Nel seguito presento alcune considerazioni su alcuni esperimenti che sono stati fatti e di cui si sono avute notizie con internet. Per esigenze di spazio citerò solo per sommi capi le realizzazioni e non gli autori, chi è interessato può trovare in internet un’ampia documentazione.
Si tratta di mie personali analisi che sono rese possibili dalle spiegazioni della nuova scienza che da un certo tempo sto presentando, ma in questo caso si tratta di ipotesi da verificare, tuttavia molto e ancora molto stimolanti.
Dapprima un aneddoto. Ai primi tempi della motorizzazione di massa veniva praticata un truffa, o almeno così si dice. Consisteva nell’azione di un automobilista che alla stazione di servizio si faceva riempire il serbatoio di acqua invece che di benzina. Poi estraeva da un scatola misteriosa una pillola e la gettava nel serbatoio assieme all’acqua. Indi accendeva il motore e dichiarava di aver trasformato con quella pillola l’acqua in benzina. Tutti gli astanti ingenui, subito convinti, correvano a comprare le pasticche per avere la benzina quasi gratis. Naturalmente il truffatore vendeva delle palline di zucchero o simile ed aveva un doppio serbatoio. Ora, invece, le automobili che vanno ad acqua le abbiamo davvero.
O almeno ce ne è qualcuna che funziona proprio così. Vi sono diversi autori, in particolare uno sostiene e fornisce le prove attendibili, di percorrere molte miglia, centinaia, con pochi galloni di acqua. Si dirà: ecco la potente lobby dei petrolieri che colpisce ancora. Avranno insabbiato tutto per continuare a vendere la benzina. Ma esiste anche la potente lobby dei costruttori di automobili e, soprattutto, il potentissimo richiamo del portafoglio. Se davvero questa auto non consuma niente ci dovrebbe essere un enorme interesse per costruirla e per comprarla.
La verità è che non è riproducibile. Molte invenzioni cosi dette “free energy” non sono riproducibili, anzi quasi tutte. Il prototipo, dopo innumerevoli tentativi, ad un certo punto funziona. Ma rimane prototipo. Reich, per esempio, dedicò una intera vita a sviluppare dei bulbi che collegati tra loro fornivano energia elettrica per chilowatt, glieli hanno distrutti, e l’invenzione è scomparsa ed il principio si è perso nel nulla, anche se era derivato da studi di Tesla. (Si trattava di “charge cluster” nel vuoto con vapori di mercurio). A mio giudizio lo sperimentatore, a furia di fare prove, utilizza senza saperlo determinate tecniche o materiali e non è in grado di ricostruire in seguito le stesse combinazioni perché è assolutamente digiuno dei principi che ha involontariamente applicato. D’altra parte a tutt’oggi questi principi non li conoscono nemmeno i premi Nobel, quindi costoro sono giustificati. Ciò non toglie però che i prototipi funzionano.
Valutiamo allora tre dispositivi:
- Automobile ad acqua.
- Generatore Bedini con batteria al piombo.
- Fusione fredda.
Automobile ad acqua
Ne abbiamo già accennato. Questa automobile si basa sulla combustione dell’idrogeno. Oggi si è ormai diffusa la tecnologia per trasformare un comune motore a benzina in un motore ad idrogeno. Questo combustibile è una delle speranze per i costruttori di automezzi, ma gli svantaggi per il suo impiego sono molto grandi: quindi questa soluzione segna il passo, sopra tutto per la difficoltà di ottenere l’idrogeno e di distribuirlo con sicurezza. Gli ideatori hanno perciò introdotto l’innovazione di generare l’idrogeno in loco, cioè hanno realizzato un piccolo reattore che scompone l’acqua in idrogeno ed ossigeno a bordo dell’auto. Ma detto così non si vede il vantaggio. Loro dicono che il vapore acqueo formatosi dopo la combustione viene fatto riciclare nel reattore e non si hanno quasi perdite. L’acqua che circola è sempre la stessa. Va rabboccata solo ogni tanto. E l’energia per far funzionare il reattore deriva dal motore stesso.
