e ciclica, a noi per adesso non visibile fin quando ogni energia non si libererà definitivamente dal corpo in cui risiede.
Riguardo alla stringa iniziale vi è però da dire quanto segue. Se l’infinito, come abbiamo definito il cerchio che si avvolge all’infinito su stesso, non può avere un inizio, allora è tutto lì! È possibile che le dinamiche circa il big bang non abbiano mai avuto un inizio, ne avranno mai una fine. Se non c’è fine non c’è nemmeno inizio. Soltanto contrazione ed espansione. Se non ha un inizio allora la “stringa iniziale” è sempre esistita. Come l’universo che è sempre esistito in fase quantistica (contrazione) ed in quella in cui si dispiega (espansione).
Questo ci ricorda la parabola del cerchio che gira su sé stesso all’infinito senza un inizio e senza una fine. Come dice il celebre Stephen Hawking: l’universo semplicemente “è”, e forse è proprio cosi. Anche il respiro segue la stessa dinamica. È possibile paragonare l’universo ad un eterno respiro!
Il respiro anch’esso da l’idea di un angolo di 360 gradi che non si ferma mai, tranne la brevissima pausa tra inspirazione ed espirazione. Anche la terra, secondo la famosa risonanza di Schuman, respira.
Anche il matematico e logico Godel dalla relatività di Einstein estrapolò un modello di universo rotante, quindi infinito ma che se si potesse percorrere sarebbe come un cerchio infinito. E potrebbe essere usato come macchina del tempo naturale. Così pensò e così scrisse e da allora si definisce la soluzione di Godel. La stessa spirale ha forma concentrica che poi va forse un pò allungandosi, così come le galassie.
C’ è però una domanda? Cosa c’ era prima di questo cerchio senza inizio e senza fine? Da dove esce fuori? Dal vuoto quantistico che non é un vero vuoto ma fluttua di minuscole perturbazioni do energia? È possibile che esso sia sempre esistito e si rinnova continuamente nel suo interno e nel suo esterno. E l’energia del vuoto potrebbe allora essere paragonata alla parte interna della circonferenza/ spirale concentrica in cui non vi è nulla tranne questa energia che potrebbe essere identificata con l’energia oscura di cui tanto si discute.
L’energia oscura è anche quella che subisce una stella che quando per forza di gravità si comprime a tal punto per poi diventare un concentrato di materia talmente piccola (buco nero o materia oscura) e inimmaginabilmente pesante per poi inevitabilmente esplodere espandendosi dando vita a nuove galassie. Tra l’altro un concentrato di materia che ingoia tutto. Non si conosce ancora di cosa siano composte materia oscura e energia oscura. Si pensa a particelle che si dicono esotiche, ma ancora non si conosce quali siano. Sicuramente anche i buchi neri ne fanno parte, secondo la teoria delle stringhe, ma sono soltanto un’ipotesi ancora da verificare.
Nel buco nero è possibile anche che si crei l’antimateria e la materia oscura e, conseguentemente, il duale buco bianco. Un concentrato di materia che si piega su sé stessa quasi annullandosi per poi esplodere ed espandersi. Il buco nero rotante può essere un ponte tra il nostro universo e quello a cui è collegato il buco bianco. L’uno inghiotte tutta la materia, l’altro la espelle nell’altro universo. Inoltre ogni buco nero non è eterno. Secondo Hawking emette radiazione a bassissima frequenza fin quando in un tempo estremamente lungo, non evapora dal nostro continuum. Un pò come la cellula madre che dando vita alla cellula figlia si annulla. In un certo senso esplode “qui” e si espande “altrove” cioè nell’altro universo.
Si espande cioè il buco bianco che forse, secondo alcuni cosmologi, è un universo-baby. Ma, riagganciandoci alla quantistica, l’altro o questo o gli infiniti universi non sono sempre uno? Il buco bianco potrebbe essere una sorta di big bang da dove “fuoriesce” l’energia che ha catturato il suo opposto, il buco nero nel nostro universo. È una molteplicità nella molteplicità di un multiverso infinito ed ad n-dimensioni, che sono pur sempre uno. Un unico multiverso in cui coesistono infiniti universi (i cerchi concentrici di cui in precedenza si è discusso). Quindi, in un continum di contrazioni ed espansioni.
L’entanglement, infatti, ci dice che, nonostante tutto, siamo sempre uno per tutti e tutti per uno!… Adesso vogliamo menzionare questa bellissima citazione “…E un giorno il vuoto contemplò se stesso, e creando una eco di se nacque un momento e da quel momento nacque il tempo…”
Cioè lo spazio che intercorreva tra lui e la sua immagine, creò dei limiti e da lì la dimensione spazio/ tempo. Una citazione molto appropriata e realistica.
