Ayahuasca, contro l’alcolismo e la depressione

Ayahuasca alcolismo depressioneLa bevanda psichedelica ayahuasca, una droga illegale nel nostro e in molti altri Paesi, potrebbe essere sfruttata per contrastare la dipendenza da alcol e la depressione. I potenziali effetti benefici sono emersi grazie a uno studio statistico su oltre 96mila persone.

L’ayahuasca, una droga psichedelica sotto forma di bevanda, migliora il senso generale di benessere e potrebbe essere utilizzata per trattare l’alcolismo e la depressione. Lo ha determinato un team di ricerca britannico dell’Università di Exeter e del prestigioso University College London, che ha analizzato i dati di 96mila persone di tutto il mondo estrapolati dal Global Drug Survey, un sondaggio online. Dall’elaborazione statistica dei dati è emerso che i consumatori della sostanza, che contiene dimetiltriptamina (DMT) ed è dunque illegale in molti Paesi (Italia compresa), soffrono di minore dipendenza da alcol rispetto ai fruitori di funghi allucinogeni o LSD, inoltre manifestano un maggior livello di benessere rispetto agli altri soggetti coinvolti nell’indagine.

È emerso anche che l’uso a lungo termine di ayahuasca non impatterebbe sulle capacità cognitive, non provocherebbe dipendenza e non peggiorerebbe i problemi di salute mentale, come indicato dagli scienziati. “Questi risultati forniscono un certo sostegno alla nozione che l’ayahuasca possa essere uno strumento importante e potente nel trattamento della depressione e nell’abuso dell’alcool”, ha sottolineato il dottor Will Lawn, docente presso l’ateneo di Londra e principale autore dello studio. “Recenti ricerche – ha proseguito lo studioso – hanno dimostrato il potenziale dell’ayahuasca come medicina psichiatrica, e il nostro attuale studio fornisce ulteriori prove che possa essere un trattamento sicuro e promettente”. Non a caso la bevanda stupefacente originaria dell’Amazzonia viene già sfruttata in Brasile – dove è legale – come supporto per contrastare schizofrenia, depressione, autismo e problemi di dipendenza da alcol e droghe.

Lawn e colleghi tengono comunque a precisare che quello appena effettuato è un semplice studio di associazione statistica e osservazione, senza rapporti di causa-effetto, ed è dunque doveroso indagare a fondo sugli effettivi benefici della sostanza. Del resto, sottolineano gli studiosi, molte delle persone coinvolte ne consumano in quantità tali da poter mettere a repentaglio la propria salute: l’ayahuasca è nota infatti per provocare diarrea, vomito, allucinazioni e potenziali effetti psicotici con tendenze omicide o suicide. Delle 96mila persone coinvolte nell’indagine, inoltre, soltanto in 527 consumavano questa droga, contro i 18mila fruitori di funghi allucinogeni e LSD e i quasi 80mila consumatori di droghe non psichedeliche. Nei consumatori dei Paesi dove l’uso della ayahuasca non è tradizionale è emersa anche una maggior incidenza di malattie mentali, dunque “è fondamentale che i suoi effetti a breve e lungo termine siano indagati e la sicurezza sia stabilita”, ha sottolineato la coautrice dello studio Cecilia Morgan.

Nonostante i limiti intrinseci dello studio, Lawn e colleghi ritengono importanti i risultati raggiunti, poiché si è trattato del più ampio studio sugli utilizzatori di ayahuasca mai fatto. I dettagli della ricerca, basata su  sono stati pubblicati sulla rivista Scinetific Reports del circuito Nature.

Andrea Centini
scienze.fanpage.it