I conti però non tornano. Per separare l’idrogeno dall’ossigeno occorre molta energia, maggiore di quella che si ottiene poi dalla combustione e che si degrada per le perdite meccaniche oltre a perché almeno la metà serve per fare andare avanti l’auto. Come si spiega? Ecco: se nel reattore si inserisce un catalizzatore, allora l’energia per la scomposizione si riduce moltissimo ed il ciclo diventa possibile.
Generatore Bedini
Questo inventore ha realizzato vari dispositivi “free energy” ed ha cominciato con un sistema basato su un accumulatore al piombo. Lui dava un’ampia documentazione e prove realmente a prova di scettico. In pratica aveva scoperto che se nel processo di carica dell’accumulatore fosse innescata una autooscillazione in risonanza elettrica, e si estraesse con una carico, dell’energia dall’accumulatore, questi nello stesso momento, si caricava pur fornendo energia. Anche un altro inventore ha realizzato un sistema di carica con un oscillatore a scr con carica e scarica di induttanze in un circuito risonante LC. Ho esaminato il brevetto e di per sé niente suggerisce che questo fatto sia possibile. Ho anche fatto degli esperimenti secondo Bedini e non ho avuto nessun esito. Ma nemmeno loro. Hanno un prototipo, ma non sono mai riusciti a fare dei duplicati.
Tuttavia sia per l’uno che per l’altro le cose funzionano.
Fusione fredda
Quando è stata diffusa la notizia che due ricercatori, facendo altro, hanno scoperto un nuovo modo di ottenere energia, si è diffusa una grande aspettativa. E’ sembrato che fossimo alle soglie di una nuova era. Sono passati anni, ma non ci sono novità su quel fronte. Si dice che i ricercatori stanno lavorando segretamente alla loro scoperta, si fa intendere che ci saranno sviluppi strabilianti, ma, a meno che sia lo zampino delle solite lobby, per ora non c’è nulla. E dire che mezzo mondo ha provato a replicare quell’esperimento. E nel tentativo ci sono state anche altre realizzazioni che con la fusione fredda non hanno nulla in comune, ma che qualcosa di strano fanno. Il punto è che quei ricercatori hanno involontariamente creato delle condizioni che non sono poi più riusciti a ricreare perché non sapevano quello che facevano. E nemmeno oggi lo sanno e con loro anche gli altri eminenti scienziati.
Guardando da lontano i tre esperimenti si notano degli elementi comuni:
- E’ presente l’ acqua. E l’acqua è composta da idrogeno e sopra tutto ossigeno.
- E’ presente una corrente elettrica in risonanza.
- Sono presenti metalli pesanti. In particolare il reattore per scomporre l’acqua contiene un catalizzatore di nichel, principalmente, ma anche platino. Le batterie al piombo potrebbero in quei campioni contenere impurità di platino dovute al loro peculiare processo di fabbricazione. Gli elettrodi usati per la fusione fredda erano di platino e palladio. Perciò, molto ragionevolmente, il platino era presente, anche se ad insaputa degli autori, nei primi due esperimenti. Anche il nichel ha proprietà simili, almeno per quanto riguarda i fenomeni che andremo ad osservare.
Che siano queste circostanze a permettere che avvengano quei fenomeni? Che si riducono tutti a estrarre una energia da una fonte ancora sconosciuta. O meglio con un metodo sconosciuto, la fonte è sempre e solo la materia.
Ossigeno
L’ossigeno si combina chimicamente con molti altri elementi in reazioni di ossidazione. Molte di queste reazioni producono energia, come calore. Anzi queste reazioni sono fondamentali per la vita sulla terra, direttamente negli esseri viventi al loro interno e, con l’uomo, per usare l’energia all’esterno. Il classico fuoco è ossidazione di composti di carbonio. Nessun chimico si è mai chiesto da dove venisse questa energia, arriva, la si usa e così sia. Ma, purtroppo, anche nessun fisico si è fatto questa domanda, o meglio, ha saputo trovare una risposta. Questa reazione di ossidazione vale anche per l’idrogeno ed il risultato è acqua. E’ noto che bruciando l’idrogeno si ottiene energia. Ma per separare gli elementi dell’acqua bisogna fornire energia. Come anche in molte altre reazioni chimiche. Le reazioni determinano spesso anche scambi energetici.