Tutto è energia, non esistono massa ed energia, il buono e il cattivo, l’allegro e il triste, la luce e l’ombra. Questo è soltanto un concetto dualistico. Il capo quantico è vuoto, potenzialmente è tutto. E’ Brahman, che nella filosofia induista è Dio, nel senso che contiene tutto, è tutto e sa tutto. Noi esseri umani siamo fatti di atomi e come tali apparteniamo a quello stesso regno. Io sono Brahman, tu sei Brahman, tutti noi siamo Dei, Dei dimenticati, … da uno non nasce niente, deve esserci un atto di contemplazione per far scaturire qualcosa. Il vuoto ha contemplato se stesso … L’atto di contemplazione nel vuoto (che è meditazione, ndr) ha prodotto un punto luce, il punto zero, la consapevolezza primaria…
Forse esiste un’entanglement anche per i buchi neri, i buchi bianchi e gli universi infiniti del multiverso. E quindi tutti interconnessi in questa infinita spirale /cerchi concentrici avente come Matrix il numero aureo Ф e π.
È possibile che Dio abbia voluto, attraverso noi che siamo sempre lui, sperimentare una parte di sé. Infatti si presume che, addestrandoci nel prendere coscienza, il nostro pensiero possieda dei poteri illimitati, dobbiamo solo imparare ad usarlo.
A proposito del paradosso dell’informazione del buco nero
Gli scienziati Razieh Pourhasan, Niayesh Afshordi and Robert B. Manna hanno proposto uno scenario in cui l’Universo si è originato dal collasso gravitazionale di una stella trasformatasi in un buco nero in uno spazio quadridimensionale. Nel nostro Universo tridimensionale, gli orizzonti degli eventi dei buchi neri sono bidimensionali e indicano il cosiddetto “punto di non ritorno”. Nel caso invece di uno spazio quadridimensionale, un buco nero avrebbe un orizzonte degli eventi tridimensionale. Dunque, nel modello proposto dai tre teorici, il nostro Universo non si è mai trovato all’interno di una singolarità poichè è emerso al di fuori dell’orizzonte degli eventi, protetto dalla stessa singolarità. In altre parole, l’Universo ha avuto origine, e rimane ancora, come una sorta di “residuo primordiale” della stella che è implosa.
Nonostante questa idea possa sembrare “assurda”, gli scienziati ci tengono a sottolineare che il loro modello è ben formulato in un contesto matematico che descrive la struttura dello spaziotempo. In particolare, i teorici hanno utilizzato gli strumenti dell’ olografia per “trasformare, si fa per dire, il Big Bang in un miraggio cosmico”. Insomma, il modello sembra affrontare i più importanti enigmi cosmologici e, soprattutto, permette di fare previsioni verificabili. Naturalmente, oggi non abbiamo un concetto in mano che descriva un universo quadridimensionale nè sappiamo come uno spazio “genitore” quadridimensionale possa essersi originato. Secondo i ricercatori, forse le nostre fallibili intuizioni umane si sono evolute in un mondo tridimensionale in maniera tale che siamo in grado di “vedere” solo “le ombre della realtà” in cui viviamo. (astronomicamens.wordpress.com)
Se l’informazione non è perduta, significa che anche l’universo non finisce ma ritorna alla sua fase informale cioè ad una condizione di alta simmetria dove l’entropia, che misura il disordine, è minima, quasi impercettibile (non perfetta ma molto vicina alla perfezione). Anche la filosofia aristotelica, ci descrive che all’interno delle “cose” ci sono “componenti immutabili ed eterne”, cioè le idee. Per Platone, che già considerava l’esistenza delle idee, esse risultavano presenti in un altro mondo che lui definì “Iperuranio”. Quindi, ricapitolando, mentre Platone considera le idee al di fuori della nostra realtà, Aristotele, compie un passo in avanti, considerandole, immanenti nella realtà sensibile, quindi facenti parte della nostra realtà. Le realtà sono assimilabili a quello che oggi definiamo Universo. Secondo il cosmologo Stephen Hawking l’Universo semplicemente “ È”.
Questo significa che l’ipotesi dell’assenza di contorno sia possibile se paragonata alla filosofia sopra descritta. In altre parole, le idee o l’informazione, fanno parte del Dio informale, che, successivamente “elabora” e programma le idee-informazioni tramite quella transizione che i fisici chiamano Big Bang. Dall’informazione si passa alla “forma”, e quindi all’universo non in fase potenziale ma in fase attuale. Dire cosa c’è prima del Big Bang, come afferma Hawking, non ha più senso. È come dire per la superficie terrestre, cosa c’è più a nord del polo nord. L’universo, quindi, è sempre esistito come semplice insieme infinito di “informazioni”, che in seguito a quelle che in fisica vengono definite “rotture di simmetria”, da una simmetria “quasi” perfetta, una singolarità iniziale, è passato ad uno stato in cui l’entropia, che è la misura del disordine, cresce per delle deboli ma necessarie “fluttuazioni quantistiche del vuoto perturbativo di stringa”. E qui si passa dall’informale, al formale, dalle idee, alla realtà concreta, dalle stringhe-brane alle galassie, alla vita così come noi la conosciamo.
La forza fondamentale rimane, a nostro avviso, la gravità, (il cui quanto è definito “gravitone”) elemento chiave di un buco nero che costituisce un “pozzo gravitazionale”. Il gravitone può “attraversare” le varie dimensioni che prevede la teoria delle stringhe-brane ed è per tale motivo, che la gravità ci appare come la forza più debole. In realtà è essa il “collante” dell’Universo, ed è essa che produce le meravigliose forme delle galassie (ellittiche, a spirale) e fa sì che ci sia un equilibrio che rende possibile che una stella brilli per un tempo per noi immenso, fino al momento in cui il carburante nucleare non si esaurisce e la gravità comprime gli strati della stella e in molti casi prende addirittura il sopravvento trasformandola in un buco nero. Se è vera l’ipotesi che l’universo sia nato da una singolarità (buco bianco), allora è possibile dedurre anche il futuro dell’universo medesimo.
Alla fine, dopo un numero incalcolabile di anni (n miliardi), tutta la materia dell’universo (le galassie, le stelle) si concentreranno in un mostruoso e gigantesco buco nero, in cui tutto è stato inglobato. Ma, come abbiamo in precedenza detto, l’informazione non si perde e la singolarità del buco nero, un punto in cui lo spazio, il tempo e la densità della materia-energia sono infinite ed in uno stato altamente simmetrico, è il punto in cui avviene il passaggio dell’informazione da questo universo-fase che ha terminato il suo ciclo, ad un punto situato al di là dell’orizzonte degli eventi del buco bianco da cui l’informazione sotto forma di gravitoni e fotoni “leggeri” fuoriesce ed è pronta a rielaborare di nuovo un programma che porterà alla nascita di un nuovo universo ovvero ad una nuova fase formale. Questo si produce all’infinito: da qui il nome di “teoria dell’universo ciclico”.
Big Bang e Big Crunch: tra Scienza e Fede
Secondo le recenti teorie cosmologiche, l’universo può essere ciclico, quindi attraversare fasi di espansione Big Bang e contrazione (Big Crunch). Si parte, quindi, da una singolarità di temperatura, densità e spazio-tempo infinite che si può connettere all’inizio della vita di Brahma, fino ad arrivare alla fase in cui tutto ciò che rimane dell’Universo (l’informazione) è “inghiottito” in un unico buco nero, che è a sua volta una singolarità. Vi è poi un periodo in cui l’Universo attraversa una fase di simmetria perfetta della stessa durata della vita di brahma. Tale periodo è quello di quello che si può definire il Dio “informale”. Passato tale lunghissimo periodo, si produce una rottura di tale simmetria ed inizia una nuova fase. Tale periodo si identifica con il Dio “formale”: le informazioni vengono elaborate e l’universo prende forma. Si potrebbe pensare ad un buco nero (fase finale) e ad un buco bianco (fase iniziale di una nuova fase in cui l’universo torna ad espandersi). Nell’ambito della teoria delle brane, questa ciclicità può essere spiegata dalla “periodica” collisione tra due immense brane che spiegherebbe così l’alternanza di fasi: big bang – big crunch.
Connessione buchi neri e teoria delle stringhe
Due adroni o due nuclei collidono e formano un ammasso di quark e gluoni. L’energia della collisione sta insieme e forma una specie di goccia di fluido definito brodo caldo di quark. Esso ha alcune proprietà di fluidità molto sorprendenti che ricordano, guarda caso, l’orizzonte degli eventi di un buco nero. Si è scoperto che la viscosità del brodo caldo di quark è incredibilmente bassa. (A rigore, ad essere piccola è la viscosità divisa per l’entropia del fluido). Il brodo di quark è il fluido meno viscoso conosciuto dalla scienza. Ora, esiste in natura qualcosa di viscosità così bassa da rivaleggiare con il brodo di quark? Esiste. L’orizzonte degli eventi di un buco nero, quando viene perturbato, si comporta come un fluido. Per esempio, se un buco nero piccolo cade in un buco nero più grande, crea un rigonfiamento temporaneo sull’orizzonte. Il rigonfiamento poi si espande sulla superficie proprio come accade nel caso di un fluido viscoso. Quando i teorici delle stringhe cominciarono a sospettare un legame tra i buchi neri e le collisioni nucleari (le implicazioni del principio olografico sulle proprietà viscose del brodo di quark)si resero conto che il brodo di quark è la cosa che più somiglia all’orizzonte degli eventi di un buco nero.