I fisici non hanno risposte perché sono ancorati al loro modello di atomo. Quel modello non riesce a spiegare questi passaggi energetici, che nel caso della ossidazione o combustione interna negli esseri viventi assume valori relativamente molto piccoli. Si dovrebbe pensare a frazioni di elettroni, protoni, ecc, cosa non consentita dal loro modello. Invece per noi la cosa è molto semplice. L’ossigeno quando reagisce cede una parte della propria energia e diventa ossigeno meno un pezzetto. Quando lo vogliamo riportare al suo stato normale dobbiamo ingrandirlo un poco fornendogli l’energia che gli manca. Sarebbe interessante fare una accurata misura spettrografica dell’ossigeno libero e di quello composto, si vedrebbero delle linee leggermente separate.
Catalizzatori
Alcuni elementi come il platino, il nichel, ed altri e composti di vario tipo agiscono in chimica come catalizzatori. Per definizione i catalizzatori permettono il formarsi di reazioni chimiche che diversamente non avvengono se non in presenza di varie forme di energia. Ma che discorso è mai questo? Cosa vuol dire? Specialmente in reazioni di riduzione, cioè di separazione dell’ossigeno. I chimici hanno constatato il fenomeno e lo usano massicciamente. Molte reazioni industriali non sarebbero possibili senza i catalizzatori. Ma nessuno si è mai posta la domanda sul perché avvenga questo. Si sono limitati ad ipotizzare reazioni di scambio con l’elemento catalizzante che prima entra e poi esce dal composto. Di energia non si parla. Eppure il concetto è lì davanti agli occhi.
“Free energy”
Date queste premesse salta subito all’occhio questa serie di fatti:
- Si brucia l’idrogeno e si ottiene forza motrice.
- L’energia deriva dalla ossidazione dell’ idrogeno.
- L’ossigeno cede una parte della propria energia sotto forma di calore.
- L’ossigeno trasmuta in un ossigeno- più piccolo.
- L’ossigeno- dà luogo con l’ idrogeno ad acqua.
- L’acqua è scomposta da una azione della corrente elettrica.
- La presenza di un catalizzatore riduce l’energia necessaria per la scomposizione.
- E’ necessaria una corrente alternata di particolare frequenza che fa entrare in risonanza gli atomi.
- Si ottiene la separazione degli elementi idrogeno ed ossigeno
- Si riesegue il ciclo.
Che cosa emerge che ancora non sapevamo? Che il catalizzatore permette una reazione altrimenti molto dispendiosa perché:
E’ esso stesso la fonte di energia! E’ il catalizzatore a fornirla!
Il catalizzatore non interviene nelle reazioni come termine intermedio, fornisce direttamente l’energia che occorre e questo è possibile perché noi sappiamo che l’atomo può trasmutare e cedere parte della sua energia, quando le giuste condizioni di cariche elettriche in gioco gli vengono applicate. In particolare è la risonanza a permettere che avvenga lo scambio perché fa vibrare lo spazio di contenimento dell’atomo e questi cede nei nodi di risonanza la propria energia. L’ambiente liquido, ciò che è comunemente chiamato separazione ionica, favorisce il processo perché allenta i legami preesistenti e permette al guscio esterno degli atomi di entrare in sintonia l’uno con gli altri.
Se estendiamo questo ragionamento agli altri fenomeni esaminati scopriamo che anche lì avvengono le stesse interazioni.
In particolare la fusione fredda necessita di alcune frequenze di risonanza specifiche per gli elementi investiti. Gli sperimentatori, nel loro tentativo, erano circondati da campi così detti elettromagnetici di cui non conoscevano l’esistenza, che hanno però permesso la riuscita del loro esperimento. Senza la risonanza non si innescano processi di trasmutazione. In molti esperimenti di elettrolisi si è constatato che sugli elettrodi si formano numerosi nuovi elementi, in quantità non trascurabile, segno inequivocabile di avvenute trasmutazioni. E’ con rammarico che constatiamo che si spendono cifre immani per i collider, ma nessun scienziato atomico degna di una occhiata questo particolare fenomeno che, se studiato, aprirebbe sconfinati orizzonti di energia gratuita.
Questo scritto è stato ispirato dall’insegnamento di Christ Michael Aton.
Ben Boux