Che ne è alla fine della goccia di fluido? Come per un buco nero, anch’essa finisce con l’evaporare in una varietà di particelle tra cui nucleoni, mesoni, elettroni e neutrini. Ricordando che in meccanica quantistica l’informazione non viene mai distrutta, non vi è più alcun dubbio che non è possibile far sparire. informazione dietro l’orizzonte di un buco nero. Il buco nero, quindi, evapora in una varietà di particelle, ma l’informazione “si conserva” pur se in un’altra forma. La viscosità e l’evaporazione sono solo due delle tante proprietà che il brodo di quark ha in comune con l’orizzonte degli eventi. La gravità trova il suo pieno compimento nei buchi neri. I buchi neri non sono semplicemente stelle molto dense: sono piuttosto giganteschi serbatoi di informazione, in cui i bit sono fittamente stipati. È di questo che si occupa in ultima analisi la gravità quantistica: informazione ed entropia fittamente stipate.
Infatti i buchi neri sono “pozzi gravitazionali” che attraggono tutto verso il loro interno e dove nulla può sfuggire neppure la luce, mentre i “buchi bianchi” sono una sorta di universi-baby, dei “semi” di universo, che emettono energia e massa, o, in termini di universo olografico, informazione. L’equazione del modello, quindi, può essere interpretata in questi termini: nel membro di sinistra vi è l’azione di stringa bosonica (il quanto della gravità è il gravitone che è un bosone), quindi l’energia del buco nero, mentre nel membro di destra vi è l’azione di superstringa contenente i fermioni, quindi la materia, la massa, l’informazione “espulsa” dal buco bianco.
Tratto da Pier Francesco Roggero, Michele Nardelli, Francesco Di Noto: Wormholes, Universo e Stringhe
Conclusioni
Si racconta in quelle Scritture che prendono il nome di Purana che dopo l’assorbimento del neutrone (Brahma), il protone (Vishnu) “dormirà” in attesa di una nuova emissione di pensiero dell’Assoluto (cioè del campo Unificato di energia). Dopo l’assorbimento totale delle tre particelle (le tre persone della Trinità: Brahma, Vishnu e Shiva), l’Assoluto darà origine ad una nuova creazione totale con la ricomparsa della Trinità: neutrone, protone ed elettrone=Pensiero, Legge ed Azione. (Anche qui è chiarissima la connessione con la teoria di un universo ciclico e con il vuoto “creativo” perturbativo di stringa, e quindi la stringa bosonica iniziale “statica” a forma di ellissoide aureo, dalle cui successive vibrazioni, sempre per il modello Palumbo-Nardelli, si originano il neutrone, il protone e l’elettrone, quindi le stringhe fermioniche principali).
Dunque nel Regno del Padre le anime godranno di una beatitudine unica. Non più desideri; quindi, non più ansie, non più sofferenza. Tutto verrà appagato istantaneamente per cui non ci sarà motivo di avere desideri. Ma anche quel “periodo” di estrema felicità è destinato a finire. Le anime ritorneranno semplicemente ad essere ciò che erano alla partenza: l’Assoluto Signore eterno del tutto. Il Sé è l’ultima Realtà, l’Assoluto.
Essendo immutabile, è eterno: non ha principio e non ha fine (ancora notiamo la connessione con la proposta dell’assenza di contorno dell’Universo di Hartle-Hawking in cui si afferma che l’Universo non ha inizio e non ha fine: semplicemente “è”). Il Sé è come un oceano immobile e silenzioso che ad un certo punto, scosso dal vento (vibrazione), si increspa fino a creare onde sempre più alte e spumeggianti. (Anche qui è chiara la connessione con il Vuoto Iniziale da cui, per le fluttuazioni quantistiche di origine bosonica, si sono create “onde”, cioè particelle di energia e materia). Le onde sono le forme che percepiamo attorno a noi. L’essenza delle onde è la medesima dell’oceano; cambia soltanto la forma. La manifestazione fenomenica è possibile soltanto nel dualismo, cioè nell’unione di due opposte polarità. Quando le due polarità vengono separate, cessa qualsiasi manifestazione fenomenica. Si “spegne” la materia che è frutto dell’unione delle opposte polarità e ciò che rimane è la Coscienza Universale primordiale, uno stato di coscienza immutabile ed eterno. L’Avatar ci dice che è l’amore che conduce alla Verità suprema: quando si ama in maniera universale si può fare quello che si vuole. L’amore nasce là dove nascono le grandi intuizioni e dove tutto è “immobile ed immutabile”.
Articolo completo: scribd.com